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Autore: domaris    28/01/2008    3 recensioni
Questo è il seguito alternativo di "Decisione irrevocabile"
Kate Todd, un anno dopo essere stata licenziata, viene convocata dal nuovo direttore dell'NCIS.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caitlin Todd, Leroy Jethro Gibbs
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Decisioni e ripercussioni'
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Scelta obbligata

Kate tamburellava nervosamente con le dita sulla borsetta che teneva in grembo, grata di aver trovato un tassista che non cercasse di chiacchierare mentre la portava al Quartier Generale dell'NCIS. Era trascorso quasi un anno da quando era stata licenziata su due piedi per come aveva gestito la situazione con quel terrorista ma ricordava fin troppo bene quel giorno. Le parole sferzanti di Gibbs, gli sguardi imbarazzati di Tony e McGee, l'abbraccio di Ducky e il pianto di Abby. Non aveva idea del perché era stata convocata dal direttore dell'agenzia, l'assistente con cui aveva parlato si era rifiutata di darle spiegazioni ma aveva insistito sull'importanza del colloquio che sarebbe seguito.
Finalmente superarono il controllo e il taxi la lasciò davanti all'ingresso. Kate entrò e dopo aver superato altri controlli e formalità si accinse a salire ai piani superiori con appuntato alla giacca il cartellino dei visitatori.
Appena uscì dall'ascensore lo sguardo corse, inevitabilmente, alla zona dell'open space in cui si trovavano le postazioni del suo vecchio team.
- Kate! - si sentì improvvisamente chiamare dalla direzione opposta. E, prima che potesse aprire bocca, Abby giunse correndo in quel suo modo buffo e la travolse con il suo abbraccio.
- Sei proprio tu! Quanto mi sei mancata! Dove sei stata? Cosa hai fatto?
- Abby! Lasciala respirare! - Esclamò Tony avvicinandosi insieme a McGee e una giovane donna con lunghi capelli mossi
- Allora, che ci fai qui, agente Todd?
- Non sono più un agente, DiNozzo – rispose lei con amarezza. - sono venuta a parlare con il vostro nuovo direttore, anche se non ne so il motivo.
- Qualcuno non dovrebbe scortarla di sopra, in tal caso? le guardie non lasciano mai da soli i visitatori – fu il commento della giovane donna che Kate non conosceva. Evidentemente era stata assunta al suo posto.
- Non è necessario, Ziva. - interruppe la Shepard che transitando tra l'MTAC e il suo ufficio aveva sentito la confusione ed era scesa a vedere cosa stava accadendo.
- Sono Jenny Shepard, – si presentò la nuova venuta - il direttore dell'NCIS e ho una proposta da farle, venga nel mio ufficio così potremo parlarne con calma
Kate seguì la donna mentre il team si disperdeva e tornava al lavoro. Il colloquio durò piuttosto a lungo. Kate non riusciva a credere a quello che Jenny le stava dicendo. Non sapeva cos'era più incredibile: se il fatto che il suo licenziamento non era stato una punizione ma un sotterfugio per proteggerla dai piani di Haswari o che adesso che il terrorista era stato neutralizzato le veniva offerta l'opportunità di tornare all'NCIS e riprendere da dove aveva lasciato.
Quando uscì dall'ufficio del direttore era ancora frastornata. La Shepard non le aveva dato molti particolari e, a meno che non avesse accettato la sua offerta, non avrebbe mai saputo più di quanto sapeva ora: Ari era caduto nella trappola ed era morto.
Aveva solo una cosa chiara in mente: era furiosa con l'agente speciale Leroy Jethro Gibbs e appena lo avesse visto gliene avrebbe cantate quattro. Apparentemente però avrebbe dovuto aspettare perché la sua scrivania era vuota e non lo si vedeva da nessuna parte.
Scese e si avvicinò alla postazione di DiNozzo, impegnato, come sempre in assenza del capo, a giocare con il telefonino. Sentiva su di se lo sguardo della giovane donna che occupava quella che un anno prima era stata la sua scrivania ma non si lasciò intimidire.
- Tony! Vedo che non sei cambiato affatto.
- Ah Kate, non ricomincerai a farmi la predica! Dal momento che tornerai a far parte del team dovresti avere maggior rispetto per me!
- Frena DiNozzo! - lo interruppe Kate mentre l'altra giovane si avvicinava interessata alla discussione – io non intendo fare parte di nessun team. Dov'è Gibbs?
- Tony – si intromise Ziva – ho l'impressione che la Shepard abbia tralasciato parecchi dettagli..
Kate si volse verso di lei, spazientita – si può sapere di cosa state parlando?
