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Autore: momystella    15/07/2013    2 recensioni
Nella cittadella universitaria cominciano ad avvenire strani complotti contro una ragazza dal passato immacolato. Cosa si nasconderà dietro tutte le aggressioni che la colpiranno e quali segreti porteranno alla luce
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Durante la notte i borghi della cittadella universitaria si riempivano di gente: studenti, che alla conclusione della loro giornata di studio o di baldoria tornavano nelle proprie case di città o nei dormitori studenteschi, lavoratori, che dopo una giornata di pesante lavoro si recavano nelle locande per incontrare gli amici, giocare d’ azzardo e bere un goccetto, cortigiane, che attendevano i clienti nei rumorosi postriboli, primini, che avevano il severo divieto di uscire di sera ma che infischiandosene erano fuori comunque, nonostante sapessero che nelle ore notturne si potevano fare degli incontri veramente spiacevoli,cercando di non farsi scorgere dai superiori. L’ università era piena di racconti di ragazze stuprate e gole tagliate, per questo i magistri proibivano categoricamente agli studenti al di sotto dei diciannove anni di uscire senza un permesso firmato da un superiore, ma con dei vestiti da uomo si potevano fare miracoli …
Monica  camminava svelta tra gli ampi vicoli nobiliari, dove sorgevano le case di città delle famiglie più antiche ed importanti di tutto il vecchio continente, alla ricerca della casa della sua amica Cristiane, lo sguardo rivolto al pavimento di sampietrini ormai erosi dal tempo ed il cappello ben calato sugli occhi per evitare di farsi riconoscere, nonostante indossasse una maschera. Arrivata a destinazione si fermò e si tolse la maschera per mostrare la sua identità alle guardie della villa che, riconoscendola, la fecero passare immediatamente come secondo gli ordini della sua amica. Superò in fretta il cancello principale e si nascose tra gli alberi che formavano un fitto boschetto per evitare di essere vista dalla balia di Cristiane non che governante della casa, Maria, che aveva la stanza con vista sul sentiero sterrato che portava all’ enorme casa. Aggirò facilmente la struttura di marmo nero levigato ed arrivò fino al lato est, dove era Cristiane, comodamente affacciata alla finestra della sua stanza e già pronta per uscire,con la solita tenuta nera ed il mantello da viaggio di velluto scuro che indossava sempre durante le uscite clandestine. La ragazza con un piccolo salto si calò giù dalla finestra ed atterro a piedi pari davanti a Monica, che la guardava divertita, e sorrise, abbracciando con entusiasmo la sua migliore amica e facendole segno di passare dal cancello sul retro, dove le guardie l’avrebbero fatta passare tranquillamente e non avrebbero riferito nulla a Maria, severissima riguardo al coprifuoco come da ordine dei genitori della ragazza.
Le ragazze attraversarono il lato posteriore del giardino senza problemi e, come previsto vennero fatte passare senza troppi controlli da soldati che non volevano problemi dalla loro piccola signora, dopodiché corsero a perdifiato verso il viottolo più vicino. Appena oltrepassato l’angolo del borgo dei falegnami Cristiane scoppiò a ridere di gusto:-Alla faccia di Maria che mi crede al sicuro nel letto sepolta tra coltri e cuscini- disse compiaciuta a nessuno in particolare, -non sono più una bambina!- .
-È andata bene questa volta- le rispose Monica mentre si levava il cappello e si scrollava i lunghi boccoli rosso fiamma,-ma non possiamo farlo spesso: se ci scoprono rischiamo l’ espulsione-.
-Sempre pessimista Marchesi- esclamò una voce che Monica non riconobbe e che proveniva dall’ oscurità. –Ma in fondo fai bene a ricordarlo a quella sciagurata di mia sorella- disse rabbiosamente Daniel Dennis, posizionandosi al di sotto della lanterna che illuminava il pezzo di strada in cui si trovavano e mostrando il suo volto dall’espressione irata. In lontananza Monica vide i suoi amici che sghignazzavano mentre lo aspettavano.
