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Autore: usagainst_theworld    18/07/2013    1 recensioni
Ladri, truffatori e assassini aspettavano la notte in attesa della prossima vittima. Solo che molto spesso trovavano un paio di manette.
Un giovane ispettore in fuga dalla sua città. A una settimana dalla partenza, un sogno premonitore: il rumore di un giocattolo che si rompe e l'apparizione di nove bare bianche. Più in là. ancora aperta, la decima. Vuota.
L'incontro con una donna misteriosa.
L'ultimo caso: nove bambini scompaiono in circostanze non del tutto chiare in varie parti della capitale e vengono ritrovate dalla polizia in piccole bare bianche. Proprio come nel suo sogno.
Riuscirà a scoprire la verità? A salvare il decimo bambino? E se la verità facesse talmente male da non poter essere accettata?
La storia di chi, per non soffrire, fugge e di chi, per lo stesso motivo, uccide.
Genere: Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Il giocattolo rotto

2. La caccia al tesoro

Quel rumore martellante e fastidioso continuava a ripetersi all'infinito. Chiunque lo stesse chiamando, doveva avere proprio una buona ragione. Mathias fissò il telefono ancora per un attimo, poi lo afferrò di colpo e lo portò all'orecchio, ma in quel preciso istante la persona dall'altra parte della cornetta riattaccò. "Se si è arreso, non doveva essere poi così importante" si disse. Ritornò alla sua sigaretta e quando questa finì, si diresse verso la camera da letto. Percorse il lungo corridoio completamente al buio e una volta entrato nella stanza, si lasciò cadere sul letto senza neanche preoccuparsi di mettersi il pigiama. Cinque secondi dopo, il suo russare era l'unico rumore che rompeva il silenzio della casa.

Una cantina buia e polverosa. Mathias si guardò intorno spaesato. All'improvviso una dolce ninna nanna risuonò nell'ambiente. Una voce soave sussurrava quelle parole al suo orecchio. Lentamente, i suoi occhi si chiusero, i muscoli si rilassarono e la mente lo abbandonò. Pian piano, riuscì a capire persino il testo di quell'antica canzone. Rabbrividì. Non era una ninna nanna, ma un canto di morte. Un rumore quasi impercettibile lo riportò alla realtà, simile a uno spillo che cade per terra. O un giocattolo che si rompe.
Mathias, per la prima volta nella sua vita, ebbe paura. E c'era un unico modo per sconfiggerla: affrontare chi, o cosa, lo voleva morto. Si mosse cautamente verso un angolo della cantina, da dove gli era sembrato provenisse quella voce. Ma da sotto una parete iniziò a scorrere un liquido denso e scuro. Si chinò per osservarlo meglio. Sangue, tanto sangue. Corse dall'altra parte della stanza, senza staccare mai gli occhi da quella pozza che si stava estendendo sempre di più ai suoi piedi. Poi però inciampò in qualcosa, che evidentemente prima non aveva notato. Alzò lo sguardo e fu allora che le vide. Una lunga schiera di piccole bare bianche poste una accanto all'altra. Nove. Più in là, la decima. Ancora aperta. Sentì un pianto, un singhiozzo di un bambino e raggiunse la decima bara. Ci guardò dentro. Vuota. Poi avvertì un colpo alla testa. Buio.

Mathias si risvegliò ansimando. Si sedette al centro del letto e costatò che era tutto sudato. "Un brutto sogno, era solo un brutto sogno" continuava a ripetersi. Diede uno sguardo fuori dalla finestra: la luna era ormai alta in cielo. Tentò di riaddormentarsi, ma tutti i suoi tentativi furono vani. Si alzò per accendere la luce nella stanza ma, si accorse che qualcuno stava bussando alla porta. E con una certa insistenza. Aprì un cassetto del comodino di fianco a letto e vi trovò la sua pistola. Avanzò nel buio puntando l'arma verso la porta, attento ad ogni rumore sospetto. Arrivato nel piccolo ingresso, Mathias attese qualche minuto. Niente, chiunque ci fosse fuori, continuava a colpire con violenza la porta. Con la mano libera afferrò la maniglia, ma proprio in quel momento qualcuno sfondò la porta.

