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Autore: Naima Dahmer    16/07/2013    3 recensioni
Aveva aperto la porta e l’immagine che gli si era posta davanti era stata più forte e dolorosa di un pugno ben assestato all’ addome. Una stilettata nel cuore, uno schiaffo, una bruciatura di sigaretta sulla pelle. Dolore.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Without you I'm nothing'
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Si era svegliato come di consueto, con il sapore di birra e vodka sulle labbra ed un grosso mal di testa che gli rendeva doloroso anche sbattere le palpebre. La bocca amara come il fiele, i muscoli indolenziti e le ossa doloranti. Non restava spazio nemmeno per le imprecazioni allaMadonna, in quel caos che era Tony Stark.
 
A trentacinque anni avrebbe dovuto essere abituato al post-sbornia, ma il suo organismo sembrava proprio non voler farci il callo. Si ubriacava, vomitava, sguazzava nella sua stessa merda e non se ne curava. Aveva voglia di distruggersi, era così altamente attratto dal masochismo, lo era sempre stato.
 
Accanto a lui non c’era nessun corpo nudo, aveva perfino rinunciato a scoparsi qualcuno dopo la chiamata ricevuta dal soldato. Una voce, quella voce, poteva creargli un bel po’ di problemi. L’aveva avuta in testa per tutta la dannata serata, come una nenia.  
 
Buon compleanno, Tony.
 
Si era grattato il cavallo e si era messo a sedere, fissando la camera in penombra e storcendo il naso per la puzza di marijuana. Si era fatto uno spinello prima di andare a dormire, tanto che sentiva i polmoni intasati e pesanti.
 
E l’anima a pezzi.
 
Due colpi secchi alla porta lo avevano colto di sorpresa, di certo non si aspettava che qualcuno - sano di mente - , dopo la notte brava passata a festeggiare, avrebbe potuto osar profanare il suo sonno alticcio, pieno di sogni lugubri e di Steve, solo Steve, sempre Steve.
 
«Se è Coulson, giuro su Dio-» non aveva potuto finire, altri due colpi lo avevano fatto sussultare, interrompendo il suo mattutino imprecare. Non aveva idea di chi potesse essere, per questo aveva menzionato l’agente. Non poteva di certo trattarsi di Pepper.
 
Solo un camionista, un agente dello S.H.I.E.L.D. o una donna estremamente incazzata avrebbe potuto picchiare così forte contro la porta.
 
Pepper esclusa, come già detto.
 
Si era alzato, aggiustandosi le mutande ed avvicinandosi con cautela alla porta in legno scuro. Non ricordava di essersi spogliato, il giorno prima, ma la suite non era così grande, non ci avrebbe messo molto a raccattare i vestiti perduti prima di lasciarla e ritornare alla Tower.
 
Aveva aperto la porta e l’immagine che gli si era posta davanti era stata più forte e dolorosa di un pugno ben assestato all’addome. Una stilettata nel cuore, uno schiaffo, una bruciatura di sigaretta sulla pelle. Dolore.
 
Una figura alta, con due occhi azzurri e penetranti – bellissimi – ed una bocca che la sapeva lunga, si era infilata in camera ed aveva piazzato un casco integrale sul frigo bar. La stessa figura si era sfilata gli occhiali vintage e li aveva gettati sul letto, avvicinandosi alla porta finestra e spalancandola come se fosse a casa sua.
 
«Il lupo perde il pelo ma non il vizio.» Aveva detto, scostando le tende, inondando la stanza di luce.
 
Tony lo aveva guardato come se fosse la Madonna di Fatima, con i capelli colpiti dai raggi solari e la pelle di un candore etereo. Avrebbe dovuto portarlo al mare, quando stavano insieme non avevano mai avuto il tempo per la spiaggia, ed il sole, e probabilmente non avevano neanche mai potuto farlo, perché la gente è meschina.
 
Steve era lì ed era immensamente bello, faceva male agli occhi.
 