Cristiane socchiuse le labbra che fino a qualche momento prima erano atteggiate in un sorriso, e guardò il fratello con un misto di sfida e di terrore, ma quando parlò la sua voce era normale:-Insomma Daniel, dovremmo divertirci anche noi qualche volta, non trovi? – gli chiese sarcastica, poi aggiunse- è davvero ingiusto che agli studenti anziani venga permesso di uscire ed ai primini no, infondo abbiamo i vostri stessi diritti.
Daniel guardò la sorella e Monica con espressione divertita, ma la sua voce quando parlò nascondeva dell’ ira repressa:-Devi sapere, cara sorella, che i primini non hanno diritti, ed i tuoi come persona te li darà Maria domani mattina se non fili subito a casa a dormire e domani mattina non ti trova nel tuo letto bella riposata- la rimproverò, poi, con un sorriso che enfatizzava la dolcezza dei suoi tratti esclamò:-e mi sei debitrice di un favore oltre che di un cambio di abiti, almeno potevi sceglierne alcuni di quando ero più piccolo, questi sono enormi per te.-
Quando rivolse lo sguardo su Monica le disse:-E tu Marchesi vieni con me, ti riaccompagnerò personalmente al dormitorio per accertarmi che tu non esca di nuovo.- Detto ciò afferrò il polso di entrambe e le trascinò recalcitranti con sé ed i suoi amici, quindi le fece salire in una carrozza nera senza insegne. Monica si accomodò un po’ a disagio sul morbido sedile di pelle accanto al finestrino e si sfilò il tricorno, lasciando di nuovo liberi i capelli, mentre il cocchiere partiva dopo che tutti furono saliti e che Daniel ebbe battuto la punta del bastone da passeggio sul tettuccio della vettura .
Riaccompagnarono prima a casa Cristiane, che le sussurrò all’orecchio delle scuse per il suo noioso fratello, poi, appena la videro arrampicarsi sull’ albero di ciliegie per tornare nella sua camera, ripartirono, diretti verso il borgo dei dormitori studenteschi. Monica appoggiò la testa al finestrino e chiuse gli occhi, fingendo di dormire per evitare altri rimproveri dai superiori, tra i quali vi erano delle personalità importanti della scuola .
-Monica, ti dovrei chiedere un favore importante- disse Alex con voce tesa, incerto se potesse fidarsi o meno. –Dovresti assicurarti che mia sorella non si cacci nei guai o venga espulsa- continuò quando fu certo di avere la completa attenzione della ragazza che aveva aperto gli occhi e con un cenno del capo lo aveva invitato a continuare.
Monica era molto stupita da quella richiesta, in fondo era una semplice ragazza e non una guardia del corpo di cui era provvisto palazzo Dennis e che Daniel metteva alle calcagna della sorella che riusciva continuamente a seminarle.
-Tribuno Dennis, sono una semplice studentessa e non posso fermare Cristiane- gli rispose, neanche Nostro Signore ci riuscirebbe aggiunse dentro di se, poi, fissandolo dritto negli occhi gli disse: -Ci proverò, ma conoscete vostra sorella e sapete che non si fermerà solo perché glielo chiederò io-
-Si, ma tu  hai ricevuto un addestramento militare non indifferente da tuo padre, uno degli spadaccini migliori del secolo e le tue capacità potrebbero proteggerla se si cacciasse nei guai, visto che riesce a seminare sempre tutti i soldati della sua scorta- rispose il ragazzo a malincuore. –In cambio non denuncerò la vostra scorribanda ai magistri della scuola minore – aggiunse soddisfatto, chiudendo gli occhi e poggiando la testa contro lo sportello,terminando di parlare.
Monica ribolliva di rabbia ma riuscì a mantenere un’ espressione calma e tranquilla ed evitare cosi ulteriori discussioni, era fortunata che Daniel fosse il fratello di Cristiane o la sua insolenza sarebbe stata accolta con più severità.
