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Autore: x_oursecret    15/07/2013    0 recensioni
Non si dovrebbe mentire alla persona che si ama. Se lo si fa c'è un motivo: la paura di perderla per sempre.
Nace.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Imbarcò la sua valigia enorme e si diresse verso il check-in cercando di scansare la miriade di gente che quella mattina affollava l’aeroporto. Sistemò nel suo bagaglio a mano la carta d’identità e il biglietto per essere sicura di non perdere nulla. Dopo una decina di minuti arrivò seguita dalla sua famiglia,si voltò con lo sguardo malinconico e strinse la madre a sé.
“Ciao mamma” disse con un velo di tristezza.
“Ciao piccola mia, ti voglio bene.”
Strinse ancora di più le braccia intorno al suo collo pallido. Poi si voltò verso un uomo robusto e panciuto.
“Ciao papà.”
“Ciao amore,ci rivedremo presto! Sono così orgoglioso di te.” disse. Sciolse l’abbraccio,li guardò e si avviò verso l’immensa stanza dei controlli. Era immensa contornata da pareti di vetro da cui si intravedeva una parte della pista. Il rumore di quelle cassette blu che scivolavano velocemente sotto il macchinario per i controlli era continuo e assordante,le voci dei passeggeri rimbombavano nel suo cervello quasi fosse un martello pneumatico. Si guardava alle spalle continuamente,non aveva la forza di lasciare i genitori,le sue abitudini e il suo frenetico e misterioso quartiere,così lo definivano,ma negli occhi dei genitori leggeva l’orgoglio,l’amore e la sicurezza. Sapevano che lei non li avrebbe mai delusi. Lei amava profondamente i suoi vecchi e per questo che aveva deciso di prendere quell’aereo con destinazione Londra non solo per rendere felice la famiglia ma anche per realizzare uno dei suoi grandi sogni. Rachel aveva quel sogno da quando era solo una bimba, correva per la casa in cerca di qualcuno da visitare,con i suoi mille attrezzi di plastica tutti rinchiusi in una grossa valigetta di plastica e sperava tanto che un giorno diventassero veri. Rachel cresceva leggendo libri,riviste e seguendo programmi di medicina,le piaceva interra gire con il corpo umano e amava scoprirlo. Rachel,una diciannovenne dai capelli rossicci e dagli occhi scuri,sognava di diventare una dottoressa. Nella sua vita aveva rinunciato a tanto e non se la sentiva di lasciar scappare via una delle occasioni più importanti per l’insignificante “distanza”. Aveva pregato i suoi fino allo sfinimento affinché le dessero il permesso e un aiuto economico per sostenere gli studi in un’università di medicina a Londra,la sua città preferita. Passò il test d’ammissione con il massimo del punteggio ed è lì che i genitori capirono che per Race la medicina era il suo mondo.
“Benvenuta sulla British Airways, signorina.” la voce di quell’hostess la riportò alla realtà.
“Grazie.” le sorrise e prese posto. Le aspettavano 9 ore di volo ma questo non la preoccupò affatto. La notte precedente non aveva dormito, quindi sapeva che sarebbe crollata e anche se non fosse stato così aveva portato con sé una serie di passatempo. Strinse la cintura di sicurezza sul suo ventre e lesse le istruzioni di salvataggio in caso ci fosse qualche problema ma lo riposò un istante dopo pensando “perché proprio oggi deve accadere qualcosa?”.Passò una ora scarsa a fissare il paesaggio che si presentava sotto di lei,con gli occhi delineava le coste degli Stati Uniti bagnate dalle fragili onde dell’ Oceano Atlantico. Inclinò il capo per poi spostare lo sguardo avanti a sé,quel che vide era un enorme ed immensa pozza d’acqua che si estendeva per tanti kilomentri tanto da non vedere più la terra ferma. Si irrigidì sul sediolino e respirava a stento. Chiuse gli occhi e si calmò. Sapere che stava volando sull’oceano la immobilizzava. L’acqua,la sua più grande paura. Da quando aveva nove anni Rachel non si era mai più avvicinata all’oceano,il contatto con l’acqua la faceva sentire male anche se si trattava di un solo schizzo,entrava in uno stato di panico assurdo. Era una domenica mattina,piena di sole che batteva potente sulle coste di Orange Country e come suo solito si era recata in spiaggia con i suoi genitori per “passare una giornata diversa”, così la definiva la madre,ma per lei fu un incubo che la segnò per tutta la vita. Era in acqua,un po’ più lontana dalla riva,giocava come tutte le altre bimbe ma una tempesta improvvisa fece agitare le acque e Rachel fu travolta dalle maestose onde dell’oceano che la spingevano sempre più nella profondità di quell’immensa pozza d’acqua. Rachel si sbracciava e chiedeva aiuto,i suoi polmoni erano occupati dalla maggior parte da acqua togliendole il respiro,il suo corpo si immergeva continuamente in quelle onde che diventavano sempre più violente. Stava quasi affondando del tutto quando la mano di un bagnino la prese e le ripeteva continuamente che era tutto okay e che presto tutto questo sarebbe finito. Dopo molti minuti di fatica la riuscì a portare in spiaggia su cui venne rianimata all’istante. Tossì e sentì i suoi polmoni svuotarsi mentre l’ossigeno riprendeva possesso di lei. Ormai l’acqua era per lei un trauma e aveva giurato a sé stessa di non averci mai più messo piede.
“Signorina,tutto okay?” le chiese la donna accanto a lei che doveva avere sulla cinquantina
“Certo.”
“E’ un po’ pallida,ha bisogno di acqua?”
Acqua.
Respirò profondamente poi sorrise.
“Sì,grazie.”
“Prego.” le sorrise la donna porgendole un bicchiere pieno quasi all’orlo. Rachel lo prese e lo portò alla bocca facendolo scivolare pian piano lungo la sua gola ormai secca. Si posizionò alla meglio sul sediolino e si rilassò lasciando che la musica le perforasse i timpani per cullarla nel mondo dei sogni.

  
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