Come può una stupida pianta rappresentare la felicità?
Ecco cosa
si domanda mentalmente la piccola Caroline Forbes, in una calda
giornata
d’estate, nel giardino dei Lockwood. E’ quasi
naturale domandarsi cosa ci
faccia lì, quella bambina paffutella, dato che Tyler
è fuori città con il padre
Richard. La verità è che la bambina, con un
caschetto biondo decisamente troppo
disordinato e le guance rosee per l’affanno dovuto alla lunga
corsa, è
nuovamente scappata di casa, dalla tutela di Liz e Bill Forbes i quali,
causa
l’ennesimo litigio, non si sono accorti della loro figlia
guardarli disperata
con gli occhi coperti da una patina ormai ben conosciuta dalla piccola.
Dove andare,
allora?
Semplice:
alla dimora dei Lockwood, così elegante e raffinata, quasi
come la casa dei
sogni di Care, ora nascosta in un cespuglio e con le mani del colore
della
terra. I suoi occhi sembrano quasi ipnotizzati nel vedere,
più lontano ma di
fronte a sé, la signora Lockwood ed un’altra
accanto, visibilmente più anziana,
prendere un tè e discutere amabilmente sul giardinaggio e,
in particolare, di
una pianta.
Il
tronchetto della felicità.
Ed allora
ecco che si ripresenta la prima domanda: come può una
stupida pianta,
rappresentare la felicità? Perché Caroline lo sa,
ne è certa: la felicità è il
gelato al cioccolato e alla mela verde, è andare con Bill al
mare quei bollenti
pomeriggi d’agosto, è il colorare assieme a Bonnie
con i pastelli a cera, e
perfino andare a scuola per trascorrere del tempo con i suoi amichetti.
Ma no, la
felicità non può racchiudersi in una pianta, per
giunta senza fiori e con delle
foglie che non sembrano quasi tali, perché rigide e
terribilmente appuntite.
Ed allora
perché far custodire un sentimento così bello,
così vivo in qualcosa del
genere?
Caroline
non capisce, spalanca gli occhi e scuote la testa con veemenza.
La
felicità è qualcosa di così
importante per tutti, per vivere bene, non si può negare a
qualcuno, né
tantomeno celarla in certe cose.
“Inizialmente
era una pianta considerata portafortuna…” racconta
la signora accanto alla
moglie del futuro sindaco di Mystic Falls. “…Ma
negli anni ottanta è stata
quasi completamente eliminata da ogni casa, perché una
leggenda metropolitana
diceva che avrebbe creato il nido per un ragno, il quale morso avrebbe
provocato
l’AIDS. Dicerie, Carol, ma è comunque una pianta
stupefacente.” Conclude
guardando la creatura.
La
bambina allora si sposta una ciocca di capelli ribelli dietro
l’orecchio, per
quanto possa, dato che ritorna subito di fronte agli occhietti vispi
della
piccola. Lei, allora, quasi infuriata nei confronti di quella pianta,
va via,
di nuovo, cercando di trovare un posto davvero sicuro.
Ed ecco
un altro luogo della sua felicità, una panchina
all’ombra di una quercia. Ed è
piuttosto ironico vedere Caroline così piccola rispetto a
quell’albero
imponente.
La bimba
si siede, e rivolge lo sguardo alle sue mani che giocano fra di esse,
spensierate; le gambe, lasciate libere grazie ad un vestitino a fiori
svolazzante, dondolano come lei ed Elena sull’altalena,
proprio come hanno
fatto un giorno fa, in un pomeriggio piuttosto nuvoloso ma secco.
Ed è un
momento. La piccola sente una presenza accanto a sé, ma non
ne è affatto
impaurita, per questo si volta con il viso corrucciato, dettato dai
sentimenti
contrastanti per quella pianta, adesso ladra
della felicità altrui.
L’uomo ha
un sorriso strano, quello di una persona che sembra trattenersi dal
ridere con
euforia.
La guarda
con i suoi occhi limpidi, azzurri come il sole durante questa calda
giornata, i
capelli biondo cenere ed il suo completo troppo elegante per
trascorrere del
tempo al parco.
“Chi sei
tu?” mormora la piccola, adesso con il vento fra i capelli,
che la rende ancora
più piccola e tenera, docile ed indifesa di quanto non sia
già.
Il
signore sembra rifletterci un po’ su. “Un uomo che
viaggia molto.” Afferma sorridendo,
per poi domandare alla bimba chi invece sia lei, nonostante lui sappia
già la
risposta.
“Caroline.”
