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Autore: ChiaKairi    16/07/2013    9 recensioni
Storia partecipante al contest K-POP: THE ULTIMATE REVOLUTION indetto da eos_92, MoCo, Orient_Express e taemotional - SECONDA CLASSIFICATA
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Glow. Electricity. Life.


 

In this endless maze I’ve lost my way out
‘cos I’m on fire but you keep on standing still.

 
Quando aprì gli occhi, si rese conto di essere disteso sull’erba.
C’era fresco, sotto le sue dita e sotto le sue mani. Un sottilissimo strato di rugiada ricopriva ogni cosa, ed anche il suo corpo.
Era una sensazione strana, ma morbida e avvolgente.
Sbatté qualche volta le palpebre, le lunghe ciglia scure che gettavano sottili ombre sui suoi occhi castani. Respirò, piano.
Era buio, ma al contempo non lo era.
Non si vedeva il cielo, c’erano troppi rami, troppe piante. Salici piangenti ovunque, lunghissimi fasci di foglie che sembravano ondeggiare appesi direttamente alla calotta celeste. Si muovevano piano, pianissimo, frusciando all’unisono con il vento leggero, avanti e indietro, avanti e indietro…  
Era il respiro della terra, la dolce danza di un pianeta vivo e silenzioso.
Mosse le dita per accarezzare l’erba, si passò la lingua sulle labbra che erano rimaste aperte mentre dormiva.
Per quanto aveva dormito...?
Si mise a sedere, sentendo i muscoli della schiena che tornavano in funzione. Inclinò la tesa di lato, poi all’indietro, per sciogliere il collo. Respirò profondamente, ascoltò.
Fruscii, silenzi.
Era buio, doveva essere notte, eppure c’era un bagliore soffuso che permeava la foresta, come se l’aria stessa brillasse di una luminosità propria e gentile, ma impossibile da non notare.
Mano a mano che i suoi occhi si abituavano, riusciva a distinguere degli agglomerati di luce più definiti, come lucciole trasparenti, che si muovevano piano attorno a lui, incuranti della sua presenza.
Era buio, ma al contempo non lo era.
Si alzò in piedi, fissando lo sguardo sui lievissimi bagliori. Ne scelse uno. Lo seguì, mettendosi a camminare. Ci voleva un’enorme concentrazione per non perderlo di vista, era come seguire con gli occhi un alito di vento, un granello di polvere che volteggia nell’aria. Non si diede per vinto, riuscì ad inchiodare lo sguardo su di esso.
Si mosse, sentì l’erba bagnata che si piegava, soffice, come un cuscino, al suo passaggio. Poi il bagliore, volteggiando, salì di quota, cosicché il ragazzo dovette alzare il capo per non perderlo di vista. Fece ancora qualche passo, incerto, poi la lucina, andando prima a destra, poi a sinistra, si alzò sempre di più, sparendo tra le foglie.
Sbuffò.
Scostò con le mani le fronde che tentavano di accarezzargli il viso e proseguì per la sua strada, tranquillo, in mezzo alle luci trasparenti.
Quel posto era magnifico.
Non c’erano solo i giganteschi, incredibili salici piangenti, non c’era solo il verde del prato e delle foglie, ma anche schizzi di blu, di azzurro, di lilla, di rosso: fiori, come presenze vive e seminascoste nell’ombra, lo osservavano, dai cespugli.
Poteva sentirli.
Era lui la presenza inusuale lì, era lui lo straniero.
Sorrise, lasciando vagare lo sguardo lungo un gruppo di fiori blu, che poi lasciò spazio ad una serie di boccioli color rubino.
Sembravano fatti di vetro.
Non apparteneva a quel luogo, ma la bellezza che lo circondava non poteva non sommergerlo. Non pensava di avere mai visto niente di più bello e selvaggio. Sentiva una sottile adrenalina e al contempo una estrema calma pervaderlo mentre avanzava lentamente, scostando i rami con gentilezza, sentendo la carezza delle foglie quando passava.
Si chinò leggermente, sotto le fronde così lunghe, e davanti al viso, ad un passo dal naso, gli volteggiò un bagliore più intenso, quasi ad attirare la sua attenzione, a beffeggiarlo.
Gioca con me.
Era un cerchiolino di luce perfetto, dai contorni sfocati. Lo seguì subito, con un balzo, e aumentò il passo.