Arrivata al dormitorio scese dalla carrozza e ringraziò per il passaggio, poi, con il busto dritto come un fuso per la stizza, si incamminò verso il palazzo dove alloggiavano i ragazzi del primo anno della scuola minore.
Il borgo dei dormitori era costituito da sette palazzine di pietra disposte a cerchio, con al centro un bellissimo parco dove si poteva mangiare in tranquillità tra una lezione e l’altra e dove molti studenti ripassavano le lezioni durante la pausa tra il mezzogiorno e le due ore seguenti. In ogni palazzina venivano ospitati gli studenti di un anno, dal primo al settimo, e quelli che come Monica frequentavano il ginnasio minore venivano ospitati nel primo dormitorio, quello che di solito era il più affollato.
Monica entrò nell’ingresso del suo dormitorio e respirò il pungente odore della cera d’ api con cui venivano lucidati i vecchi mobili di legno. Facendo attenzione a non far sbattere i tacchi degli stivaletti sul pavimento di marmo salì le due rampe di scale che portavano al piano della sua nazione e svoltò a destra, verso il lato femminile, poi si fermò  davanti all’ultima porta del corridoio, che aprì con cautela, e svelta ci si infilò dentro. La sua compagna di stanza, Lilion, era ancora sveglia e accese subito la candela che aveva sul suo comodino, mentre gettava le coperte ai piedi del letto e le disse:-Sei già di ritorno, non ti aspettavo prima di due o tre ore dopo la mezzanotte- poi, vedendo la faccia della compagna stette zitta.
-Mi ha beccato il tribuno Dennis, anzi, ci ha beccate: avevamo appena svoltato l’angolo del borgo dei falegnami quando è spuntato fuori da dietro una villa abbandonata- rispose la ragazza, -c’era anche tuo fratello- aggiunse con tono irato mentre si toglieva con rabbia gli abiti e li nascondeva nella profondità del suo cassetto della biancheria, infilandosi subito dopo la camicia da notte.
-Ha riaccompagnato a casa sua sorella ed in seguito mi ha portata qui senza sentire ragioni. Mi stavo vergognando da morire davanti a tutti gli studenti anziani- aggiunse con voce piagnucolosa mentre si spazzolava i capelli, poi si infilò sotto le coperte fino alla nuca.
-In tal caso sono contenta di aver rifiutato il vostro invito-commentò Lilion, che avrebbe persino rifiutato di vivere pur di evitare i lunghi rimproveri del fratello, rinfilandosi sotto le coperte e spegnendo la candela con un dolce soffio.
Monica chiuse gli occhi e come tutte quelle precedenti venne assalita dalla paura: quella notte non avrebbe voluto urlare come tutte quelle precedenti.
Il sonno non tardò ad arrivare e portò il suo incubo perenne:era in una culla con delle tende di seta per proteggerla e due bambini con i capelli biondi le sorridevano, poi ad un tratto un urlo ed una voce che diceva: -lei no, ti prego lei no!- supplicava. Poi il rumore di un colpo di spada ed un volto molto spigoloso che la fissava con odio senza però vederla.
Si riscosse quando qualcuno la chiamò,con voce ferma ma dolce allo stesso tempo, spalancò gli occhi e accorgendosi di urlare chiuse la bocca. Si ritrovò a fissare Lilion che la implorava di tranquillizzarsi e di rimettersi a dormire e, nonostante avesse gli occhi impastati di sonno, le si mise accanto e le accarezzò la testa finché lei non chiuse gli occhi e si riaddormentò, non sognando più, esattamente come tutte le notti.
La mattina venne svegliata dalla campana della chiesa di San Callisto che batteva il mattutino, la sveglia degli studenti. Ci mise un po’ per riuscire ad aprire gli occhi ma alla fine il cervello vinse la battaglia contro il dolce torpore del sonno e li aprì. Tirò le coperte giù dal caldo letto e vi mise fuori prima una gamba e poi l’altra, quindi si stiracchiò alzandosi.
