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Autore: lavs684    30/01/2008    6 recensioni
E se Akane avesse rischiato la vita quando era solo una bambina? E se Soun avesse stretto un patto col custode dell'Aldilà per salvarla?Aggiornato capitolo 12 ^^
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il racconto di Soun Eccomi qui con il secondo capitolo! Ringrazio tutti coloro che hanno commentato e spero che lo faranno anche questa volta! Un grazie speciale al mio fratellino, mia grandissima fonte di ispirazione!
Buona lettura…

Lavs


Capitolo II
Il racconto di Soun

-Cos…? Il custode dell’Aldilà?
-Papà, ma che diavolo stai dicendo?

Era stata Nabiki a parlare. L’urgenza di capire che diavolo stesse succedendo e di trovare un modo per recuperare sua sorella l’aveva fatta tornare in sé. Si era lasciata andare. Imperdonabile. Lei che si manteneva sempre fredda e distaccata, lei che manteneva sempre il controllo della situazione, aveva perso la testa. Si ripromise che una cosa del genere non sarebbe mai più accaduta.
Si avvicinò al padre e lo guardò come se fosse impazzito. Sembrava che la sua mente così pragmatica non fosse in grado di credere all’esistenza di un’entità del genere.

-Hai sentito bene. Per quanto incredibile possa sembrare…
-Andiamo, pap…
-Che vuole da Akane?

Ranma interruppe bruscamente Nabiki, guadagnandosi un’occhiata furente da parte di quest’ultima, ma non se ne preoccupò. Non era affatto tempo di stare a sentire le dissertazioni scettiche della Regina di Ghiaccio. Tutto quello che gli importava, in quel momento, era tentare di capire cosa volesse fare quel tipo ad Akane e trovare un modo per strapparla alle sue grinfie.
Il signor Tendo fece un respiro profondo, tremulo. Sembrava infinitamente stanco.

-Non ne ho idea.
-Ma…che cosa ha a che fare con lei? Come fa a conoscerla? E a conoscere le sue figlie?
-Il nostro incontro risale a dodici anni fa. Quello fu un periodo molto difficile per la famiglia Tendo. Mia moglie…lei se ne era andata da pochissimo tempo e il dolore per la sua scomparsa era difficilissimo da affrontare per tutti noi. Akane, che era la più piccola, ne fu sopraffatta e si ammalò gravemente. La portammo da decine e decine di medici, ma nessuno sembrava in grado di capire che cosa avesse. Ogni giorno era sempre peggio. Aveva la febbre alta…delirava…piangeva continuamente invocando il nome di sua madre. Finché un giorno…entrò in coma. I medici le davano pochissime speranze di vita e io non sapevo più che cosa fare…

A quel punto, Soun fece una pausa mentre le lacrime riprendevano a scorrere sul suo viso. Kasumi si avvicinò nuovamente al padre stringendolo a sé, tentando di conferirgli la forza di continuare.
Ranma registrò incredulo quelle nuove informazioni…e così già da piccola Akane era stata in pericolo di vita…e lui non ne sapeva nulla. Quante cose del suo passato non conosceva?
Il dolore per la scomparsa della fidanzata parve raddoppiarsi. Sentiva il cuore scoppiargli in petto. Era da due anni, ormai, che viveva in casa Tendo. Pensava di sapere tutto di tutti e di conoscere Akane alla perfezione. Solo ora capiva invece quanto poco sapesse di lei. Avevano sprecato tanto di quel tempo a litigare per delle sciocchezze…tempo che lui avrebbe potuto usare per chiederle ad esempio di sua madre, o della sua infanzia…erano stati così stupidi…e adesso…
Ranma si costrinse ad allontanare quei pensieri della mente. Non era il momento di lasciarsi andare. Doveva essere concentrato per tentare di trovare una soluzione. Per cercare innanzitutto di capire dove fosse finita Akane. Aveva bisogno di sapere che stava bene, di trovarla e di riportarla a casa. Di riaverla al suo fianco. Aveva bisogno di lei.
Pur riluttante, esortò il signor Tendo a continuare.