Presto ne arrivò un altro, dalle sue spalle, e poi un altro ancora, che gli sfiorò una guancia, poi un altro e un altro, e tutti gli si misero davanti, incrociandosi, aspettandolo, circondandolo, per farsi seguire, per danzare.
Rise e nemmeno si rese conto di aver iniziato a correre. Provò ad afferrarne uno, piano, non voleva far male, ma era impossibile prevedere la direzione in cui i bagliori sarebbero guizzati.
Continuò a correre e a saltare, il fisico tonico e allenato che sembrava persino più leggero del solito rispondeva alla perfezione…
Corse, circondato dalle luci, fino a quando queste, con suo grande sgomento, si arrestarono, schizzarono in ogni direzione, si scontrarono, lo travolsero e poi scomparvero in su, tra le fronde.
Aveva chiuso gli occhi, per proteggersi dall’assalto dei bagliori. Mentre lo sfioravano li aveva sentiti scoppiettare, come se fossero scintille, quasi volessero dargli la scossa.
Quando riaprì le palpebre, scoprì di essere giunto ad una radura.
Per un attimo, gli si fermò il cuore e non riuscì a respirare.
Se pensava di aver appena attraversato il posto più bello del mondo, allora quello che aveva davanti doveva essere il luogo più bello del più bel regno ultraterreno.
I bagliori erano ovunque, ma erano più grandi di quelli con cui aveva giocato, più bianchi. All’interno, sottili fasci elettrici vibravano di tanto in tanto, come in una lampadina. Fluttuavano inconsistenti sopra ad una fonte dalle acque immerse nel buio: un laghetto circolare piuttosto ampio, sulla cui sponda cresceva rigogliosa la foresta. I fiori, i licheni, le ninfee che galleggiavano sulle acque, sembravano trasparenti, abitati dai bagliori. Solo sopra alla piccola radura, le lunghe fronde dei salici non coprivano il cielo.
C’era la luna… una falce d’argento.
E le stelle.
Bianche.
Come la sua pelle.
 
~~~
 
“Si dice che loro sentano. Che a volte vedano l’Aldilà, un mondo che noi non possiamo nemmeno immaginare. Che sognino, tutto il tempo.
Si dice che percepiscano tutto, le presenze, l’amore...
Parlagli Taemin, parlagli.
Sono certo che ti sente.”
 
Solo un filo scollegato.
Uno stupido, innocente filo scollegato nel cervello.
Se solo qualcuno potesse riaccendere la luce…
 

 
~~~
 
 
Gli occhi marroni di Minho tremavano, i mille riflessi che li rendevano stellati come il cielo. Le sue labbra piene erano semiaperte, le braccia lungo il corpo snello, le dita aperte.
Incredulo.
Cos’era quella creatura?
C’era una figura, in mezzo alla fonte. Era parte di quel mondo, o forse no, no, era troppo anche per quella natura misteriosa e perfetta.
Era immerso nelle acque fino a metà busto, voltato di schiena.
Sembrava un ragazzo, completamente bagnato, goccioline perlacee ricoprivano ogni centimetro della sua pelle bianca, scorrendo lungo il solco della spina dorsale, mentre le spalle si contraevano e questo alzava le braccia, facendo scorrere le dita nei capelli.
I capelli… erano biondissimi, d’oro, con qualche sottile striatura di verde. La sua pelle era  traslucida. Aveva una figura sottile ma ben definita, tonica. Minho desiderò risucchiare quelle acque, quando i suoi occhi, seguendo la curva sinuosa della schiena della creatura, incontrarono i confini della fonte, nascondendogli la vista della parte inferiore del suo corpo.
Era nudo?
Quando la creatura si voltò, come avvertendo una presenza estranea nella radura, Minho rimase ancor più pietrificato nello scoprire il suo viso.
Nonostante la penombra, molti bagliori sembravano attorniarlo, come seguendo i suoi movimenti, come ipnotizzati.
I suoi lineamenti erano affilati, poetici, aggraziati, sottili, nobili, indimenticabili. Le labbra erano semiaperte e rosse, a forma di cuore, carnose. Il naso era arrotondato e dolce, gli zigomi alti, ben definiti. Ma la cosa più stupefacente erano gli occhi: la linea che avevano, felini, e di un verde così acceso da sembrare due fari, come se l’intera foresta fosse in realtà in bianco e nero, a loro confronto.
I capelli biondi, bagnati, ricadevano dolcemente sulla sua fronte, gocciolanti fin sulla nuca. Ci passò un’ultima volta una mano, dalle dita affusolate e perlacee.
