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Autore: L0g1c1ta    18/07/2013    2 recensioni
Dieci ragazzi e una professoressa.
Ognuno di loro ha una storia. Ognuno di loro ha un passato.
Passano insieme quattordici giorni di vacanze all'estero e insieme decidono di fare un rito per entrare nel Regno dell'Incubo, risvegliando l'Uomo Nero ed entrando nel suo mondo.
Mano a mano che esplorano il luogo si rendono conto che anche i Guardiani e altri spiriti si trovano costretti ad abitare in quest'isola ove sono ricercati dalla reale padrona del Regno: Macula Sanguinea.
Tra umani e spiriti si cuciranno rapporti d'amicizia o inimicizia.
Riusciranno a tornare a casa?
Riusciranno a sfuggire dalle mani della megera Macula Sanguinea?
Riusciranno a scampare alla morte?
Genere: Angst, Generale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nuovo personaggio, Pitch
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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THE WORLD OF NIGHTMARES

 

 

“Buona sera a tutti!”

Gianni fece entrare i gemelli Sanz che di corsa si fiondarono sui morbidi cuscini della cucina del terzo piano. Avevano finalmente deciso di fare una festa dopo due settimane di divertimento, era ora di dirsi addio e ritornare ognuno nel proprio paese.

“Non sai che corsa che abbiamo fatto per venire qui!” disse uno dei gemelli, Al.

“Pensa Gianni! Immaginati Arnold che si gira mentre fa il turno di notte e due vampiri assetati di sangue gli fanno fare uno spavento assurdo!” disse con entusiasmo l’altro gemello, Mini.

“Ma la piantate di fare questi scherzi!? So che è mezzanotte, ma vi ricordo che se qualcuno ci becca sono cavoli per tutti!” Gianni era infuriato. Non era molto più grande di loro. Aveva solo sedici anni in confronto ai quindici dei gemelli spagnoli, ma sembravano dei veri e propri bambini.

“Su con la vita Giovanni, non stiamo mica spacciando…” disse Mini con tono dispiaciuto, anche se sotto quegli occhi color pece nascondeva un sorriso a un milione di denti, e Gianni questo lo sapeva.

“Alejandro e Carmen, basta!” solo con loro perdeva la pazienza, era considerato il ragazzo più paziente del gruppo, ma dopo averli incontrati il primo giorno di vacanze studio tutti dovevano ricredersi.

“Ma non sei mica nostr…”

“Ma che state combinando a quest’ora…?” i tre ragazzi si girarono di scatto. Era Mino, falso allarme.

“Cielo! Sei solo tu! Credevo che fossi la Forlì” disse Gianni preoccupato.

“Ho sentito di un certo spaccio, ma che state combinando?” disse il diciassettenne preoccupato.

“Ha ha! No no! Ora ti spieghiamo. Sai che oggi è l’ultima serata insieme a New York, no? Beh, volevamo fare una festa d’addio con tutti quanti, senza droga tranquillo!” spiegò velocemente Al.

Mino tirò un sospiro di sollievo. Non voleva che la Forlì li beccava e si cacciassero nei guai, quei ragazzi gli erano simpatici.

“Ok. Posso festeggiare con voi?” I ragazzi spalancarono gli occhi. Gelsomino il secchione che chiedeva di partecipare ad una festa con la Forlì sullo stesso piano che potrebbe svegliarsi da un momento all’altro? Molto interessante….si potrebbe fare, ma…

“Perché?” l’unico che non era sicuro della cosa era Gianni. Appunto, perché?

“So che non vi sono sembrato proprio un vostro coetaneo e quindi…beh…volevo passare una festa anch’io dato che con Farut non voglio più stare …Insomma posso?”

“Intendi Farut? Quell’afgano che è stato umiliato da mia cugina?” Gianni mostrò un piccolo sorriso. Forse finalmente Mino aveva capito…

“Si esatto. È molto arrabbiato e credo che prima di andarsene la farà pagare a Fabiola” disse il ragazzo imbarazzato. Non si sarebbe mai immaginato che quel piccolo “tappo di sughero”, come la chiamava l’afgano, li avrebbe fatto fare la figura dell’imbecille.

“Tranquillo, puoi stare con noi, basta che non facciamo rumore” disse Gianni lanciando un cuscino al diciassettenne che felice si posizionò vicino al bancone.

“Scusate il ritardo, ma dovevo preparare Ceci e i piccoli” disse una voce femminile con un conosciuto accento dell’Est. Entrò una ragazza piuttosto bassa con i capelli a metà tra il biondo e il castano chiaro, gli occhi a metà tra il verde e il marroncino e la pelle a metà tra il bianco pallido e il rosa confetto. Già, perché era così Fabi, una metà. Anche i suoi genitori sono a metà, il padre italiano e la madre russa.