-Mi dispiace tanto…è tutta colpa mia. Vedi…volevo assolutamente trovare un modo di salvare la mia bambina…così mi rivolsi ad una fattucchiera di cui avevo sentito molto parlare, anche se non era affatto sicuro che fosse una persona affidabile. Ero davvero disperato. Lei mi disse che c’era un modo…mi avvertì che era molto rischioso, ma se volevo salvare Akane non c’era altro da fare. Mi disse che esisteva un rituale mediante il quale era possibile richiamare sulla terra Rihito, il custode dell’Aldilà e chiedergli di risparmiare la vita della mia piccola. Mi disse anche che nessuno a memoria d’uomo era mai ricorso ad un simile mezzo e che non sapeva quali potessero essere le conseguenze. La cosa non mi importava…sarei stato disposto a dare la mia vita per Akane.…

Quelle parole, riportarono Ranma indietro nel tempo. Anche Ryoga aveva detto una frase molto simile, quando stavano per affrontare Orochi, a Ryugenzawa.
Sarò felice di morire per lei.
Sembrava passata un’eternità da quel giorno e il ricordo di Akane che rischiava di essere divorata da quel mostro pur di salvargli la vita, gli fece male al cuore. “Akane…”
Doveva trovarla al più presto…

-…così decidemmo di procedere col rituale. Ci vollero delle ore, ma alla fine, con mia sorpresa, il custode dell’Aldilà si materializzò davvero. Dubitavo che avrebbe accolto la mia richiesta, ma gli dissi ugualmente che volevo che salvasse Akane. E, incredibilmente, acconsentì. Mi disse però che se mai un giorno avesse avuto bisogno di qualcosa, io avrei dovuto fare ciò che chiedeva. Mi disse di aspettarlo. Speravo di non rivederlo mai più. Del resto cosa poteva volere un demone da me? Ero terrorizzato, ma quando tornando in ospedale ho visto che Akane era uscita dal coma e si era pressoché ristabilita…i medici parlavano di miracoli, dicevano che per Akane non c’erano speranze. Ero così felici da permettermi il lusso di allontanare il pensiero del patto fatto col custode dell’Aldilà. Mi ero ripromesso che un giorno, quando voi foste state più grandi, ve ne avrei parlato, figlie mie. Ma poi…non volevo che anche voi foste costrette a vivere ogni giorno con questo peso nel cuore. Mi dispiace tanto…sono davvero un pessimo padre…

-Ma no papà! Cosa dici?

Gli occhi di Kasumi erano colmi di lacrime non versate. Sapere che il padre si era sobbarcato da solo un così grande fardello per tutte quel tempo la faceva star male. Si era abituata a dividere con lui sia gioie che dolori, risparmiando molti di questi ultimi alle sorelle minori, per quanto potesse. Era diventata una madre, più che una sorella, per loro. E accettava questa responsabilità con gioia, felice che suo padre avesse qualcuno con cui poter parlare di qualunque cosa. Non aveva idea che lui nascondesse qualcosa anche a lei. Soprattutto non una cosa del genere. Per la prima volta dopo moltissimo tempo, si sentì poco più di una bambina, lei che era dovuta crescere tanto in fretta. E capì appieno quanto il loro papà le amasse.
Genma Saotome, che per tutto quel tempo si era tenuto in disparte insieme alla moglie, si avvicinò mesto all’amico, mettendogli una mano sulla spalla.