Poi chiuse le labbra e si voltò del tutto, incrociando le braccia sul petto.
Non era muscoloso, ma era magro e le sue forme erano bellissime.
Tutto di lui era bellissimo.
Sbatté le palpebre e Minho non poté impedirsi di seguire ogni suo minimo movimento, incantato. La creatura inclinò leggermente la testa di lato e si morse un labbro, osservandolo dal centro della fonte.
“S-sei… sei umano?” balbettò Minho, fu la prima cosa che gli venne in mente.
La creatura rise e i bagliori attorno a lui ebbero un guizzo, come se l’intera natura rispondesse alle sue azioni. Il suo sorriso era più luminoso di qualsiasi luce nella foresta, la sua risata cristallina, come la sua voce quando per la prima volta parlò.
I suoi occhi divennero ancora più simili a quelli di un felino, arguti e accesi.
Fece scorrere il palmo di una mano sul bordo dell’acqua che si increspò appena, ed iniziò a giocare, i capelli che gocciolavano sul suo viso.
“Sei bellissimo.” Sussurrò Minho, non sapendo proprio che fare. Gli occhi della creatura si fissarono su di lui. Sorrisero.
“Anche tu lo sei, Choi Minho.” La sua voce era profonda e limpida, come le acque della fonte.
Chissà perché, proprio non si stupì di essere chiamato per nome.
“Come… come ti chiami?”
La creatura sospirò e si passò le mani sul collo, alzando il capo. Le acque lo scoprirono fino al ventre piatto, lambendo appena l’ombelico.
“Chiave.”
Chiave.
“E cosa apri?” chiese Minho, come intontito.
La creatura rise ancora.
Prese a camminare lentamente, lasciando una breve scia nell’acqua dietro di sé. Le luci lo seguirono, e Minho fece lo stesso, istintivamente, dal bordo della radura.
“Apro il cuore degli uomini, Choi Minho. Trovo il Cavo Elettrico di ognuno e lascio fluire dentro l’essenza.”
“C-cavo elettrico?” chiese Minho. Era strano sentire quella parola in un posto del genere, fatto solo di natura. Poi ricordò le luci.
“Non essere stupito, ogni uomo ha il suo Cavo, tutto sta nel trovarlo. È l’elettricità, che ci unisce all’universo. Unisce me agli alberi, alle luci, all’acqua…” accarezzò prima un bagliore, che incredibilmente rimase fermo per lasciarsi sfiorare, poi la superficie del lago. “e può unire anche me e te, Minho.”
Sentì un brivido lungo la schiena.
“No… io… tu sei diverso da me.”
Gli occhi verdi del giovane tornarono su di lui, ora seri e intensi. Minho deglutì a fatica.
“È vero.”
“Dobbiamo stare così, vedi, come siamo ora. Io sulla terra, tu nell’acqua.”
La creatura sembrò pensarci su, si guardò attorno.
“Dici?”
“Mh mh.”
“E non vorresti venire più vicino? Solo per parlare. Solo per guardami negli occhi. Ti andrebbe?”
“I tuoi occhi… sono pericolosi?”
Il ragazzo rise.
“Tu che ne pensi?”
“Beh se sei… una divinità o qualcosa simile, potrebbero… che ne so, catturarmi, stregarmi.”
“Perché, non sei già stregato?”
In effetti.
Minho si passò una mano sulle labbra.
“Vedi? Eppure sei ancora te stesso, no? Io non ho fatto nulla, se vuoi andare via puoi farlo.”
“Non voglio.” Esordì senza esitazione Minho, colto alla sprovvista dal suo stesso gesto.
Gli occhi felini della creatura brillarono.
“E allora vieni.” Gli porse una mano, l’acqua colò dal suo braccio bianco, facendo scintillare la sua pelle.
Minho mosse qualche passo, ma giunto alla riva della fonte si arrestò. Il ragazzo del lago ritrasse la mano.
“Dimenticavo, tu non puoi entrare. Non è ancora il tuo momento, vero? Rimani lì, esco io.”
Diede le spalle a Minho ed iniziò ad uscire dalla fonte.
 
~~~
Ad ogni passo, un centimetro del corpo della creatura veniva rivelato agli occhi di Minho, che dimenticò di respirare.
Era davvero nudo. Finalmente poté seguire la linea della sua schiena fino ai limiti del suo corpo, dove incontrò la curva tonica e scoscesa dei glutei, che poi si trasformarono in due gambe snelle e diafane, circondate dai bagliori che si erano raccolti attorno alla sua figura durante la sua uscita dalle acque.
