1. Quel che resta di un'anima

La voce di Sakura, sempre più rotta dal pianto e straziata, gli girava ancora nelle orecchie e sapeva che ogni passo che compiva verso l’esterno del villaggio era una pugnalata in quel cuore da dodicenne. L’aveva fatta tacere con una gentilezza violenta, con un colpo al collo, sistemandola poi sulla panchina e osservandola dormire per qualche minuto. Sakura, così fragile ma ostinata! Aveva deciso di donargli il cuore, senza garanzie che lui l’avrebbe mai accettato. Come poteva essere tanto generosa da rinunciare alla propria felicità, pur di regalargliela?

Lui non sapeva niente dell’amore, continuava a ripetersi, stringendo i pugni. A cosa serviva, quando le persone che aveva amato erano scomparse? Se n’erano andate per sempre, a causa di una che amava quanto il sangue che gli scorreva nelle vene, proprio perché loro avevano lo stesso sangue. Se anni prima quel pensiero lo riempiva di orgoglio, adesso provava ribrezzo per quel legame; l’unica cosa che lo trattenesse dallo strapparsi quelle vene maledette degli Uchiha, anche a morsi, per la disperazione, era la sete di vendetta che gli ardeva in corpo. Vendetta, ecco la sua ragione di vita. Vivere per provare sempre più odio e vendicarsi. A cosa serviva l’amore, dunque?

Ti amo, aveva urlato quella ragazzina dai capelli rosa, nel vano tentativo di arrestare i suoi passi. Gli aveva persino chiesto di portarla con sé, rinunciando alla sua vita nel Villaggio della Foglia che tanto le piaceva, alla spensieratezza di Naruto, all’amicizia con gli altri ragazzi… per lui. Sasuke non l’avrebbe mai fatto, perché lui non era tanto debole da legarsi a qualcuno, pur di vivere. Perché amare, quando odiare è così facile e fruttante?

Nella mente gli scorrevano istantanee felici: la sua infanzia tanto lontana; suo padre, così severo, ma profondamente orgoglioso dei due figli; sua madre, dolce e rassicurante e… Itachi. Il flusso di ricordi sereni si era bloccato, perché non poteva più ricordarne, legati a quel nome. Tutto ciò che gli balenava in mente, ora, erano il buio, il sangue del suo clan sparso sui pavimenti, gli occhi sgranati e gli urli mozzati nelle gole di quei cadaveri… perché gli Uchiha erano tali, ormai. Anche lui e quell’essere demoniaco erano carcasse, non erano più esseri viventi. Chissà, forse dopo l’agognata vendetta sarebbe tornato alla vita vera! Non che ci sperasse più di tanto, ma il dodicenne che era in lui non voleva del tutto arrendersi. “Sarà diverso”, pensava, “senza Itachi. Magari tornerò al villaggio e riprenderò i contatti con… con i miei amici”. Quella parola lo disarmava totalmente; non voleva pensarci, ma più cercava di divagare, più i volti dei suoi compagni gli passavano davanti agli occhi, soprattutto quello di Naruto. Quel ragazzino seccante, sempre allegro, nella sua tuta arancione, con gli occhi azzurri come un cielo primaverile. Naruto, per quanto si ostinasse a giurare il contrario, era suo amico, gliene aveva dato prova in diverse occasioni; il suo migliore amico.

I piedi si bloccarono, mentre cominciava a tremare, strofinandosi la fronte e gli occhi, come in preda a un incubo. Il suo migliore amico! Che terribile certezza, dietro quelle parole! I terrificanti occhi di Itachi tornarono a fargli visita, nella loro sfumatura più agghiacciante: lo Sharingan ipnotico. Lo aveva invitato a sfidarlo solo quando anche lui fosse arrivato a un tale livello di odio e disumanità. E Sasuke sapeva benissimo come si era procurato quei rubini di morte, suo fratello. La via da percorrere per la vendetta era quella: diventare un mostro. Per sconfiggere l'aniki, Sasuke sarebbe dovuto divenire un nuovo Itachi. Avrebbe dovuto uccidere il suo migliore amico; quello era il passaporto per lo scontro decisivo.

Scosse la testa, riprendendo lentamente a correre, per poi aumentare la velocità. Ci avrebbe pensato con calma, ora l’importante era fuggire, andare lontano, dimenticarsi della Foglia, dei suoi abitanti, di Naruto, del passato e di quella ragazzina dai capelli rosa.
«Io non so più cosa voglia dire amare, Sakura», mormorò con il fiato spezzato, correndo nel buio della foresta. «Non so più cosa sia l’amore, ma può darsi che un giorno lo riscoprirò. Non è un addio, lo sai anche tu; è inevitabile, ci rincontreremo. Saremo diversi: tu pura, innocente, con il cuore in lutto; io corrotto fino al midollo da qualche cancro generato dall’odio, maledetto da anime che sfogheranno le loro ire negli Inferi, e totalmente senza cuore. Ma in noi, questi dodicenni che ora siamo, continueranno a vivere, e nell’istante in cui c’incontreremo, anche loro si rivedranno, comunque andranno le cose. Te lo prometto, Sakura».

Spiccò un salto con una lunga falcata, nel buio della notte e della propria anima, donando la sua ultima luce a quella promessa.

Ciao a tutti! Questa è la mia prima FF sul mondo di Naruto!

Ho deciso di scrivere le reazioni dell'animo di Sasuke nel momento della fuga, un episodio davvero toccante della prima serie :'(

Spero che possa arrivarvi tutto quello che ho scritto... e non risparmiatevi nelle critiche, perché le trovo utilissime! :) Anche perché, di sicuro, 'sta robaccia merita delle critiche ahahah XD

Grazie mille a tutti!