Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: _S_Barker_    30/01/2008    4 recensioni
La Guerra è finita. Sono liberi, tutti, di vivere la loro vita in tranquillità. Eppure, qualcosa che non va c'è sempre. Qualcosa che fa male resta. E' la mia primissima Ron/Hermione XD. Hope you like it!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una stanza buia. La sua stanza. Quante volte si erano sdraiati su quel letto, ridendo, dopo che la Guerra era finita, felici, liberi?
Un ragazzo alto e magro, dai capelli rossi e gli occhi chiari, il volto coperto di efelidi, si sedette su quel letto, prendendosi la testa fra le mani. Era stato uno stupido, un completo stupido. L'aveva fatta arrabbiare di nuovo, e questa volta lei se ne era andata di corsa, Smaterializzandosi non appena aveva raggiunto il giardino sul retro della Tana, in lacrime, singhiozzando che lui non sarebbe cambiato mai.
Era rimasto a guardarla scappare dalla sua stanza, senza sapere cosa dirle, l'aveva seguita giù per le scale, mentre lei si infilava in fretta il mantello, aveva provato a prenderla una mano per trattenerla, ma lei era stata più veloce ed era sparita. Dopo aver fissato, appoggiato allo stipite della porta, il punto in cui lei si era voltata a guardarlo piangendo, era risalito in camera, cercando di sforzarsi di trovare una soluzione.
Si passò più volte le mani fra i capelli. Stava ancora pensando a cosa dirle, come chiederle scusa, quando la porta della sua stanza si aprì e scivolò nella semioscurità una figurina esile, più bassa di lui, i capelli dello stesso rosso intenso, ma lunghi fino alle spalle, gli occhi castani, anche lei con le lentigini sparse sul naso.
«Ron» mormorò Ginny. «Ho sentito.. Vi ho sentito urlare, cioè più che altro era Hermione a gridare, non ho potuto evitarlo.. Avete litigato di nuovo?» chiese.
Ron annuì, con aria grave.
La ragazza andò a sedersi accanto a lui e gli posò una mano sulla spalla.
«Ti va di parlarne?»
«Ginny, cosa vuoi che ti dica? E' sempre il solito fatto. Sempre.La.Solita.Dannatissima.Storia» borbottò, prendendo a pungi la parete lì accanto.
«Sta' calmo Ron.»
«Dici che dovrei stare calmo eh?» sbottò Ron. «Come faccio a stare calmo? Sai cosa mi ha detto? Non lo sai eh? Ha detto che si è stancata, Ginny! Lei si è stancata di me!» urlò.
«Non è vero Ron, lei non è stanca di te, è stanca di certi tuoi comportamenti, e lo sai» lo rimproverò sua sorella.
«Ginny, io.. Forse dovrei rassegnarmi. Forse non possiamo stare insieme, è impossibile, guardaci..»
«Ron, ma stai scherzando vero? Pensa a quante ne avete passate!»
«..E a quante gliene ho fatte passare io!»
«Ron, non puoi arrenderti!»
«Invece sì» sussurrò sconsolato. «E'.. E' troppo tardi. Ci ho messo troppo tempo, a capire che è lei che voglio.. Pensaci Ginny! L'ho avuta davanti agli occhi per secoli, e quando mi sono accorto di lei, come ragazza? Quando è stata con Viktor!»
«Ron, ma..»
«Aspetta, fammi finire» la interruppe. «Dopo averci messo quattro anni per accorgermi di lei, cosa faccio? Me la lascio sfuggire ancora! Ti rendi conto, Ginny? E ora che finalmente sono arrivato dove volevo.. Non riesco ad essere come lei vorrebbe..»
Scosse la testa.
«Ron.. Lei ti ama. E anche tu la ami. E' impossibile che non ci siano problemi, sai? Ma si risolvono. Ci si chiede scusa.»
«Le ho chiesto scusa, cosa credi? Ha detto che ne ha abbastanza delle mie scuse. Dice che sono immaturo.»
«Beh, ha anche ragione» commentò sua sorella con un sorriso. «Ma non per questo devi arrenderti. Dimostrale che ci tieni.»
«Ecco, è questo il punto. Dice che a volte -troppo spesso, secondo lei- sembra quasi che non m'importi più niente.. Ma non è così! Lo sai, vero?»
«Io lo so, e tu lo sai. Lo sa anche lei, ma ha bisogno comunque di sentirsi amata, sempre Ron.»
«E come faccio? La fate facile voi! Probabilmente ha ragione, sono troppo immaturo per una cosa così seria.»
«Non sei troppo immaturo, Ron! Devi solo cercare di dimostrarle qualcosa in più, non è difficile, sai? Poi vabbè, se proprio vuoi perderla, fa' pure, ma non venire a piangere con me!»
