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Autore: Akira Haru Potter    19/07/2013    2 recensioni
"La pioggia batteva forte sui marciapiedi di quella stradina.
Ombrelli variegati coprivano il terreno e riparavano i volti dei loro padroni, costituendo le uniche macchie di colore di quell'umida e grigia giornata.
Così come anche la costosa macchina blu metallizzata ribaltata sull'asfalto."
KanamaxZero; Characters Death FF
(Partecipante al "All you need is love Contest", ultimo girone "Tanabata Matsuri")
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kaname Kuran, Zero Kiryu
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Avverto innanzitutto i carissimi lettori che saranno coraggiosi abbastanza da aprire questa ff che questa  storia partecipa all'ultimo girone del "All you need is love Contest" sul tema del "Tanabata Matsuri".
In secondo luogo voglio scusarmi con Matsuri Hino per aver stuprato usato i suoi personaggi per partorire questa ff.
Tanto perché doveva essere romantica e perché aspettavo di scrivere una KanamexZero da tempi immemori, mi scuso anche con voi gentilissimi lettori per i caratteri un po' deviati dei personaggi. Scusarmi dicendo che è un'AU e che posso giostrare meglio i loro caratteri non basta, quindi, uhm, spero che la storia piaccia comunque. O se fa totalmente schifo me lo diciate con calma e pacatezza senza offese pesanti.
Le critiche sì, ma bashing ingiustificato no, eh.
Detto questo, auguro a voi valorosi che vi apprestate a proseguire una buona lettura :D





 

Close your eyes

 

 

La pioggia batteva forte sui marciapiedi affollati di quella stradina.

Ombrelli variegati coprivano il terreno e riparavano i volti dei loro padroni, costituendo le uniche macchie di colore di quell’umida e grigia giornata.

Così come anche la costosa macchina blu metallizzata ribaltata sull’asfalto.

<< Sta arrivando l’ambulanza! >>.

<< Oddio, cos’è successo?! >>.

<< Respira, ragazzo, respira! >>.

<< Qualcuno mi dia una mano ad alzarlo! >>.

<< Ragazzo, resta lucido! >>.

<< Ce n’è un altro incastrato! >>.

<< Dobbiamo aiutarli! >>.

La folla di gente era divisa fra quelli che donavano soccorso ai due giovani passeggeri del veicolo, e quelli che invece se la prendevano con il pirata della strada che aveva loro tagliato la strada. Il suddetto era sceso dalla sua macchina, che per l’urto era andata a sbattere contro un muro, e cercava di difendersi dall’aggressione della gente, pur sapendo in cuor suo di essere colpevole. Avrebbe maledetto per sempre l’sms che stava scrivendo mentre guidava, in cui stava per lasciare la sua ragazza.

Un timido respiro venne emesso da uno dei due giovani feriti, i lisci capelli di un anomalo colore – nessuno mai aveva visto capelli così chiari dai riflessi glicine – imbrattati di sangue cremisi e gli occhi chiusi, le palpebre chiuse dalla leggera sfumatura lavanda che tremavano per lo sforzo di rimanere conoscenti nonostante il buio che li circondava.

Pur sentendo il rugginoso sapore del sangue sulla bocca, solo un nome sgorgava dalle sue labbra ormai pallide: << Kaname. >>

 

 

Primo anno di liceo.

<< Sei il ragazzo nuovo, non è vero? >> un ragazzo dalla lucente cascata di capelli marroni gli si affiancò alla fine delle lezioni.

<< Il mio nome è Kiryu Zero. >> si presentò il nuovo studente.

<< Io sono uno dei rappresentante di classe, Kuran Kaname. Puoi anche chiamarmi Kaname, Kiryu-kun. >> e gli donò un sorriso così dolce da farlo sorridere a sua volta.

<< Puoi anche chiamarmi Zero. >>

 

 

Cercò di aprire gli occhi stanchi, che avevano lo stesso colore dei capelli, e di piegare la testa per poter vedere se l’altro ragazzo stesse bene.

<< Kaname. >> ripeté ancora, la disperazione viva nella sua voce << Kaname. >>

<< Non sforzarti troppo! >> un signore sulla quarantina cercava di farlo tacere per il suo bene, ma il ragazzo non riusciva a darsi pace.

<< Kaname! >>.

 

<< Hai preso il massimo dei voti! >>.

<< Me la cavo abbastanza a scuola. >>

<< Mi sembra più di ‘abbastanza’, Kaname! >>.

Il ragazzo moro gli sorrise.

<< Anche tu sei bravo, Zero. >>

<< Me la cavicchio, non mi interessa studiare. >>

<< Cosa ti interessa allora? >>.

Qualche secondo di silenzio.

<< Ancora non lo so. >> rispose timidamente Zero << Sto ancora cercando. >>

<< Posso aiutarti, se vuoi. >> gli venne rivolto un altro sorriso.

Zero, istantaneamente, rifletté che poter proteggere quel sorriso così solare sarebbe stato un bellissimo scopo nella vita.