- La solita impaziente, Kate! Il boss, a causa dello scontro con Ari ha riportato un leggero trauma cranico, un braccio al collo e l'umore di un orso ferito. Ieri ha firmato per essere comunque dimesso dall'ospedale, per il sollievo del personale potrei aggiungere. Harry giù all'ingresso ha l'ordine di rimandarlo a casa se osasse farsi vedere prima di una settimana. Il che è un bel problema per il poveretto perché non avrebbe il coraggio di farlo se Gibbs decidesse di venire ugualmente, ma per ora ha rispettato gli ordini.
Kate non aspettò neppure che Tony finisse di parlare che era partita in direzione dell'ascensore. E non si volse indietro nonostante i richiami.
Quando il taxi la depositò davanti alla casa, Kate si chiese per un attimo che cosa stava facendo, ma la convinzione di non avere nulla da perdere le diede il coraggio di suonare il campanello. Quando finalmente la porta si aprì erano passati diversi lunghissimi momenti e lei aveva perso gran parte della determinazione che l'aveva portata sin lì.
Gibbs indossava una vecchia felpa con la scritta NIS sul petto, aveva il braccio destro al collo, i capelli in disordine, i lineamenti tirati e gli occhi azzurri e indagatori la fissavano in attesa.
- Gibbs, spero di non disturbarti
- Kate. Che cosa vuoi?
- Parlare con te. Mi inviti ad entrare o lo facciamo qui sulla strada?
Lui la scrutò a lungo poi, senza una parola, si scostò dalla porta quel tanto che bastava per permettere alla donna piccola e snella davanti a lui di entrare.
La casa era calda e accogliente, probabilmente era stata arredata da una delle sue ex mogli e conoscendolo non doveva essersi preso il disturbo di cambiare nulla quando era rimasto solo. Lo seguì in cucina, dove lo osservò armeggiare con la macchina del caffè. Per evitare di fissarlo mentre cercava di destreggiarsi con una mano sola spostò lo sguardo sul giardino che si intravvedeva dalla finestra. Quando riportò lo sguardo su Gibbs era lui che la stava fissando mentre sorseggiava il suo caffè. Non ci fu nessuna offerta di una tazza per lei ma non se ne rammaricò. Conoscendo i gusti del suo ex capo quel caffè doveva essere troppo forte per essere bevibile.
- Se devo aspettare ancora molto per sapere il motivo di questa visita tanto vale che scendiamo nello scantinato così posso tornare al lavoro – disse lui alla fine.
Senza guardare se Kate lo seguiva aprì la porta e scese le scale che portavano di sotto. Alla donna non restò che seguirlo. Un'esclamazione involontaria uscì dalle sue labbra quando vide lo scheletro della barca in costruzione.
- E' incredibile! Posso...?
Un breve cenno di assenso fu tutta la risposta che ottenne e prima che Gibbs potesse ripensarci si avvicinò alla costruzione, ci girò attorno e infine posò la mano su uno degli archi di legno ben levigato che formavano la struttura. Lui si era avvicinato e quando Kate alzò gli occhi dovette alzare la testa per guardarlo in faccia.
- Allora? - Chiese con voce impaziente
- Lo sai perché sono qui, oggi sono stata convocata dal tuo direttore
- Non ho nessuna idea del perché tu sia qui invece che al quartier generale ad impossessarti della tua nuova scrivania. Il tuo distintivo e la pistola sono nel mio cassetto. Chiedi a Ziva di darteli, lei sa come aprirlo anche senza chiave.
- Cosa ti fa pensare che io abbia accettato?
- Avanti Kate, sei una ragazza intelligente e detesti il lavoro che stai facendo.
- E se non volessi lavorare con te?
- Non riceverai offerte migliori. - replicò lui come se questo mettesse fine al discorso.
- Davvero? Potrei vedere se qualche gruppo terroristico avesse bisogno di qualcuno disposto a terminare quello che Ari non è riuscito a finire. - Rispose Kate acidamente.
- Agente Todd! – disse lui con tono di avviso.
Ma ormai la rabbia le era risalita dentro ed esplose
- Non sono nessun dannatissimo agente e non intendo tornare a lavorare con un bastardo come te, senza un briciolo di rispetto per le mie capacità professionali!
- Se è per quello che ti dissi quel giorno...
- E’ per quello che hai fatto, Gibbs. Io ero un agente dei servizi segreti, proteggevo il presidente degli stati uniti, non ero una raqazzina che non sapeva badare a se stessa! Avresti dovuto usarmi come esca per stanare quel maledetto se credevi che mi aveva presa di mira, non liberarti di me in quel modo! Quindi no, non intendo tornare a lavorare per te, ne ora ne mai. Volevo solo dirti questo, Addio Gibbs
Kate si avviò verso le scale, furiosa fino alle lacrime. Lui aveva ascoltato impassibilmente la sua tirata ma adesso sapeva di dover fare qualcosa se voleva che la giovane donna non uscisse una volta per sempre dalla sua vita. Stava mettendo il piede sul primo gradino quando lui la afferrò con forza per il braccio costringendola a girare su se stessa