Si accovacciò un attimo sulla sponda della fonte, scrollandosi leggermente come un gatto selvatico, poi si drizzò e si voltò di nuovo verso Minho, sorridente.
Con passi leggeri ed aggraziati, lo raggiunse, fermandosi a qualche metro da lui.
“Allora Choi Minho, sai perché sei qui?”
“N-no, io…”
“Sei qui perché vuoi essere salvato, vero?”
Salvato.
Salvato da cosa.
Sì sì, aveva bisogno di essere salvato.
“Forse…”
“So che sei confuso ora, che non ricordi, ma prova a sforzarti. Come sei finito qui?”
Minho aggrottò le sopracciglia.
“Mh… dormivo.”
“Perché, ora credi di essere sveglio?”
Ci pensò su. Si piegò e sfiorò l’erba rugiadosa ai suoi piedi.
“Beh, mi sembra tutto un po’ troppo nitido per essere un sogno.”
La Chiave bionda rise e si voltò, camminando sinuosa, lenta. Minho si sentì arrossire ma davvero non poteva smettere di guardarlo.
“Choi Minho… vedo che sei un po’ arrugginito, mh? Partiamo dalle basi. Sai dirmi chi sei?”
“Certo.” Saltò su il ragazzo, sentendosi sicuro. “Sono…”
Aspetta…
La creatura bionda si voltò, una mano lievemente appoggiata al mento. Sbatté gli occhi a mandorla.
“Tutto qui?”
Minho esitò.
“Io…”
“I tuoi circuiti sono davvero spenti.”
Minho lo squadrò, turbato.
“Che significa…”
“Non ricordi nemmeno chi eri. Vuoi tornare e non sai dirmi chi sei… come faccio ad aiutarti così? Forse non sei abbastanza determinato, forse non dovresti torn…”
“Sono famoso, tutti mi conoscono nel mio paese. Lo so chi sono, dammi solo un momento ok?”
Gli occhi del ragazzo del lago scintillarono, verdissimi. Attese, con attenzione.
“Sono una stella del salto in alto. Ovvio, ho vinto parecchie gare. Vivo a Seoul… in un bell’appartamento. È così lontano da qui…”
“Bravo, vai avanti.”
Minho sentiva il cuore che pompava più forte, nelle vene, mano a mano che parlava.
“Ho gli allenamenti oggi… no aspetta, forse non è più quel giorno, non è vero? Comunque ora che ci penso ci sono anche andato agli allenamenti… stavo facendo quell’esercizio quando…”
Un dolore lontano.
Sobbalzò, ricordando quella sensazione. Guardò il ragazzo biondo, con gli occhi grandi spalancati.
“Oh mio Dio. Sono morto?”
Chiave proruppe in una fragorosa risata, cogliendolo di sorpresa. Continuò a ridere, i denti d’avorio che brillavano alla luna, tenendosi il ventre piatto. Quando riuscì a calmarsi un po’, si asciugò le lacrime dal viso.
“Cavolo, ti faccio molto ridere…” borbottò Minho.
“Sei tremendo! Ti viene in mente ora questo “piccolo” particolare?”
“Quindi…” deglutì “sono davvero morto.”
“No, stellina.” Lo canzonò il ragazzo, continuando a sorridere. “Non sei morto, ma per loro è come se lo fossi.”
Il ragazzo si stiracchiò, alzando le mani verso il cielo. Poi si lasciò cadere mollemente sull’erba, a gambe incrociate. Iniziò a giocherellare con un bagliore, come se niente fosse.
Minho fece qualche passo verso di lui, massaggiandosi i folti capelli neri sulla nuca.
“Ma… loro chi?” si sentì stupido a chiedere, come se gli sfuggisse qualcosa di davvero basilare. Eppure non capiva.
Il ragazzo dagli occhi verdi lo ignorò per un istante, poi sbadigliò, come un gatto che fa le fusa. Fece una faccia annoiata e lo guardò dal basso, per niente a disagio.
“I tuoi amici. Parenti. Tutti. Tutti loro. Non ti ricordi di nessuno?”
Minho scosse piano il capo.
“Non ricordo niente.”
La Chiave smise di giocherellare col bagliore e questo si innervosì. Tentò di richiamare nuovamente la sua attenzione, ma senza successo. Gli occhi del bellissimo ragazzo del lago erano ormai seri e fissi sul viso di Minho.
