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Autore: fedustranger    18/07/2013    1 recensioni
Pairing: [Xemnas x Sephiroth]
[Xigbar x Sora]
[Xaldin x Larxene]
[Vexen x Riku Copia]
[Lexaeus x Zexion]
[Zexion x Riku/Xehanort]
[Saix x Xemnas]
[Axek x Saix]
[Demyx x Xaldin]
[Luxord x Roxas]
[Marluxia x Luxord]
[Larxene x Marluxia]
[Roxas x Axel]
Questa è una raccolta di One-Shot su 13 coppie: in ognuna almeno un personaggio appartiene all'Organizzazione XIII. Il genere e il rating sono puramente indicativi, ci saranno fic più osè, fic dal carattere più introspettivo o fic più "d'azione". Non sono tutte storie d'amore, alcune sono solo storie di sesso, altre storie di un'amicizia che si evolve. Scriverò sempre di che coppia sto scrivendo all'inizio, spero vi piaccia e adieu.
Genere: Azione, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naminè, Organizzazione XIII, Riku, Sora
Note: Lemon, Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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I: Un dolore affine - Xemnas x Sephiroth


Il ricordo di un’emozione non può renderla reale, tutti i membri dell’Organizzazione XIII ne erano consapevoli. Eppure molti di loro sapevano fingere così bene che riuscivano ad ingannare non solo gli umani, che un cuore ce l’avevano, ma persino loro stessi.
Il Superiore era l’unico a cui non interessava far credere di provare sentimenti; qualche stolto pensava che non fosse bravo ad illudere i suoi interlocutori ma persino chi lo detestava sapeva che era semplicemente consapevole di ciò che era: un Nessuno senza cuore, solo corpo e anima. Per questo aveva creato l’organizzazione, per questo ne era a capo: per ritrovare un senso alle proprie azioni, per riavere un cuore.
Ma c’era una cosa, un particolare momento che gli faceva dimenticare tutto: il suo scopo, la sua natura, la sua indole. Quando un Nessuno viaggia da un mondo all’altro per un solo istante si trova in bilico fra due universi, perso nell’oscurità più pura: una sensazione controversa, inspiegabile ma pur sempre una sensazione. E ognuno dei membri dell’Organizzazione avrebbe fatto di tutto per provare di nuovo qualcosa, qualsiasi cosa. E quel giorno Xemnas avrebbe provato emozioni che neanche quand’era ancora umano si sarebbe sognato.

 
Si era recato alla Fortezza Oscura: una tenebrosa voragine nera ne annunciò l’arrivo. Camminava, incappucciato, verso la Sala del Sonno quando il suo sguardo venne catturato da un uomo di spalle. Centinaia di fili d’ardesia gli ricadevano sul dorso, morbidamente; uno spallaccio argentato spiccava nel suo vestiario: tutto il resto era nero. Un’unica ala del colore della notte decorava la sua preziosa schiena mentre un paio di ali dello stesso tipo spuntavano dai lati delle sue gambe, rivolte verso il basso. Il Superiore distese le labbra formando qualcosa di simile ad un sorriso e decise di fare una piccola deviazione prima di svolgere l’incarico che si era prefissato quel giorno. Seguì silenziosamente il suo nuovo bersaglio finché un’immensa lama sottile e affilata non squarciò l’aria prima di posarsi, minacciosa, a pochi centimetri dal suo volto nascosto.
«Chi sei?» un sussurro perfettamente udibile sfiorò delicatamente l’udito del Superiore
«Nessuno d’importante»-disse mentre si toglieva il cappuccio mostrando i suoi occhi gialli- «eppure sono riuscito ad ottenere informazioni notevoli sul tuo conto, Sephiroth.»
Le parole di Xemnas risultavano curiose. Vuote e sinistre come sempre ma anche provocatorie; di solito lasciava agli altri l’onere di indossare maschere e di creare sotterfugi.
«Ho dovuto mandare dei Simili a spiarti. Molti li hai uccisi ma alcuni sono riusciti a sopravvivere e a raccogliere dati necessari sul tuo conto.»
«Ooh, quindi eri tu che comandavi quelle seccature!» -un ghigno vero e divertito comparve sulle labbra dello spadaccino- «E dimmi, precisamente quali sono questi dati che sei riuscito a raccogliere?»
«So che la tua spada è lunga 1.91 cm e di conseguenza, contando la lunghezza del tuo braccio teso, è stato necessario che io camminassi ad almeno tre metri di distanza da te per non essere colpito. Ho notato un certo disinteresse nei confronti di qualsiasi attività eccetto quella di sconfiggere un certo Cloud e di lasciare che l’oscurità, da te rappresentata, prenda il sopravvento su di lui…» quell’ultima frase venne lasciata in sospeso. Molte volte, vedendo, anche se di sfuggita, quell’uomo, Xemnas si era chiesto come mai non fosse diventato un Nessuno, un essere incapace di provare emozioni: del resto sembrava avere un rapporto più che stretto con le tenebre. Quel giorno lo capì: da quella distanza riusciva a percepire una sensazione, come se stesse per immergersi nell’oblio. Quell’uomo non era stato consumato dell’oscurità, era parte dell’oscurità; di un’oscurità al contempo primordiale e compiuta. Era una sorta di male necessario, d’intensa ombra riflessa da una luce sfolgorante, così grande che avrebbe potuto inghiottire la luce stessa.
«Bene. Dato che hai raccolto tutte le informazioni necessarie non vedo perché io debba trattenermi oltre» si voltò lentamente, intento a riprendere la sua strada, ma quando la sua Masamune era sul punto di essere completamente nascosta dal fodero vide con la coda dell’occhio il Superiore sparire: un lampo rosso gli sfiorò i capelli, distruggendone una manciata. Il falso sorriso di Xemnas si materializzò a pochi centimetri dal suo volto e un secondo colpo minaccioso, questa volta diretto verso il suo petto, incombeva su di lui. Sephiroth fece istintivamente un salto all’indietro, sbattendo l’ala affinché lo aiutasse nella ritirata, poi senza preavviso lanciò una sfera di oscurità contro il suo nuovo nemico. Il capo dell’organizzazione, equipaggiato con Interdizione, la sua coppia di lame eteree, respinse l’attacco agitando la mano destra e frantumando la sfera, poi ripartì alla carica cercando di colpire con un colpo obliquo ad X il suo nemico che però, prontamente, respinse le due spade facendogli cozzare contro il suo immenso acciaio. Il Nessuno fu lanciato in aria ma riacquistò subito dopo l’equilibro con una capriola; poggiò i piedi per terra e…
 