Come al solito dovette svegliare Lilion con molte opere di persuasione perché, come spesso accadeva,la sua amica non sentiva nemmeno il suono assordante delle campane il cui suono si sarebbe udito anche durante una battaglia di armi da fuoco. Il risveglio le lasciò un sapore amaro sulle labbra, come il castigo che avrebbe ricevuto da suo fratello se avesse saltato la lezione senza motivo. Monica chiamò una delle domestiche per farsi portare una tinozza di acqua calda con cui lavarsi ed infine vestirsi, ma più che altro per rilassarsi e dimenticare gli incubi notturni. Si preparò la cartella con i libri delle materie del giorno: grammatica, storia dell’arte,composizione, diritto e medicina e si infilò nella tinozza, godendosi il calore dell’acqua riscaldata. Mentre si lavava non poté fare a meno di ripensare a quella notte: come sempre accadeva, dopo l’incubo non aveva fatto altri sogni, era come se la sua memoria ad un certo punto si offuscasse e lei non potesse più andare avanti per vedere come finisse il suo sogno. Aveva la sensazione che se fosse riuscita a finire di sognare non avrebbe più avuto problemi a dormire e tutti i demoni che la tormentavano si sarebbero dissolti.
Uscì dall’acqua, si asciugò con una morbida salvietta gialla e dopo aver indossato la biancheria tornò in camera per vestirsi.
Indossò, come tutte le mattine, la divisa scolastica dei primini del ginnasio minore: un abito stile impero color rosso porpora con un nastro verde scuro sotto il seno e le maniche lunghe, gli stivaletti di pelle nera al polpaccio ed il mantello nero con il cappuccio, che aveva sulla parte destra del petto il simbolo del ginnasio, una corona di alloro con un libro all’interno, simbolo della conoscenza.
Si pettinò i capelli, legandoli in una coda alta, quindi si allacciò il nastro che le legava il mantello sulla gola ed afferrò la cartella, poi, dopo aver aspettato Lilion uscì dall’edificio, travolta da tutti gli studenti che si affollavano sulle scale per trovare un tavolo libero in mensa. Monica e Lilion non si affrettarono:loro in quanto primine avrebbero potuto mangiare solo dopo aver adempiuto al loro compito di schiavette degli studenti più grandi. Ciò molto spesso significava saltare il pasto perché si rischiava di arrivare tardi a lezione e gli insegnanti erano soliti assegnare moltissimi compiti a tutto il corso in caso di ritardi, ovvero determinare una grande antipatia  da parte degli studenti verso il povero malcapitato.
La mensa era una grande sala e si trovava nei sotterranei del dormitorio del primo ginnasio. Tutti gli studenti universitari più giovani, quelli del ginnasio e coloro che frequentavano il ginnasio minore avevano l’ obbligo di cenare li, pena un turno extra in biblioteca per catalogare e spolverare i libri per almeno due settimane, una cosa per nulla gradevole se si conta che la biblioteca universitaria era la più fornita dell'intero continente.