-Amico Tendo, hai fatto quello che avrebbe fatto chiunque.
-No! È tutta colpa mia! La mia piccola Akane!
-No, amico mio, chiunque al tuo posto avrebbe fatto lo stesso, io per primo. Non devi fare così, la tua unica colpa è quella di amare le tue figlie.
-Ti sbagli Saotome, avrei dovuto immaginarlo, avrei dovuto prevedere e tentare un’altra strada. Oh Akane! La mia bambina! È tutta colpa mia!
-Papà non fare così, non hai nessuna colpa! Non piangere papà! Ti prego, non fare così…
-Kasumi, figlia mia, mi dispiace di aver tenuto nascosto tutto anche a te. Non volevo che ti sentissi come mi sono sentito io per tutto questo tempo…mi spiace di averti tenuto all’oscuro, potrai mai perdonarmi?
-Ma certo papà, non devi preoccuparti di questo!
-Sono un pessimo padre! È tutta colpa mia! Akane, piccola mia, mi dispiace così tanto!
-No signor Tendo, la colpa non è affatto sua. La colpa di quanto è successo…

Ranma abbassò il viso verso il basso. Nessuno poteva più vedere i suoi occhi. Strinse i pugni convulsamente, tanto da farsi male, ma ignorò il dolore.

-...è solo mia. Non sono stato in grado di proteggerla.
-Figliolo…
-Bene! Adesso che tutti si sono addossati a turno le colpe…

Nabiki interruppe quell’assurda discussione e a quelle parole vide Ranma guardarla con profondo disgusto. Sapeva che qualcuno, però, doveva prendere in mano le redini della situazione. Freddezza e mano ferma. Affrontare ogni situazione con determinazione e decisione. Era questa l’unica cosa da fare. E Nabiki lo sapeva bene. Non per niente lei era la Regina di Ghiaccio.

-…credo che potremmo pensare a cose più serie. Per esempio a come riportare qui mia sorella.

Sebbene la sua espressione fosse impassibile, Ranma notò nella voce di Nabiki una nota appena percettibile di ansia, ma anche di stizza. Del resto aveva ragione. Stavano perdendo tempo inutile a discutere su chi fosse più responsabile per la scomparsa di Akane. I minuti passavano e lei era intrappolata chissà dove. E chissà cosa le stava succedendo. Con uno sforzo immane, Ranma tentò di allontanare dalla mente l’immagine di Akane e le sue supposizioni riguardo a ciò che poteva stare patendo proprio mentre loro parlavano e si concentrò nuovamente su Nabiki.

-Cosa dici di fare?
-Innanzitutto, papà quando quella fattucchiera ti ha parlato di questo Rihito ti ha dato qualche indizio che potrebbe farci capire dov’è Akane e perché l’ha rapita? Ti ha parlato di qualche particolare che non ci hai detto? Cerca di ricordare.
-No, non mi pare…sinceramente non le ho chiesto molto di lui. Mi ha detto soltanto che era un youkai posto a guardia delle anime dei morti. Poi abbiamo parlato solamente del modo in cui potevamo contattarlo e della possibilità di chiedergli di guarire Akane. Nient’altro.

Nabiki chiuse gli occhi ed inspirò profondamente nel tentativo di placare l’ira che minacciava di investirla. Era incredibile la mancanza di buon senso di suo padre. Come diavolo aveva potuto non farsi raccontare ogni particolare sul conto di quel tipo, prima di chiedergli una cosa del genere? Evidentemente lei, Nabiki, non somigliava a suo padre proprio per niente. Immaginò che lui fosse stato davvero al colmo della disperazione e si sforzò di capirlo.
Una volta riaperti gli occhi, Nabiki si concentrò per cercare di trovare una pista alternativa. Che cosa potevano fare?
Incrociò le braccia al petto e tentò di riflettere, scacciando le immagini di un’Akane torturata ogni volta che minacciavano di invadere la sua mente.

-Questa donna, questa fattucchiera…dove possiamo trovarla?

Soun Tendo scosse la testa, depresso.

-Non ne ho idea. Dopo che Akane uscì dal coma e si riprese, provai a tornare da lei per dirle che la mia bambina era guarita e ringraziarla dell’aiuto che mi aveva dato. Ma non la trovai. Era sparita senza lasciare traccia.
-Bè, potrebbe essere ovunque, per quel che ne sappiamo. Potrebbe anche essere morta. Dobbiamo trovare un’altra soluzione, allora.

