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Autore: DamonBonnie7    15/07/2013    1 recensioni
Claire e Zach si sono appena messi in viaggio. Sono partiti per raggiungere alcuni amici in vacanza e sono convinti che quella sia solo la prima di altre giornate da sogno. O da incubo.
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Claire e Zach avevano deciso che quel venerdì sarebbero partiti, non avrebbero mai creduto che sarebbe stata una giornata tanto bella. Ascoltando il meteo in televisione, il giorno prima, avevano capito che, molto probabilmente, avrebbero lasciato la città accompagnati da una lieve pioggia. Il sole che li aveva accolti quella mattina, mentre stavano caricando in macchina i loro bagagli, li aveva piacevolmente sorpresi. Si erano messi in viaggio con la consapevolezza che quella sarebbe stata una giornata gradevole: nell'aria c'era una leggera brezza che era riuscita, in parte, a spazzare via l'afa che aveva caratterizzato il mese di luglio fino a quel momento, mentre il sole illuminava ogni cosa. Inconsapevolmente, avevano scelto la giornata perfetta per andare da alcuni amici che, nelle ultime settimane, non avevano fatto altro che ripetergli di raggiungerli nella loro villa sul mare. Nessuno dei due, quindi, si sarebbe aspettato che quella giornata sarebbe stata un incubo.

Quando si era messo al volante per iniziare il loro viaggio, Zach aveva affidato a Claire la cartina che li avrebbe fatti arrivare in poco tempo a destinazione. Non conosceva benissimo la zona in cui si stavano dirigendo e, senza le giuste indicazioni, avrebbero sicuramente impiegato più di sei ore per arrivare. Fortunatamente, però, i loro amici gli avevano indicato quali fossero le scorciatoie migliori da imboccare per riuscire quasi a dimezzare la durata del viaggio. Zach le aveva accuratamente segnate sulla cartina in modo tale da velocizzare la sua consultazione.
Dopo un'ora di cammino, Claire gli indicò di svoltare a destra su una strada sterrata che avrebbe ridotto di almeno mezz'ora il loro viaggio. Non erano passati nemmeno dieci minuti, però, quando le sentì dire:
- Zach, mi sento male. Temo di dover vomitare. -
Zach sapeva quanto Claire soffrisse di mal d'auto. Le capitava praticamente da quando era nata e ancora non ne avevano capito il perché. In genere, quando aveva lo stomaco pieno, succedeva che non si accorgesse affatto di quella leggera nausea che la accompagnava sempre appena metteva piede in una macchina. Era per questo motivo che quella mattina si era premurato di farle fare un'abbondante colazione: in questo modo, avrebbero evitato di fermarsi ogni venti minuti per colpa sua.
In quel momento, però, Zach si rese conto che non erano riusciti nel loro intento. Claire non era un'allarmista, per cui, se lo aveva avvisato, voleva dire che era arrivata al massimo della sopportazione.
- Ok, ok! Adesso accosto, così puoi scendere. Non ti offendere, ma ho fatto lavare la macchina due giorni fa e mi dispiacerebbe tanto se tu la sporcassi! -
Claire sollevò gli occhi al cielo e, mentre la macchina si stava fermando, borbottò, in maniera da farsi sentire chiaramente:
- Troppa premura, Zach! Potrei commuovermi. -

Mentre apriva la portiera per uscire dall'auto e andare, così, a liberare il proprio stomaco che, a quel punto, era completamente in subbuglio, Claire si rese conto che Zach si era fermato vicino ad un piccolo sentiero. La strada su cui stavano viaggiando era circondata, su entrambi i lati, da immensi campi di grano. Le spighe erano molto alte e superavano sicuramente il metro e mezzo. A volte capitava che, tra queste spighe, si potesse trovare un piccolo sentiero, ricavato per facilitare la mietitura. La ragazza pensò che fosse un'ottima cosa, così avrebbe potuto ripararsi dietro il grano ed evitare che qualcuno potesse vederla. Si incamminò, quindi, verso quel piccolo sentiero.

