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Autore: Moonshiner_    18/07/2013    1 recensioni
[ Scorlily: tratto dal testo] Aveva capito perché non riuscivano ad uscire da quella stanza, quella notte. La loro necessità era quella di imparare a stare vicini senza l'utilizzo delle barriere, senza bisogno dei muri per mantenere la distanza, avevano bisogno di imparare a realizzare quanto in realtà si volessero bene.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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«Com'è possibile che non riusciamo ad uscire? Sei un'idiota!»
Lily Luna non si era mai arrabbiata così tanto. Aveva i capelli arruffati, le gote infiammate da un genuino rosso, gli occhi brillavano di rabbia. 
«Sei un'idiota! Ti pesterei a sangue se solo non fossi occupata a pensare a come rimediare al tuo disastro!»
Gridava, gridava senza sosta, infischiandosene del mal di gola passato da appena due giorni.
«Non dovresti gridare così forte, rischi ti vada di nuovo via la voce.»
Dall'altro lato, Scorpius Malfoy era placidamente accomodato su di una panca di legno scuro, lo sguardo assottigliato da un leggero sonno. Erano le due del mattino, e si trovavano chiusi per errore nella Stanza Delle Necessità.
«Ti rendi conto che non usciremo mai di qui?! Per colpa tua!»
Faceva avanti e indietro per la stanza, scalciando l'aria davanti a sé. Lui sbuffò, rotolando a pancia in giù, distendendosi sulla panca, portandosi le mani sotto il viso a mo' di cuscino, serrando gli occhi.
«Trovati un giaciglio e riposa, Potter, domani penseremo a cosa fare.»
In cinque anni di scuola, non aveva mai odiato tanto quel ragazzo dai capelli biondi, che le risocrdavano spesso i campi di grano di casa. Adirata, s'avvicinò di fretta al giovane Serpeverde, assestandogli una sberla sulla spalla, facendolo spalancare gli occhi grigio perla, confusi e sorpresi.
«Testardo, cocciuto, insolente, orgoglioso, irritante, presuntuoso, Serpeverde dei miei stivali!»
Sbottò iniziandolo a colpire con prepotenza, serrando i pugni per colpirlo più forte. Alzando gli occhi al cielo il biondo parò qualche colpo, rotolando a pancia in giù e fermandogli i polsi con le mani, unendole poi in una sola stretta, in modo da avere la mano destra libera.
«Falla finita, non ci ammazzi neanche le mosche con quelle manine.»
La beffeggiò lui, mentre un ghigno arrogante si spaziava sulla sua bocca.
«Ti ho già detto che è meglio dormire, no? E -guarda- è giusto apparso un letto. Tu laggiù e io qui, intesi?»
Lily si voltò, osservando il letto a baldacchino identico a quelli presenti nei dormitori, avvicinandosi per toccare il legno scuro, le lenzuola inamidate, i ghirigori del copriletto grigio, con grande stupore. 
«Era questo che volevi mostrarmi? Una stanza che fa apparire tutto quello di cui si ha bisogno?»
Domandò piano, come se lo stesse domandando a se stessa, ma la risposta arrivò più vicina del previsto.
Sentì il fiato caldo del giovane serpeverde infrangersi vicino all'orecchio, e dal tono poteva capire che stava ghignando.
«Si chiama Stanza Delle Necessità.»
Sorpresa, e imbarazzata, la rossa sobbalzò, voltandosi di scatto e dandogli una repentina spinta, facendolo indietreggiare malamente, e ridere.
«Torna alla tua panca, Malfoy.»
Sbottò, rossa in viso.
Lui scosse la testa e si voltò, girandosi subito dopo verso la ragazza. La panca era sparita, capì lei, e dallo sguardo di lui poteva capire ch'era un aiuto che lui non s'aspettava ma che stava apprezzando.
Esasperata, si passò una mano tra i capelli, voltandosi verso il letto. Era grande abbastanza per entrambi, ma lei non avrebbe mai -mai mai mai mai- e poi mai dormito con lui. Afferrò un cuscino, il copriletto pesante e lo stese per terra, proprio di fianco al letto, sistemandogli poi il cuscino sopra.
«Bene allora, tu dormi lì, e io qui.»
Disse, indicando per lui il letto e per sé stessa il giaciglio improvvisato. Lui scosse la testa, infilandosi nella metà ripiegata delle coperte sul pavimento, come per dirle ch'era troppo tardi per mettersi a discutere e che lei avrebbe domito sul materasso.
«Idiota.»
Bofonchiò sottovoce, levandosi le scarpe e scivolando tra le lenzuola, avvicinandosi al bordo per guardare Scorpius, che se ne stava con un braccio posato dietro la testa e gli occhi chiusi, senza camicia. 
Respirava piano, come per paura di dargli noia. Non l'aveva mai visto così calmo, così naturale. Sembrava un ragazzo come un altro, non un insolente purosangue che si divertiva a stuzzicarla come fanno i ragazzini con le lucciole chiuse nei barattoli. Non l'aveva mai visto così ... Bello .
Scrutò ogni angolo del suo viso, i capelli che ricadevano morbidi sulla fronte, lucenti alla poca luce di una lampada ad olio infondo alla stanza, agli occhi ora chiusi, le ciglia folte e chiare, i tratti spigolosi, la pelle chiara. Lasciò per ultima la sua delizia, la bocca carnosa e rossa come ciliegie mature, come fragole, come lamponi, come qualunque frutto ricordasse il rosso della sua bocca, lievemenet schiusa nel respirare.
«Ti verrà una paresi, se resti così ancora solo qualche secondo, Potter.»
Biascicò lui. A quanto pare non dormiva ancora..
Scattò indietro lei, nascondendosi dietro al materasso, di nuovo imbarazzata da morire. L'aveva sorpresa a fissarlo! Si maledisse mentalmente, scivolando di nuovo solo con gli occhi oltre il materasso, scorgendo il suo volto.
«S-Scusa..»
«Non devi scusarti, Potter.»
«Sai Scorpius, pensavo avresti voluto dormire più comodo, rispetto allo stare per terra.»
«Non potevo lasciare che proprio tu dormissi qui, che razza di uomo sarei lasciando una ragazza dormire sul pavimento?»
«Ma sono io che ho deciso di farlo, no?»
«Sai, Lily, sei molto più carina quando chiudi il becco.»
Tacque, e il silenzio scese nella stanza, se non fosse stato per lo scoppiettio regolare della lampada ad olio che si consumava. Quando si spense, la giovane Potter si rese conto di essere rimasta immobile a fissare la fiammella che si consumava, con un sorriso ebete ulla faccia.
Aveva detto ch'era carina..
Si distese, nella mente un groviglio confuso di pensieri ora ancora più confuso da un'altro filo, nuovo, pungente, penetrante, dal colore dei capelli di quel biondo ormai addormentato. 
Aveva capito perché non riuscivano ad uscire da quella stanza, quella notte. La loro necessità era quella di imparare a stare vicini senza l'utilizzo delle barriere, senza bisogno dei muri per mantenere la distanza, avevano bisogno di imparare a realizzare quanto in realtà si volessero bene.
   
 
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