Mormora ancora quella, guardando
attentamente quell’uomo molto affascinante. “Sei il
principe azzurro?” domanda
con beata innocenza la bambina, di fronte a quella bellezza che non
passa
affatto inosservata.
Klaus
allora ride di gusto, alzando le sopracciglia divertito, e scuote la
testa. “No,
ma sono Klaus, se per te va bene lo stesso.” Afferma con
improvviso tono serio.
Caroline
annuisce, per poi distogliere lo sguardo da lui e puntarlo nel vuoto di
fronte
a sé, poi sbuffa sonoramente. Klaus sorride di fronte a
tanta innocenza e
genuinità di quella bimba che un giorno diventerà
una donna forte ed
indipendente.
“Cosa ti
turba, piccola?” domanda l’Originale, avvicinando
il volto alla bionda che lo
guarda e decide di rivelargli i suoi pensieri. “Dove si trova
la felicità,
principe azzurro?” domanda lei testarda, curiosa e un
po’ triste, con gli occhi
attenti a captare ogni singolo movimento facciale dell’uomo
che ha accanto.
“La felicità
è soggettiva, Caroline.” Pronuncia il suo nome con
una dolcezza inaspettata ed
un forte accento britannico. “Per esempio, la mia
felicità si trova nel
dipingere, nel cavalcare. La felicità si trova dappertutto,
basta solo
coglierla al volo quando se ne ha l’occasione.”
Afferma ancora, vedendo la
piccola annuire quasi soggiogata da quelle parole.
“E in una
pianta?” domanda Care con le sopracciglia aggrottate.
“Se
qualcuno prova dei forti sentimenti per la natura, allora
sì, può trovare la
propria felicità in una pianta.” Risponde Klaus
con risolutezza.
“La mia
felicità è nel gelato al cioccolato e mela verde,
nel colorare con Bonnie e nel
giocare con Elena, e in tante cose. E’ giusto?”
domanda ancora.
“Niente
di più giusto.” Conclude Klaus facendola sorridere.
Si
guardano per qualche secondo, prima che lui le carezzi la guancia con
dolcezza,
facendole socchiudere leggermente gli occhi.
“Sei una
bella bambina, Caroline. Diventerai una grande donna, e troverai tanta
felicità, ma soprattutto, sarai tu
la
felicità di qualcuno.” Mormora mettendo
particolare enfasi nel ‘tu’ ed
indicando la bimba con l’indice della mano sinistra.
“Davvero?”
chiede la bambina con gli occhietti che traboccano di
felicità.
“Davvero.”
Risponde lui, prima di lasciarle un bacio sulla fronte e sparire
improvvisamente.
Caroline non
ci da molto peso, perché ha capito che la signora Lockwood
trova la sua
felicità in una pianta piuttosto stramba, mentre lei,
adesso, la trova non solo
nelle cose adesso scontate, ma anche in quel principe azzurro.
La
piccola sorride, scendendo dalla panchina in pietra ed andando verso
casa,
sperando di trovare e diffondere anche lì la tanto agognata
felicità.
Non so da
dove provenga l’ispirazione per questa OS, fatto sta che
l’ho pubblicata.
C’è
Caroline, come penso potrebbe essere da bambina mentre si dispera
perché la
felicità non può assolutamente celarsi in una
pianta. Ho cercato di descrivere
il momento in cui lei pensa questo immaginandomi mentalmente Caroline
nella
quarta stagione che cerca di convincere tutti del fatto che the graduation è un passo
importante per
tutti e bla bla bla.
Un
piccolo appunto sul Tronchetto della Felicità: avendolo
avuto come spettatore
durante la stesura (di fronte a me), volevo inserirlo. La leggenda
metropolitana è una cosa vera, controllare Wikipedia per
credere; In realtà fa
fiori, ma quello che ho in casa non ne ha mai fatti. Per quanto
riguarda le
foglie, poi, quelle del mio Tronchetto sono come le ho descritte in
questa OS,
ma ci sono altri elementi di Tronchetto che ne hanno differenti.
Parentesi
sul giardinaggio chiusa. Ho un sacco di prompt in cartella che
potrebbero
essere ben sviluppati come una nuova long, ma in realtà non
mi sento abbastanza
in grado di scrivere qualcosa di decente. Sto andando avanti con la
revisione
di IES, ed ho intenzione di scrivere qualche altra OS o una mini-long
in agosto.
Se mi sentirò abbastanza brava,
proverò
a postare una long fic decente.
Detto
questo, spero che questa OS vi piaccia, e se vi va, recensite.
Un bacio