Zach aveva aspettato pazientemente che tornasse, ma, dopo aver aspettato per più di cinque minuti, decise di uscire anche lui dall'auto per capire cosa fosse successo a Claire. In genere non impiegava più di un paio di minuti: non faceva in tempo a vederla sparire nello specchietto retrovisore della macchina che era già di ritorno. Il fatto che non fosse ancora tornata lo preoccupava. L’aveva vista dirigersi verso la stradina che aveva scorto tra il grano quando aveva accostato, per cui l’aveva imboccata anche lui. Inizialmente non l'aveva trovata. Avanzando il passo, però, dopo che la strada aveva curvato verso sinistra, l'aveva intravista tra le spighe. Claire, intenta a guardare qualcosa davanti a sé, gli dava le spalle e sembrava che si stesse quasi nascondendo. Zach, però, non ci fece caso. Era troppo contento e sollevato per averla trovata. 
- Claire! -
Era ormai a qualche metro da lei, ma non era riuscito ad impedirsi di chiamarla. Più tardi, sperò di non averlo fatto. La ragazza, infatti, si voltò con un'espressione di puro terrore, intimandogli, con dei gesti, di tacere. All'inizio non gli era chiaro il perché di quel suo comportamento, ma poi, guardando quello che aveva attirato l'attenzione della ragazza, gli si gelò il sangue nelle vene.
Distanti da loro una ventina di metri, c’erano un uomo e una donna. Lui indossava una maglietta a mezze maniche blu e un bermuda chiaro, mentre lei era vestita con un jeans stretto e una maglia rossa. Sarebbero sembrati una tranquilla coppia come tante altre, se non fosse che erano in buona parte ricoperti di un sangue non loro e che stavano scavando una buca per seppellire il cadavere che si trovava vicino ai loro piedi.
 
Zach non era stupido: nel momento in cui si accorse che la propria voce aveva richiamato l’attenzione dei due, che adesso li guardavano furiosi, si rese conto di quanto fossero in pericolo. L’uomo e la donna, infatti, erano armati. Bloccata nella cintura di lei si trovava una pistola, mentre lui possedeva un’ascia, sporca di sangue, con cui stava facendo a pezzi il cadavere prima di gettarlo nella buca.
Nel momento in cui la donna fece scattare la mano sulla pistola e l’uomo iniziò ad avvicinarsi a loro, qualcosa in Zach e Claire si risvegliò. Per qualche secondo, infatti, erano caduti in uno stato di intorpidimento dovuto alla scena quasi surreale a cui stavano assistendo. Entrambi avevano vissuto tutta la vita in una piccola città e, di momenti come quello, non ne aveva mai vissuto nemmeno uno.
- CORRI! Torniamo alla macchina! – urlò Zach, che riuscì velocemente a rimettersi sui propri passi per tornare indietro. In poco tempo, però, si rese conto che Claire non era riuscita a fare lo stesso. Mentre stava svoltando l’angolo della stradina, aveva sentito degli spari. Senza smettere di correre – l’istinto di sopravvivenza glielo impediva – si era voltato in tempo per vedere l’uomo che aveva quasi raggiunto Claire con l’ascia, mentre la donna teneva puntata la sua pistola contro di lui. Zach non fu tanto spaventato dalla pistola, dato che si stava allontanando sempre più dalla sua proprietaria, quanto per Claire. La strada per tornare alla macchina, infatti, le era stata sbarrata dall’uomo. Era stata costretta a inoltrarsi nel centro di quel campo di grano, in direzione opposta a quella della sua salvezza.
 