Ron provò per un attimo ad immaginarsi la sua vita senza Hermione. Niente più sguardi dolci di rimprovero, niente più giornate passate stesi sul prato, al sole, i suoi capelli che diventavano caldi, gli occhi dorati. Niente più sguardo da "te-l'avevo-detto-io" che lui adorava tanto, niente più baci dolci, niente di niente. Nessuno più l'avrebbe rimproverato per le stupidaggini, nessuno più gli avrebbe accarezzato i capelli come faceva lei. Nessuna avrebbe mai preso il suo posto. Nessuna sarebbe stata insieme una ragazza, un'amica e una piccola professoressa che amava riprenderlo e rimproverarlo dolcemente. Non poteva perderla, lei era tutto. Tutto ciò che aveva, riportava a lei. Tutto ciò in cui credeva, gli faceva venire in mente lei.
Si alzò di scatto, prese il mantello e la bacchetta e uscì dalla stanza.
«Ron, dove vai? Ron!» lo chiamò Ginny, ma lui parve non sentirla e uscì di casa. Aveva cominciato a piovere; le goccie fredde gli bagnavano il viso e i capelli, ma non ci fece caso. Chiuse gli occhi e girò su se stesso. La solita sensazione a cui era ormai abiutuato lo prese, si sentì strappare e un attimo dopo si trovò davanti a casa Granger. Lanciò uno sguardo ai posti auto dei genitori di Hermione, entrambi vuoti. Hermione, sempre che fosse tornata a casa, doveva essere sola.
Suonò il campanello, ma non rispose nessuno. Restò lì, non voleva usare la magia. Ormai era zuppo, tremava. Suonò ancora.
Finalmente sentì dei passi. Una ragazza sui vent'anni, con i capelli castani, ricci e folti, aprì la porta. I suoi occhi scuro lo scrutarono, privi di espressione. Si guardarono, lei sulla porta, sbarrangodli la strada, lui sui gradini, bagnato, chiedeva silenziosamente perdono.
Alla fine, lei si fece da parte e lo lasciò entrare, facendogli strada verso la cucina. Hermione si sedette su uno sgabello, poggiando i gomiti sul tavolo e il mento sul dorso delle mani, fissando Ron con lo stesso sguardo vuoto. «Hermione, io..» cominciò lui, ma fu interrotto.
«Non dire niente.»
«Ma..»
«Non dire niente» ripetè la giovane donna. Socchiuse gli occhi e una lacrima le spuntò, accarezzandole la guancia lentamente.
Ron abbassò la testa, guardandosi la punta dei piedi, sentendosi un verme. Infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e si strinse nella spalle.
«Non vuoi neanche ascoltarmi?» le domandò.
«Ti ho ascoltato fin troppe volte, Ron.»
«Quindi hai intenzione di non ascoltarmi più? Voglio dire.. E'..» Non riusciva a terminare la frase. Non poteva essere finita. Non così. Non per colpa sua.
Alzò lo sguardo verso di lei; si stava asciugando le lacrime.
«Hermione per favore, io te lo giuro.. Non succederà più. Sarò.. Perfetto. Ti prometto che non sbaglierò più.»
«Me l'hai promesso tante volte..»
«Dammi un'ultima possibilità..»
«E' la millesima ultima possibilità, Ronald! Quanto andrà avanti questa storia?» sbottò lei, alzando la voce.
La fissò, all'iniziò senza capire. Poi si sforzò di non far tremare la voce, e le chiese scusa, ma per altri motivi.
«Hai ragione. Sono un idiota. Scusa per averti fatto perdere così tanto tempo.» Si voltò e camminò verso la porta. Stava per aprirla, ancora fradicio, quando sentì il rumore di una sedia spostata velocemente sul pavimento, un singhiozzo, e il dolce suono dei passi dei suoi piedi nudi sal pavimento. Si voltò e lei gli piombò fra le braccia, posando la testa sulla sua spalla, abbandonandosi al pianto. Ron l'abbracciò, accarezzandole i ricci con la mano.
«Io.. Non voglio.. C-Che tu te n-ne.. Vada..» riuscì a dire Hermione fra un singhiozzo e l'altro, mentre le lacrime continuavano a scivolarle lungo le guance.