- Mathias? Tutto bene? - disse una voce a cinque centimetri dalla sua faccia. Il ragazzo aprì gli occhi e cercò di mettere a fuoco, ma la sua vista era annebbiata. Una fitta alla nuca lo persuase a richiudere gli occhi. Forse quando li avrebbe riaperti, si sarebbe trovato di nuovo nel suo letto.
Ma quella voce ripeté: - Mathias? Mathias Dupont? -
No, questo non era un altro dei suoi strambi sogni. Si fece forza sulle braccia e si mise seduto. Si guardò intorno: la porta sfondata giaceva accanto a lui, mentre una figura lo fissava dall'alto con una faccia piuttosto preoccupata.
- Yohann? Sei stato tu a sfondare la porta? - disse Mathias con voce tremante.
- L'ho dovuto fare! Sono due ore che cerco di rintracciarti! Mi raccomando, la prossima volta non scomodarti a rispondere al telefono o ad aprire la porta. - rispose l'amico.
- Stavo per rispondere al telefono e...anche aprire la porta ma... - balbettò Mathias, ancora in stato confusionale.
- Non importa. Aspetta, perché hai una pistola in mano? - chiese Yohann.
- È l'abitudine - disse ridendo. Anche l'altro iniziò a ridere e cinque minuti dopo i due erano a terra, mantenedosi la pancia dalle risate. Poi Yohann si fece improvvisamente serio e si alzò, dando una mano all'amico per mettersi in piedi. - Quasi dimenticavo quello che ti dovevo dire. Su, muoviti, abbiamo un nuovo caso. - Mathias lo squadrò dalla testa ai piedi. I capelli neri erano in completo disordine, gli occhi gonfi e arrossati coperti da occhiali scuri, nonostante fosse notte fonda. Portava due calzini di colore diverso. Anche lui era stato svegliato nel cuore delle notte e, a giudicare dal suo umore, non ne era stato affatto felice.
Yohann uscì dalla casa, ma Mathias esitò. - Perché io?Insomma manca una settimana alla mia partenza... - ma non finì la frase che l'amico replicò - Si tratta di percorrere soltanto 100 metri. E poi lo sai, non decido io -
- Ma a 100 metri da qui non c'è niente! Tranne... - disse titubante Mathias. Un'idea inizio a farsi strada nella sua mente. In effetti, sapeva cosa ci fosse in quel punto, ma non avrebbe mai pensato che...
- L'antiquario Matisse. Non ti preoccupare, lui sta bene. - cercò di tranquillizzarlo Yohann. Mathias lo guardò, cercando di capire se stesse mentendo. Anche se i suoi occhi erano coperti, il suo viso sembrava rilassato. Decise che poteva fidarsi di lui. - Di che si tratta allora? - disse.
- Una rapina finita male, o così sembra. Conserva le domande per dopo. E se ora mi fai il piacere di seguirmi... -
- Dopo mi ripaghi la porta però - scherzò Mathias.

I due si avviarono verso la casa dell'antiquario senza scambiarsi una parola. Non c'era bisogno di parlare, loro si capivano con un solo sguardo. E a Yohann bastò un attimo per capire che per l'amico non era un buon momento. Sapeva quanto fosse importante per lui quell'uomo. A volte, era persino geloso del loro rapporto. Ma non poteva farci niente.

