Scelta
obbligata
Kate tamburellava nervosamente con le dita
sulla borsetta che teneva in grembo, grata di aver trovato un tassista
che non cercasse di chiacchierare mentre la portava al Quartier
Generale dell'NCIS. Era trascorso quasi un anno da quando era stata
licenziata su due piedi per come aveva gestito la situazione con quel
terrorista ma ricordava fin troppo bene quel giorno. Le parole
sferzanti di Gibbs, gli sguardi imbarazzati di Tony e McGee,
l'abbraccio di Ducky e il pianto di Abby. Non aveva idea del
perché era stata convocata dal direttore dell'agenzia,
l'assistente con cui aveva parlato si era rifiutata di darle
spiegazioni ma aveva insistito sull'importanza del colloquio che
sarebbe seguito.
Finalmente superarono il controllo e il taxi la lasciò
davanti all'ingresso. Kate entrò e dopo aver superato altri
controlli e formalità si accinse a salire ai piani superiori
con appuntato alla giacca il cartellino dei visitatori.
Appena uscì dall'ascensore lo sguardo corse,
inevitabilmente, alla zona dell'open space in cui si trovavano le
postazioni del suo vecchio team.
- Kate! - si sentì improvvisamente chiamare dalla direzione
opposta. E, prima che potesse aprire bocca, Abby giunse correndo in
quel suo modo buffo e la travolse con il suo abbraccio.
- Sei proprio tu! Quanto mi sei mancata! Dove sei stata? Cosa hai
fatto?
- Abby! Lasciala respirare! - Esclamò Tony avvicinandosi
insieme a McGee e una giovane donna con lunghi capelli mossi
- Allora, che ci fai qui, agente Todd?
- Non sono più un agente, DiNozzo – rispose lei
con amarezza. - sono venuta a parlare con il vostro nuovo direttore,
anche se non ne so il motivo.
- Qualcuno non dovrebbe scortarla di sopra, in tal caso? le guardie non
lasciano mai da soli i visitatori – fu il commento della
giovane donna che Kate non conosceva. Evidentemente era stata assunta
al suo posto.
- Non è necessario, Ziva. - interruppe la Shepard che
transitando tra l'MTAC e il suo ufficio aveva sentito la confusione ed
era scesa a vedere cosa stava accadendo.
- Sono Jenny Shepard, – si presentò la nuova
venuta - il direttore dell'NCIS e ho una proposta da farle, venga nel
mio ufficio così potremo parlarne con calma
Kate seguì la donna mentre il team si disperdeva e tornava
al lavoro. Il colloquio durò piuttosto a lungo. Kate non
riusciva a credere a quello che Jenny le stava dicendo. Non sapeva
cos'era più incredibile: se il fatto che il suo
licenziamento non era stato una punizione ma un sotterfugio per
proteggerla dai piani di Haswari o che adesso che il terrorista era
stato neutralizzato le veniva offerta l'opportunità di
tornare all'NCIS e riprendere da dove aveva lasciato.
Quando uscì dall'ufficio del direttore era ancora
frastornata. La Shepard non le aveva dato molti particolari e, a meno
che non avesse accettato la sua offerta, non avrebbe mai saputo
più di quanto sapeva ora: Ari era caduto nella trappola ed
era morto.
Aveva solo una cosa chiara in mente: era furiosa con l'agente speciale
Leroy Jethro Gibbs e appena lo avesse visto gliene avrebbe cantate
quattro. Apparentemente però avrebbe dovuto aspettare
perché la sua scrivania era vuota e non lo si vedeva da
nessuna parte.
Scese e si avvicinò alla postazione di DiNozzo, impegnato,
come sempre in assenza del capo, a giocare con il telefonino. Sentiva
su di se lo sguardo della giovane donna che occupava quella che un anno
prima era stata la sua scrivania ma non si lasciò intimidire.
- Tony! Vedo che non sei cambiato affatto.
- Ah Kate, non ricomincerai a farmi la predica! Dal momento che
tornerai a far parte del team dovresti avere maggior rispetto per me!
- Frena DiNozzo! - lo interruppe Kate mentre l'altra giovane si
avvicinava interessata alla discussione – io non intendo fare
parte di nessun team. Dov'è Gibbs?
- Tony – si intromise Ziva – ho l'impressione che
la Shepard abbia tralasciato parecchi dettagli..
Kate si volse verso di lei, spazientita – si può
sapere di cosa state parlando?
- La solita impaziente, Kate! Il boss, a causa dello scontro con Ari ha
riportato un leggero trauma cranico, un braccio al collo e l'umore di
un orso ferito. Ieri ha firmato per essere comunque dimesso
dall'ospedale, per il sollievo del personale potrei aggiungere. Harry
giù all'ingresso ha l'ordine di rimandarlo a casa se osasse
farsi vedere prima di una settimana. Il che è un bel
problema per il poveretto perché non avrebbe il coraggio di
farlo se Gibbs decidesse di venire ugualmente, ma per ora ha rispettato
gli ordini.