“Se davvero non ricordi… perché sei venuto da me?”
Minho dischiuse le labbra, turbato.
“Non sono io che…”
Si arrestò.
C’era un motivo…
Un calore.
Proprio qui…
Involontariamente, si sfiorò il petto con una mano, poi questa salì verso le sue labbra…
Fu solo un istante, poi Minho si rese conto del movimento inconsapevole e lasciò ricadere la mano.
Notò che Chiave non aveva più battuto le palpebre, per seguire il suo gesto.
“C’è un motivo.”
“Dimmelo.”
“C’è una persona che mi aspetta.”
“Dove.”
“Non qui… lontano.”
“Chi è.”
Silenzio.
“Minho, chi è.”
“Sei… sei tu?”
“No Minho, non tirare ad indovinare. Vieni qui.”
Il ragazzo moro si mosse, esitante, verso la mano che gli veniva offerta. Deglutì, nervoso.
“Avanti, su su, mi puoi toccare, non sono di vetro, sai?” sorrise dolcemente il ragazzo, nudo e tranquillo tra l’erba. Minho si chinò fino ad inginocchiarsi e gli prese la mano.
Fresca, come la rugiada.
E liscia, come il petalo di una rosa.
“Ecco, mettiti qui. Guardami un attimo, ti va?”
Minho annuì, come un bambino impaurito.
Vedere il suo viso così da vicino era un’esperienza ancora più incredibile…
“Allora, hai detto che c’è qualcuno no? Qualcuno da cui vuoi tornare. Ed è per questo che sei qui, giusto?”
“Sì.”
“Se vuoi che ti aiuti, devi esserne del tutto sicuro. Devi sapere il motivo per cui sei qui. Non tutti hanno il privilegio di essere ascoltati, così come lo stai avendo tu. Non sprecarlo, Choi Minho. Sei giovane. Non vuoi vivere?”
“Sì che lo voglio.”
C’era tanta bellezza davanti ai suoi occhi in quel momento. Non voleva dormire di nuovo. Non voleva tornare nel buio.
“E allora dimmi perché vuoi tornare.”
“Perché lui mi aspetta. E anche io ho bisogno di vederlo. È… è tutto per me. È il mio dolcissimo, tiepido…”
“Sì…”
“Io lo amo. È come un bambino, lo devo proteggere. È per questo che devo tornare, capisci? Lui ha solo me…”
 
~~~
“In fondo, abbiamo solo noi due, soltanto noi, vero Taemin-ah?”
 
~~~
“C’è un filo, uno strano cordoncino dentro il quale passa l’energia necessaria a farci vivere. E’ un semplice, invisibile Cavo conduttore, è in ognuno di noi. È solido, dura moltissimo, se il destino ce lo consente, ma a volte succede qualcosa, qualcosa di imprevedibile e… Tack!”
Minho sobbalzò, ma il ragazzo biondo gli tenne salda la mano nella sua, avvicinando pericolosamente il volto a quello del moro. “… basta un secondo, una fatalità… e il cavo si spezza e muore, avvizzisce.” Prese tra le dita un lungo filo d’erba e lo strappò. Questo, in un istante, si dissolse nella bianca mano del giovane. Minho tornò a guardarlo negli occhi. “Il tuo Cavo è spezzato Minho. È morto.”
Il ragazzo strinse i denti, sentendo gli occhi pizzicargli.
Era così ingiusto, così ingiusto…
“Non può essere tutto perduto.”
Chiave abbassò lo sguardo e gli accarezzò la mano, stringendola in grembo.
“Non lo è se lo vuoi davvero.”
“Lo voglio. Ho bisogno di tornare, ci sono ancora tante cose che devo fare, tante cose che devo dirgli…”
“Come… Come si chiama?” chiese Chiave, senza distogliere lo sguardo dalla sua mano, le gote leggermente rosee.
“Taemin.”
“E’ un bel nome. È tiepido, vero?”
“Sì…”
Come le sue mani.
Accoglienti, dolci…
Minho si perse nell’osservare le dita della creatura che gli esaminavano leggere la mano.
Chiave, improvvisamente, lo fulminò con lo sguardo ed interruppe il leggero accarezzare.
“Te lo chiedo per l’ultima volta ora. Vuoi tornare?”
“Devo. Non… non gli ho mai detto che lo amo.”
“Allora vieni, Choi Minho. Sei pronto e io anche.”