Quando arrivarono in mensa le due ragazze videro che come ogni giorno i più grandi si approfittavano dei più piccoli e li obbligavano a servirgli il latte o il tè. Cristiane, già arrivata dalla sua casa con lo stomaco pieno, stava servendo la torta alle noci agli anziani della schola di lettere, la classe superiore del ginnasio, poi venne chiamata al tavolo di legge, dove Monica stava già tentando, con scarso successo, di restare calma davanti a Royce Klein, che la stava provocando deliberatamente, facendo appello al suo notevole senso del pudore, e che, notò Cristiane, stava per beccarsi una sonora sberla sulla guancia destra se non avesse concluso il riassunto della sua mirabolante notte con una cortigiana della cittadella entro pochi minuti, poiché la sua amica odiava le volgarità quali i racconti delle avventure galanti dei gentiluomini o dei presunti tali. Daniel, probabilmente capendo che stava per rovinare il bel viso del suo amico, decise di intervenire:-Grazie Monica, puoi andare-le disse, cercando di restare serio e nascondendo un sorriso divertito dietro una cucchiaiata di dolce. Quella fu una giornata infernale:Monica si aspettava qualche richiesta da parte del superiore, ma non che tenesse sia lei che la sorella impegnate tutto il santo giorno ad aiutarlo con faccende che riteneva indispensabili, come spolverare tutti i libri di casa Dennis, poiché la servitù aveva altri ordini a cui obbedire, o rifornire la cucina delle spezie che Maria aveva dimenticato, il tutto tenendole separate, cosi che non avessero il tempo di studiare strategie per svignarsela o di combinare qualche pasticcio e farsi cacciare dal ginnasio. Furono libere solamente durante le lezioni, a cui arrivarono in ritardo, provocando quasi una rivolta per tutti i compiti in più, e durante il tirocinio obbligatorio all’ospedale che dovevano seguire tutti gli studenti ginnasiali come volontari per aiutare il ginnasio maggiore ed il corpo dei medici.
All’ospedale fu una giornata piuttosto tranquilla, di quelle che si avrebbe tanto voluto avere di notte per poter dormire qualche ora ed evitare di essere simile ad un cadavere la mattina seguente. Le uniche note stonate furono le medicazioni post- sutura che Monica dovette fare sulle ferite di un gruppo di litiganti, una media di cinque punti a testa, per degli uomini appartenenti alla comunità degli osti e dei vinai per l’aumento del prezzo del vino che i primi ritenevano ingiustificabile. Prima di poterli medicare però dovette farsi aiutare da Luke Benton,uno studente del terzo anno abbastanza corpulento,a dividerli in stanze diverse perché stavano continuando la rissa in ospedale.
Monica non sapeva se ridere o piangere, perciò mantenne un’espressione neutra e fece il proprio dovere sotto gli occhi vigili del responsabile del pronto soccorso, magister Collins, un omino che sembrava dovesse spirare da un momento all’ altro data la sua anzianità,  che tuttavia era uno dei medici più abili del continente: con un solo intruglio preparato con chissà cosa egli riusciva a riportare in vita i morti e, secondo qualche malalingua dell’università, aveva provato quella tisana su sé stesso, per questo era rimasto in vita così a lungo.
Alla fine del turno, poco prima del tramonto,lei e Cristiane decisero di andare a bere una tazza di tè nella vicina locanda, il cervo ubriaco, quindi si incamminarono lungo il borgo dei cocchieri, dove si erano raggruppati diversi gruppi di persone, fino a formare una folla discreta che le inghiottì e le fece perdere di vista. Monica si ritrovò da sola e venne spintonata in un vicolo cieco dove una mano inguantata di nero le tappò la bocca ed il naso per impedirle di urlare e avvertì una lieve pressione sulla gola, all’altezza della giugulare, ma prima che potesse solamente gemere di dolore venne spinta a terra e batté la testa. Vide solo delle figure vestite di nero e, pensando che fossero compari del suo aggressore diede un calcio all’uomo inginocchiato vicino a lei, che ululò di dolore per il colpo. Monica poté solo gioire di avergli fatto almeno un briciolo del male che il suo amico aveva fatto a lei, poi perse i sensi a causa dell’ intenso dolore alla testa. 
Si risvegliò in un letto grande e comodo e la prima cosa che vide furono le pareti color avorio della stanza, arredata in modo semplice ma con gusto, con mobili scuri che creavano contrasto.
Voltò la testa verso sinistra e gemette di dolore, la testa le pulsava ed il dolore era insostenibile, svegliando così la figura minuta raggomitolata su una poltrona al lato del letto. Monica vide Cristiane destarsi di colpo e spalancare gli immensi occhi blu notte mentre con voce impastata le parlava: -Monica, finalmente ti sei svegliata dormigliona!- esclamò con voce dolce,contenta di vederla sveglia, tanto che Monica si chiese per quanto tempo avesse dormito. –Come stai? Ti ho visto sbattere la testa e svenire-le disse con voce preoccupata, poi si aprì in un sorriso:-A proposito, bel calcio- aggiunse iniziando a ridere.
