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Autore: cateperson    18/07/2013    0 recensioni
E se cedere all'amore fosse la cosa migliore che mi potesse capitare?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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P.O.V. NATE
 
Erano passate tre settimane ed avevamo già girato mezza Europa. I nostri concerti erano grandiosi, migliaia di fan ci avevano accolto in tutte le città in cui eravamo stati. 
Io ero sempre più stanco, sentivo la necessità di fermarmi qualche giorno a riposare. Come se non bastasse, i miei pensieri non mi davano tregua. Joey li dominava tutti, era sempre al centro, non avevo pace. Volevo rivederla, stringerla a me, tenerla per mano, baciarla ancora...La sola idea di essere a metà del tour mi uccideva e si sommava al fatto che da quella sera non ci eravamo più sentiti, come se tra noi ci fosse un tacito accordo che stabiliva di non avere contatti finché non avessimo capito cosa provavamo l'uno per l'altra. 
L'unica cosa chiara per me era che non avevo mai provato in vita mia ciò che provavo in quel momento per lei. Era amore? Non ne ero certo. Sapevo solo che tutto intorno a me parlava di lei. E tutto questo non mi rendeva tranquillo.
 
"Nate, tra cinque minuti dobbiamo iniziare!"
Ero seduto in un angolo buio dietro il palco, con i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani. 
"Andy, al solo pensiero di aspettare altre tre settimane io sto male!"
"Sei innamorato!"
"Non lo so...Io non lo so..."
"La mia non era una domanda Nate...Lo so perché a me è successa la stessa cosa...In più, credo di non sbagliare se dico che hai il terrore di non essere corrisposto"
"Come ne sei uscito?"
"Semplice...L'ho sposata!"
Sorrisi
"Per te è facile..."
Andrew si sedette al mio fianco
"No Nate, non è mai facile. Ogni giorno devo decidere di investire tutto me stesso nel rapporto con mia moglie e so che per lei è uguale. Ogni istante è una sfida, soprattutto quando siamo lontani. Mi sveglio la mattina e mi chiedo se i miei pensieri e i miei calcoli valgono di più del nostro amore, se la lontananza ha l'ultima parola sul nostro rapporto o se il bene che c'è vince anche questo. Nulla è semplice in un rapporto!"
Andrew sapeva sempre arrivare al punto. E riuscì a prevedere anche quello che stavo pensando
"E se la tua obiezione è che non sei nemmeno sicuro che tra voi ci sia un rapporto, beh amico mio, vai a guadagnartelo. Se è quello che desideri combatti fino all'ultimo. Per intanto però sii uomo e fai quello che sei chiamato a fare, cioè alza il culo ed esci a cantare!"
Mi fece sorridere e insieme ci dirigemmo dietro le quinte. Lui e Jack andarono a sistemarsi agli strumenti, io entrai poco dopo incitando la folla e iniziando la canzone di apertura.
 
