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Autore: BeFree    18/07/2013    2 recensioni
Gli incontri sui mezzi pubblici sono molti.
Spesso incontriamo le stesse persone, ma non abbiamo il coraggio di parlarci, anche se ci piacerebbe.
Questa è la storia di un ragazzo, con una vita di cui vorrebbe liberarsi.
Questa è la storia di una ragazza sconosciuta, in grado di riscuotere il ragazzo dalla sua bolla di vetro.
Questa è la storia del loro incontro.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harry scese le scale che portavano alla fermata della metro, stringendosi nel cappotto invernale, provando a bloccare il freddo pungente all’esterno del suo corpo.

Amava Londra, era la sua città, ma in quel periodo dell’anno il tempo era insopportabile: il vento gelido e la neve non davano un attimo di quiete.

Frugò in fretta nella tasca esterna, alla ricerca del suo portafoglio che fece passare sul dischetto così che il tornello si aprisse, lasciandolo passare.

Affondò ancora di più la faccia nella sciarpa, sentendo il naso già insensibile.

Nell’attesa afferrò la copia del “London Time”, il giornale gratuito della metro londinese, abbandonata sulla panchina.

La copia, anche se già usata, era di quel giorno e lo sfogliò distrattamente. 

Saltò tutte le notizie di cronaca nera o rosa e anche lo sport, fino a quando non arrivò nella parte dedicata ai passatempi, e notò con disappunto che il cruciverba era già stato completato.

Stava per rigettare la copia di nuovo sulla panchina, quando l’occhio gli scivolò su un titolo, scritto in caratteri rossi, così che fosse impossibile non notarlo.

“I saw you” citava.

‘Deve essere una nuova rubrica’ pensò il ragazzo.

Decise che per smorzare l’attesa di 3 minuti che rimaneva, poteva anche leggerla.

 

“La metro: luogo d’incontri. 

Hai visto qualcuno, che con un occhiata ti ha rapito il cuore?

Ma non hai fatto in tempo ad avvicinarti che è scesa alla sua fermata? Allora questa rubrica fa per te! Scrivici, in poche parole, qualcosa su quella persona: noi la pubblicheremo e magari con un po di fortuna, lei/lui leggerà i tuoi pensieri e capirà di esserne il soggetto! Che aspetti? Scrivici!”

 

‘Che buffonata.’ sbuffò annoiato il ragazzo.

In quel momento la metro arrivò e lui lasciò il giornale abbandonato, come aveva fatto il suo precedente proprietario.

Monotonia.

Era questa la parola principale che Harry usava per descrivere la sua vita.

Solita sveglia alla solita ora.

Solita colazione al solito bar.

Solita metro e solito percorso per arrivare al lavoro.

Solito lavoro con i soliti idioti.

Solita cena, da solo.

Solite serate a fingere di divertirsi.

Solita noia che entrava sempre di più in profondità dentro di lui.

Gli serviva una spinta, un qualcosa per andare avanti, per uscire da quel circolo vizioso in cui era, senza accorgersene, finito.

Non era giusto come ogni giorno passasse così semplicemente, in modo così irrilevante, solo routine, solo noia quando fuori c’è tutto un mondo che non abbiamo ancora visto e tante una moltitudine di esperienze che ci attendono.

Forse aveva bisogno di tornare ad apprezzare tutti quei gesti, quelle azioni che ormai gli davano noia: una passeggiata, un caffè con un amico, guardare un’alba o un tramonto e magari sorridere un po di più. 

Forse era questo che gli mancava.

Abbandonò la testa indietro, contro le pareti della metro e chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal dolce movimento del mezzo di trasporto.

“Prossima fermata: Piccadilly Circus”

La prossima, Oxford Street, sarebbe stata la sua.

Si alzò e si avviò verso la porta in anticipo, come era solito fare.

Le porte si aprirono e lui si scostò, per far scendere e salire le poche persone che a quell’ora di mattina si avviavano già verso i luoghi di lavoro.

Fu allora che la vide.

Che incrociò i suoi occhi.

E qualcosa, in tutta quella monotonia, si mosse, uscì dagli schemi.

Indossava un cappotto rosso accesso, con il cappellino abbinato, della stessa tonalità.

I capelli le ricadevano sulle spalle e avevano ancora dei fiocchi di neve incastrati.

Il viso era arrossato, sia per il freddo sia perchè, come immaginò Harry dal fiato corto, aveva corso per non perdere la metro.

Gli occhi erano grigi, come il cielo londinese.

Fu un momento.

Le passò di fianco, senza nemmeno guardarlo e andò a sedersi al posto da cui lui si era alzato appena 10 secondi prima.

Le porte si richiusero, ma lui non staccò gli occhi da lei, neanche quando la metro ripartì.

La trovava bellissima nella sua semplicità.