«Chiudi la porta.» Era stato l’ordine del Capitano, dopo essersi accomodato su una delle poltrone in pelle della lussuosa camera d’albergo. Le cosce appena divaricate strette in un pantalone scuro, il torace fasciato da un giubbotto color camoscio. I lineamenti addolciti da una lunga dormita e gli occhi puliti.
 
Tony aveva chiuso la porta meccanicamente ed aveva continuato a fissarlo incredulo, con la bocca impastata dal sonno e la vista annebbiata dalla troppa luce.
 
«Non guardarmi come se fossi Cleopatra resuscitata.»
 
E no, Steve Rogers non era mai stato bravo a fare paragoni.
 
«Cosa cazzo…» il miliardario non era riuscito proprio ad andare avanti, per l’ennesima volta, troppo confuso ed incredulo nel vedere il soldatino accomodato lì, con i pantaloni che facevano pendant con la poltrona.
 
«Anche io sono felice di vederti.» Aveva sorriso il biondo, sarcastico, frugando nelle tasche del giubbotto ed estraendone un pacchetto di Marlboro ed un accendino. Aveva portato una stecca di tabacco e altra merda alle labbra e l’aveva accesa, facendo una lunga boccata di fumo ed osservandolo con sguardo indagatore.
 
«Sembri uno a cui hanno appena mollato un cazzotto in pancia.» Aveva affermato, tenendo la sigaretta fra le dita e grattandosi il mento.
 
Bingo.
 
«Forse perché non mi aspettavo proprio di vederti. Non eri in Europa, vecchio?» Gli aveva chiesto il moro, con voce tesa, tradendo le sue emozioni.
 
«Sono tornato ieri perché pensavo mi invitassi al tuo compleanno.» Aveva spiegato Steve, facendo spallucce. «Cosa che non hai fatto.» Era stata la velata accusa.
 
«Avrei dovuto?» Aveva domandato sorpreso l’altro, non aspettandosi proprio una visita del genere.
 
«No, probabilmente. Io non ti ho invitato al mio, non l’ho festeggiato, ma potevi sprecarlo un augurio, sai? Pensavo fossimo amici.» Ed era stata la puttanata più grossa che avesse sparato negli ultimi decenni della sua vita.
 
Infatti Tony si era fatto una grossa risata, avvicinandosi al letto e sedendosi di fronte a lui, squadrandolo divertito.
 
«Non pensavo fossi abituato a farti scopare da tutti i tuoi amici.» Era stata la risposta secca e tagliente.
 
«Questa era cattiva, l’hai pensata questa notte?» Il biondo aveva preso un’altra boccata di fumo, sorridendo dolcemente. Era sarcastico, l’altro lo sapeva bene, quel sorrisetto era l’emblema del sarcasmo malcelato.
 
«Avevo di meglio da fare.»
 
«Ovvero, andare a letto con la biondina
 
«Esatto, come ci sei arrivato?»
 
Entrambi avevano sbuffato, scuotendo la testa.
 
«Okay, ricominciamo.» Aveva proposto Steve, passandogli la sigaretta.
 
Tony aveva accettato di buon grado ed aveva sfiorato le sue dita per afferrare la stecca di tabacco, portandosela alle labbra.
 
«Passato un buon compleanno?» Era stata la domanda di circostanza del biondo, che continuava a fissarlo con insistenza. Quegli occhi gli mettevano addosso una strana ansia, si sentiva sotto un riflettore, analizzato con perizia.
 
«Ottimo.» Aveva ribattuto, indietreggiando col busto e puntellandosi sui gomiti, gli occhi puntati sul suo viso.
 
«Non ho portato nessun regalo con me.» Aveva scherzato Steve, provando ad allentare la tensione che si era creata.
 
«Che sei venuto a fare?» Era stata la domanda plausibile di Tony.
 