Non avrebbe permesso a nessuno di spegnerlo.

Nemmeno a sé stesso.

 

Provò almeno a raggiungerlo, tendendo una mano verso il corpo dell’altro, ma era tutto inutile, le sue membra erano troppo affaticate e non riusciva a muovere muscolo.

<< Kaname … come sta? >> chiese stentatamente all’uomo che gli stava prestando soccorso.

<< E’ ancora incastrato nella macchina, sta perdendo troppo sangue. >>

Soffocò un singhiozzo in gola, e se non fosse stato così stanco avrebbe sicuramente dato una mano e urlato ordini a tutti per aiutarlo.

 

<< Yuuki ha una cotta per te. >>

<< Lo so. >>

Era il primo giorno del loro terzo ed ultimo anno di liceo.

I fiori di ciliegio erano già in fiore e i loro petali volavano armonicamente lungo il viale alberato.

<< E tu hai una cotta per lei? >>.

<< Le voglio bene. >>

<< Romanticamente? >>.

<< … non lo so. >>

E vedere il suo amico Kaname senza una risposta precisa lo lasciò di stucco.

<< Sul serio? >>.

<< In questo momento preferisco non darle corda, non so cosa provo esattamente per lei. >>

<< Nei rapporti sei sempre così indeciso? >>.

<< Affatto. So benissimo quanto tu mi sia caro, Zero. >>

Non poté evitare di arrossire a quella confessione, e al rossore diffusosi sul suo viso Kaname non poté che riderne.

<< Soddisfatto? >>.

<< D-Di cosa, poi? Stupido Kaname. >>

E la risata cristallina del moro lo fece rilassare.

 

<< K-Kaname …! >> singhiozzò Zero, senza speranza di poter essere sentito, di potersi sincerare personalmente delle condizioni dell’altro.

Senza speranze perché quei momenti sarebbero potuti essere gli ultimi per loro.

Per quel loro, per quella piccola parola che li racchiudeva che era stato il motivo portante della sua stessa esistenza.

Si commiserava per quella fatale occorrenza, per questo incidente che avrebbe marchiato per sempre le loro vite. Eppure dovevano festeggiare!

Avevano un motivo per festeggiare!

Il destino gli era davvero così avverso?

 

<< Io ho perso la mia famiglia, quando ero molto piccolo. >> soltanto dopo tre anni dal loro primo incontro Zero era riuscito a confessargli ogni piega del suo passato, ogni singolo dettaglio di cui aveva memoria.

Si era sentito meglio, soprattutto vedendo quanta comprensione stava ricevendo dai grandi occhi marroni dell’altro. La comprensione che aveva cercato in remoti parenti, professori o semplicemente adulti a cui era stato temporaneamente affidato.

<< Anch’io. >> fu in grado di sorprenderlo, Kaname, con quelle parole << Io ho perso i miei genitori in un incendio prima delle medie, e da allora solo tu sei stato l’unico a rendere migliori le mie giornate, l’unico a cui ho sempre saputo di poter parlare di tutto. Perché noi due ci capiamo, ci comprendiamo meglio di qualsiasi altro. >>

Gli venne da piangere in quel momento.

Perché da quando aveva incontrato Kaname aveva iniziato a sentirsi una persona migliore, in grado di poter dire tutto all’altro senza la paura di essere deriso e preso in giro.

Kaname era la sua ancora di salvezza, la persona che poteva farlo ragionare meglio di chiunque altro, la persona che desiderava proteggere più della sua stessa vita.

La persona che amava di più in questo mondo cattivo e corrotto.

Kaname era il suo sole.

<< Non respira! >>.

<< Non sento più il battito! >>.

<< Non basatevi sull’agitazione! Tiriamo il ragazzo da là dentro! >>.

<< Ma se non … >>

<< Tirate quel maledetto ragazzo da lì! >> fu un giovane appena venticinquenne a urlare, il viso lentigginoso sporco di polvere e pioggia << Finché non lo tireremo fuori da lì non sapremo mai se stia bene o meno! Aiutatemi subito o vi sfondo a calci! >>.

 

<< L’ho rifiutata. >> gli disse un giorno Kaname, quando ormai il diploma liceale era stato preso e iniziava la loro vita nel mondo adulto.

 

Quattro uomini cercavano come potevano di spostare la macchina.

 

<< L’ho rifiutata. >> ripeté il ragazzo. << E Yuuki ha pianto. Ha cercato di non farlo, ma ha pianto. E mi ha detto che la persona che amavo era davvero fortunata. >>

Il cuore di Zero palpitò forte: << Vuoi davvero un’altra ragazza? Pensavo che Yuuki … >>.

<< … mi piacesse? Ho sempre affermato di volerle bene, non sapendo davvero cosa provassi nei suoi confronti. Ma adesso so che l’affetto che provo per lei è solo amicizia, mi sento quasi un fratello maggiore che desidera proteggerla dai mali del mondo esterno. Non ho mai pensato per un momento di avvolgerla tra le mie braccia in modo romantico, o di baciarla appassionatamente. O di riprodurmi con lei. >>

E non poté non scoppiare a ridere per l’ultimo termine che Kaname aveva utilizzato.

