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Autore: Madin    16/07/2013    2 recensioni
Era risaputo di come una giovane fanciulla lasciasse da parte l'ingenuità dell'infanzia cedendo al richiamo ben più acuto dei sentimenti in pochissimo tempo; ed era alquanto normale associare questa definizione alla fanciulla che più di tutte la incarnava.
Ed era ancora più strabiliante come quella fanciulla si era accorta di non essere più solo l'ingenua ragazzina amante dei libri e delle regole. Aveva lasciato il posto ad una donna e la cosa la spaventava non poco.
Hermione Granger avrebbe volentieri fatto a pugni pur di riavere leggerezza nel suo animo e sul suo cuore, perché si sa, le pene d'amore sono sempre le peggiori.
Ti fanno soffrire, ti fanno piangere, ti fanno desiderare di dimenticare tutto, eppure ti travolgono come onde di un mare in tempesta, lasciandoti sconvolta e maledettamente felice.
Può un bacio cambiarti completamente la vita? Beh, per Hermione sì: aver visto Draco Malfoy e Pansy Parkinson una sera in atteggiamenti intimi, le cambiò repentinamente la vita.
One shot che potrebbe trasformasi in long se le recensioni saranno positive e i lettori desidereranno un seguito... :)
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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La colpa non era sua, ma di quell'altro

 
Era risaputo di come una giovane fanciulla lasciasse da parte l'ingenuità dell'infanzia cedendo al richiamo ben più acuto dei sentimenti in pochissimo tempo; ed era alquanto normale associare questa definizione alla fanciulla che più di tutte la incarnava.
Era curioso, infatti, come tutti fossero giunti alla stessa conclusione lasciando da parte il diretto interessato, che sembrava non intendere apposta, portando avanti una strategia che -se non si fosse riferita a lui- sarebbe stata geniale.
Ed era ancora più strabiliante come quella fanciulla si era accorta di non essere più solo l'ingenua ragazzina amante dei libri e delle regole. Aveva lasciato il posto ad una donna e la cosa la spaventava non poco.
Hermione Granger avrebbe volentieri fatto a pugni pur di riavere leggerezza nel suo animo e sul suo cuore, perché si sa, le pene d'amore sono sempre le peggiori.
Ti fanno soffrire, ti fanno piangere, ti fanno desiderare di dimenticare tutto, eppure ti travolgono come onde di un mare in tempesta, lasciandoti sconvolta e maledettamente felice.
Osservi le cose in modo diverso -con altri occhi-; occhi che non vedono difetti in un mondo che ne è pieno, occhi che lacrimano ma nutrono ancora speranze di sentimenti che non si riveleranno mai. Occhi che nessuna ragazza avrebbe voluto avere -e che negava di aver avuto- quando la favola svaniva e la realtà incombeva minacciosa e angusta su di loro come un uragano.
Hermione era una di quelle.
Ciò che era nato come un sentimento leggermente più forte dell'amicizia si era rivelato la più fatale delle maledizioni, perfino dell'Anatema Che Uccide: l'amore. E benché la ragazza era tutto tranne che stupida, ne riconobbe immediatamente gli effetti, provando anche a contrastarli.
Ma più combatteva contro se stessa, più veniva sopraffatta dalla nuvola rosa che circondava il suo cuore e la faceva apparire schifosamente romantica.
Le era capitato di vedere l'amore nell'aria, all'opera, o almeno così aveva creduto.
Tutto quello che aveva sempre cercato di evitare arginandolo in un angolo remoto del proprio essere l'aveva raggiunta in sella ad una velocissima Firebolt, mentre camminava a piedi per le vie di Londra.
Come una forza inarrestabile.
All'inizio ne era pure stata contenta; sentire quel fremito sulla schiena ogni volta che pensava a lui, distrarsi in una delle sue fantasie romantiche e sentirsi leggeri come -e forse più- di una piuma.
Sorrideva Hermione Granger, sorrideva sempre. Sorrideva a lui. A Ron Weasley che la faceva sentire una piuma.
Ma non era colpa sua, no, era colpa di quell'altro.
Tutti i sentimenti repressi, e di cui non conosceva l'esistenza, presero piede nel suo cuore quando per caso si imbatté in una situazione alquanto spiacevole.
Dopo aver cenato nella sala grande con i suoi due migliori amici -intenti a parlare di Quidditch, il che l'aveva spinta ad andarsene per rifugiarsi in un posto ben più stabile e fermo- uscì dalla stanza con lo stomaco pieno e una leggera spensieratezza.