Harry non aveva mai creduto nell’amore a prima vista.

Ma forse si sarebbe ricreduto in poco tempo.

La vide chiudere gli occhi e prendere un respiro profondo, per regolarizzare il respiro.

Accavallò le gambe e cominciò a guardarsi intorno, con un piccolo sorriso.

C’era qualcosa in lei, qualcosa di diverso.

Il ragazzo ci mise qualche secondo per capire: in quella carrozza, così probabilmente come in tutte le altre, era l’unica che aveva le labbra increspate in un sorriso.

Un sorriso che contrastava con i musi lunghi e cupi dei mattinieri londinesi.

La ragazza continuava a guardarsi intorno, battendo il piede contro il pavimento ritmicamente, fino a quando non vide che Harry la stava fissando intensamente.

Lei sorrise leggermente, prima di distogliere di nuovo lo sguardo e posarlo su un ragazzo di colore con i rasta e le cuffie che trasmettevano musica ad alto volume.

E il ragazzo, affascinato da quel sorriso, fece un passo verso di lei.

“Fermata: Oxford Street.”

E le porte di aprirono.

E lui, in automatico, senza rendersene conto, uscì dalla metro.

Arrivato sulla banchina si fermò e sentì chiaramente il rumore delle porte chiudersi dietro di lui.

Si girò e il treno partì.

E lui lo fissò, immobile, mentre si inseriva di nuovo nel tunnel.

E maledisse se stesso per non aver agito prima.

L’avrebbe mai rivista?

Rimase un minuto abbondante sulla banchina, a fissare il vuoto, cercando di capire cosa si fosse incrinato.

Cosa fosse uscito dagli schemi.

Cosa avesse rotto quella monotonia.

E quando il vento freddo di Londra lo colpì in faccia come uno schiaffo, capì che il sorriso di una sconosciuta gli aveva stravolto la giornata.

Ci volle poco prima che quella crepa si riparasse e che lui venisse nuovamente avvolto nella confusionaria metropoli e nella sua asfissiante vita.

Ma come un rubinetto di un bagno difettoso che lascia cadere le gocce periodicamente nel lavello, producendo un rumore irritante così il sorriso semplice di quella ragazza dal cappotto rosso tornava puntualmente nella testa di Harry, ma invece che irritarlo lo rasserenava.

Invece di dargli fastidio quella rottura degli schemi, di quella monotonia, aveva reso la giornata diversa, più leggera, più... più qualcosa, che neanche il ragazzo riusciva a definire.

Serviva i clienti del negozio di abbigliamento con un sorriso più sincero, non quello che solitamente utilizzava, palesemente falso.

Da quando i suoi occhi avevano incontrato quelli della sconosciuta tutto sembrava più bello, semplice, sincero... migliore.

A fine giornata, quando già la neve aveva ricominciato a cadere e lui stava uscendo dal negozio avviandosi verso casa, giunse alla conclusione che avrebbe dovuto ritrovare quella ragazza: perché lo faceva stare meglio. 

 

*

 

La solita sveglia suonò, alla solita ora.

E Harry, nel giro di mezzora, si ritrovò sulla solita banchina della solita stazione.

Ma c’era qualcosa in più, quel giorno.

L’attesa.

L’attesa di arrivare a Piccadilly Circus e vedere di nuovo la Ragazza.

L’attesa di incontrare nuovamente i suoi occhi.

L’attesa di poterle parlare.

Ma fu un attesa vana.

Sia quel giorno, che il giorno dopo ancora. Così per tutta la settimana.

Non incontrò più la ragazza, nonostante avesse anche cambiato orario, nonostante fosse sceso più volte una fermata prima, sperando di incontrarla.

Ma l’entusiasmo di Harry, quello che non sentiva da un tempo che gli pareva infinito, non scemava.

Ogni mattina era sempre più alto, ogni mattina la sua speranza si rinnovava.

E anche se puntualmente veniva delusa, lui non si arrendeva.

Ora che aveva trovato la sua ancora per sfuggire da quella vita che lo stava mangiando vivo da dentro, non se la sarebbe lasciata sfuggire facilmente.

Era disposto a tutto, pur di trovarla.

Ogni volta che arrivava alla fermata Piccadilly fremeva: i muscoli si irrigidivano, gli occhi si aprivano, cercando tra le persone che entravano e prima che le porte si chiudessero, la sua testa spuntava fuori dalla carrozza, osservando la banchina, con la speranza che lei arrivasse trafelata con il solito cappotto rosso e con le guance imporporate per la corsa.

Un giorno di febbraio andando verso il suo solito lavoro e ripensando a quel giorno di gennaio in cui l’aveva vista, si era imbattuto nuovamente in quella rubrica ‘I saw you’.

Improvvisamente non gli sembrò un idea malvagia. Lesse anche che qualcuno era riuscito a ritrovarsi.