Kate non aspettò neppure che Tony finisse di parlare che era
partita in direzione dell'ascensore. E non si volse indietro nonostante
i richiami.
Quando il taxi la depositò davanti alla casa, Kate si chiese
per un attimo che cosa stava facendo, ma la convinzione di non avere
nulla da perdere le diede il coraggio di suonare il campanello. Quando
finalmente la porta si aprì erano passati diversi
lunghissimi momenti e lei aveva perso gran parte della determinazione
che l'aveva portata sin lì.
Gibbs indossava
una vecchia felpa con la scritta NIS sul petto, aveva il braccio destro
al collo, i capelli in disordine, i lineamenti tirati e gli occhi
azzurri e indagatori la fissavano in attesa.
- Gibbs, spero di non disturbarti
- Kate. Che cosa vuoi?
- Parlare con te. Mi inviti ad entrare o lo facciamo qui sulla strada?
Lui la scrutò a lungo poi, senza una parola, si
scostò dalla porta quel tanto che bastava per permettere
alla donna piccola e snella davanti a lui di entrare.
La casa era calda e accogliente, probabilmente era stata arredata da
una delle sue ex mogli e conoscendolo non doveva essersi preso il
disturbo di cambiare nulla quando era rimasto solo. Lo seguì
in cucina, dove lo osservò armeggiare con la macchina del
caffè. Per evitare di fissarlo mentre cercava di
destreggiarsi con una mano sola spostò lo sguardo sul
giardino che si intravvedeva dalla finestra. Quando riportò
lo sguardo su Gibbs era lui che la stava fissando mentre sorseggiava il
suo caffè. Non ci fu nessuna offerta di una tazza per lei ma
non se ne rammaricò. Conoscendo i gusti del suo ex capo quel
caffè doveva essere troppo forte per essere bevibile.
- Se devo aspettare ancora molto per sapere il motivo di questa visita
tanto vale che scendiamo nello scantinato così posso tornare
al lavoro – disse lui alla fine.
Senza guardare se Kate lo seguiva aprì la porta e scese le
scale che portavano di sotto. Alla donna non restò che
seguirlo. Un'esclamazione involontaria uscì dalle sue labbra
quando vide lo scheletro della barca in costruzione.
- E' incredibile! Posso...?
Un breve cenno di assenso fu tutta la risposta che ottenne e prima che
Gibbs potesse ripensarci si avvicinò alla costruzione, ci
girò attorno e infine posò la mano su uno degli
archi di legno ben levigato che formavano la struttura. Lui si era
avvicinato e quando Kate alzò gli occhi dovette alzare la
testa per guardarlo in faccia.
- Allora? - Chiese con voce impaziente
- Lo sai perché sono qui, oggi sono stata convocata dal tuo
direttore
- Non ho nessuna idea del perché tu sia qui invece che al
quartier generale ad impossessarti della tua nuova scrivania. Il tuo
distintivo e la pistola sono nel mio cassetto. Chiedi a Ziva di
darteli, lei sa come aprirlo anche senza chiave.
- Cosa ti fa pensare che io abbia accettato?
- Avanti Kate, sei una ragazza intelligente e detesti il lavoro che
stai facendo.
- E se non volessi lavorare con te?
- Non riceverai offerte migliori. - replicò lui come se
questo mettesse fine al discorso.
- Davvero? Potrei vedere se qualche gruppo terroristico avesse bisogno
di qualcuno disposto a terminare quello che Ari non è
riuscito a finire. - Rispose Kate acidamente.
- Agente Todd! – disse lui con tono di avviso.
Ma ormai la rabbia le era risalita dentro ed esplose
- Non sono nessun dannatissimo agente e non intendo tornare a lavorare
con un bastardo come te, senza un briciolo di rispetto per le mie
capacità professionali!
- Se è per quello che ti dissi quel giorno...
- E’ per quello che hai fatto, Gibbs. Io ero un agente dei
servizi segreti, proteggevo il presidente degli stati uniti, non ero
una raqazzina che non sapeva badare a se stessa! Avresti dovuto usarmi
come esca per stanare quel maledetto se credevi che mi aveva presa di
mira, non liberarti di me in quel modo! Quindi no, non intendo tornare
a lavorare per te, ne ora ne mai. Volevo solo dirti questo, Addio Gibbs
Kate si avviò verso le scale, furiosa fino alle lacrime. Lui
aveva ascoltato impassibilmente la sua tirata ma adesso sapeva di dover
fare qualcosa se voleva che la giovane donna non uscisse una volta per
sempre dalla sua vita. Stava mettendo il piede sul primo gradino quando
lui la afferrò con forza per il braccio costringendola a
girare su se stessa
- Gibbs! Sei ammattito del tutto? Lasciami andare!