P.O.V. JOEY
 
Pochi giorni...Soltanto pochi giorni e sarebbero tornati. Non riuscivo più a resistere, mi mancavano tutti, ma lui...lui era sempre in mezzo ai miei pensieri. I suoi occhi, il suo sorriso, le sue labbra...
"Calma Joey, riprendi il lavoro per favore!" stavo di nuovo parlando da sola. 
Ero troppo agitata, non ero in grado di concentrarmi. Decisi di provare a scrivere a Jack.
"Quante donne vi siete trovati in Europa? Spero che almeno un po' di nostalgia di casa la sentiate...bacio"
Sapevo che probabilmente stava dormendo, ma sicuramente mi avrebbe risposto non appena sveglio. Mi sbagliavo...in pochi minuti arrivò un suo messaggio
"Io sto molto bene, l'Europa è meravigliosa...tu invece non hai ancora imparato la nobile arte dell'allusione...Quindi ho deciso che ti lascerò sulle spine! Odiami pure! Bacio"
Bene, non avrei ottenuto notizie nemmeno da quello che si definiva un mio amico. 
Cosa potevo fare? L'unica soluzione era cedere...e fui molto debole...
Cercai il numero in rubrica e avviai la chiamata
"Pronto?" dopo settimane il solo sentire la sua voce assonnata mi fece perdere un battito.
"Ciao...scusa, sono un'idiota, stavi dormendo...ti richiamo dopo!"
"Fermati Joey, non riagganciare" Nate aveva ripreso vitalità e ne fui lieta.
"Mi dispiace davvero, sono stata impulsiva...tu sarai distrutto e avrai bisogno di riposare..."
"Sto sentendo la tua voce...questo mi basta!"
Arrossii e ringraziai di essere al telefono.
"Volevo solo sapere come stai...Nessuno si preoccupa di darmi notizie"
"Oh Joey, non puoi nemmeno immaginare come sto adesso! Torniamo tra due giorni, sarò a New York per il weekend e poi si vedrà"
Ci fu qualche secondo di silenzio poi Nate riprese
"Mi manca tutto di te"
Non avevo bisogno di sentire altro. Una lacrima mi rigò il viso. 
"La nostalgia che provo ti rende più presente di qualsiasi cosa faccia!"
Ormai io ero un fiume in piena, le lacrime sgorgavano senza ostacoli. Riuscii a darmi un tono e a rispondere a quelle parole
"Le mie braccia sono spalancate...Vieni a riempirle!"
Non avevamo bisogno di dirci altro. Ci salutammo e, dopo aver abbandonato il telefono sulla scrivania, mi diressi in bagno a darmi una sistemata al trucco.
Quando tornai, trovai un messaggio di Jack.
"Non so cosa tu abbia fatto ma Nate è così sveglio che sarebbe in grado di sostenere un concerto ora...alle 3 di notte!"
Risi di gusto e ripresi il mio lavoro con una forza inaspettata.
 
Non sapevo decidermi: andare o no all'aeroporto a prenderli? Se non fossi andata, Nate mi avrebbe chiamata subito per rendermi partecipe dei suoi programmi per il weekend?
Vagavo per casa senza sosta, iniziavo a prepararmi per uscire, ma poi mi fermavo e mi sedevo sul divano a guardare la tv. Mi mettevo le scarpe e subito dopo le lanciavo dall'altra parte della stanza.
Quando decisi che non potevo aspettare e che dovevo andare a prenderli, mancavano solo 15 minuti all'atterraggio del loro volo.
Scesi in strada e salii su un taxi, ma purtroppo il traffico si dimostrò spietato. Arrivai al JFK un'ora dopo e ovviamente non c'era traccia né di Nate, né di Jack o Andrew. Sconsolata, chiamai un altro taxi per farmi riportare a casa. 
La mia razionalità mi aveva creato ancora una volta dei problemi. Ma perché non potevo imparare a lasciarmi andare, come mi ripeteva sempre Jack? Perché dovevo ridurre sempre tutto a un calcolo di probabilità? 
Guardavo fuori dal finestrino le strade di New York ormai illuminate dalle prime luci della sera. Una lacrima mi rigò il viso: un cuore semplice, solo quello volevo. Un cuore che mi permettesse di vivere nella realtà e non nella mia testa. Mi sentivo completamente stupida.
Quando arrivai, pagai il tassista e cercai le chiavi nella borsa. Dopo due minuti ero già arrabbiata con me stessa perché non riuscivo a trovarle e, come al solito, iniziai a parlare da sola
"La tua borsa è esattamente come la tua testa: un casino! Stupida stupida stupida!"
Sentii qualcuno sogghignare nell'oscurità. Perfetto, ci mancava solo una figuraccia con uno sconosciuto, o peggio, un vicino di casa.
"Questo lato di te non lo conoscevo"
Quella voce...la sua voce...rimasi pietrificata, con la bocca aperta e una mano nella borsa. Non lo vedevo, ma sapevo che era lì, a pochi passi da me.
"Volevo farti una sorpresa ma non eri in casa...Non potevo aspettare fino a domani, quindi sono rimasto qui fuori!"
Finalmente lo vidi sbucare dall'ombra. Aveva un sorriso bellissimo, tutto per me, e una rosa bianca nella mano. 
Il mio volto cambiò espressione mano a mano che si avvicinava, esplodevo di gioia ma le lacrime iniziarono a scendere copiose. Mi coprii la faccia con le mani per non farmi vedere, ma mi sentii afferrare delicatamente i polsi e i suoi occhi verde acqua erano a pochi centimetri da me.
"Non mi abituerò mai ai tuoi occhi" sussurrai, gettandogli le braccia al collo e premendo il viso nell'incavo del collo.
"Ne sono contento...Non voglio che ci sia qualcosa di scontato tra di noi!"
Mi strinse ancora di più a sé e inspirò il profumo dei miei capelli
"Quanto mi sei mancata!"
Mi allontanai un po', ci fissammo per alcuni secondi, poi gli accarezzai il viso.
"Non c'è nulla da capire quindi...È così e basta!"
Lui mi sorrise, imitò il mio semplice gesto e avvicinò le sue labbra alle mie.
Era l'inizio della mia più grande avventura.
 