Nabiki cercò un piano alternativo. Nessuno osò parlare per paura di disturbare la sua concentrazione, nemmeno Ranma, che però era visibilmente frustrato da quella situazione. La mancanza di azione e di iniziative valide era per lui insopportabile.
Dal canto suo Nabiki continuava a lambiccarsi il cervello. “Ci deve essere una soluzione, C’è sempre una soluzione”, continuava a ripetersi. La sua mente non era però del tutto lucida. Il pensiero della sua sorellina minore faceva capolino di tanto in tanto, provocandole dolorose fitte al cuore.
Nulla di tutto ciò, tuttavia, traspariva dalla sua espressione. La fredda maschera di Nabiki Tendo era al suo posto, intatta come sempre.
All’improvviso, quella che pareva l’unica soluzione possibile si delineò con chiarezza nella mente della seconda delle sorelle Tendo, stupita di non averci pensato prima.

-Credo che a questo punto l’unica cosa da fare sia dirigerci al Nekohanten e parlare con la vecchia Obaba. In trecento anni di vita ne ha viste di cose. È possibile, anzi probabile, che conosca la storia di Rihito e che sappia aiutarci in qualche modo.

Tutti annuirono in assenso.
Il cuore di Ranma si aprì ad una nuova speranza. Forse non tutto era perduto. Forse c’era ancora una possibilità che Akane tornasse sana e salva. Forse…poteva ancora riaverla al suo fianco. Era incredibile quanto lei gli mancasse. Si sentì uno stupido. Stava rischiando di perderla per sempre. Di nuovo. E ancora una volta non era riuscito ad essere sincero con lei e ad aprirle il suo cuore.
Finalmente, prese la parola.

-Che cosa stiamo aspettando? Andiamo!
-Credo che prima sarebbe meglio chiamare il dottor Tofu.
-E perché mai? Io sto benissimo!
-Non per te, Ranma. In molti casi si è rivelato utile anche lui. Chissà, magari potrà fornirci informazioni valide ed aiutarci ad elaborare una strategia.
-Bene, allora tu chiama il dottore, io vado al Nekohanten e porto qui la vecchia.

Prima ancora che Nabiki potesse rispondere, Ranma si precipitò fuori da casa Tendo e iniziò a saltare da un tetto all’altro in direzione del Nekohanten. Pregava con ogni fibra del suo corpo che quella vecchiaccia malefica avesse una soluzione. “Devo essere fiducioso!” si disse. In realtà le sue viscere si contorcevano per la paura di non rivedere mai più Akane.

-Ranma! Vuoi andare più piano? Aspettami!
-Se non riesci a stare al mio passo torna indietro, Ryoga!

Quel demente di un suino disperso aveva forse intenzione di fargli perdere tempo? Non avrebbe rallentato nemmeno se ne fosse andato della sua vita.
Dopo un paio di minuti, Ryoga perse Ranma di vista. Senza sapere più dove andare, prese la direzione suggeritagli dal suo istinto. Si ritrovò a vagare per una decina di minuti, andando di tetto in tetto e accorgendosi che per tre volte aveva preso la stessa direzione sbagliata. Sconfortato e senza più alcuna speranza di raggiungere Ranma, scese in strada, nel tentativo ei trovare un punto di riferimento in base al quale orientarsi. Sapeva che era tutta fatica inutile, ma non gli rimaneva nient’altro da fare.
Con suo immenso sollievo, capì di trovarsi proprio di fronte al locale di Ukyo, che stava chiudendo. Si precipitò dentro e scorse la cuoca di okonomiyaki dietro al bancone, intenta a rimettere gli ingredienti al suo posto.

-Ukyo!