- Devi prima promettermi che accetterai di tornare nel team! Non ti
lascio a lavorare in quel buco adesso che tutto è sistemato,
Vuoi odiarmi? Bene, ti insegnerà ad essere meno malleabile
in futuro. Ma tu torni all’NCIS e al mio team, dovessi
trascinartici con la forza ogni mattina
- Perché?
- Mi servono le tue capacità
- Non è vero! Hai già tre agenti e non hai avuto
alcun bisogno di me per quasi un anno
- Dannazione Kate, non è così! E comunque la
missione di Ziva qui è finita, probabilmente sta
già facendo i bagagli per tornare da dove era venuta
- Ne dubito, mi guardava come se avesse voluto cavarmi gli occhi se mi
fossi avvicinata troppo a DiNozzo
Gibbs
scoppiò a ridere, lasciando Kate talmente interdetta che non
si mosse anche se lui aveva mollato la presa sul suo braccio.
- Si può sapere che c'è da ridere?
- Se vai a dire una cosa del genere a Ziva è capace di
staccarti la testa.
- Ottima cosa per me che io non abbia nessuna intenzione di frequentarla
scordatelo. Ho già chiamato il tuo ufficio per avvertirli
che ti sei licenziata. Entro un paio di giorni ti verranno recapitate
le tue cose al nostro quartier generale.
- Come hai osato? E come facevi a....?
- Kate, credi sul serio che ti abbia mandata via senza accertarmi che
tu fossi davvero al sicuro?
Kate gli si avventò contro con i pugni chiusi e le lacrime
agli occhi – Stupido bastardo, guardati! Adesso potresti
esserci tu su uno dei tavoli di Ducky. Avrei dovuto essere li a
proteggerti, non nascosta in un ufficio polveroso ad odiarti.
Gibbs strinse i
denti, l'attacco di Kate per quanto debole non era l'ideale per le sue
ferite. Con il braccio sano la strinse a se in modo che non potesse
colpirlo.
- Smettila, Kate. E' tutto a posto adesso. A meno che tu davvero non
voglia uccidermi, ma non ti conviene. Sono sicuro che non vuoi DiNozzo
come capo.
- Dovrei farlo lo stesso, te lo meriti! - fu la pronta risposta, ma
adesso il tono era divertito.
Gibbs
allentò leggermente la presa e Kate alzò il viso
per guardarlo negli occhi. Solo in quel momento si rese conto della
posizione in cui si trovavano ed arrossì, ma non fece nulla
per scostarsi. La logica le diceva che avrebbe dovuto sentirsi a
disagio, invece era da molto tempo che non si sentiva così
rilassata in compagnia di un uomo. C'era in quelle iridi chiare un
calore che non vi aveva mai visto prima e, quando lui
abbassò il viso e coprì gentilmente le sue labbra
con le proprie, Kate smise di pensare.
Il suono di un cellulare li riportò alla realtà.
Tenendola fermamente in vita con il braccio sano, Gibbs raggiunse il
bancone e abbaiò il suo nome nel telefono
- Hey boss! Tutto bene? - gli rispose la voce di Tony.
- Che vuoi DiNozzo? - replicò lui, seccato.
- Beh, prima è stata qui Kate e sembrava molto arrabbiata.
Abbiamo pensato che forse verrà a trovarti e...
- L'agente speciale Todd da domani riprende servizio - rispose lui
secco, guardando Kate negli occhi, sfidandola a smentirlo. E
proseguì: - Provvedete a farle sistemare la scrivania e a
farle trovare distintivo e pistola nel cassetto. Ci vediamo domani
- Ma capo...
A questo punto chiuse il telefono e lo buttò dentro il
bicchiere del solvente, per quel giorno non voleva altre interruzioni.
- Lo sai Kate, siete il team più indisciplinato che abbia
mai avuto.
Lei rise. - E tu il capo più intrattabile, impossibile,
irragionevole...
La zittì con un bacio, molto più intimo ed
esigente del primo. Quando riprese fiato Kate gli chiese, preoccupata
– e la regola 12?
- Non ha avuto molto successo - replicò lui e alla sua
occhiata perplessa spiegò:
- Abby e McGee si prendono e lasciano in continuazione, Tony prima o
poi accetterà il fatto di contraccambiare Ziva, non vedo
perché non possiamo seguire la corrente
Kate gli mise le braccia al collo e gli fece abbassare la testa fino a
quando non poté sussurragli all'orecchio
- Lo sai, vero? Se provi di nuovo ad allontanarmi ti uccido con le mie
mani
Gibbs si
scostò quel tanto che bastava a guardarla negli occhi.
- Katie, non potrei...
Non disse altro ma Kate capì tutti i sottintesi nascosti in
quella breve frase. E questa volta fu lei a baciarlo con passione e
adorazione. Non sapeva cosa le riservava il futuro ma era sicura che
finché avesse potuto affrontarlo al fianco di quest'uomo
tutto sarebbe andato bene.
Fine
Robin,
30 novembre 2007
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