Chiave lo prese per il viso e i loro volti divennero pericolosamente vicini. Minho osservò le miriadi di minuscole sfumature di verde e oro nei suoi occhi, non poté trattenersi dallo sfiorargli uno zigomo con due dita…
Sentì il cuore che batteva a mille mentre le sue labbra si avvicinavano.
“Segui l’istinto adesso, ti porterà da ciò che più vuoi. Smettila di sognare.”
Minho eseguì.
Affondò le mani nei suoi capelli bagnati e, rabbrividendo, fece sì che le loro bocche si incontrassero, con forza.
 
~~~
Quando le loro labbra si allontanarono, rimasero comunque vicine, respirando piano la stessa aria.
“Sei un angelo? Dove… dove sono le tue ali?” chiese Minho, ancora inebriato dal suo sapore.
“Il tuo angelo non sono io. È da lui che devi ritornare.”
Minho fissò lo sguardo nei suoi occhi verdi e gli venne da piangere. Strinse i denti.
“Eppure sei così bello… vorrei che fossi tu… se solo potessi essere tu…”
“Ma lo sono. È solo che non puoi capire adesso. Devi tornare, per capire.”
“Tornare nel mondo vero, dici?”
“Questo mondo non è falso, è solo diverso.”
“Nel mio mondo, quello di prima.” Si corresse il giovane.
“Sì.”
“E se io non lo volessi abbastanza?”
“Sì che vuoi.”
“Farò quello che mi dici.”
Si osservarono, seri, la mano di Minho posata sul suo collo, il pollice che accarezzava piano il pomo d’Adamo.
Quella creatura così diversa si era lasciata toccare da lui, ed ora rimaneva lì, ad un sussurro di distanza, perfetta, sotto le sue mani…
Quasi Minho temette di perdere se stesso e di dimenticare il perché aveva fatto tutta quella strada.
“Smettila di pensare. Dov’è il tuo Cavo, Choi Minho?”
 
~~~
Da quando aveva un cavo elettrico che gli spuntava dal petto? Minho non se n’era mai accorto prima, gli sembrava una cosa inusuale, eppure non si spaventò più di tanto all’idea. Se era lì, ci doveva essere un motivo.
Il ragazzo del lago l’aveva fatto sdraiare e gli aveva aperto la camicia, frugandoci dentro fino ad estrarre il cavo, che sprofondava nel petto di Minho, esattamente in corrispondenza del cuore.
“Ma come è possibile?” chiese il ragazzo, guardando stupefatto il filo: era di un materiale liscio e flessibile, azzurrino. L’estremità nelle mani del ragazzo del lago era spezzata, dei fili traslucidi pendevano flaccidi, scollegati e freddi.
“Te l’ho detto. Tutti hanno il Cavo. È quello che collega gli uomini alla vita.”
“E come mai il mio è rotto?”
Il ragazzo sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
“Se fosse sano non saresti qui, no?”
“Ma quindi sono malato?”
“Non è che sei malato… sei scollegato. Tutto qui.”
Lo sguardo del ragazzo del lago si fece dolce. Gli passò una mano su una guancia e Minho si irrigidì, arrossendo.
“Vedi tutte queste piccole luci?” chiese Chiave, sfiorandone alcune con le dita. Sorrise mentre queste scoppiettavano e guizzavano, felici delle sue attenzioni. “Sono tutte tue.”
“C… come?” balbettò Minho.
“Sono tue, fanno parte di te. Sono energia elettrica. Pezzi della tua anima.”
Minho si alzò a sedere di scatto, spalancando i grandi occhi castani.
“E perché diavolo sono sparse in giro?”
Provò ad afferrarne alcune, stringendo i pugni senza successo. Erano come inconsistenti… perché invece lui riusciva a toccarle?
Chiave rise.
“Pabo… sono uscite quando il cavo si è spezzato. Dobbiamo rimetterle al loro posto, non credi?”
Minho rabbrividì.
“Decisamente sì.”
“Bene, allora. Adesso… sdraiati.”
Le mani del ragazzo del lago premettero sul suo petto mentre la creatura si posizionava tra le sue gambe, in ginocchio. Minho avvampò. Poi sentì il movimento circolare delle sue dita sulla pelle sudata e un senso di pace lo pervase. Chiuse gli occhi e in un istante il respiro dell’altro gli solleticò le labbra.
“Shh… Lascia che ti aiuti.”
Un altro bacio, così dolce, così dolce che si sarebbe lasciato cadere nell’abisso solo per non smettere mai di sentire quel sapore…
Minho sentì una scossa elettrica partirgli dal petto e riaprì gli occhi all’improvviso. Chiave si staccò da lui e rise, guardando in alto.