Claire correva, correva più velocemente possibile. Per tutto il periodo del liceo era stata una cheerleader e, anche se non si allenava ormai da un anno, possedeva comunque una buona forma fisica, a differenza dell’uomo che la stava seguendo, che sembrava in sovrappeso di una decina di chili. La differenza tra i due, però, era che lui aveva un’ascia, mentre lei solo le sue gambe per allontanarsi da quella follia. Allontanarsi per arrivare poi dove? Questa era una domanda che Claire stava provando a non porsi, ma non le stava riuscendo molto bene. Sentiva, alle sue spalle, le imprecazioni del suo inseguitore, mentre, con la sua arma, tagliava le spighe di grano ormai mature. Per un momento, le comparve davanti agli occhi Leatherface di “Non aprite quella porta”. Non aveva mai avuto problemi a vedere film horror e questo, in particolar modo, le era sembrato anche un po’ banale. Adesso che, muovendosi come il personaggio di quel film, un uomo la stava inseguendo quasi impazzito, brandendo un’ascia, un brivido le percorse tutta la schiena. Doveva accelerare il passo, doveva fare in fretta, oppure non ne sarebbe uscita viva.
 
Zach raggiunse la macchina e, velocemente, infilò le chiavi nella serratura e l’aprì. In quel momento, più che in qualunque altra occasione della sua vita, fu più che felice di possedere un autocontrollo tale da permettergli di non avere le mani che tremavano. Appena mise in moto, guardando nello specchietto retrovisore, si rese conto che la donna era appena arrivata sulla strada principale e lo stava cercando con lo sguardo. Il rombo del motore che partiva la fece immediatamente voltare verso Zach, che si accorse subito del tentativo della donna di sparare ad una delle ruote della sua auto. Fortunatamente, si disse, non doveva essere particolarmente allenata con la pistola. Il tentativo, infatti, era stato vano, e lui si era allontanato velocemente da quel posto. Dopo aver percorso quasi un chilometro, con la lancetta, sul cruscotto, che superava i novanta chilometri orari, si fermò. Prese velocemente la cartina che, fino a venti minuti prima, era stata nelle mani di Claire, e cercò di capire dove si fosse diretta e come avrebbe potuto raggiungerla. Zach si accorse che, sulla cartina, la stradina che si addentrava nel campo di grano era appena accennata. Proseguendo nella direzione che aveva preso Claire si poteva arrivare, dopo circa tre chilometri, ad un piccolo lago, collegato, sulla sponda opposta, ad una strada percorribile con l’automobile. Per un attimo, Zach si chiese se fosse una buona idea dirigersi lì. Non sapeva se Claire avrebbe continuato in quella direzione e se sarebbe quindi riuscita a raggiungere il lago. Il suo sarebbe potuto diventare un buco nell’acqua e, inoltre, avrebbe potuto incontrare di nuovo quei tipi poco raccomandabili.
Tutte le volte in cui, insieme a Claire, aveva guardato qualche film horror, si era chiesto per quale motivo, dopo essersi salvati, i personaggi decidessero di mettere nuovamente in pericolo la propria vita, tornando sui propri passi o facendo scelte avventate. Li avevano offesi, considerati degli stupidi e ne avevano riso. Adesso, però, riusciva a capire sulla base di cosa gli sceneggiatori avessero deciso che si comportassero in quel modo.
Se voleva avere qualche possibilità di trovarla ancora viva, doveva sbrigarsi. Così, dando un ultimo sguardo alla cartina, per imprimersela bene nella mente, mise in moto la macchina e ripartì.
 