Dietro di lei arrivò una ragazza alta più o meno come Gianni, i capelli corti castani e ricci e gli occhi color nocciola e aveva sedici anni come lui. Si assomigliavano molto anche se lei era del Nord e lui del Sud. La ragazza si stava per avvicinare al sedicenne ma venne spinta in avanti da due piccole pallottole non bene identificate. Gianni cadde all’indietro portando dietro di sé Cecilia.

“Gianni, non credo sia il momento adatto per certe cose…” disse il gemello con un sorriso mentre la sorella rideva come una indemoniata.

“Scusa…non volevo…io…ecco…” la ragazza si alzò grazie all’aiuto dell’amica facendo intravedere un viso infuocato sul volto di entrambi. Non era esattamente così che Ceci voleva iniziare a parlare con Gianni…

“Ho trovato i colpevoli!” Mino alzò le braccia che tiravano per i vestiti i due responsabili: un bambino di undici anni con i capelli biondi e ricci, occhi azzurri e pelle rosa ed una bambina della medesima età con i capelli corvini, come i due gemelli, la pelle giallo-bianca e due occhi a mandorla.

“Cosa ci fanno loro qui?!” Gianni si rivolse a sua cugina con tono di rimprovero. Fabi alzò le spalle con un sorrisino imbarazzato. Faceva sempre così, era sempre silenziosa. Eppure non era timida, Gianni lo sapeva, la conosceva da una vita.

“Ebbene?”

“Ci hanno beccato mentre ci stavamo mettendo le scarpe e conosci mio fratello e Niki, no?” Gianni si girò verso Ceci che stava guardando il pavimento imbarazzata con del rosso sulle guance. Pensò per qualche secondo…alla fine decise. Si girò verso i due bambini, che intanto si stavano prendendo a cuscinate sotto gli occhi divertiti dei gemelli.

“Leonardo, Nikito. Ascoltatemi! Please Niki look at this way!” disse in inglese,dato che la giapponesina non sapeva l’italiano. I due amici si girarono incuriositi.

“Allora ragazzi, potete stare qui a condizione che non facciate rumore o distruggete qualcosa, capito?” il cuginetto annuì con un sorriso, mentre la sua amichetta non sembrava aver capito quello che il sedicenne cercava di dire. Gianni capì la situazione.

“Erm…you can stay here if you…erm…” non era mai stato bravo in inglese. I genitori l’avevano mandato a New York con la speranza che riuscisse ad avere almeno un sei in pagella in quella materia che lui tanto odia perché pensa che non viaggerà mai all’estero in futuro. Poveri illusi…

“Glielo dico io” alla porta apparì un quindicenne con gli occhi a mandorla come la piccola. Il giapponese si chinò e con un sorriso spiegò tutto alla sua compatriota.

“あなたはパーティーで滞在することができますが、あなたは気にする必要はありません” la bambina annuì e raggiunse Leo che intanto si era seduto su uno dei cuscini lasciandole uno rosa con dei pois bianchi. I suoi colori preferiti. E Leo lo sapeva molto bene, nonostante si conoscessero solo da quattordici giorni. Nessuno sapeva come avevano fatto amicizia quei due. La sorella maggiore Fabi sapeva solo che il secondo giorno che stavano nel college Leo andò sorridente dicendole che aveva trovato una amica molto simpatica e carina. Fabi non sapeva altro. Gianni si girò verso il suo salvatore.

“Grazie Yoshi” Yoshiki rivolse un sorriso al suo amico. Lui sapeva sempre cosa fare, sempre con il suo sorriso, sempre allegro, alcuni non capivano come facesse ad essere sempre di buon umore.

“Nessun problema” disse andando al bancone. Era incredibile conoscere un giapponese che conosceva l’italiano. Yoshi spiegò che suo padre aveva un amico che conobbe durante uno dei suoi viaggi di lavoro che, ovviamente, era italiano. Per questo lui lo sapeva così bene e preciso, dato che entrambi gli uomini erano buoni amici e si conoscevano da quando Yoshi aveva quattro anni e veniva sempre da loro per insegnare delle parole e frasi in straniero che poi il ragazzo imparò meglio. Invece i gemelli lo sapevano parlare perché, come raccontano, loro madre era italiana. Anche se non sembravano essere “una metà”come Fabi. Avevano i capelli corvini, la pelle abbronzantissima e gli occhi color oscurità.

