Punto di vista l – Sguardo - al - Passato.
Quando faceva le elementari immaginava la vita in modo semplice – quasi sciocco e sconclusionato, se ci ripensava bene, in un modo che non avrebbe potuto stare in piedi per più di qualche ora.
Ora si dava della stupida: aveva davvero creduto che tutto sarebbe stato così facile?
Perché non vedeva – o non voleva vedere, troppo presa nei suoi mondi di favole? – sui volti degli altri i segni della fatica, il nascondere cose per cui lei era ancora troppo piccola per poterne venire a conoscenza.
Continuava a sognare senza la minima idea di ciò che l'aspettava, senza essere preparata, senza un minimo d'idea per ciò che si sarebbe trovata davanti.
Era tutto così semplicemente e perfettamente bello.
Ed il distacco, quello strappo irreparabile che non riusciva a lasciarsi alle spalle, poi, brusco.
Brusco, bruciante, e cicatrizzato male nel corso del tempo.
Soprattutto cicatrizzato male, per come le pesava sulle spalle.
Le veniva da ridere, da ridere di scherno – ma non ci riusciva, troppo concentrata a guardare fuori dalla finestra e rimuginare sulla sua vita.
Avrebbe voluto fare la veterinaria, perché adorava gli animali e prendersi cura di loro; erano batuffoli di pelo che le smuovevano qualcosa dentro, con la loro dolcezza e inesperienza.
Un po' come lei: la sua coniglietta, la prima creatura affidatale, se ne rendeva conto con la maturità raggiunta durante la crescita, l'aveva accompagnata negli anni aiutandola a capire il senso di vita e a prendersi cura di qualcuno.
Forse era per quello che era sempre stata incline ad aiutare gli altri?
Quello era, in quei momenti, ciò che avrebbe voluto fare da grande, il sogno nel cassetto.
Il sogno dei sogni.
Non immaginava però che avrebbe dovuto studiare per tanti anni e soprattutto materie che avevano a che fare con i numeri, ambito che lei, davvero, faticava a capire: come se la sua mente non li processasse del tutto, come se fosse difettosa a fare tutti quei calcoli e applicare regole a qualcosa che non era concreto, davanti a lei, che non poteva toccare e studiare.
Forse erano processi troppo razionali e logici che però dovevano contenere qualcosa di più, che andava oltre, mentre la sua testa faticava a concentrarsi, vagando in più direzioni contemporaneamente.
Non a caso si era accorta che riusciva a leggere, ascoltare la musica, pensare per qualche secondo a ciò che avrebbe dovuto fare e rispondere ad una persona contemporaneamente.
Non riuscendo a fare nessuna delle azioni sopracitate in modo completo, ovviamente, o dando priorità a qualcosa in particolare, però se la cavava.
Stupida, stupida ragazza, pensò mentre scuoteva la testa rassegnata.
Però era stato giusto.
Era giusto che una parte di vita fosse stata spensierata, leggera, con i timori dei bambini che ancora non conoscono tante cose.
Era giusto com'erano andati gli eventi, non sapendo come sarebbe continuata, la sua vita. Era giusto perché, per come stava vivendo da alcuni anni a quella parte, per com'era, per come pensava, il resto non le sarebbe stato per niente facile da affrontare.
Ringrazio per la lettura e le recensioni al capitolo precedente.
Non ho niente da aggiungere in particolare.
Vi auguro una buona serata.
Dhi. <3