Claire correva da dieci minuti. Aveva caldo. I capelli avevano iniziato ad attaccarsi alla pelle del viso e, a volte, doveva spostarli per evitare che le finissero davanti agli occhi, impedendole di vedere dove stesse mettendo i piedi. Inoltre, correre tra le spighe di grano era risultato tutt’altro che facile. All’inizio era riuscita ad allontanarsi di almeno di un centinaio di metri dall’uomo con l’ascia e questo l’aveva rincuorata. Da un paio di minuti, invece, si era accorta che le gambe avevano iniziato a cederle. Non riusciva più a mantenere il ritmo di prima e, di conseguenza, l’uomo aveva iniziato ad avvicinarsi sempre di più.
- Sei stanca? Se non ce la fai puoi sempre fermarti. Non devi correre per forza, sai? Non ti farò del male! – disse l’uomo, ridendo poi in maniera folle e maligna.
Quando aveva sentito quelle parole, il cuore di Claire aveva perso un battito. Aveva cercato di accelerare, ma avevano iniziato a venirle dei capogiro violenti. Nonostante la bella giornata, era ormai mezzogiorno e l'afa estiva aveva incominciato a farsi sentire. Claire si sentiva perduta. L'uomo era ormai ad una decina di metri da lei e stava lanciando per aria dei colpi con la sua ascia, nella speranza di avvicinarsi abbastanza da poterla colpire. Avrebbe tanto desiderato che Zach accorresse a salvarla, ma in realtà si sentiva più tranquilla pensando che, almeno lui, era riuscito a salvarsi da quei due pazzi. L'aveva visto correre verso la macchina con un notevole vantaggio sulla donna con la pistola, per cui - questo era quello che si stava ripetendo razionalmente - avrebbe dovuto essere al sicuro, in quel momento.
Presa da questi pensieri, non si rese conto subito di quello che si era presentato davanti ai suoi occhi. A venti metri da lei si stendeva la superficie luminosa di un lago. La sponda su cui si trovava lei doveva distare circa duecento metri da quella opposta. Claire non era una grande nuotatrice, ma sapeva che sarebbe riuscita ad arrivare dall'altra parte in cinque minuti.
Raggiunta l'acqua, non riuscì nemmeno ad iniziare a nuotare, che sentì la voce di Zach chiamarla. Sollevando la testa, lo vide, sulla riva opposta, che cercava disperatamente di farsi notare. Non riusciva a scorgerlo chiaramente, dato la lontananza, ma era certa che fosse lui. Non poté fare a meno di sorridere.

Spingendo l'acceleratore al massimo, Zach era arrivato in pochi minuti al lago. Non aveva fatto altro che fissare la direzione da cui, secondo i suoi calcoli, sarebbe dovuta arrivare Claire. Aveva paura di essersi sbagliato, ma, più di ogni altra cosa, temeva che le avessero fatto del male. Sapeva quanto potesse essere veloce nella corsa, ma era da un po' che non si allenava. Il panico che stava iniziando a sentire dentro di lui svanì completamente quando la vide arrivare. Iniziò ad urlare il suo nome, nonostante non fosse sicuro che, a causa della distanza, potesse sentirlo. Avvertiva un senso di impotenza e lo odiava. L'unica cosa che era riuscito a rincuorarlo era stato il fatto di non vedere, dietro di lei, quel tipo che la stava seguendo. Non ne era sicuro, ma sperava che fosse riuscita a seminarlo.
Dopo aver urlato il suo nome l'ennesima volta, Claire sollevò la testa e si fermò. Zach era felice che finalmente si fosse accorta di lui: in questo modo sapeva che sarebbe stata al sicuro, una volta raggiunta l'altra sponda del lago. La felicità scomparve nel momento in cui vide il viso di quell'uomo comparire tra le spighe. Claire si era fermata un secondo per guardarlo, perché l'aveva chiamata.
- MUOVITI! CORRI! -
Zach era certo che non l'avesse sentito, sebbene avesse usato tutto il fiato che aveva in gola. Nonostante ciò, la vide ripartire in quella folle corsa contro il tempo, nell'esatto istante in cui le mani dell'uomo si chiusero in una morsa ferrea sulle sue braccia.