«Hermione, sono un verme.» Le prese il viso fra le mani e la guardò negli occhi. «Tu meriti molto meglio di me, eppure - no aspetta, fammi finire..» disse quando lei provò a ribattere. «Tu meriti di meglio, è vero, ma io non posso lasciarti andare. Lo capisci? Non posso. Sei tutta la mia vita, e lotterò fino alla fine. E' la mia ultima possibilità. Sono io a stabilire che non ce ne saranno altre dopo, d'accordo? Se sbaglierò ancora una volta, te lo giuro, non proverò neanche a chiederti perdono... Sparirò. Me ne andrò dalla tua vita, proverò a cancellarti e capirò che tu meritavi di meglio. Dammi solo questa possibilità. Lascia che ti dimostri quello che provo.»
Hermione fissò un punto imprecisato sopra la spalla di Ron, asciugandosi le lacrime, poi passò le braccia attorno al collo di Ron, mentre lui le cingeva i fianchi morbili, e lo guardò.
«Dopo la Guerra.. Io ci credevo Ron. Credevo veramente che non ci fossero più ostacoli, tra me e te.. Passata Lavanda, passato Viktor.. Io ci credevo, capisci? E ci credo ancora, ma ho bisogno di te, ho bisogno che tu sia più.. Più sensibile, che tu mi capisca» spiegò. «A volte ho l'impressione che tu ti diverta.» Ron sgranò gli occhi. «Sì» continuò Hermione. «Ti diverta a farmi arrabbiare e a ferirmi. Perchè.. Perchè tanto sai che io sono qui. Che io me ne vado, perchè ho bisogno di te, perchè solo tu mi fai stare bene. Ma è un bene che fa male, capisci? Tu sai che io non ti lascerei.»
«Non me ne approfittò» ribattè Ron.
«Lo so, ma sembra così!» esclamò Hermione. Sembrava essersi calmata, non piangeva più. «Ascolta Ron, io ti amo, più di ogni altra cosa, lo sai vero? Ti amo praticamente da sempre, eppure non posso sopportarlo più; non posso sopportare il fatto che dipendo da te, anche se mi fai soffrire. Adesso lo giuro, basta. Ronald se sbaglierai ancora, non mi troverai a casa. Non sarò qui, abbracciata a te, pronta a perdonarti ancora. E' chiaro?»
Ron annuì e sorrise. Le sfiorò le labbra con le sue, poi risalì lungo la guancia e si soffermò vicino all'orecchio.
«Cristallino. Ma non succederà» la rassicurò.
«Promesse da marinaio..» commentò Hermione, e finalmente sorrise.
«Da marinaio..?» domandò Ron, mentre le spostava una ciocca ribelle dietro l'orecchio.
«Sì.. E' un modo di dire Babbano.» Sorrise ancora. Dio, quanto era bella. «Me lo diceva sempre mia madre, quando ero piccola, sai. Vuol dire che prometti sempre la stessa cosa, ma non riesci mai a mantenere la promessa.. Io promettevo sempre che non avrei passato tutto il tempo chiusa in camera a leggere, eppure lo facevo.» Fece una piccola risatina.
«Non sono promesse da marinaio le mie» borbottò Ron, facendo finta di essere indignato e offeso.
«No, certo che no» lo prese in giro Hermione, e lo baciò. Ron la strinse con più forza a sè, e solo allora lei parve accorgersi che era zuppo. Lo allontanò ridendo, estrasse la bacchetta dalla tasca e con un rapido gesto i vestiti di Ron tornarono caldi e asciutti.
«Sei una strega stupenda» le disse Ron.
La riccia sorrise, compiaciuta. Ron la prese in braccio senza sforzo e cominciò a salire le scale.
«Ronald! Cosa fai?» urlò lei, cercando di divincolarsi. «Eddai mi fai il sollettico!» strillò, ridendo. Arrivati al piano superiore, Ron entrò nella stanza della ragazza e la lasciò cadere sul letto.
Sfilandosi il mantello, si buttò sul letto accanto a lei. Riprese a farle il sollettico, con dolcezza. Lei rideva e implorava perchè la smettesse, scalciando. Quando si fu stancato, giacque accanto a lei, entrambi sdraiati sulla pancia, guardandola negli occhi.
«Sai che non manterrò la promessa, vero? Che sbaglierò ancora?» le chiese, diventando serio.
Lei annuì.
«Ma io sono così» continuò Ron. «Prendere o lasciare.»
«Prendere» rispose Hermione, e gli strinse la mano.
Ron sorride tristemente.
«A me piaci così Ron. Forse è anche di questo lato del tuo carattere che sono innamorata» ammise.
«Quindi sai che non cambierò mai?»
Hermione annuì, poi parve ripensarci. «No, è bugia. Sei cambiato, piano piano. Hai smesso di sbavare dietro ogni singola ragazza che incontri, ed è qualcosa» gli disse, prendendolo in giro.
«Ron, se tu fossi perfetto..» riprese «Probabilmente non ti amerei.»

  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: _S_Barker_