«Avevo voglia di vedere il tuo brutto muso.» Il biondo aveva fatto spallucce e si era alzato dalla poltrona, andandosi a sedere accanto a lui. Tony aveva voltato il viso, seguendolo con lo sguardo ed osservandolo con rinnovato interesse.
 
Se non avesse conosciuto il soldato, avrebbe sicuramente pensato che ci stesse provando con lui. La questione era pura e semplice: Steve evitava accuratamente atteggiamenti confidenziali con molte persone, ed era raro si avvicinasse in quel modo, quasi a cercare contatto.
 
Purtroppo – purtroppo? – quello era l’atteggiamento naturale del biondino. Ti piazzava davanti quel ben di Dio, come una gran puttana, senza neanche rendersene conto. E ti guardava con quegli occhioni seducenti, come se volesse essere scopato fino allo stremo.
 
«Io non avevo voglia di vedere la tua faccia di culo.» Era stata la risposta sincera del miliardario.
 
Faceva ancora più male averlo così vicino e sapere di non poterlo toccare. Perché tanto se ne sarebbe andato di nuovo, avrebbe lasciato perdere ogni cosa per il bene della nazione, per intraprendere il suo solito ruolo di paladino della giustizia. Avrebbe eseguito gli ordini e sarebbe per sempre rimasto Captain America.
 
Non così strano a dirsi, Steve era sempre stato quello che metteva i sentimenti da parte, a proprio discapito, per un bene più grande.
 
«Peccato. Dovrai rivedermi più spesso, temo, sono di nuovo attivo nei Vendicatori, sembra che l’HYDRA sia bella che andata.» Aveva riso il biondo e si era avvicinato al suo viso, lasciandogli un bacio umido sulla guancia prima di alzarsi dal letto.
 
La faccia di Tony aveva un’espressione così stupita che Steve non aveva potuto trattenersi dal ridere ancora.
 
«Le cose non vanno così bene in America, la nazione ha bisogno di noi, tutti noi, per affrontare al meglio ogni evenienza.» Aveva spiegato brevemente, avvicinandosi al frigo bar ed aprendolo, scrutandone l’interno.
 
Così il soldato ritornava a New York e glielo diceva così, all’improvviso.
 
Tony si era alzato e lo aveva squadrato per un po’, prima di avvicinarsi alla porta ed aprirla con uno scatto.
 
«Fuori dai coglioni.» Aveva detto, con talmente tanta rabbia, e non se n’era neanche reso conto.
 
Steve si era voltato, confuso. La violenza con la quale lo guardava il miliardario lo faceva sentire fuori posto ed indesiderato.
 
«Non c’è bisogno di reagire così, io volevo solo-»
 
«Cosa? Vieni qui con il tuo culo a stelle e strisce e mi dici che stai tornando negli States. Cosa cazzo vuoi, ora? Credi che me ne freghi qualcosa di quello che fate tu ed il tuo amichetto del cuore Falcon?» Aveva parlato a vanvera, perché non le pensava davvero quelle cose ed era spinto solo ed unicamente dalla rabbia – e forse anche dalla gelosia.
 
«Volevo solo che lo sapessi.» Era stato il mormorio piatto di Steve, che si era avvicinato in fretta al suo casco e l’aveva afferrato e stretto al petto, come se volesse pararsi da un colpo, come se fosse il suo scudo luccicante.
 
«Me ne vado, scusa il disturbo.» Aveva mormorato, poi, avvicinandosi alla porta con cautela e tenendosi a distanza di sicurezza dal moro. «Passa una buona giornata.»
 
Poi era sparito in fretta lungo il corridoio, lasciandolo lì sulla porta con l’amaro in bocca e un forte senso di nausea.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: Bene bene, che cosa abbiamo qui? Beh, sicuramente qualcosa no-sense. Nell’ultimo periodo mi viene naturale scrivere dell’angst, non so nemmeno perché, probabilmente è il ciclo che si avvicina.
Non so che dire, è una parentesi che si apre e si chiude qui, questa storia. Mi andava di condividerla.
Un bacione. <3
   
 
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