Quando si accorse che l'uomo l'aveva afferrata, Claire si diede mentalmente della stupida per avergli dato la possibilità di raggiungerla.
- Ti ho presa, alla fine, brutta troia! Adesso non potrai più dire a nessuno quello che hai visto. Farai la fine di quell'altro stronzo e il tuo amichetto ti seguirà subito. -
Mentre pronunciava quelle parole, l'uomo era riuscito a tirarla fuori dal lago e a riportarla sulla terraferma, nonostante lei si dibattesse con tutte le sue forze. L'uomo voleva arrivare nel punto in cui aveva lasciato l'ascia prima di raggiungere Claire in acqua, temendo che gli potesse essere d'impaccio. Dopo averle dato un pugno sul viso, facendola cadere, l'uomo si chinò a raccogliere l'arma. Non aveva messo in conto l'agilità di Claire, però, e, soprattutto, la sua voglia di vivere. Velocemente, infatti, si era rialzata per dargli un calcio all'inguine e una ginocchiata nello stomaco, che lo fece accasciare in avanti, senza fiato per il dolore e con ancora l'ascia in mano.
Claire non era nemmeno riuscita a voltarsi per ricominciare a scappare, raggiungendo Zach, quando l'uomo si alzò. Nonostante fosse chiaro lo sforzo che fece per combattere il dolore, si portò di scatto davanti a Claire, sollevando l'ascia. Fu un istante. Un istante di puro terrore. Totalmente nel panico, Claire chiuse gli occhi.

Zach assistette a tutta la scena, pietrificato. Non riusciva nemmeno a respirare. Quando l'uomo stava praticamente per colpire Claire, lo vide accasciarsi al suolo. Era successo qualcosa che gli era evidentemente sfuggito, perché Claire, con uno scatto fulmineo, era tornata in acqua e aveva incominciato a nuotare, come non aveva mai fatto prima. Sembrava un delfino. Poi arrivò il primo sparo.

Claire cercava di ricordare gli insegnamenti del suo istruttore di nuoto. Erano passati anni dall'ultima volta in cui aveva messo piede in una piscina, ma non aveva dimenticato le cose più importanti. Sapeva di essere più veloce con lo stile libero, per cui aveva teso al massimo i muscoli delle gambe e aveva iniziato a nuotare. I vestiti le erano un po' d'intralcio, ma cercò di non pensarci.
Quell'uomo...quell'uomo le era crollato davanti agli occhi. Prima che si sollevasse repentinamente da terra, aveva visto un'ombra alle sue spalle. Il suono dello sparo arrivò alle sue orecchie prima che avesse la prontezza di riaprire gli occhi: la donna con la pistola aveva visto che Claire aveva colpito l'uomo e allora aveva provato ad ucciderla. Claire non era riuscita a decidere se fosse stata la donna ad essere troppo lenta a sparare o l'uomo troppo veloce ad alzarsi, fatto stava che il proiettile doveva aver perforato un polmone dell'uomo, considerando il punto in cui il sangue aveva incominciato ad imporporare la sua maglietta. Senza nemmeno rimanere lì a pensarci, era scattata verso il lago ed ora era lì a nuotare e nuotare. Doveva raggiungere Zach. Doveva raggiungere Zach e così, forse, sarebbero usciti entrambi vivi da quella storia.

Uno, due, tre. Zach si chiese quanti colpi dovessero esserci nella canna di quella pistola, considerando che la donna non faceva altro che sparare. Dopo essersi accasciata sul corpo dell'uomo, colpito mortalmente, si era rialzata e aveva iniziato a prendersela con l'acqua, che veniva costantemente perforata dai proiettili. Il suo obiettivo, ovviamente, era Claire.
La donna non era molto abile a sparare, come aveva constatato prima, e, inoltre, credeva stesse piangendo. Stavolta, però, era piena di rabbia. Nonostante questo, Zach pensava fiduciosamente che non sarebbe riuscita a colpire Claire. Ci aveva creduto fermamente, fino a quando, a metà tra le due sponde del lago, l'acqua si era tinta di rosso e Claire aveva smesso di nuotare.