Dopo aver domandato cosa ci facesse Mino in quella stanza iniziarono a fare giochi, trasmisero della musica allegra, ma a basso volume, come voleva Gianni, mangiarono cibi che non vedevano da due settimane…

 

“Al, ma quanto cribbio mangi?!” li urlò contro Ceci guardando Alejandro mentre si stava divorando due hot dog della scorta segreta di Gianni e Fabi.

“Che c’è? Non mangio un hot dog da giorni!” disse con aria annoiata e la bocca aperta.

“Non facci caso. Mio fratello è un maiale, qualche volta” sussurrò Mini all’orecchio di Ceci con tono divertito.

Scoprirono nuovi talenti…

 

Com’è possibile pensare che sia più facile morire!?

No!!!

Non lo pretendo!!

Ho ancora un sogno!!

 

Tutti guardarono Fabi la silenziosa che cantava. Anche suo fratello e la giapponesina.

“Fabi, ma perché non c’è l’hai detto?” chiese Yoshi senza parole.

“Che non sono capace nemmeno di cantare?” disse Fabi imbarazzata. Quel karaoke era un’idea di suo cugino che voleva mostrare che in realtà lei non era così timida e riservata come dimostrava con gli altri.

“Fabì! Emma non vale niente in confronto a te!” disse Al, con una strana voglia di gentilezza. Molto strano.

“Scusa, ma che…?” cercava di dire Mino, ma venne interrotto dalla gemella.

“Allora amici, sono le tre del mattino, cosa facciamo prima di sparire?”

“Prima di tutto volevo essere anch’io invitato alla festa…” la porta si spalancò. Al e Mini sbiancarono, Mino e Yoshi spalancarono gli occhi, Ceci si morse il labbro, Gianni non sapeva cosa fare. Leo e Niki guardarono verso la porta incuriositi con un biscotto al cioccolato dentro entrambe le bocche. La stanza era diventata una tomba. Nessuno riusciva a dire qualcosa di simpatico e allo stesso tempo amichevole. Ci pensò Fabi, che era l’unica che guardava il diciannovenne con uno sguardo sospettoso.

“Farut”

“Fabiola jan” disse con un sorriso che aveva poco di rassicurante.

“Come mai sveglio a quest’ora?”

“Io sono nel mio elemento casomai dovrei chiederti io cosa ci fai a quest’ora”

“Niente di che…”

“Io non credo invece”

Stava per scatenarsi una guerra come l’ultima volta, Gianni lo sapeva, lo immaginava da quando era entrato l’afgano.

“Farut, non sei invitato a questa festa” disse con tono autoritario, anche se aveva paura che con quei muscoli gli avrebbe rivolto la faccia e spedita dentro un pacchetto diretto verso l’Italia.

“State facendo una festa! Non potete aggiungermi all’elenco?” disse guardando con rabbia Mino che intanto si era nascosto dietro al bancone cercando di mimetizzarsi con il bianco e il nero dei mobili, fallendo miseramente. Certo, è facile beccare un diciassettenne alto 1.90 cm, la pelle rosa, gli occhiali spessi e i capelli mori. Farut lo avrebbe trasformato in un puntaspilli. Sarebbe stato facile, lui era un “armadio abbronzato” come lo aveva soprannominato l’italo-russa, mentre invece Mino era uno “spaventapasseri con gli occhiali”

“Ho io un bel gioco per voi…tranquillo pulce, non voglio rovinarvi la festa, anzi! Voglio renderla più divertente. Vi piacciono i giochi fatti a mezzanotte?” disse l’afgano con simpatia. Fabi tese le orecchie. Lei AMA tutte le cose che riguardano l’orrore, la paura, i fantasmi, la morte. Era un’appassionata di videogiochi horror, ci giocava da quando aveva sei anni. Forse…potrebbe restare dopotutto…

“Di che si tratta?” disse con noncuranza, anche se avrebbe voluto saperlo subito. Farut era entusiasta. Aveva convinto la sua rivale. Le cose andavano bene.

“È un gioco che ho visto su internet prima di venire qui. Bisogna fare un rito abbastanza antico per entrare nel regno dell’Uomo Nero…”

 

 

 

 

 

ANGOLO DI L0G1

ALLORA??

SPERO CHE L’INZIO VI SIA PIACIUTO, è STATO TUTTO MOLTO CALMO VERO? NON ABITUATEVI TROPPO, perché PRESTO O TARDI TUTTA LA STORIA SARà MOLTO Più MOVIMENTATA E SOPRATTUTTO HORROR!!!

SPERO CHE COMMENTIATE PRESTO!

L0G1C1TA

 

  
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