Poco dopo arrivarono sul luogo del delitto. Mathias si fece strada tra i poliziotti e i medici che affollavano quella casa. Yohann lo seguì senza esitare, chi meglio di lui poteva conoscere quel labirinto infinito di stanze e corridoi? Saliti al secondo piano, superarono un lungo corridoio finché non si ritrovarono di fronte a una porta bianca. Il medico legale stava uscendo proprio in quel momento. Yohann vide per primo un corpo senza vita disteso su un letto matrimoniale e coperto da un telo immacolato - È la domestica. Se vuoi, entro solo io. - disse per tranquillizzare l'amico. Mathias, dal canto suo, desiderava solo capire cos'era successo, così fece un respiro profondo e oltrepassò la porta. Osservò la stanza, dalle pareti bianche e i mobili nuovi, e il primo pensiero che ebbe fu quello che era tutto in ordine. Troppo in ordine. Il letto era stato appena rifatto e a prima vista non c'erano tracce di sangue sul lenzuolo bianco. Mathias si avvicinò lentamente al corpo della donna, mentre la scientifica trafficava avanti e indietro in cerca di prove. Sollevò delicatamente il telo bianco, ma quello che vi trovò sotto lo sorprese. Qualcuno si era divertito con lei prima di ucciderla. Il viso era completamente sfigurato, tanto che era difficile riconoscere i tratti somatici della donna. La bocca... aveva qualcosa di strano. Indossò dei gaunti e con le mani aprì le labbra - o meglio quel che restava delle labbra - della giovane. Rabbrividì. Le avevano tagliato la lingua. Si ritirò di scatto e in quel momento si accorse di un particolare che prima non aveva notato. Un libro, sul comodino di fianco al letto. Nulla di strano, se non fosse l'unico oggetto presente nella stanza. In quel momento si avvicinò Yohann per dire qualcosa - La cassaforte è stata trovata aperta e completamente vuota. Dovevano sapere già la combinazione. - ma Mathias aveva la testa tra le nuvole. Continuava a fissare quel libro, dalla copertina sbiadita e strappata, e aspettava che questo, in qualche modo, gli parlasse. - Amico tutto okay? -
- Yohann, davvero credi che questa sia stata una rapina finita male? - disse tutto d'un tratto il giovane ispettore.
- Certo. Non ci sono segni di effrazione, probabilmente i ladri conoscevano i proprietari. E mentre ripulivano la cassaforte, sarà entrata la nostra povera vittima. A quel punto, non hanno avuto altra scelta e l'hanno uccisa. Insomma, tutto combacia. - rispose il collega, certo dell'attendibilità delle sue informazioni. - Tu che ne pensi? - aggiunse poi.
L'altro soppesò la domanda e continuò - Sappiamo almeno com'è morta? -
- Sai com'è fatto il dottor Lambert, prima dell’autopsia non rivela mai niente. Dobbiamo attendere un po'. Ma a me sembra tutto già chiaro. - disse Yohann, non capendo i dubbi del collega.
- Credo che dovresti vederla allora. - prese il braccio di Yohann e lo fece avvicinare al corpo della donna. Scoprì nuovamente il suo volto e aspettò di vedere la reazione dell'amico. Un misto di stupore e timore gli si dipinse sul viso, mentre Mathias guardava la scena soddisfatto. - Nessun rapinatore si scomoda tanto per un testimone. -
- Mi hai convinto. Questo va oltre la crudeltà di un normale assassino, questo è... sadico. - disse Yohann spaventato.

Uscirono dalla stanza per fare un sopralluogo della casa, ma mentre si apprestavano a scendere le scale, incontrarono un collega della scientifica con la faccia preoccupata. - Hai scoperto qualcosa amico? - esordì Mathias.
- Sì, non dovrei dirvelo ma... - disse il giovane titubante.
- Io credo che se sai qualcosa dovresti dircelo. In fondo siamo colleghi, no? Tu aiuti noi, noi aiutiamo te. Funziona così - spiegò l'ispettore.
- Si forse hai ragione ma... - esitò ancora. Il capo aveva detto di tacere se quello che aveva visto. Non ne conosceva il motivo, ma lui non voleva disubbidire agli ordini.
- Sputa il rospo! - s'intromise d'un tratto Yohann, spazientito dal comportamento del giovane.
- Okay, stai calmo, ora vi dico tutto! Il problema è che non abbiamo trovato niente. Non una traccia, non una sola impronta digitale in tutti e tre i piani. Fatta eccezione per uno stupido libro nella stanza da letto. Come se i ladri avessero avuto il tempo di ripulire tutto. - stava mentendo, ma sperò che i due poliziotti non si accorgessero delle sua bugia. Insomma, non che avesse proprio mentito. Aveva semplicemente omesso una parte della storia. Una mezza verità poteva andare bene a tutti.
Per sua sfortuna l'ispettore Dupont si accorse subito dell'inganno, osservando i suoi occhi e la tensione dei muscoli sotto la pelle, si avvicinò pian piano all'orecchio e sussurrò - So che non hai detto la verità, non tutta almeno. Non so perché stanno cercando di infangare questa storia e sinceramente non mi interessa. Ma questo è il mio lavoro e ho il dovere di scoprire la verità. Non penso che tu creda alla favoletta della rapina. Vuoi che si risolva questo caso? - l'altro annuì debolmente, poi Mathias riprese a parlare - Bene. Allora devi raccontarmi tutto quello che sai. Non qui però. Il tuo capo ci sta osservando. Adesso ridi e fa finta che io ti abbia raccontato qualcosa di divertente. - si scostò e attese che le sue istruzioni venissero eseguite. Vide il commissario della scientifica allontanarsi con fare circospetto. Quando fu sicuro che nessuno li ascoltasse né vedesse, guidò gli altri due compagni dentro una stanza e chiuse la porta a chiave. Riconobbe subito quella camera, era la camera di un bambino. Non era cambiato niente da quel giorno.