Monica sorrise ma smise subito a causa di una violenta fitta alla nuca.        –Dove sono? Non ricordo nulla. Cosa è successo? – chiese all’ amica cercando di nascondere il dolore.
Proprio in quel momento nella stanza entrò Daniel, con una spalla fasciata ed un braccio al collo, che quando la vide sveglia le sorrise. –È successo che sei stata aggredita da dei mezzi demoni che per poco non ti hanno uccisa e quando sono venuti a salvarti tu hai aggredito i tuoi benefattori. Per rispondere alla tua domanda  sei a casa mia, ti abbiamo trasportato qui perché era lo stabile più vicino e lady Kristen ti ha già visitata mentre dormivi, poi ha aiutato Cristiane a metterti il pigiama-le disse,-ora se permetti vado a richiamare il medico per farti visitare di nuovo- detto questo uscì e si chiuse delicatamente la porta alle spalle.
La faccia di Monica divenne più rossa dei suoi capelli quando si accorse di indossare una camicia da notte di Cristiane, più minuta e meno formosa di lei. Quel minuscolo pezzo di stoffa non le copriva molto, soprattutto data la profonda scollatura e mostrava ciò che lei era solita nascondere sotto una quantità indefinibile di sciarpe e mantelli.
-Io ero li e che tu ci creda o no sono riuscita a trafiggere uno degli assalitori con un’ asta di legno che qualche sciagurato aveva lasciato per strada-disse compiaciuta la ragazzina bionda,-purtroppo però ho colpito anche la spalla di mio fratello, che ora è costretto a stare con un braccio appeso al collo per due mesi. Comunque quelli che ti hanno salvato sono gli amici di mio fratello, dei perdigiorno dico io, ed il fratello minore di uno di essi con cui Daniel ha un conto in sospeso per via di una offesa che ha rivolto in pubblico a Lucan e per la quale sono quasi finiti alle armi. Tra l’altro è quello a cui tu hai dato un calcio, poverino, dopo che aveva spazzato via con un pugno uno dei mezzo demoni-esclamò, troppo dispiaciuta per essere imparziale come dovrebbe essere uno spettatore disinteressato. Monica nascose il viso tra le lenzuola proprio mentre la porta della camera si apriva e ne entrava una ragazza di media statura con lunghi e lisci capelli neri ed un fisico esile che Monica già conosceva per il tirocinio in ospedale, Kristian Davensburg, studentessa del primo anno di medicina, che le controllò la vista e la massaggiò in alcuni punti strategici, le tempie e la nuca, le auscultò il respiro e spalancò i grandi occhi scuri quando vide la piccola voglia a forma di foglia che aveva poco al di sotto delle costole sinistre, ma riprese subito la sua espressione tranquillizzante.
Alla fine la aiutò ad infilarsi nuovamente il busto della camicia da notte, salutò ed uscì in uno svolazzare di gonne bianche, tipiche della facoltà di medicina.
-Lady kristen sembrava avesse ricevuto una pugnalata: è sbiancata e credo stesse per svenire-disse Monica un po’ frastornata ed interdetta per la reazione della ragazza e da quella della sua amica, che aveva distolto lo sguardo dal suo viso e sembrava fissare il panorama al di fuori della finestra.