Una miriade, centinaia, migliaia di bagliori si stavano radunando nel cielo ed iniziavano a calare in picchiata su di loro. Il ragazzo del lago strinse con una mano il cavo elettrico spezzato che partiva dal petto di Minho e sorrise. Minho invece gridò, terrorizzato, e richiuse gli occhi tentando di voltarsi per coprirsi con le mani quando tutte quelle mille saette gli si gettarono contro. Chiave non gli permise di fuggire ma lo tenne fermo, ancorato al suolo.
In un attimo, mentre tutta quella elettricità si scatenava, generando fulmini che incresparono le acque del fiume, alzarono il vento e scossero le foglie, i bagliori entrarono nel Cavo spezzato per risistemarsi nel corpo di Minho, bruciandolo dall’interno.
 
~~~
Minho trasse un respiro profondo.
Incredibile, respirava ancora.
Pensava di essere esploso, incenerito. Troppo calore, troppe scariche elettriche, ovunque, nelle vene, negli occhi, nel cuore.
Quando si azzardò ad aprire le palpebre, la sua chiave, era sdraiata dolcemente tra l’erba rugiadosa. Nudo, bianco, con uno sguardo dolce negli occhi felini, verdissimi, come due fari che gli dicevano ‘vivi, lasciati andare, smettila di sognare e vivi’.
“Guardati.” Lo invitò.
Minho si guardò. Si tastò il petto.
Il Cavo era sparito.
“Dove…”
“Lo sai già, dove.”
Minho si accarezzò piano, tranquillizzandosi. Era tornato al suo posto. era di nuovo collegato.
Ora sì che era buio. Tutta la luce gli era entrata dentro.
Alzò ancora lo sguardo sul ragazzo del lago.
“Non voglio che finisca.” Sussurrò.
Quello gli sorrise, con compassione e dolcezza.
Aprì le braccia, per spronarlo, invitarlo.
“Ma non sta finendo, sta iniziando.”
Minho annuì, tentando di prendere coraggio. Il cuore gli batteva così forte nel petto…
Si sentiva leggero, come se stesse diventando inconsistente. La sua vista era sfocata ai lati, la foresta non sembrava più poi così vera in fondo…
Avanzò, si mise in ginocchio e poi si piegò su di lui, tra le sue braccia, tra le sue gambe che si aprirono per accoglierlo. Le mani della creatura erano come la rugiada, come l’erba.
Lo osservò ancora, da vicino, gli occhi, le labbra rosse, i capelli biondi e verdi, bagnati.
Non scomparire…
“Puoi toccarmi se vuoi.”
Gli passò una mano su di una guancia, liscissima, poi gli scostò una ciocca di capelli dalla fronte.
“Allora Choi Minho, sei pronto a tornare?”
Minho aprì le labbra, esitante.
“Ah-ah… è inutile ormai, è già in circolo dentro di te e ho trovato il tuo Cavo, non puoi più tirarti indietro.”
“Farà male?” gli sembrò una domanda stupida, ma proprio non riuscì a non farla.
“Ti ricordi quando sei nato?” gli chiese la creatura, passandogli una mano sul viso, dolcemente.
“No.”
“Ha fatto male?”
“Non so, non credo…”
“E allora vai. C’è gente che ti aspetta.”
Lo so.
“Sei un angelo? Me lo vuoi dire dove sono finite le tue ali?”
Risero.
“Ancora perdi tempo?”
“Dimmelo e basta.”
Chiave alzò gli occhi al cielo, il corpo snello che si incurvava sull’erba.
“Non è che tutto quello che vi immaginate voi umani corrisponde a verità. Io sono come tu vuoi che io sia.”
Minho annuì, soddisfatto della spiegazione. Sentì le gambe della creatura dondolare leggere attorno al suo corpo.
“Devi andare.” Gli disse ancora la sua Chiave.
“E tu?”
La creatura guardò il cielo, attirandolo su di sé con le mani delicate sulla sua schiena.
“Io e te siamo qui adesso. Non ti basta?”
“Sì, mi basta.”
Minho si chinò su di lui e lo baciò sul collo, poi sulle labbra, a lungo, dolcemente. Sapeva di fiori e di erba e di stelle e di vento e di luce e di rosso e…
Una scossa.
Si staccarono, piano, le loro labbra rimasero connesse da una leggera scia di saliva.