"Joey muoviti...Rischiamo di perdere l'aereo"
Sentii urlare Jack al citofono. 
Per qualche istante pensai di ritardare apposta, così avrebbero rimandato la partenza di qualche ora e Nate sarebbe stato tutto mio ancora per un po'. 
Poi immaginai la reazione del mio amico..ed ebbi paura!
"Mi sto mettendo le scarpe...scendo subito!"
Quando li raggiunsi in macchina, Jack sbuffava, Andrew, seduto accanto all'autista, stava canticchiando tra sé e Nate tentava di trattenere una risata.
"Buongiorno a tutti!" Dissi con un grande sorriso sulle labbra, accoccolandomi tra le braccia del mio ragazzo, che mi stampò un bacio in fronte.
"Voi due state sabotando di proposito il nostro tour!" Esclamò Jack.
"Ti confesso che ci ho pensato per una manciata di secondi..." Risposi allegra. Nate e Andrew cominciarono a ridacchiare. Jack mi squadrò con un finto sguardo truce.
"Lo sai che la mia vita sentimentale dipende esclusivamente dalla mia fama!"
A quel punto non riuscii più a trattenermi e scoppiai a ridere. Jack mi guardò per qualche secondo poi si unì a me.
"Chissà perché, ma non sono mai credibile quando dico questa frase"
A fatica allungai una mano e gli scompigliai i capelli
"In ogni caso la tua dolce metà dovrà avere la mia approvazione!"
Stavolta fu Nate a guardarmi male
"Che c'è? Sono la sua sorella adottiva...sono molto esigente!" 
"Joey, forse non te l'ho mai detto, ma io sono un tipo mooooolto geloso! Ricordatelo!" 
La mia risposta fu un sorriso e un tenero bacio. Poi in un orecchio gli sussurrai
"Solo tu! Ricordatelo"
Arrivammo in aeroporto e, dopo tutti i controlli, li accompagnai fino al gate.
Abbracciai Andrew e Jack, che si imbarcarono quasi subito per lasciare a me e a Nate un po' di intimità.
"Non voglio andare!" Disse sottovoce. Sembrava un bambino piccolo
"Nemmeno io lo vorrei...Ma tu sei Nate Ruess, il frontman dei fun. E io sarei davvero una pessima fidanzata se ti impedissi di fare ciò per cui sei nato!"
"Ma sono anche il tuo ragazzo..." Iniziò a fissarsi le scarpe. Gli presi il viso tra le mani e lo obbligai a guardarmi negli occhi
"Lo sei, ovunque ti trovi! Il nostro rapporto non può essere una chiusura al mondo Nate. Anche quando sei lontano sei così presente per me che io faccio tutto con un'energia straordinaria. La nostra quotidianità non è una fregatura!"
Lo baciai mentre il mio volto si rigava di lacrime. Quando ci separammo, Nate mi strinse a sé e canticchiò sottovoce
"Despite what I've done, I pray to God that we can move on, 'cause for you are the best thing that this life has yet to lose"
Mi asciugò le lacrime che continuavano a scendere e se ne andò. 
  
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