Percorse diversi corridoi e incontrò ben pochi studenti e si rallegrò del fatto che ne avrebbe incontrati ancora meno in biblioteca, dove avrebbe potuto studiare indisturbata e in un religioso silenzio.
Imboccò la via per la biblioteca ormai prossima alla soglia quando qualcosa interruppe la sua traversata.
Appoggiata al muro che costeggiava le scale, nascosta da occhi indiscreti, si ergeva Pansy Parkinson in una posa che di comodo non doveva avere niente, soppressa dalla imponente statura di un biondino platinato ben messo.
Lo riconobbe subito come Draco Malfoy. Lui intrappolava la ragazza tra il suo corpo tonico e il muro scrostato ed era visibilmente impegnato nella ricerca di qualcosa, qualcosa che evidentemente doveva trovarsi nella gola della giovane, data la perizia con cui lui si adoperava nella missione.
Pansy stringeva le braccia intorno al collo di lui, mentre le mani del ragazzo erano sui suoi fianchi. Dovette alzarsi in punta di piedi per arrivare un po' più vicina al volto del giovane che sfoggiava una statura niente male. Ma non sembrava infastidirsi, anzi, dai gemiti sommessi che uscivano dalla sua bocca impegnata, sembrava che la cosa non la toccasse minimamente.
Hermione rimase a fissare quei due cercando di non fare il minimo rumore -compreso anche respirare- e si acquattò in attesa.
Non era mai stata una guardona, non le interessavano queste frivolezze da ragazzine; ma, vedere come Pansy Parkinson si abbandonava alle lusinghiere perizie del giovane le fece crescere qualcosa nel ventre. Osservò come i movimenti del giovane erano mirati al piacere proprio e dell'altro, vide come accompagnava quella dolce carezza anche con le mani e di come imponeva la propria presenza spingendola maggiormente contro il muro.
Pansy spostò una mano tra i capelli di Malfoy che ad Hermione risultarono setosi e lucenti: chissà cosa avrebbe provato lei nel passare le mani tra i suoi capelli... aveva pensato, per poi darsi immediatamente della stupida quando si ricordò che stava per fantasticare su Malfoy.
Nel frattempo questo, ricopriva di baci il profilo del volto di Pansy mentre quest'ultima chiudeva gli occhi in preda all'estasi.
Poi quasi sussultò quando Malfoy si calò nuovamente sulla bocca della moretta già pronta ad accoglierlo.
Hermione deglutì a fatica mentre pian piano, un'immagine di lei al posto di Pansy, iniziava a prendere possesso della sua mente.
In quel momento desiderò di essere baciata in quel modo e scoprire cosa si provasse ad essere toccati da un amante capace come doveva esserlo Draco Malfoy.
Invidiò la moretta per un istante, un istante che le era stato rubato da niente di meno che Draco Malfoy, acerrimo nemico che disprezzava tutta la sua persona e non si premurava di non darlo a vedere.
Spostò il peso sul piede destro e fece scricchiolare un asse del pavimento che ridestò i due giovani amanti alla realtà.
Questi due si guardarono e si sorrisero, poi Pansy cercò di sgattaiolare via dalla presa del biondino ma questo non ne voleva sapere e così finirono per ridersi addosso e scambiarsi ancora qualche bacio.
«Draco dobbiamo andare!» disse lei evitando una serie di baci che il biondo voleva offrirle e che finirono sulle sue guance, sul collo e sulla mascella.
«Nessuno sentirà la nostra mancanza...» era stata la risposta del giovane e aveva continuato con le sue dolci carezze
«Ti sbagli» disse ancora la ragazza cercando di scostarsi. Hermione lo sentì sbuffare ma non replicò come invece si era aspettata. Dopo quelle che le parvero ore, Pansy diede un ultimo bacio a Malfoy; uno di quelli dolci, uno di quelli veri, intrisi d'amore fino a scoppiare e Draco lo accettò un po' restio. Non doveva essere abituato alla dolcezza lui, anche se quello che aveva fatto alla ragazza dimostrava il contrario.
Lo vide guardarsi intorno per un po' e poi sorridere e scuotere la testa, come se un pensiero stupido lo avesse raggiunto e svegliato all'improvviso, ancorandolo a terra. Si tastò le labbra gonfie e poi si avviò a passo veloce verso la sala grande.
Hermione saltò fuori dal suo nascondiglio improvvisato e continuò un po' meno decisa verso la biblioteca, con mille pensieri in testa e neanche uno sensato.
