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Autore: BlackPoison    15/07/2013    4 recensioni
Accampamento della fratellanza, i tempi della guerra.
Arya ha perso quasi tutta la sua famiglia, Gendry non ne ha mai avuta una.
Un sorriso nel buio della notte, a volte, può fare tutta la differenza.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gendry Waters
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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gne

''My lady''
''No''
Occhi azzurri in occhi grigi.
Le mani, la bocca.
''My lady'' un sussurro a fior di labbra.
Un abbraccio.
Un addio.

-No, io non sono la tua lady!-

Arya Stark spalancò gli occhi sulla notte stellata.

La pelle del viso intorpidita dal freddo, la punta delle dita violacea. Si mise a sedere lentamente, controllando che il pugnale che portava con se fosse al suo posto, infilato nella guaina, come faceva tutte le volte.

Aveva imparato a proteggersi da sola, da un anno a questa parte.
Aveva imparato a sopravvivere facendo affidamento solo su sé stessa e sulle proprie forze.
Da bambina, da lady, da piccolo maschiaccio qual'era si era trasformata in una guerriera.

Si guardò intorno.

Gli uomini della Fratellanza dormivano, nessuno dava cenno di essersi reso conto del suo risveglio ma lei sapeva perfettamente che le cose non stavano così: la metà di loro, in quel momento, era totalmente lucida e sull'attenti nonostante le palpebre abbassate.

Si rimise giù rotolando su un fianco fino ad avvicinarsi a Gendry che se ne stava sdraiato poco più in là, in parte a lei.

Oh, lui si che dormiva.

Arya sorrise.

Gendry, addormentato, aveva la strana abitudine di piegare gli angoli della bocca in una sottospecie di sorriso sghembo ed assimetrico. Come a dire:
vaffanculo al destino. Vaffanculo agli dei!

Lui se ne fregava di ciò che la vita gli aveva serbato.

Il bastardo di re Robert, il figlio di una serva, cresciuto a Fondo delle Pulci e venduto ai guardiani della notte dal padrone per cui lavorava come apprendista fabbro.

Aveva rischiato la morte tante di quelle volte che per sino lei,Arya Stark, che prestava attenzione a tutto e non scordava mai niente, aveva perso il conto.

Ora lui sorrideva nel sonno: si faceva beffe di quella vita così ingiusta da rendergli ogni giorno più incerto di quello precedente.

Erano sempre stati insieme, loro due.
Insieme nel recinto, incatenati, quando la Montagna torturava i prigionieri alla ricerca di informazioni sulla Fratellanza.
Insieme quando erano fuggiti.
Insieme fino a quel momento.

Avevano rischiato di morire tante volte ed era stato sempre restando uniti.

Lui era la sua famiglia.

Non l'avrebbe mai ammesso neanche sotto minaccia ma la prospettiva di un futuro in cui lui fosse morto o, semplicemente, non presente le dava una nausea immediata di rifiuto.

Lui era una parte di lei.

Arya, prima di rendersi conto di ciò che stava per fare, allungò una dito verso Gendry tracciandogli delicatamente i lineamenti del viso come a volerli imprimere nell'aria attorno a lui.
Una barba ispida ed incolta da ragazzo gli faceva capolino sul volto rendendolo ai suoi occhi, stranamente, più carino.

Arrivò alle labbra, con il dito, e le percorse tutte con il polpastrello come se, così facendo, potesse raccogliere quel sorriso ed esserne contagiata.

In quel momento Gendry spalancò gli occhi.

Il tutto durò una manciata di secondi:

Arya che ritirava la mano colpevole come se le si potesse ustionare sotto quegli occhi rubati al cielo estivo, lui che apriva la bocca formando una piccola 'o' di stupore con le labbra per poi sorridere ancora, questa volta coscientemente, verso la ragazza che nel frattempo, protetta dall'oscurità della notte, era totalmente consapevole del rossore che le proprie guance avevano assunto.

Si rimise supina evitando accuratamente di guardarlo, come se non fosse palese ciò che stava facendo.

Inaspettatamente Gendry non disse nulla, allungò una mano per tirare delicatamente quella di lei costringendola a rigirarsi ancora una volta sul fianco che dava verso di lui.

-Che c'è?-

Lei, brusca come sempre. Corazzata, forte. Aveva già riassunto il controllo delle proprie emozioni.

Lui, sensibile e dolce, come sempre, non accennava a levarsi dal viso quel sorriso nè a mollarle la mano.

-Cosa stavi facendo, My Lady?-

-Io non..-

Alzò il proprio tono di voce, Arya Stark, come tutte le volte che lui la scimmiottava con quell'appellativo.
Gendry le poggiò l'indice della mano che non era stretta alla sua contro le labbra , allora, intimandole di stare zitta.

Arya fece per strattonare la mano di lui in modo da liberare la propria ma nel giro di un istante troppo piccolo per consentire un margine di reazione lui fu sopra di lei coi gomiti a fargli da perno.

Le teneva ancora la mano sinistra in modo che il braccio fosse piegato verso l'alto e fece lo stesso con la destra intrecciando le proprie dita alle sue.

Occhi azzurri in occhi grigi.

Gli occhi, gli occhi. Le mani le mani.

Arya avrebbe voluto dire qualcosa, aprì la bocca appena, ma le parole non volevano fare capolino, le doveva ancora trovare.

La bocca, la bocca.

Prima che potesse fare qualsiasi cosa Gendry poggiò le proprie labbra su quelle di lei.

In un primo momento, Arya, non reagì: totalmente pietrificata, gli occhi sbarrati.

Durò soltanto un attimo, tuttavia. Strinse le mani di lui con forza e ricambiò il bacio dimenticandosi di tutto e di tutti, dimenticandosi la dozzina-se non di più- di uomini che avevano intorno, dimenticandosi chi erano, quello che avevano passato, dimenticandosi il proprio dolore.

Dimenticando qualsiasi cosa.

C'era solo lui e c'era lei.

Gendry sorrise contro le sue labbra.

-My Lady!-

Arya rovesciò la situazione ribaltando il ragazzo e salendo lungo distesa su di lui.

-Io non sono la tua maledetta Lady!-

  
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