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Autore: Anf_Jily    19/07/2013    3 recensioni
Ho provato ad scrivere una giornata tranquilla tra Lea, Cory e il loro piccolo neonato Evan.
Se il mio idolo non fosse morto so che sarebbe stato un ottimo marito ed un ottimo padre.
Spero che non vi offendiate perchè ho scritto questa storia, ripeto, volevo solamente fantasticare sul mio idolo morto da poco.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non avevo più bisogno della droga perché l’unica eroina era la mia famiglia.

*Evan.*


Il papà è molto dolce con me, mi prende in braccio e mi fa le pernacchie nel mio piccolo pancino. Allungo le mie corte braccia verso il suo viso ed esploro con le mie ditina la sua faccia, gli tocco il naso, tiro il labbro interiore e faccio una smorfia divertita sbavacchiando un po’ nel mio bavaglino.
Avevo il papà migliore del mondo. Ad un tratto mamma arriva e mi prende dalle braccia di papà. La vedo ed è sempre bellissima. Afferro i suoi lunghi capelli castani e ci gioco tirandoli, li avvicino alle labbra e inizio ad inumidirli con la saliva facendo dei versi di apprezzamento.


*Lea.*

Ho il mio piccolo bambino tra le braccia. Evan era arrivato un anno dopo il matrimonio mio e di Cory. Questo bimbo era perfetto, uguale al mio amatissimo marito.
In un anno ne sono successe molte di cose ma nessuno di queste ha portato ad una probabile rottura con mio marito. E anche se fosse successo non lo avrei lasciato andare molto facilmente, soprattutto ora che c’è un bambino di mezzo. Ci amiamo ogni giorno di più, mi sembra ancora ieri quando ho pronunciato “lo voglio” in chiesa con il mio abito da sposa davanti all’uomo della mia vita. E’ stato un giorno perfetto, non lo potrò mai dimenticare.
Mi siedo vicino a lui, incrocio le gambe sopra al divano e porgo la testolina del bambino alle dita di Cory che iniziano ad accarezzare con estrema dolcezza i pochi capelli che Evan aveva. 


*Cory.*

Sono entrambi seduti vicino a me, la mia amata moglie e il bambino più bello che io abbia mai visto, mio figlio. Ricordo ancora quando è nato. Lea pensava di non farcela ed io ero li ad tenerle la mano e a sussurrarle “So che puoi farcela, sei una donna forte.”
La prima volta che l’ho visto ricordo le lacrime scendermi sul viso, provavo una sensazione bellissima. Era perfetto, assomigliava molto a mia moglie.
Ed ora sono qui, accanto a me. Mia moglie e mio figlio che amo con tutta l’anima.
Mi porta una mano alla nuca massaggiandomela rilassato, in quella casa c’era una tranquillità assurda, tranne quando mio figlio non decideva che era ora di urlare a squarciagola. Questo penso proprio che l’abbia preso da Lea. 


*Evan.*

Sto dormendo, è un bruttissimo sogno e io voglio svegliarmi ma non ci riesco. Ho una grandissima voglia di piangere disperato ed essere coccolato dalla mia mamma. Voglio il papà, voglio giocare con lui perché quando lo faccio io sono felice. Loro mi rendono il bambino più felice del mondo.
Sto sognando che il papà non esiste più, mamma piange a dirotto e quando mi vede dice continuamente “Assomigli troppo a tuo padre, non voglio vederti.” Perché mamma dice così?
Dove il mio papà? Voglio svegliarmi, all’istante.
Inizio a piangere squarciagola usando tutta la voce che ho, quel sogno è troppo brutto e ho bisogno di vedere il viso dei miei genitori per vedere che loro mi vogliono ancora bene.


*Lea.*

Stavo per baciare Cory quando Evan inizia ad urlare disperato, non ci penso due secondi che subito sono da lui.
- Amore, cosa succede? La mamma è qui.. -
Lo cullo cercando di tranquillizzarlo ma non ci riuscivo, così mi giro verso mio marito e mi avvicino a lui. Evan appena lo vede smette di piangere e sorride, passo il bambino al suo papà e mi appoggio con il sedere al bordo del tavolo. Era bellissimo vedere Cory alle prese con suo figlio. Era un bravissimo papà, sempre presente e mi aiutava molto soprattutto alla notte quando si sveglia.
- Sei riuscito a farlo addormentare, bravissimo. -


*Cory.*


Mio figlio dorme tra le mie braccia, lancio una occhiata ad Lea e le sorrido soddisfatto ed orgoglioso di me stesso. Ogni volta che riuscivo in una impresa mi sentivo fiero di me. Non avevo più bisogno della droga perché l’unica eroina era la mia famiglia. Poso nella culla il bambino e mi avvicino alla ragazza della mia vita, mia moglie. La mia migliore amica, l’unica con cui posso essere me stesso senza essere scambiato per un idiota. 

 

  
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