Faceva male. Claire sentiva un dolore lancinante. Aveva visto diversi proiettili penetrare nell'acqua, alcuni più vicini di altri, ma quello era riuscito nell'intento. La donna l'aveva colpita alla gamba sinistra. Per un secondo, per un solo secondo, si chiese se fosse in condizione di continuare. Non sarebbe più riuscita a nuotare come prima e, forse, il dolore sarebbe stato troppo forte per permetterle anche solo di muoversi. Appena sentì che Zach la stava chiamando, però, si fece forza e iniziò a muovere la gamba rimasta intatta. Poi il braccio destro. Poi quello sinistro. In quel modo, ricominciò a nuotare.

Zach aveva iniziato ad urlare il suo nome più volte, fino a quando l'aveva vista muoversi. Nello stesso momento, si era accorto che la donna aveva lasciato la sua postazione. Rendendosi conto che non sarebbe più riuscita a colpire Claire, da quella distanza, aveva iniziato a correre lungo la sponda del lago per raggiungerli. Desiderava ucciderli, Zach lo sapeva. Sapeva che voleva uccidere definitivamente Claire ma, la cosa che lo spaventò di più in quel momento, fu che, correndo, puntava a lui.

Dopo aver nuotato per qualche altro minuto, Claire sollevò la testa. Riusciva a vedere che la terra era vicina - non doveva distare più di una decina di metri - e a scorgere il viso di Zach. Il viso preoccupato di Zach.
- Coraggio, Claire, coraggio! Ce la puoi fare, forza! -
Mentre diceva questo, il suo sguardo si spostava da lei ad un punto imprecisato alla sua sinistra. Nel frattempo, però, aveva iniziato ad immergersi in acqua anche lui. Si stava avvicinando per poterla aiutare.
Appena lo raggiunse, provò a mettersi in piedi, perché l'acqua era diventata troppo bassa per continuare a nuotare. Dopo aver capito che Claire era stata ferita alla gamba, Zach la prese in braccio e iniziò a correre verso la macchina. Claire non riusciva a capire il perché di quell'atteggiamento. Solo guardando alle sue spalle si rese conto che la donna con la pistola era a meno di ottanta metri da loro e stava prendendo la mira per sparare.

Zach si diresse dal lato del passeggero e, aprendo la portiera, fece entrare Claire. Nello stesso momento in cui chiuse il suo sportello, entrambi sentirono il vetro del finestrino posteriore andare in frantumi. Con la massima cautela e velocità, Zach entrò dalla parte del guidatore e accese la macchina. Mentre si allontanavano da quel posto, chiedendosi se sarebbero effettivamente riusciti ad uscirne vivi, Zach e Claire sentirono la donna imprecare: erano finite le munizioni della sua pistola. Erano salvi.


Almeno fino a quando non li avesse trovati.






Angolo dell'autrice

Ciao a tutti! Questa è la prima storia originale che scrivo (anche se è solo una one shot) per cui non sono convintissima del risultato. Il titolo ha un suo perché: oltre al fatto che quello che hanno vissuto i due personaggi sia stato orribile, in realtà tutto questo l'ho sognato. E' stato, appunto, un incubo (mi sono svegliata un po' spaventata...d'altronde, si sa, i sogni fanno sempre più paura con gli occhi chiusi), ma quando mi è tornato in mente, ho pensato che potessi trarne spunto per scriverci su una one shot. Spero che il risultato non sia stato troppo scadente e la conclusione troppo frettolosa.
Mi scuso per eventuali errori di ortografia e per alcune imprecisioni che potrebbero esserci nel testo.
Ringrazio chiunque abbia letto la storia. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensiate, per cui, se vi va, recensite! :)
Ciaoo! :D

DamonBonnie7

** Nel mio sogno, Zach e Claire avevano il volto di Thomas Dekker e Hayden Panettiere, alias Zach e Claire di "Heroes". Ovviamente i miei personaggi non hanno nulla a che vedere con quelli del telefilm, però, avendoli sognati con quest'aspetto e avendo io visto da poco "Heroes", mi era sembrato carino dare loro questi nomi.
  
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