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Autore: LittleLoveDream    30/01/2008    3 recensioni
Basata sulla serie Maximum Ride di James Patterson e creata sulla seguente traccia del contest:
D'improvviso, quel destino tanto beffardo, che ha reso la tua vita un inferno ti offre una seconda possibilità ponendoti di fronte a coloro da cui sei stato ingiustamente separato quando eri ancora in fasce. Ma Iggy saprà accontentarsi di tutto ciò che ha sempre desiderato ora che è lontano dallo Stormo?
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel che davvero il cuore desidera

Nota dell'Autrice:
Rieccomi con una nuova one-shot dedicata alla serie di Maximum Ride ideata da James Patterson.
Quello che vi apprestate a leggere deriva da una traccia comune data ai potenziali membri del Maximum Ride Fan-Writer's Club che si sfidavano per vedersi assegnare il ruolo di Iggy nella Fan-Fiction di gruppo che stiamo progettando.
Benchè non sia mai stata in gara per questo ruolo, ho trovato immediatamente la traccia stimolante, quindi l'ho utilizzata per creare questa piccola shot fuori concorso.
Quindi, se trovate qualche analogia con la bellissima fan-fiction di AllegraRagazzaMorta " I can See" (che per altro consiglio vivamente di leggere), tranquilli, non è un caso di plagio, ma semplicemente tutto deriva dalla traccia comune da cui siamo partite.
La traccia della one-shot prende vita da un avvenimento raccontato in Maximum Ride: La scuola è finita, il secondo libro della saga pubblicato in Italia a luglio, indi, giacchè sono passati mesi da allora, non repurto il caso di inserire l'avveritimento Spoiler, ma qualora ancora non l'aveste letto e non volete rovinarvi la lettura del secondo volume della Saga, consiglio vivamente di non leggere questo lavoro
Buona Lettura a tutti
LLD





Sono andati via, lontano da me.
E’ passata solo qualche ora eppure, mi sembra già un secolo.
Non ho potuto vedere i loro volti, oramai sono anni che posso contemplare solo le tenebre, ma sono certo che separarsi in maniera definitiva, sia stato duro anche per coloro che per anni ho considerato come la mia famiglia.
Parlare al passato fa male, è come se un pugnale ardente trafiggesse il mio cuore che sento sanguinare e battere lento, ansante.
Eppure non era forse questo che desideravo?
Da che a New York abbiamo scoperto che esistevano informazioni che avrebbero potuto ricondurci ai nostri genitori biologici, non è forse questo momento che assaporavo ipotizzando tante possibili scene?
Ho trovato i miei genitori che, per di più, mi hanno accettato a braccia aperte nonostante io sia un mutante.
Un mostro creato in laboratorio.
Insomma, a dirla tutta, ho avuto molta fortuna, più di quanta avessi mai osato sperare di avere persino nelle fantasie più ardite.
Tuttavia c’ è qualcosa di sbagliato.
Non pensavo che mi sarei sentito così triste e solo proprio in questo momento.
Questa non è la mia casa.
So che il paradosso sta nel fatto che non ho mai avuto una vera e propria casa, visto lo stato di latitanza in cui io, Max, Fang e gli altri abbiamo vissuto da due anni a questa parte (e pensare alla Scuola come ad una casa è davvero fuori questione), eppure, non avevo mai fatto caso come adesso, che una casa, nel vero senso del termine, qui non l’ho trovata.
In questo luogo manca qualcosa, perché una casa è il luogo in cui vivi accanto alle persone che ami.
La mano gentile che accarezza i miei capelli non è famigliare come dovrebbe essere quella di una madre.
La voce che mi parla dolcemente interessata alle mie pene non è confortevole come dovrebbe essere quella di un padre.
So che non ho il diritto di fare questi paragoni, visto che l’unica figura che potrei considerare materna è Max, una ragazzina mutante poco più grande di me, mentre, per quella paterna ci sarebbe Jeb, ma si è rivelato un traditore quindi temo non faccia molto credito rifarsi al suo esempio.
Perché?
Perché non riesco ad accontentarmi di quello che il destino mi ha donato come compendio alle sofferenza che fino ad ora ho vissuto?
Scommetto che al mio posto Nudge farebbe patti col diavolo per essere qui, in questa situazione.
Probabilmente anche gli altri vorrebbero provare l’ebbrezza di starsene al sicuro in casa propria circondati da tutti quei rumori e fragranze casalinghe che dalla nascita ci sono state negate.
Eppure io non mi sento un ingrato.
Non mi sento in colpa per non esser felice qui.
Avverto chiaramente che c’è qualcosa che non va.
Non mi sento a mio agio da quando i miei fratelli hanno varcato la soglia proseguendo per la loro strada.
No, non voglio restare qui.
Questa realtà non fa per me!
Vorrei spiegare le mie ali, stavolta non per farle contemplare ed accarezzare dalle mani curiose e vagamente affamate di risposte dei miei genitori, ma per tornare da loro.
Sì, vorrei librarmi in volo e urlare non appena il profumo del mio Stormo giunga al naso: “Sorpresa! Sono tornato dalla mia vera famiglia! Non c’è altro luogo in cui vorrei essere, se non con voi!”.
Perché non esiste casa che regga il confronto con i luoghi che abbiamo visitato insieme.
Perché non esiste abbraccio o parola gentile che possa eguagliare il senso di libertà che provo quando mi perdo nel cielo blu, fra le umide e soffici nubi, al vostro seguito.
Chissà se, sentendomi parlare così, mi considererebbero un ingrato.
Un ragazzo così stupido da buttare al vento l’unica cosa buona che la vita gli ha riservato.
Credo che, se ciò dovesse accadere,non ne avrei a male, ma sorriderei perché quel che davvero il mio cuore desidera è restare accanto alle persone che amo.
Restare accanto a tutti loro.
Accanto a Max e alla sua testa dura.
Accanto a Fang ed ai suoi silenzi.
Accanto a Nudge e ai suoi interminabili monologhi.
Accanto a Gazzy per orchestrare nuove terribili beffe.
Accanto alla piccola Angel e quel suo modo di fare irresistibile.
Quello che più desidero adesso è che siano al sicuro e possibilmente amati.
Non so se da Anne possano trovare queste cose, ma vorrei che almeno ci provassero a considerare la sua proposta di adozione.
Di certo vivrebbero come me in una bella casa, andrebbero a scuola e starebbero sempre insieme.
Già, sempre insieme… beati loro!
Forse è da egoista pensare che dovrebbero rinunciare a cercare le loro radici, ma se si accorgessero troppo tardi, come è accaduto a me, che i legami di sangue non sono poi così importanti?
Dovrebbero separarsi.
Spaccare lentamente il loro cuore ogni volta che un membro della famiglia vola verso un futuro, si spera, più roseo. Un futuro che promette tante cose, meno una: lo stare insieme.
Io non riuscirei a sopportarlo.
Già adesso mi chiedo come potrei anche lontanamente vivere come se avessi dimenticato le loro voci e i pericoli che li attendono?
Più ci penso più mi rendo conto di non essere nel posto giusto.
Tuttavia, devo a queste persone una possibilità.
Meritano che conceda loro una chance affinché li ami a mia volta.
Eppure so, che mai riuscirò a giungere alla felicità, ora che tutti loro sono lontani e si sono portati dietro gran parte del mio cuore.
Ovunque voi siate, innalzo una preghiera: non dimenticate me e l’enorme affetto che mi legherà per sempre a voi.
  
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