<< ‘Riprodurmi’, davvero? >>.

<< Hai capito, però. >>

L’altro fece un cenno del capo.

<< Beh, chi è quest’altra persona con cui vorresti ‘riprodurti’? >>.

<< Beh, sicuramente non ne nascerebbe una progenie, ma … >> e Kaname si inchinò a baciare Zero, uno sfiorarsi più lieve di un battito d’ali di farfalla << … non mi dispiacerebbe fare sesso con te, Zero. >>

 

<< Ce l’abbiamo fatta! >>.

<< Ma dov’è questa maledetta ambulanza?! >>.

<< Eccola, è qui! >>.

<< Come sta il ragazzo? >>.

<< Non gli sento il battito! Non gli sento il battito! >>.

<< Non mi dire che è … >>.

Zero trovò la forza di fissare lo sguardo sul moro, la camicia che un tempo era candida come la neve ora imbevuta di sangue, i capelli bruni che un tempo erano sempre lucenti erano incrostati di sangue carminio e i begli occhi profondi, le sue grandi pozze al cioccolato, chiusi.

Nessun tremore di ciglia, nessun respiro lieve.

Solo un contrasto di bianco e rosso sulla sua pelle morbida.

 

<< Quello che vorrei dirti, Zero … è che ti amo. Tanto. >>

<< E’ morto. >>

 

<< A-Anche io, Kaname. Ti amo tantissimo. >>

Il sorriso che derivò dalla sua confessione fu il più abbagliante e luminoso mai ricevuto.

Kaname, il suo Kaname, era davvero il suo sole.

 

<< KANAME! >> pianse.

 

<< Perché non vieni a vivere da me? >>.

 

Sembrava quasi aver trovato la forza di muoversi, e si districò dalla stretta dell’uomo che si stava prendendo cura di lui.

 

<< Sono sicuro che mio nonno ti piacerebbe! Mi ha più volte detto che conosceva i Kiryu e voleva loro molto bene, ma essendo vecchio non gli ho mai dato poi granché conto! Se fosse vero avremmo la sua benedizione! >>.

 

<< Ehi, ragazzo! Non puoi muoverti! Le ferite si apriranno! >>.

 

<< Ormai è un mese che stiamo insieme, non è vero? Con te i giorni passano veloci, Zero! Sono sicuro che, un giorno o l’altro, mi ritroverò in un baleno vecchio e raggrinzito, con te al mio fianco che ti lamenti per chissà quale videogioco non ancora uscito in commercio! >>.

 

<< KANAME! >>.

<< Tenetelo fermo! Tenete fermo il ragazzo! >>.

 

<<Sai, anche Yuuki è contenta del nostro fidanzamento! Dice di aver sempre saputo della nostra cotta reciproca, ma di non aver mai detto niente al riguardo sperando di potersi sbagliare e fidanzare con me! Ma adesso dice di essere contenta che sia tu, Zero. Potremmo essere una famiglia. >>

<< E lei dovrebbe fare la figlia? >>.

<< No, lei è la mia preziosissima sorella minore. >>

 

Arrancò urlando il nome del suo fidanzato, la voce si faceva sempre più ruvida e debole, segno che ormai stava per venir meno.

Le ferite si erano riaperte e bruciavano da morire – e forse ne sarebbe davvero morto se non si fosse fatto curare. Ma cosa gli interessava?

Kaname, il suo sole, la sua unica ragione di vita, era morto e non fra le sue braccia.

Non vecchio e raggrinzito come aveva sperato.

Non al suo fianco.

 

<< Oggi sei più bello del solito, lo sai, Zero? >>.

<< E’ il nostro anniversario, hai prenotato per quel ristorante italiano, no? Quello che ha cifre da capogiro e che non capisco come tu possa permettertele. >>

<< Ormai sono adulto, il lavoro da già i suoi frutti. E poi è una ricorrenza speciale. >>

Kaname si stava sistemando la camicia candida in camera, mentre Zero aveva già il cappotto indosso, pronto ad uscire anche con la pioggia violenta di quella giornata.

Dal taschino interno di Kaname poteva vedere un rigonfiamento.

 

Tese una mano verso quella della moro, la stretta flebile e non corrisposta.

 

Ne estrasse una confezione blu da bigiotteria.

Dentro c’era un anello.

 

Altre lacrime gli scivolarono dagli occhi, che si chiusero troppo stanchi da quella sola e semplice impresa compiuta.

Poche arrancate che l’avevano sfinito, che gli avevano prosciugato ogni energia.

E dire che l’anello era lì a pochi passi.

Quell’anello che avrebbe dovuto sancire la loro futura felicità.

Mentre veniva inghiottito dal buio, tutto ciò che sentiva erano le voci ovattate dei loro soccorritori.

 

 

 

 

   

   
 
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