-Lady Kristen ha un buon motivo per sbiancare davanti alla tua voglia, Monica - commentò Cristiane con tono basso:-Sua sorella Ellen, che morì  qualche anno fa, la notte del demonio, aveva il tuo stesso segno, come del resto tutte le dame Davensburg: è il segno distintivo della famiglia … -iniziò a spiegarle la ragazza, ma non riuscì a finire la frase perché venne interrotta da Monica, leggermente infastidita:-e cosa centro io con questa storia? È solo un caso che io abbia quella voglia, un semplice accumulo di melanina, piuttosto comune nelle persone che hanno la pelle molto chiara come la mia -rispose Monica, -che motivo aveva di sbiancare, vorrei tanto saperlo!-
Cristiane intervenne nel suo monologo con voce stizzita: -Se eviti di interrompermi tutte le sante volte te lo spiego-disse la ragazza esortando la sua amica a fare silenzio. –Diciotto anni fa circa, lady Ellen Davensburg sposò il duca di Clayton, che morì durante un attentato contro la sua persona mentre la moglie era incinta. Poco tempo dopo avrebbe dato alla luce due maschietti. Due anni dopo si sposò di nuovo ed un annetto dopo, durante una congiura di palazzo vennero uccisi lei, il marito ed uno dei bambini, dell’altro non si sa più nulla, è sparito insieme alla figlia di due anni di lady Arianna, in visita presso la casa della sorella e salvatasi miracolosamente poiché in quel momento non era in casa- le spiegò pazientemente Cristiane.- Lady Kristen avrà solo avuto dei ricordi spiacevoli riguardo quella terribile tragedia, dopotutto si è portata via diversi membri della sua famiglia: per questo è diventata strana- ipotizzò, poi, aggiungendo un pizzico di ironia aggiunse:- o magari avrà pensato che tu fossi la figlia di sua sorella che è miracolosamente tornata in vita dopo quattordici anni- .
-In tal caso lady Kristen non sa fare di conto: io ho quasi quindici anni e la figlia di lady Arianna aveva due anni, come tu hai ben precisato, quindi ora dovrebbe avere circa diciassette anni,è più grande di me ed anche se dimostrassi qualche anno in più, e cosi non è, sarei comunque una studentessa del primo anno-ginnasio- ribatté Monica, non lasciando punti di appiglio per la teoria di Cristiane. La testa aveva ricominciato a dolerle, così Monica si sdraiò nuovamente, chiuse gli occhi e diede la buonanotte all’amica:-vai in camera, adesso sto bene, se domani mi chiami vengo a scuola con te- disse a Cristiane, lasciando intendere che svegliarla era d’obbligo. Sentendo la porta che si chiudeva piano si addormentò, mettendo da parte tutti i dubbi che aveva negato con Cristiane.
Quando suonò la campana della chiesa di San Callisto Monica si svegliò rilassata dopo che per la prima volta da quando ne aveva memoria non aveva avuto incubi, né aveva urlato nel cuore della notte. Animata da un insolito buonumore si alzò dal letto, la testa non le faceva più male, e dopo essersi lavata e pettinata indossò la divisa pulita del ginnasio, si allacciò gli stivaletti neri ed afferrò lo zaino già pronto che qualcuno, sicuramente Lilion, le aveva portato dalla sua stanza mentre dormiva. Legò in una treccia i lunghi capelli rossi e sperò che le sue lentiggini nascondessero il piccolo livido che durante la notte le si era formato sullo zigomo. Proprio mentre si apprestava ad uscire, Cristiane entrò nella stanza con ancora indosso la camicia da notte:
-Buongiorno, vedo che come al solito sei già vestita- commentò Monica con tono ironico, poi, davanti allo sguardo sbigottito di Cristiane in seguito ad un suo sorriso:- per la prima volta non ho sognato-si giustificò.
Cristiane, ancora con gli occhi impastati di sonno bofonchiò di scendere a colazione mentre lei si vestiva, quindi se ne andò, addormentata come quando era venuta.
Monica seguì il consiglio della sua amica e scese le massicce scale di legno per recarsi in sala da pranzo per approfittare della colazione,una delle poche volte in cui riusciva a farla. Lì era già seduto Daniel, al contrario della sorella, già ben sveglio e vestito, i capelli biondi ancora bagnati in seguito al bagno.
-Buongiorno, dormito bene? –le chiese con gentilezza, poi storse il viso quando provò a muovere la spalla ferita.
