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Autore: raganellabyebye    17/07/2013    0 recensioni
Roma 1880-2007 – Può un soggetto essere colpito due volte dalla sindrome di Stendhal a causa della medesima “opera”? Evidentemente si.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Red Carnations'
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Sono tornaaaata! Vi sono mancata? No, pietà, non rispondete
Inizio una nuova mini (?) serie all’interno di Red Carnations.
Ah! Per chi non lo sapesse (dovrò scriverlo da qualche parte in generale, prima o poi):
Lavinia “Nina” Vargas: Fem!Romano, la maggiore dei Vargas, personificazione della capitale e con un carattere... forte, diciamo.
Serena Vargas: Fem!Feliciano personificazione di Milano, bella, laureata alla Bocconi e assolutamente strafiga (Solo nominata)
Maria Vargas: personificazione del Vaticano, in via di santificazione, credo (Solo nominata, credo)
 
Pronti, partenza, via!
... e a quel paese le avvertenze, sto scrivendo questa intro all’ultimo minuto, fra un po’ mi scade la pagina!
 
Colpo di Stendhal
 
Roma 1880-2007 – Può un soggetto essere colpito due volte dalla sindrome di Stendhal a causa della medesima “opera”? Evidentemente, si.
 
 
Capitolo 1
In visita
 
 
Alfred appoggia il gomito sul bordo della portiera, alla base del finestrino. Di tanto in tanto, gli sembra di riconoscere un qualche palazzo cui è passato davanti con Iggy, anni e anni prima, quando lo aveva portato lì. La città è cambiata, ma al contempo è rimasta la stessa, vecchia eppure ancora splendida. Di fianco a lui siede un Feliciano sorridente, divertito dalla reazione dell’americano, che pare non vedere l’ora di uscire dall’auto e scorrazzare in giro, curioso come un bambino. Davanti, invece, c’è Lovino, per nulla contento, seccato soprattutto dal continuo battere del piede di Alfred sul tappetino, che oltre che imbarazzante – con gli occhi spalancati e quel rumore cadenzato, sembra di avere un cane, in auto – è decisamente fastidioso.
Ma il biondo non se ne cura, elettrizzato com’è. Già, perché a Roma c’è venuto solo una volta, e allora non aveva avuto occasione di conoscerla.
 
 
 
Pochi giorni prima...
 