...un richiamo da dentro lo scosse. A desiderare il contatto con l’essere che aveva di fronte non era solo la sua sete di conoscenza, era tutto il suo corpo, era la sua anima. Più gli si avvicinava e più si sentiva completo pur non avendo un cuore. Quello scontro… voleva fosse eterno...
 
… parò un colpo del nemico con la sinistra ma rischiando di rimanere schiacciato dal peso di quella katana così estesa fu costretto a smaterializzarsi e a ricomparire sopra la sua testa. Allineò la mani e scaraventò contro quel demone una serie di proiettili laser di colore rosso intenso. Una volta sedato il suo impeto rimase sorpreso nel vedere che la grossa ala scura del suo nemico era riuscita a proteggerlo da quasi tutti i colpi che il Superiore gli aveva scagliato contro. Non ebbe il tempo di pensare: una grande meteora, materializzatasi dalla mano di Sephiroth, si stava dirigendo verso di lui annichilendo la materia che cercava di contrastarla e bruciando quella circostante. Xemnas fu costretto ad erigere una barriera che, essendo fatta di nulla, riuscì a bloccare l’aerolite creato dal suo avversario. “Sublime”pensò il Superiore, spinto all’indietro dalla forza premente di quel bolide che non si decideva a cedere. Lo spazio fremette e l’angelo monoala si ritrovò proprio dietro Xemnas. La sua lama lo trafisse nel punto in cui tempo prima risiedeva il cuore e con un fiotto nero pece scomparve, investito dal distruttivo meteorite.
 
Sephiroth poggiò appena i piedi per terra quando vide un’ombra corvina e tenebrosa dirigersi verso di lui: quella appena distrutta era solo una copia. Mentre il Superiore scaraventò a terra il suo nemico, premendo le mani contro le sue spalle giurò di aver visto un sorriso su quel viso cupo. Erano distesi uno sopra l’altro e…
 
… il richiamo del suo corpo era assordante. Stringeva tra le mani l’oscurità che gli aveva fatto provare sensazioni folli, irrazionali, contraddittorie. Emozioni assurde che non aveva mai concepito nemmeno in vita. E si rifiutava di credere che quel momento dovesse finire con la morte di quella fonte di turbamenti e gioie, di una gamma di sentimenti ultraterreni, o peggio con la sua ritirata, con il suo ritorno al Castello Che Non Esiste. No, lui quel giorno voleva esistere
 
… un bacio unì i due corpi in uno solo. La lingua fredda e apatica di Xemnas scavò dentro la bocca altrui senza incontrare alcuna resistenza. Le sue mani acerbe si spostarono, prima sul collo, poi sul ventre e infine sul sesso di Sephiroth: l’emozione non cambiava ma si intensificava man mano che quel rapporto si faceva più intimo. L’angelo sembrava inerme, pronto ad accogliere il suo nemico, qualsiasi cosa avesse fatto; l’unica sua reazione era un ghigno apatico sul viso.
E il Superiore continuava ad esplorare quel corpo, con le dita coperte dai guanti, ma quando quella sensazione non gli bastava più passò alla lingua. Il collo, il ventre, il sesso. All’inizio attraverso gli indumenti, in seguito strappando qualsiasi cosa si opponesse ad un contatto più puro. Assaggiò ogni parte di lui, che non si ribellava ma anzi accompagnava Xemnas nella sua ricerca sfrenata.
Ormai era fuori di sé, il suo corpo non gli apparteneva più perché era troppo impegnato a ricongiungersi con l’oblio che aveva davanti, con quell’oscurità materna che l’avrebbe fatto sentire completo. E quando Sephiroth, senza preavviso, svanì dentro una sfera di tenebre e il Superiore fu di nuovo padrone della sua mente non poté che sorridere. Ma questa volta quel sorriso nascondeva un’intera gamma di emozioni autentiche: rimpianto, tristezza, rabbia, soddisfazione, gioia.
E anche se il cuore è una realtà quasi impossibile da comprendere, quel giorno Xemnas capì che col tempo lui avrebbe potuto conoscerlo a fondo. Anche grazie a Sephiroth.
 


Spero vi sia piaciuta questa prima O-S di una luuunga (?) serie. Se avete critiche ai personaggi, al metodo di scrittura o alla storia in generale non vi tirate indietro e recensite. Se vi è piaciuta recensite lo stesso. Insomma, recensite o ve ne pentirete amaramente (?). Grazie <3
   
 
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