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Autore: ChocoCat    17/07/2013    1 recensioni
Mi presento al mondo. Sono Tom Orvoloson Riddle. Serpeverde. Il futuro mago più potente di tutti.
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NOTA
Qui il talento non è visto come una capacità incredibile nelle arti oscure, ma è una delle qualità che lui apprezza di più di sé stesso: la capacità di oppressione, rinforzata da un'inoppugnabile risolutezza.
Come è nato il suo orgoglio, come è nato Lord Voldemort, e come è morto Tom Orvoloson Riddle.
Genere: Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tom O. Riddle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Si recò solo a Diagon Alley. Non aveva mai visto nulla di così eccitante in vita sua, le insegne dei negozi penzolavano con scritte ammalianti, nelle vetrine c’erano libri d’incantesimi e manici di scopa. Là sulla sinistra c’era perfino un negozio in cui vendevano gufi e pipistrelli!
Non perse tempo, però, il piccolo Tom.
Per prima cosa andò al negozio di bacchette magiche “Olivander”.
Mentre il cuore pulsava rapido in petto alle labbra salì un sorriso spontaneo che brillava di esultanza. Negli occhi da bambino cresceva cullata una gioia selvaggia.
Era il primo scalino. L’inizio del percorso che lo avrebbe reso un vero mago.
Un mago davvero potente, più di quello che aveva incendiato il suo vecchio armadio e che l’aveva spento senza dire una parola.
“Buongiorno, posso fare qualcosa per lei, ragazzo mio?”.
“Buongiorno, ho bisogno di una bacchetta. Sono stato chiamato dal professor Silente per iscrivermi a Hogwarts, la scuola di magia. Posso sceglierla io?”.
Il signor Olivander lo squadrò a lungo, e lentamente si avviò fra gli scaffali.
 
*°*
 
Era una fantastica sala addobbata per chissà quale festività, lui non la conosceva di certo. Con gli occhi sgranati nell’infantile incapacità di nascondere lo stupore, osservava il mondo luccicante che gli era stato destinato. La parte migliore era il soffitto: raffigurava una notte di velluto blu, priva di nuvole, e lui era sicuro che quella stella sopra la sua testa dovesse significare qualcosa; se no perché brillava così tanto?
Buffo, sembrava di essere in un castello vecchio di qualche secolo e non avevano installato nessun impianto elettrico.
C’erano candele galleggianti nell’aria, gli sembrava perfino di vedere alcuni studenti più vecchi conversare con dei fantasmi. Possibile?
Quattro enormi tavolate erano disposte dietro di lui, e molti studenti vi erano già comodi in attesa di qualcosa. Doveva chiamarsi Smistimento, o roba del genere.
Quattro casate scolastiche, quattro possibilità di dimostrare chi era veramente.
Dietro l’espressione di pacata risolutezza, Tom Orvoloson Riddle nascondeva curiosità e stizza. In piedi come lui c’erano anche tanti ragazzini intenti a farfugliare, gli sguardi eccitati, intrisi di preoccupazione. Non erano capaci di stare buoni loro, no.
Mpf, e quelli dovevano essere come lui, si diceva il bambino a un lato dalla cerchia.
Lui era un mago speciale, niente a che vedere con loro.
Intanto, non aveva paura.
Era coraggioso, lui.
Poi, era indubbiamente il più bello.
Si lisciò sul lato i corti capelli castani e si aggiustò le pieghe della veste da mago.
Sollevò lo sguardo e passò in rassegna tutti i professori.
Doveva assolutamente fare una buona impressione, se voleva davvero aprirsi tutte le strade per diventare il mago più potente di tutti.
Sussultò appena quando un ragazzino poco lontano da lui scoppiava in una fragorosa risata in risposta alla battuta di un amico.
Non gli era mai piaciuto stare fra le persone, non si fidava di loro.
Non si era potuto fidare nemmeno di sua madre. Gli avevano detto che era lei la strega fra i suoi genitori, ma era morta dandogli la vita, per cui non ci credeva.
Se avesse potuto fare qualcosa per salvarsi lei l’avrebbe fatto.
I maghi. Loro sapevano sicuramente come rendersi immortali.
La prima cosa che avrebbe fatto una volta finita la scuola sarebbe stato proprio quello! Così nessuno avrebbe più potuto fargli del male. Si riscosse dai suoi pensieri perché i professori sembravano tutti sull’attenti; era venuto il momento decisivo.
Pian piano l’eccitazione del momento svanì: i futuri maghi andavano uno dopo l’altro a sedersi sullo sgabello, si mettevano quel vecchio cappello rattoppato, e lui gridava la casa giusta.
Tutti i ragazzini fino a quel momento erano andati o a Grifondoro, o a Corvonero.
Forse un paio a Tassorosso, ma non ne era sicuro. Improvvisamente dovette riscuotersi:
Riddle, Tom
Con il cuore che batteva forte si avviò alla sedia su cui si trovava il cappello.
Doveva indossarlo come tutti gli altri, e gli avrebbe detto a che casa apparteneva.
La sua casa.
 
Sento profumo di magia antica… Se non fossi solo un cappello matto, oserei dire che sei un discendente diretto di Salazar Serpeverde, giovanotto… Forza, intelligenza, astuzia. Brama di potere, desiderio di imparare, voglia di dimostrare chi sei veramente, ma nel contempo, quanto è debole il tuo animo… sei capriccioso, troppo, e il tuo orgoglio senza fondamenti non mi piace granché. Decisamente un debole! Non dovrei per caso mandarti a Tassorosso?”
 
E cosa sarebbe, quella casa in cui ci vanno gli scemi? Non ti permettere, Cappello. Io sono Tom Orvoloson Riddle. Gravati questo nome nella tua pellaccia di cuoio, perché quando sarò diventato potente, tu non vorrai dover dire di avermi mandato fra i deboli di spirito”.
 
E non appena il Cappello Parlante ebbe gridato “Serpeverde!” senza più volergli rivolgere la parola, lui scattò in piedi e andò a sedersi al suo tavolo. L’aveva rimesso al suo posto, quel maledetto cappello.







Vorrei sottolineare all'attenzione del lettore che il giovane Tom Riddle non sa ancora che è davvero sua madre la strega, non sa ancora che suo padre l'aveva ripudiata, e non ha ancora cambiato il suo nome. È solo un bambino con capacità mentali notevoli e propensioni alla violenza e all'oppressione. Forse perchè si sente costantemente minacciato? È cresciuto senza genitori, in un'orfanotrofio, e porta nel sangue degli antenati che non ha scelto (per quanto indiscutibilmente illustri): i Gaunt - due pazzi il padre e il figlio, e instabile la povera Merope. Sotto sotto però, da qualche parte, c'è del vero Serpeverde in lui, che gli permetterà di sviluppare capacità che i suoi parenti più stretti non potevano nemmeno sognarsi. Detto questo, mi scuso per l'intromissione! Choco.
   
 
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