- Gibbs! Sei ammattito del tutto? Lasciami andare!
- Devi prima promettermi che accetterai di tornare nel team! Non ti lascio a lavorare in quel buco adesso che tutto è sistemato, Vuoi odiarmi? Bene, ti insegnerà ad essere meno malleabile in futuro. Ma tu torni all’NCIS e al mio team, dovessi trascinartici con la forza ogni mattina
- Perché?
- Mi servono le tue capacità
- Non è vero! Hai già tre agenti e non hai avuto alcun bisogno di me per quasi un anno
- Dannazione Kate, non è così! E comunque la missione di Ziva qui è finita, probabilmente sta già facendo i bagagli per tornare da dove era venuta
- Ne dubito, mi guardava come se avesse voluto cavarmi gli occhi se mi fossi avvicinata troppo a DiNozzo
Gibbs scoppiò a ridere, lasciando Kate talmente interdetta che non si mosse anche se lui aveva mollato la presa sul suo braccio.
- Si può sapere che c'è da ridere?
- Se vai a dire una cosa del genere a Ziva è capace di staccarti la testa.
- Ottima cosa per me che io non abbia nessuna intenzione di frequentarla
scordatelo. Ho già chiamato il tuo ufficio per avvertirli che ti sei licenziata. Entro un paio di giorni ti verranno recapitate le tue cose al nostro quartier generale.
- Come hai osato? E come facevi a....?
- Kate, credi sul serio che ti abbia mandata via senza accertarmi che tu fossi davvero al sicuro?
Kate gli si avventò contro con i pugni chiusi e le lacrime agli occhi – Stupido bastardo, guardati! Adesso potresti esserci tu su uno dei tavoli di Ducky. Avrei dovuto essere li a proteggerti, non nascosta in un ufficio polveroso ad odiarti.
Gibbs strinse i denti, l'attacco di Kate per quanto debole non era l'ideale per le sue ferite. Con il braccio sano la strinse a se in modo che non potesse colpirlo.
- Smettila, Kate. E' tutto a posto adesso. A meno che tu davvero non voglia uccidermi, ma non ti conviene. Sono sicuro che non vuoi DiNozzo come capo.
- Dovrei farlo lo stesso, te lo meriti! - fu la pronta risposta, ma adesso il tono era divertito.
Gibbs allentò leggermente la presa e Kate alzò il viso per guardarlo negli occhi. Solo in quel momento si rese conto della posizione in cui si trovavano ed arrossì, ma non fece nulla per scostarsi. La logica le diceva che avrebbe dovuto sentirsi a disagio, invece era da molto tempo che non si sentiva così rilassata in compagnia di un uomo. C'era in quelle iridi chiare un calore che non vi aveva mai visto prima e, quando lui abbassò il viso e coprì gentilmente le sue labbra con le proprie, Kate smise di pensare.
Il suono di un cellulare li riportò alla realtà. Tenendola fermamente in vita con il braccio sano, Gibbs raggiunse il bancone e abbaiò il suo nome nel telefono
- Hey boss! Tutto bene? - gli rispose la voce di Tony.
- Che vuoi DiNozzo? - replicò lui, seccato.
- Beh, prima è stata qui Kate e sembrava molto arrabbiata. Abbiamo pensato che forse verrà a trovarti e...
- L'agente speciale Todd da domani riprende servizio - rispose lui secco, guardando Kate negli occhi, sfidandola a smentirlo. E proseguì: - Provvedete a farle sistemare la scrivania e a farle trovare distintivo e pistola nel cassetto. Ci vediamo domani
- Ma capo...
A questo punto chiuse il telefono e lo buttò dentro il bicchiere del solvente, per quel giorno non voleva altre interruzioni.
- Lo sai Kate, siete il team più indisciplinato che abbia mai avuto.
Lei rise. - E tu il capo più intrattabile, impossibile, irragionevole...
La zittì con un bacio, molto più intimo ed esigente del primo. Quando riprese fiato Kate gli chiese, preoccupata – e la regola 12?
- Non ha avuto molto successo - replicò lui e alla sua occhiata perplessa spiegò:
- Abby e McGee si prendono e lasciano in continuazione, Tony prima o poi accetterà il fatto di contraccambiare Ziva, non vedo perché non possiamo seguire la corrente
Kate gli mise le braccia al collo e gli fece abbassare la testa fino a quando non poté sussurragli all'orecchio
- Lo sai, vero? Se provi di nuovo ad allontanarmi ti uccido con le mie mani
Gibbs si scostò quel tanto che bastava a guardarla negli occhi.
- Katie, non potrei...
Non disse altro ma Kate capì tutti i sottintesi nascosti in quella breve frase. E questa volta fu lei a baciarlo con passione e adorazione. Non sapeva cosa le riservava il futuro ma era sicura che finché avesse potuto affrontarlo al fianco di quest'uomo tutto sarebbe andato bene.

Fine

Robin, 30 novembre 2007

   
 
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