La fronte della ragazza che aveva risposto alla chiamata si corruga.

«E-eh.. N-No, ma glielo passo subito!»

Una voce arriva dal fondo del corridoio, e si sentono i tacchi una affabile signorina ticchettare sul pavimento di marmo della Casa Bianca. Arrivata in fondo al corridoio, bussa all'enorme porta lignea che dava sull'Oval Office.

Alfred era ancora lì, sì, a parlottare fitto fitto con il suo Capo e con gli ambasciatori stranieri. Un giocattolino lasciato da uno dei bambini del Presidente era caduto distrattamente nelle mani nervose del biondo americano.

«C-chiamata in attesa per il signor Jones! Prego..»

E in un momento, il telefono passa nelle mani del biondo.

« Hello, I'm Alfred Jones! Chi parla? »

« Oh, io ... »

E l'interlocutore scambia un'occhiata veloce con Russia, che stava sorridendo pacatamente davanti a lui.

« Sono un collaboratore di Ivan Braginski... D-Da, »

Mormora poco sicuro. Poco sapeva di russo, ancor meno sapeva parlarne. Ma decide di proseguire, sicuro di aver attirato l'attenzione dell'americano.

« Ecco, è successa una cosa davvero tremenda a Ivan, d-da... »

« Uh? Cos'ha? »

Borbotta la perplessa seppur preoccupata voce di Alfred.

« Ivan ... se siente muy mal ... dice que usted es realmente estúpido, Alfred! Y yo digo, ¿qué diablos, si tiene razón, pero él continúa, y nosotros no tenemos nada borracho!

Dall'altro lato del telefono, accanto all'interlocutore, Ivan stava sghignazzando come un gigante bonario: per quel poco che aveva capito, almeno. Ma frequentare lui e Cuba gli aveva fatto imparare un pò di spagnolo.

« W-What? Dude, che succede? Ehi, passami Ivan! »

« Impossibile, non es qui! »

L'interlocutore si passa una mano fra i capelli, ghignando allegro.

Cuba, dall'altro lato del tavolo, li stava ascoltando mentre preparava i primi mojito del pomeriggio.

« Hey, dude, ripetimi che é successo ad Ivan! Subito! Ma tipo, voi in Russia non conoscete l'inglese? D-Dannati incivilizzati! »

Inutile dire che quell'ultima frase causa non poco disagio al Presidente che, beh, si trovava costretto ad ascoltare Alfred. Gli fà cenno di star zitto, mentre dall'altro capo la voce dell'interlocutore scoppiava a ridere, mentre il telefono passava nelle mani del russo, che ovviamente aveva sentito tutto e aveva preso parola, la solita voce vellutata che Alfred conosceva bene.

« Nee, Alfred, sono un incivilizzato? Non é quello che mi hai detto ieri sera al cinema, nyet? ~ Però, neh, se pensi così forse hanno ragione loro a dire che sei un perfetto ... Neh, come si dice, Alejandro?»

« Cabròn, » ridacchia il messicano che aveva fatto la chiamata. Cuba, da dietro, annuisce placidamente.

Dall'altro capo del telefono, Alfred aveva assunto una tonalità violacea. Andando in fiamme.

« Cosa... MEXICO! FÀ CHE MI CAPITI ANCORA SOTTO MANO, VEDRAI CHE REVOLUCION TI FACCIO, DANNATO SUDISTA! »

Un briciolo di ulteriore disagio raggiunge il Capo di Stato americano, mentre scambia un'occhiata con i delegati dell'ambasciata messicana, seduti davanti a lui.

Un più che mai allegro « Hola, Alfredillos! » raggiunge il telefono, e il messicano chiude la chiamata,

scoppiando a ridere insieme agli altri due.

« Come pensi che andranno le trattative con i tuoi ambasciatori? » « Oh, meravigliosamente. ~ »