Varcò la soglia immediatamente, tanto era immersa dai suoi pensieri per non avvertire il peso del tempo, e si fermò confusa. Entrò buttandosi pensieri scomodi alle spalle e si sedette al suo banco preferito, proprio sotto la finestra.
Afferrò il primo libro a caso che le venne in mano e iniziò a sfogliarlo. Trasfigurazione, perfetto.
«Agitare e colpire nel punto desiderato per sentire la pressione delle labbra... eh?» lesse ad alta voce confusa, rilesse la riga e tutto si fecce più chiaro «Agitare e colpire nel punto desiderato per ottenere un risultato... ah!» si diede della stupida e continuò a leggere.
«Desiderare ardentemente quelle mani... cosa?» provò ancora «Ma certo! Desiderare ardentemente l'oggetto con la bacchetta in mano!» continuò in questo modo per altri dieci minuti buoni e poi, quando ebbe perso anche l'ultimo sprazzo di concentrazione, raccattò i suoi libri e uscì di gran passo dalla biblioteca. Appena sulla soglia, però, andò incontro -più che un incontro fu uno scontro- con l'oggetto che stava iniziando a desiderare ardentemente.
Draco Malfoy era ritto sulla soglia della biblioteca e la guardava indignato, con il suo solito ghigno sprezzante a decorarne la pelle diafana.
«Ti sposti Granger?» in piedi così vicina a lui Hermione sentì le sue guance avvampare e un improvviso caldo la avvolse in un abbraccio, come quello che stava desiderando da lui. Si sentiva come immaginava si fosse sentita Pansy, bloccata da un muro e dalla sua figura, aspettando di ricevere qualche bacio che la liberasse dalla razionalità di cui andava via via stancandosi.
«Credo manchi qualcosa Malfoy» riuscì ad articolare prima di posare lo sguardo sulle sue braccia e immaginarle intorno alla sua vita, sul suo volto...
«Ah sì!» disse lui facendo un vago sorriso che la fece sperare «Subito!» le urlò il ragazzo facendola arrabbiare.
«Cosa ci fai fuori dalla sala grande?» non seppe neanche lei come una domanda del genere le fosse uscita dalle labbra senza prima essere passata dal suo cervello per un controllino. Lui parve più sbigottito di lei e la fissò con la bocca spalancata senza nulla da dire, poi riprese la sua solita algida posa e incrociò le braccia al petto.
Lo fece anche lei, per paura di allungarsi e afferrarlo.
«Non sono affari tuoi, Granger, e non devo spiegare niente a nessuno, ma forse, potrei farti la stessa domanda.» le sorrise beffardo e lei assunse una smorfia arcigna.
«Prendevo libri per una ricerca.» rispose cercando di mostrarsi sicura di se.
Malfoy ghignò e poi la scansò con forza, spingendola via toccandole una spalla. Lei si imporporò e iniziò a tremare mentre lo guardava districarsi tra gli scaffali alla ricerca di qualcosa.
Si voltò ansante e senza fiato, e poi, con passo di una lumaca, percorse il tragitto fino alla sua sala comune.
Da quella sera ebbe gli stessi pensieri anche verso il povero Weasley, per cui si era scoperta provare qualcosa più profondo della semplice amicizia.
Rivedeva Malfoy in tutti i suoi movimenti; lo vedeva ovunque!
Lo vedeva nelle coppiette appartate nei corridoi, in Harry vicino a Ginny e mentre saliva sulla scopa, lo vedeva in ogni angolo e ne avvertiva la presenza.
Da quel momento Hermione si sentì persa.
Avrebbe voluto non vedere, per non desiderare. Avrebbe voluto riavere quella spensieratezza che la sua nemesi si era preoccupato di strapparle via senza che riuscisse a metabolizzare la cosa. Rivoleva quella leggerezza che provava stando in compagnia dei suoi amici senza vedere una testa bionda ovunque. Voleva riuscire a dire a Ronald ciò che provava e sperare che non le ridesse in faccia;
Povero Ronald che non sospettava niente di tutto ciò ma che comunque le offriva il sogno di una speranza ricambiata. Perché ne era sicura, lei aveva una cotta per Ronald, giusto? Non per un biondino con la puzza sotto il naso e un odio incommensurabile, lei voleva Ronald, anche se questo la ignorava -o meglio, si comportava come al solito-.
La colpa però non era sua, era di quell'altro.
 
   
 
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