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Autore: Paco Ramon    18/07/2013    1 recensioni
Se non si è fatto pace con il proprio passato è difficile vivere. Ma anche morire.
Genere: Malinconico, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chi passeggia la mattina presto sul bagnasciuga per godersi un po' di mare prima che i turisti lo trasformino in una bagarre di bambini urlanti, si aspetta di veder emergere dalla sabbia bottiglie di birra vuote, lattine schiacciate o al limite una maschera subacquea dimenticata da un turista distratto. Non certo quello che Matteo intravide con sgomento. Per un attimo pensò di tirare dritto, fece due passi in avanti in un breve scatto, quasi correndo, dopo un istante si fermò per qualche secondo guardando nel vuoto davanti a sé . Poi però si impose di trovare il coraggio. Prese fiato e si girò pregando in cuor suo di essersi sbagliato. Che quella piccola scarpa da ginnastica rossa fosse attaccata al piede di un ragazzino con il corpo lacerato, la faccia tumefatta e senza vita era una realtà troppo dura da accettare anche per chi come lui, di morti ne aveva visti tanti . Matteo Giardini, pensionato:trenta anni di pronto soccorso, esseri umani che gli morivano tra le mani e troppe persone a cui dare la notizia con uno sguardo che non fosse né colpevole né indifferente in un equilibrio troppo difficile da sostenere. Ma questa volta era diverso, oggi non era il momento di pensare alle parole giuste da usare ma piuttosto era il momento di inseguire.Inseguire sì:quell'uomo che aveva incrociato poco prima e che se ne stava andando via trafelato con una andatura colpevole per la quale fino a un minuto prima Matteo non riusciva a darsi spiegazione. Non era il momento di fermarsi, chiamare la polizia, era il momento di invertire la rotta e iniziare una caccia all'uomo. E così fece, puntò la sua preda che vistasi scoperta iniziò a correre in direzione del porto antico. Fu sufficiente quindi solo un attimo perché inseguito e inseguitore iniziassero una corsa pazza tra i pochi passanti disorientati e incuriositi. E mentre correva, Matteo si chiedeva a cosa potesse pensare la gente, ma non era l'unico pensiero. Quello che gli passava per la testa era qualcosa di più strano: in quell'inseguimento gli sembrò di notare che l'uomo che aveva quasi raggiunto avesse un'aria stranamente familiare. E ancora, si stava chiedendo come fosse possibile che entrambi nonostante l'età avessero percorso un tragitto così lungo senza perdere le forze e senza aver desistito. Non pensava invece, stranamente, a come mai quell'uomo avesse abbandonato in spiaggia il cadavere di un ragazzino di poco più di dieci anni. Ma la corsa stava per giungere al termine, si erano infilati infatti in un vicolo cieco a cielo aperto, l'inseguimento si era spostato sul molo e tra pochi istanti i due si sarebbero trovati faccia a faccia con davanti solo il mare. E fu così che arrivati in cima al molo, il fuggiasco si voltò. Gli occhi pieni di lacrime, l'alito pesante di chi ha bevuto troppo e lo sguardo disperato di chi si sente oramai senza via di scampo. E fu così che quando Matteo lo fissò, rivide sé stesso in quel giorno di tanti anni prima. Era reperibile come medico in chirurgia intensiva, ma ancora una volta aveva bevuto prima di entrare in sala operatoria. Il paziente era un ragazzino: quinta elementare,calzoncini corti e scarpe da ginnastica...rosse. I suoi amichetti lo avevano raccolto sotto il furgone dei gelati che lo aveva investito subito fuori dal cortile della scuola. La corsa disperata all'ospedale più vicino e le speranze di una intera comunità riposte nelle sue mani troppo tremolanti anche per reggere un bicchiere senza rovesciarne il contenuto. E poi il "mi dispiace,non c'è stato nulla da fare" detto dietro una mascherina operatoria utile solo a nascondere l'alito alcolico. Cosa ci facesse lui lì?Cosa significava quello che stava accadendo? Matteo smise di cercare risposte e lo fissò con un misto di stupore e tenerezza. L'uomo davanti a lui sorrise, si voltò e si alzò in volo con l'eleganza di un airone. Dopo un istante lunghissimo Matteo lo vide allontanarsi verso l'orizzonte mentre pensava ad alta voce: " se ne sta andando....se ne sta andando...." Una frase che aveva pronunciato troppe volte, con il suono continuo di un elettrocardiogramma piatto come sottofondo. Parole e suoni che, si rese conto, stessero echeggiando nella sua mente dopo essere state pronunciate da un giovane medico accanto al suo letto di ospedale. Fu quello il momento in cui finalmente Il dott. Giardini, settantadue anni appena compiuti, perdonatosi con uno sguardo, lasciò il peso del suo passato su quel molo e poté finalmente sentirsi libero di intraprendere il suo ultimo viaggio.
  
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