Ucchan si voltò all’indirizzo della voce di Ryoga con un sorriso, che si spense immediatamente quando si trovò faccia a faccia col ragazzo. Studiò il suo volto e vi riconobbe occhi gonfi ed arrossati, segno inequivocabile di chi aveva appena smesso di piangere.

-Ryoga…stai bene?
-Non c’è tempo di spiegare adesso! Per favore Ukyo, aiutami! Devo tornare a casa di Akane ma non so davvero come fare!

Allarmata dalla nota d’urgenza nella voce del ragazzo con la bandana, Ukyo gettò alla rinfusa le bottiglie e le scatole che ancora teneva tra le braccia sul bancone e, dopo aver spento le luci e chiuso frettolosamente il locale, aveva iniziato una corsa a perdifiato con Ryoga alle calcagna in direzione del dojo Tendo.

*****

Dopo dieci minuti di corsa sfrenata Ranma giunse finalmente al Nekohanten, con i muscoli delle gambe che minacciavano di scoppiare a causa dello sforzo cui erano appena stati sottoposti. Incurante della stanchezza, Ranma bussò con decisione alla porta del ristorante. Le luci erano spente, segno che i proprietari erano già andati a dormire. La cosa non gli importava affatto.
Dopo quasi un minuto di attesa, durante il quale il ragazzo col codino continuò a bussare con sempre maggiore insistenza ed irritazione e ad urlare alla vecchia di venire ad aprire, finalmente una luce si accese.
Ranma udì la voce di Shampoo dall’altra parte dell’uscio, che armeggiava con il mazzo di chiavi per aprire e farlo entrare.

-Oh Lanma sei venuto qui a quest’ora solo per stare con me, vero? Come sei dol…

L’amazzone si fermò di botto non appena si trovò di fronte al ragazzo. Notò in lui esattamente le stesse cose che Ukyo aveva notato in Ryoga ed ebbe la stessa reazione della cuoca di okonomiyaki.

-Lanma…va tutto bene?
-Devo vedere la vecchia! VECCHIA! VIENI QUI! DEVO PARLARTI!
-Ma chi è che fa tutto questo baccano? Shampoo va tutto bene?

Era la voce di Mousse che scendeva le scale, preoccupato che fosse successo qualcosa a Shampoo. Quando si trovò faccia a faccia niente meno che con Ranma, la sua espressione ansiosa si trasformò in una maschera di rabbia.

-Ranma Saotome, che diavolo ci fai qui? Sei venuto a chiedere a Shampoo di uscire con te, non è vero?
-Stai zitto Mousse, non ho tempo da perdere con te! VECCHIACCIA, TI DECIDI A SCENDERE?

Finalmente l’anziana amazzone fece la sua comparsa, saltellando in equilibrio sul solito, nodoso bastone. Si sorprese di vedere Ranma nel suo ristorante,a quell’ora tarda.

-Futuro marito, cosa ci fai tu qui?
-Devi venire con me a casa Tendo!
-A casa Tendo? E per quale motivo?
-Vieni e basta, non ho tempo di spiegare!
-D’accordo. Shampoo, bada al locale in mia assenza.
-No, vengo anch’io! Mousse, non fare pasticci nel frattempo!
-Shampoo, no! Aspettami!

Il ragazzo cinese chiuse la porta del locale e si lanciò all’inseguimento della sua amata, senza avere la più pallida idea di quello che stava succedendo. In testa alla fila, intanto, Cologne interrogava Ranma sul motivo del suo strano comportamento. Il ragazzo ci mise qualche secondo a rispondere, mentre continuava a guardare dritto davanti a sé e a correre più veloce di quanto non avesse mai fatto in vita sua.

-Si tratta di Akane. È stata rapita.
-Rapita dici?
-Si. Da un certo Rihito, il custode dell’Aldilà.

La vecchia Cologne strabuzzò gli occhi, incredula. Se la fanciulla Tendo era stata davvero rapita da quel malvagio youkai, c’erano davvero poche speranze di riuscire a salvarla. Non lo disse a Ranma, che, però, parve in qualche modo interpretare la sua espressione.