-Si,grazie, comunque dovrei scusarmi con voi per quel piccolo ricordino alla spalla- gli disse dispiaciuta,-e grazie mille per l’ospitalità-continuò, poi si sedette. Pochi secondi dopo Cristiane entrò in un frusciare di gonne rosse e verdi e Monica si ricordò che entro dieci minuti sarebbe dovuta essere alla mensa del ginnasio, pena l’ espulsione.
-Scusatemi ma io devo andare- disse allarmata,-devo essere al ginnasio tra dieci minuti in quanto interna, conoscete le regole.
-Ti accompagno, con l’umore di mio fratello questa mattina finirei sgozzata in poco tempo-si intromise Cristiane, che ormai ben sveglia rivolse una occhiataccia al fratello che da quando era entrata si era irrigidito e non l’aveva mai guardata negli occhi. Daniel, che di solito non era cosi evasivo, sembrava essersi innervosito molto velocemente,ma, pensò Monica, forse la sorella ne aveva combinata un'altra delle sue: quel povero ragazzo aveva molto da penare con Cristiane e non era insolito che le tenesse il suo sguardo omicida contro.
-Va bene, ma sbrigati, sono in ritardo: a quest'ora sarei già dovuta essere in mensa-le rispose Monica, molto sbrigativa.
-A proposito Momy, ieri sera, quando ti abbiamo portata qui, è venuta a trovarti anche Lilion e ti ha portato i libri ed il cambio; era molto preoccupata e voleva rimanere ma io l’ho mandata al dormitorio, non era in condizione di assistere nessuno- le comunicò Cristiane e Monica sorrise, pensando alla dolcezza e alla lealtà della sua compagna di stanza, che non l’ abbandonava mai, quasi la volesse proteggere da qualsiasi cosa.
-Hai fatto bene- le rispose Monica,-andiamo ora, al dormitorio la ringrazierò calorosamente-disse, poi, rivolgendosi direttamente ad Alex:
-Vi sono molto grata della vostra ospitalità e vi sono debitrice della vita per ciò che avete fatto con i vostri amici ieri pomeriggio, quindi a quel favore che mi avevate richiesto rispondo di sí, anche se non so proprio come farò- lo ringraziò, poi salutò con un cenno del capo ed uscì dalla stanza insieme alla sua amica.
-Mi toccherà fare gli straordinari- mormorò Alex sottovoce ad una armatura presente  nella sala-. –Se dietro a quella ragazza si nasconde solo un quarto di ciò che penso non avrò nemmeno un attimo per dormire-disse prendendosi la fronte tra le mani.
Si alzò dal tavolo e dopo aver indossato il mantello pesante con l’insegna del tribunato degli studenti uscì da casa mentre le guardie si mettevano come al solito sull’attenti, cosa che lo snervava sebbene ci fosse abituato da quando era nato e, mentre accumulava alla rabbia dovuta a sua sorella e al fastidio della spalla ferita il giornaliero malumore per quella deferenza che non voleva dai suoi compagni dell’esercito, sapeva che il primo che quella mattina avesse combinato qualcosa di sbagliato avrebbe ricevuto da lui ben più della promessa di una rissa. Ed era solo prima mattina.
Decise di recarsi a piedi al campus per smaltire un po’ di rabbia, il che significava uscire da casa prima di subito oppure arrivare a lezione non prima di mezzogiorno perché alle otto in punto, ora dell’inizio dei corsi in cui ogni studente doveva essere seduto al proprio banco, nella piazza centrale iniziava la grande affluenza di coloro che dovevano andare al mercato, e cercare di districarsi da tutti quei banchi nelle viuzze, talmente strette che era un miracolo solo camminarci, era praticamente impossibile. Mentre camminava, perso nei suoi pensieri, gli venne una idea che più che bella era affascinante:non sarebbe andato a scuola, adducendo come scusa il forte dolore alla spalla, e nel frattempo avrebbe cercato di mettere insieme tutte le informazioni in suo possesso su Monica.
             
  
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