Storia di un tormento
Mi chiamo Regulus Black e non sono un Mangiamorte.
Il marchio nero pizzica ancora. Non è la pelle che brucia, ma le vene. Vita pulsante che presto si spegnerà.
L’onore di una famiglia vale un’anima? È quello il prezzo che sto pagando.
Un odore nauseabondo.
Le fiamme dell’inferno corrodono la mia gola. Tossisco.
Mani invisibili si chiudono impietose attorno alla mia trachea. Mi tolgono il respiro. Sto soffocando.
La mia anima scivola via, stritolata, spezzata, frantumata; rotto irreparabile.
Gli sguardi fieri della mia stirpe mi pesano sulle spalle; mi schiacciano, mi deformano, mi spingono contro un baratro ricoperto di lame bagnate dai miei orrori.
Ci sono decisioni che ti segnano per sempre.
Le grida mi straziano, la mia mente mi tormenta.
Sono per me stesso il pugnale e la ferita. Non posso fuggire da ciò che mi alberga dentro. Dimenticare è impossibile.
Cosa resterà di me?
Non mi importa.
Arrivo ad una grotta. Il mare è arrabbiato, è infuriato. Lo sento strillare la sua frustrazioni. Si schianta contro le pietre e si ritrae ferito.
È agghiacciante la bellezza di questo posto. Le tenebre lo hanno corrotto, ma le pareti di roccia non hanno padrone. Si specchiano nell’acqua verde che risplende sotto la mia luce.
Una goccia cade in lontananza. Rimbomba nel vuoto.
Nessuno sente il mio grido.
Mi chiamo Regulus Black e non sono un Mangiamorte.
Mi sto perdendo nelle tenebre e non trovo l’uscita. Annaspo nel buio cercando il pomello; a volte lo raggiungo, ma le mie dita grondanti di sangue scivolano sulla superficie liscia. Mi ritraggo disgustato.
Mi sposto.
Il puzzo mi segue.
Inizio a correre.
Non mi abbandona mai.
Mi è completamente addosso, mi impregna le narici, è impresso nei miei vestiti.
L’acqua non lava via i peccati.
Le mie mi stanno consumando, dilaniando. Mi stanno svuotando di ogni emozione, mi stanno strappando via la vita.
Quanta viltà serve per lasciarsi morire?
Il disprezzo di chi mi acclamava, l’odio di chi non saprà mai la verità.
La dannazione mi ha raggiunto, le acque mi vincono.
Non c’è sollievo nella morte.