Una volta tornato a casa, accese il computer e decise di riassumere in qualche riga quello che la Ragazza significava per lui.

 

“Ti ho vista. Era una giornata di Gennaio. Fuori nevicava. Tu, vestita con un cappotto rosso e cappello abbinato, sei salita all’ultimo, arrivando di corsa, a Piccadilly Circus. Ho incontrato i tuoi occhi per un attimo. Ti osservato, invece, il più a lungo possibile. Eri l’unica che sorrideva. Il tuo sorriso da allora mi perseguita, perchè è la luce che mi guida fuori dalla monotonia della mia vita. Ti prego, se stai leggendo questo io lavoro da Gap, in Oxford Street. Fatti vedere.”

 

*

 

 

E poi ricomparve.

Una mattina lei salì di nuovo alla fermata di Piccadilly.

Harry fu preso contropiede.

La Ragazza era ormai diventata per lui come un sogno, qualcosa di irraggiungibile, ma che comunque ti spinge ad andare avanti. 

La vide entrare, e rimase paralizzato.

Si limitò ad osservarla, a memorizzare ogni suo singolo dettaglio, ogni suo movimento.

Sorrideva, come l’ultima volta che l’aveva vista.

Non aveva più un cappotto ma una giacca di pelle nera.

Anche gli occhi erano dello stesso, identico, intenso colore.

Ma Harry non si fece avanti.

Non poteva credere che il suo sogno fosse li, proprio davanti a lui.

E scese alla sua fermata.

E un istante dopo, come quella giornata di Gennaio, si maledisse.

Era convinto di averla persa, che una simile fortuna non gli sarebbe mai capitata di nuovo.

Aveva ormai perso le speranze, definitivamente, ed era tutta colpa sua.

Il giorno dopo il ricordo e le immagini di lei erano più forti che mai.

Non riusciva a tirarsela fuori dalla testa.

Non riusciva a far uscire il suo sorriso dalla sua mente.

Era stato senza speranza e lei con uno sguardo, l’aveva salvato dal cadere giù dal burrone. Ma adesso era di nuovo senza speranza e stava cadere.

Si sentiva sull’orlo mentre entrava in metro.

Sentiva che stava per cadere definitivamente quando arrivò alla fermata di Piccadilly.

Ma lei salì.

E fu come se l’aria rincominciasse a entrare nei polmoni.

Come se una corda, che non si era accorto di avere legata alla vita, l’avesse tirato indietro appena prima che si lasciasse cadere.

E capì che era lui l’artefice del suo destino.

Era lui che con un comportamento masochista si era abbandonato alla sua vita monotona, creando intorno a lui una campana di vetro.

Era giunto il momento di rompere quell’inutile protezione, di distruggere gli schemi.

Si alzò e andò incontro alla Ragazza.

“Fermata: Oxford Street.”

Andò avanti, ignorando le porte che si aprivano e dirigendosi verso quella ragazza appoggiata in fondo al vagone con una tazza di Starbucks in mano.

Si fermò di fronte a lei e rimase a fissarla.

Lei si accorse del suo sguardo e lo scrutò, incuriosita.

Lui ricambiò lo sguardo, determinato a non lasciarsela sfuggire.

Quando i loro occhi si incontrarono, le labbra di lei si distesero in quel sorriso che Harry non riusciva a dimenticare, il ragazzo capì che i colpi di fulmine esistevano veramente.

E lui era stato colpito in pieno.

 

*

 

“Ti ho baciato per la prima volta ieri.

Dopo mesi che ci frequentavamo finalmente ho avuto il coraggio.

E credo di aver trovato la parte mancante di me.

Se prima ti sentivo lontana, irraggiungibile, ora mi sei affianco.

E mi lasci senza parole.

Per con te è come fare tutto per la prima volta.

Quell’eccitazione, che si sente quando si fa qualcosa di nuovo, tu riesci a farmela sentire sempre.

Hai rotto la mia monotonia. Mi hai tirato indietro prima che mi lasciassi cadere.

Non serve dirti chi sono.
So che lo capirai, Ragazza dal cappotto rosso.”








Non so come mi sia venuta in mente l'idea per questa storia.
Forse per quel bel ragazzo che vedo quando vado a scuola alla mattina e con cui vorrei parlare.
Sta di fatto che l'ho consegnata alla mia prof di italiano alla fine dell'anno, e purtroppo non so ancora cosa ne pensa.
Probabilmente fa cagare (insomma credo di aver scritto di meglio) perché la trama penso che sia scontata e banale
però ci ho messo impegno per scriverla, quindi alla fine mi sono decisa a postarla, dopo averla abbandonata sul mio desktop per tipo 3 mesi lol
Spero che vi piaccia più di quanto piaccia a me.

 

  
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