Chichi si appoggiò contro il muro della casa, si mise una ciocca di capelli neri dietro l’orecchio e osservò il marito. Goku mise un piede indietro, allungò le braccia tenendo i polsi uniti e lanciò la kamehameha, il raggio azzurro passò in mezzo al mare e sollevò due ondate d’acqua identiche.

“Amore, ti ho preparato uno spuntino!” gridò la principessa. Il Son si voltò, sorrise e socchiuse gli occhi.

“Urca, avevo proprio fame” disse. Si avvicinò alla moglie e si abbassò, guardando il vassoio che la mora teneva con una mano sola. Prese il primo sandwich e lo addentò.

“Mi stavo chiedendo, se quel giorno da bambina ti avessi detto che tuo nonno Gohan ti aveva adottato, sarebbe finita diversamente? Magari se eri pronto contro Radisch …” mormorò la donna. Goku socchiuse gli occhi, si accigliò e una ruga gli apparve sulla fronte.

“Quando e dove te l’avevano detto?” domandò. Diede un altro morso allo spuntino e vide le guance della moglie arrossire.

“Il giorno in cui hai lanciato la tua prima kamehameha” mormorò Chichi. L’uomo diede l’ultimo morso al sandwich, inghiottì e si leccò il labbro sporco di senape. Accarezzò la guancia della donna che arrossì all’altezza delle orecchie.

“Vorresti impararla?” le domandò. La figlia dello Stregone del Toro alzò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono quelli del marito.

“Non sono così forte” borbottò. Goku le sorrise.

“E’ tutta una questione di posizione, non solo di energia. Genio ci ha messo tanto perché sta sempre troppo curvo. E te lo dico anche per colpa di un’altra posizione. Chichi, io sono invincibile solo se tu occupi posto accanto a me”. Si piegò, afferrò tre sandwich e li morse tutti insieme, del ketchup gli colò sul mento e delle briciole volarono tutt’intorno. La moglie allargò le gambe, raddrizzò la schiena e ghignò.

“Sai che ti dico? Ci sto!” rispose indurendo il tono.