- Spara. - disse freddo Yohann.
- Quello che vi ho detto è vero. In effetti, non abbiamo trovato nulla di sospetto nella casa. Ed è strano, perché non ho mai visto una scena del crimine così perfettamente immacolata. E non conosco il motivo di tutta questa segretezza. Forse pensavano che potesse essere un caso di poco conto. O forse volevano evitare che si alzasse un polverone inutile, in fondo questa è sempre la casa di un uomo importante a Parigi. Io stavo solo eseguendo gli ordini - poi si fermò di colpo, perché udì un rumore di passi che si avvicinavano alla porta. Fece cenno ai due ispettori di tacere e solo quando fu sicuro che non ci fosse più nessuno là fuori, continuò - Ma l'avete vista la vittima? Tutta? Cioè tutto il corpo intendo. -
- No, ora che mi ci fai pensare, lui mi ha mostrato solo la testa. - disse pensieroso Yohann.
- Era già spaventoso guardarla in faccia. Non credevo fosse importante il resto del corpo. - si difese Mathias.
- Lo immaginavo. Allora credo che dobbiate vedere queste foto. - porse loro una pesante macchina fotografica e i due iniziarono subito ad esaminare gli scatti. Una grossa “x” sul ventre del cadavere disegnata col sangue era il soggetto principale di tutte le foto. Ma cosa significava?
- Bene! Ora non solo dobbiamo catturare un criminale sadico e maniaco delle pulizie, persino la scientifica ci ostacola! - urlò Yohann, mentre Mathias era assolto nei suoi pensieri. Una finta rapina, l'omicidio di una semplice domestica, il suo viso sfigurato e mutilato, l'assenza di prove, il silenzio della scientifica... ed ora questa “x” priva di significato... uno stupido libro... Ecco, il libro! Come aveva fatto a dimenticarsene?
Aprì con violenza la porta e corse verso la camera da letto - Voi non mi muovete! - urlò agli altri due, che erano rimasti impietriti di fronte alla reazione del collega. Entrò nella stanza e vide che stavano finalmente portando via il corpo della donna. Ma quel libro era ancora lì, troppo insignificante per essere considerato una prova. Eppure Mathias era convinto che sarebbe servito a qualcosa. Indossò dei guanti bianchi, afferrò il libro e iniziò a sfogliare le pagine. A prima vista, nulla di strano. Lo richiuse e tentò di leggere il titolo, anche se la copertina era piuttosto vecchia. "La caccia al tesoro". Lo riaprì e il suo sguardo cadde sulla prima pagina che conteneva una dedica. La lesse ad alta voce: “Mio caro ispettore, il titolo di questo libro ti dà un indizio. È proprio quello che dovrai fare tu, una caccia al tesoro. Sempre se vuoi arrivare a scoprire chi sono. Ma so per certo che tu sei uno che fugge dai problemi, invece di affrontarli. Se mai ci incontreremo, ricordati di queste parole. Mi dispiace tanto di aver rimandato la tua partenza con quest’omicidio. Salutami l'antiquario, non appena lo vedi.“
Lasciò cadere il libro a terra, terrorizzato. Poi lo riprese, con mano tremante, e lo infilò dentro ad una sacca. Ritornò nella stanza dove aveva lasciato Yohann e il ragazzo della scientifica con una faccia cupa. Avrebbe voluto rivelar loro tutto, ma intuì che l’assassino aveva lasciato quel libro solo per lui. Yohann capì subito che fosse successo qualcosa, ma l'altro, impaziente, disse - Trovato quel che cercavi? -
- No, mi sbagliavo. Ora è meglio che tu ritorni dal tuo capo. Ti starà cercando. - rispose serio l'ispettore.
- E se noi due andassimo a fumarci una sigaretta fuori? Per passare il tempo, dobbiamo ancora aspettare che i signori Matisse rientrino, erano fuori per lavoro. - propose Yohann. Mathias annuì poco convinto. Forse però una sigaretta era proprio quello di cui aveva bisogno.

Uscirono tutti dalla stanza, poi i due poliziotti scesero le scale e si diressero verso l'esterno della casa. Un vento fresco inebriò le loro narici e la luce dell'alba illuminò i loro volti.
- Abbiamo passato tutta la notte qui - osservò Yohann.
I primi giornalisti iniziavano ad arrivare a piccoli gruppi. Telecamere, microfoni, macchine fotografiche li circondarono in poco tempo, ansiosi di catturare la notizia del giorno. Mathias li cacciò con un semplice "No comment". E mentre stava per accendersi un'altra sigaretta, se ne accorse. Due occhi di ghiaccio lo stavano osservando. Una donna bellissima, dal fisico esile, la carnagione chiara, i capelli rossicci e mossi che le ricadevano sulle spalle. Teneva in mano un piccolo block-notes e scriveva. Gli sorrise. La prima impressione di Mathias fu quella che una donna del genere gli avrebbe portato solo guai.
   
 
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