-Tu sai chi è, non è vero?
-Si. E credo che questa volta ci troviamo in guai seri.
-Che intendi dire?
-Credo sia meglio parlarne arrivati a destinazione. Chi lo ha evocato?
-Soun Tendo, per salvare Akane che si era ammalata gravemente da bambina.
-Capisco.
-Vecchia, che diavolo sta succedendo?
-Non ne ho idea. Posso solo fare delle supposizioni. Ne parlerò a tutti quando arriveremo.

Pur estremamente frustrato, Ranma assentì e continuò la sua folle corsa verso casa. Mentre il volto di Akane occupava interamente la sua mente.
“Ti salverò, te lo prometto Akane. Tornerai a casa sana e salva. Resisti, ti prego.”

*****

Quando Ryoga e Ucchan arrivarono a casa Tendo, Ranma non era ancora tornato. Incontrarono invece il dottor Tofu, che reggeva in ogni mano una busta enorme contenente non meno di venti grossi volumi.

-Ragazzi, ma che accidenti succede? Mi ha telefonato Kasumi praticamente in lacrime e mi ha detto di portare tutti i libri che avevo che potessero dare informazioni sul custode dell’Aldilà.
-Dottore, vede…Akane è stata rapita. Dal custode dell’Aldilà.
-COSA?

Fu l’esclamazione sia del dottor Tofu che di Ukyo, cui Ryoga non aveva ancora spiegato il motivo di tanta agitazione. Mentre Ryoga dimezzava il carico del dottor Tofu, prendendo una delle enormi e pesantissime buste, e i tre entravano in casa Tendo, Ryoga si lanciò nel racconto dettagliato di tutto ciò che era accaduto quella sera, dall’arrivo di Rihito al racconto del signor Tendo, tralasciando però il fatto che lui era lì sottoforma di P-chan.
Quando finì Ucchan si portò le mani alla bocca, orripilata e il dottor Tofu scosse la testa dicendo:

-Povera piccola Akane.
-Oh mio dio, è terribile. E Ranchan…lui dov’è?
-È andato a cercare Obaba. Lei ne saprà sicuramente qualcosa.
-Ottima idea.

Entrati in casa, trovarono Kasumi che serviva il tè ai signori Saotome e a suo padre, che sembrava aver versato tutte le lacrime di cui era capace e adesso fissava dritto davanti a sé, come se il dolore che provava fosse così forte da isolarlo dal resto del mondo. Non si accorse nemmeno dell’arrivo di Ryoga, Ukyo e del dottor Tofu.

-Ukyo, dottor Tofu, ben arrivati! Accomodatevi, vi servo un po’ di tè.
-Grazie Kasumi.
-Molto gentile Kasumi.

Con sua immensa sorpresa, in quell’occasione Tofu Ono si mantenne perfettamente lucido pur trovandosi di fronte la sua dolce Kasumi. Forse si era reso conto che la gravità della situazione imponeva che lui si comportasse da adulto responsabile.
Quando Nabiki entrò in soggiorno e vide che sebbene il dottor Tofu fosse arrivato e avesse visto Kasumi, si stava comportando in maniera del tutto normale, prese nota mentalmente del fatto che, per fortuna, era inutile inventare continue scuse per tenere la sorella maggiore lontano da loro. “Molto bene, un problema in meno.” si disse.
Proprio in quel momento fece il suo ingresso Ranma, accompagnato da Cologne, Shampoo e Mousse.
Anche i nuovi arrivati presero posto attorno al tavolo, mentre Kasumi serviva loro il tè. A quel punto Cologne parlò, costringendo Soun Tendo a prestare attenzione e ad uscire da quello strano stato di trance in cui sembrava essere piombato.

-Bè. La situazione è ben più grave di quanto possiate immaginare, a mio parere.
   
 
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