I suoi occhi si erano fatti più profondi, ombrosi e semichiusi, gli zigomi imporporati dal bacio.
“Non avere paura Minho… è solo la vita che ricomincia a scorrere.”
Minho annuì.
Tornò a baciarlo e ad insinuarsi più a fondo tra le sue gambe.
La creatura gemette nel bacio e le sue mani si ancorarono alle spalle ampie del ragazzo, mentre questi gli afferrava le cosce lisce come seta, per farle chiudere attorno ai suoi fianchi.
Continuò a baciarlo, ad occhi chiusi, prendendo possesso del suo corpo e amandolo, per quel brevissimo –o forse lunghissimo- tempo che in realtà non è mai né iniziato né finito, un tempo che non è trascorso ma che ci fu, c’è…
Non voglio dimenticarti.
Come se avessi bisogno di ricordarmi, per tenermi con te. Io sono come tu immagini che io sia, l’hai già dimenticato?
Il Cavo Elettrico sprofondato nel suo petto, reagì al contatto e l’energia si animò, si conficcò nella sua essenza come le radici di uno di quei giganteschi salici piangenti che proteggevano la radura, collegandolo al pianeta, alla vita.
Sentì chiaramente il suo circuito che veniva riempito da quella nuova corrente, rimettendosi in moto e ricordandogli chi era, -Choi Minho, ventuno anni, coreano, atleta, era stato solo un incidente, un piccolo, insignificante istante, era caduto male, il suo collo si era piegato e dicevano che era in coma, dormiva, dormiva… - cos’era stato, e cosa forse sarebbe potuto essere, se solo si fosse svegliato, se solo avesse lasciato l’energia fluire nel circuito…
 
“Non è morto, vedi, respira da solo, fa tutto da solo, è semplicemente andato via per un po’…
Non sappiamo quando tornerà o se lo farà… Non piangere Taemin, non piangere, è solo che nella sua testa un piccolo, insignificante cavo elettrico deve essersi spezzato, vedi? E’ per questo che dorme, è che i neuroni non sono più collegati bene, è tutto qui…”
 

Tutto qui…
 
Ed eccolo quel Cavo, che tornava a pulsare, tornava a collegarsi a tutti gli altri, ecco la luce, l’energia, la sua energia, la sua vita, che era solo sua e di nessun altro, una vita ancora giovane, da vivere.
Lasciati andare, prendimi e intanto vai via, torna al posto a cui appartieni.
E Minho lo prese, strinse le palpebre mentre si perdeva nel corpo etereo del ragazzo del lago, mentre gli si apriva la strada per tornare indietro, per respirare di nuovo.
Avrebbe voluto dirgli che era bellissimo e che gli dispiaceva lasciarlo, avrebbe voluto ringraziarlo perché adesso avrebbe avuto l’occasione di dirgli Ti Amo e sì, era la prima cosa che voleva fare, appena riusciva a trovare l’uscita, appena quel dannatissimo Cavo tornava al suo posto e la smetteva di tirare, di bruciare, di pizzicare con quella sua stupida corrente…
È soltanto la tua anima che torna al suo posto, Minho.
Minho pianse, pianse perché non riusciva a parlare, perché in fondo quel posto gli piaceva e perché si sentiva improvvisamente i polmoni in fiamme, come risucchiato, pesante, pesante…
Gridò, tutto fu inghiottito dal nero, e poi riaprì gli occhi.
 
~~~
M-Minho?
Una voce impastata dal sonno, lontanissima… dolce.
“Minho! Minho, sei tu, lo sapevo che… Yah! Yah, si muove! Si sta svegliando! Jonghyun-hyung vai a cercare qualcuno!”
“Si è svegliato?”
“Dottore! Dottore lui è… Minho-hyung! Minho sono io… Ti prego dimmi che… Minho-hyung ti amo!”
 
“…Taemin?”
 
 
Elettricità.
Scorre nel circuito, partendo da quel Cavo nascosto nel cuore, porta l’energia alla mente e al corpo, ridando all’anima il suo posto nel mondo.
Ridando la vita.
 
 
 
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Che dire, ce l'ho messa davvero tutta per questo contest!! Sono felice per il mio secondo posto, grazie ai giudici!! Spero possa piacere anche a voi lettori ^^ Io ho scelto come filo conduttore, l'oggetto 'cavi elettrici' e su questo ho elaborato la storia (avevo rosso, cavi elettrici e rumore di stoviglie nel mio pacchetto). Enjoy!
Chiara

  
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