Alfred è spaparanzato sul divano, con un braccio sullo schienale e il telecomando in mano. La partita comincerà fra pochi minuti e Mattie sta finendo di preparare i pop-corn. Francis rientra con passo veloce, il tacco delle scarpe cha fa “tic-toc” sul parquet. Si ferma giusto alle spalle di Alfred, e inizia a ravanare fra i foglietti, le chiavi e tutte le chincaglierie sparpagliate sulla lunga cassettiera contro la spalliera del sofà. Sentendolo rovistare, Alfred butta indietro il capo, nel vano tentativo di intercettare lo sguardo del padre.
“Perso qualcosa?”
Senza smettere di cercare, ma anzi velocizzando il ritmo, Francis risponde
“I biglietti del teatro... Se Arthur lo scopre, mi ammazza. Fortuna che mi aspetta là...”
“Senti” Alfred si gira su sé stesso, fino a ritrovarsi in ginocchio, con i gomiti sullo schienale del divano come fosse al davanzale di una finestra “... ma che tipo è Lavinia?”
L’altro si ferma, una mano sotto una pila di scartoffie e scontrini della lavanderia; il suo sguardo è incerto, con una lieve sfumatura di panico in sottofondo.
“Eh... perché?”
“Fra un po’ dobbiamo fare un giro lì nel Mediterraneo, e Jo mi ha detto di stare un po’ di tempo con Roma. Qualcosa sul fatto che è lei quella che ha sempre l’ultima parola, quando Feli e Lovi hanno dei problemi...”
Tranquillizzato dalla ragionevolezza della sua curiosità, Francis riprende la caccia, commentando
 “Si, in effetti è lei il capo-famiglia, se la vogliamo mettere così – potresti guardare che non siano caduti fra il divano questo coso? – si, una mossa diplomatica intelligente, direi; senza contare la fatica che ti risparmi a non doverti sgolare per ripetere una decina di volte le stesse cose”
“Uhm – qua non vedo niente, solo delle carte di caramella – però se la metti così mi fai sembrare un’opportunista! Io ci tengo davvero a conoscerla!”
L’americano replica, piccato
“E come mai questa – ma dove sono, quei maledetti? – questa decisione improvvisa?”
Al stringe il labbro inferiore tra i denti, pensoso.
“Mh... non saprei. L’altro giorno ero nell’ufficio di Jo, e lui m’ha detto che dovevo tenermi stretta Roma, o qualcosa del genere – era al telefono, quindi non capivo mai se parlava con me o con l’altro. Poi mi ha passato la cornetta – stava parlando con quell’italiano un po’ fuori, hai presente? – e lui ha fatto una battuta – credo – ma non l’ho capita – forse ha sbagliato lui a tradurre – e alla fine, Jo ha detto “seriamente, Al, provaci” e questo è quanto”.
Francis rallenta, fino a fermarsi, poi lo fissa, chiedendogli cautamente
“Che tipo di... battuta, ha fatto quel “tipo strano”?”
Al corruga le sopracciglia
“L’unica cosa che ho capito bene è stata “hit”, il resto era un mugugnio inintelligibile, ma non capisco come potrei diventare suo amico se la colpisco...”
Francis non sa se ridacchiare o prendere il primo volo per l’Italia e rendersi responsabile di lesioni aggravate ai danni di un certo “tipo strano”: ben inteso, sarebbe anche ora che Al si dedichi a certe “attività”, ma vocaboli e soggetto in questione sono del tutto fuori luogo! Sbuffa
“Allora, Al – uh, i biglietti! – scusa, ma sono già in super-ritardo-“
“Neanche una dritta?”
Come si fa a dire di no a quegli occhioni da cucciolotto?
“Mh... Hai presente Lovi?”
Il figlio inclina la testa di lato, l’aria appena interrogativa: certo che ce l’ha presente! E quindi?
“Ecco, come lui, solo che... come dire... un po’ più aggressiva?
L’affermazione assume un tono interrogativo, dovuto al dubbio di Francis sulla correttezza del termine utilizzato, che le andava già stretto nel ’68. Alfred soffoca una risata nel palmo della mano – azione che lo “ringiovanisce” di una decina d’anni almeno, come se ne avesse bisogno – completando la sua immagine mentale, uno strano incrocio fra Eliza durante un incontro ravvicinato con Gil e Lovi con rossetto e tacchi a spillo (materiale di prima mano per entrambi i casi: la prima una scena di routine, la seconda un suo inopportuno ingresso nella stanza di Antonio, mentre cercava Mattie).
Con un piede fuori dalla porta, Francis scuote la testa, rassegnato all’incoscienza cronica del figlio e timoroso di ciò che questa avrebbe comportato.
“Beh, divertitevi a teatro!”
E con questo, il ragazzo si gira nuovamente, senza notare l’increspatura preoccupata fra le sopracciglia del padre.
 
“Al? Alfred, mi senti?”
“Tché, figurati, si sarà addormentato ad occhi aperti, il cretino”
Alfred si riscuote, voltandosi poi a guardare i suoi ospiti.
“Ah, scusate, mi era incantato a guardare fuori dal finestrino! Stavate dicendo?”
Si sente uno stupido a parlare in quel modo, soprattutto perché si trova con Feli – si, insomma, non esattamente la nazione più formale del mondo – tuttavia, considerando che il rischio è quello di tornarsene a casa senza un occhio – non avrebbe problemi a immobilizzare Lovi, ma ha come l’impressione che presentarsi a Roma mentre ne placca il fratello non sarebbe granché, come prima impressione – si sta sforzando di mantenere quel modo di fare educato e composto che Arthur ha impiegato tanto tempo a insegnargli – con scarsi risultati, ma non aveva particolari ragioni per impegnarsi, all’epoca.
“Che Nina ha prenotato, ma non ci ha detto dove, quindi andiamo a prenderla, visto che il suo cellulare non prende!”
Alfred ridacchia assieme a Feliciano – l’italiano perché lo fa sempre, l’americano un po’ per condiscendenza e un po’ per allentare la tensione – mentre Lovi grugnisce in sottofondo.
La macchina si ferma poco dopo, e Feli tiene aperta la portiera per il ragazzo, in modo che possa uscire dalla parte del marciapiede: di traffico non ce n’è troppo, ma perché rischiare (rischiare che America ammacchi un’auto se questa dovesse scontrarsi con lui, cioè)?
Appena richiusa la portiera, Feli si gira, con Al alla sua destra, indicandogli l’edificio che hanno davanti non senza una certa soddisfazione.
“Questo è il Teatro dell’Opera! E’ uno dei miei posti preferiti, sai? E’ stato inaugurato alla presenza di Umberto I di Savoia e di sua moglie Margherita, il-“
Al lo interrompe, la sua voce un soffio.
“... 27 novembre 1880, con la Semiramide di Rossini”
 
 
Note finali
Boh... forse che il giro nel Mediterraneo nel 2007 l’hanno fatto davvero?
Vabbé, per dubbi, chiedete.
Alla prossima settimana (forse. Non ricordo quando parto...)!
byebye
  
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