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Autore: Arsid    19/07/2013    5 recensioni
Leon parte da casa sua, in Messico, per arrivare a Buenos Aires. Cerca qualcuno, cerca qualcosa.
Violetta è una ragazza solare e determinata, ma anche molto dolce. Non saranno però questi i motivi che porteranno Leon e Violetta ad incontrarsi, in una storia intricata nei loro passati.
La mia seconda fanfiction. Spero che lasciate una recensione :D
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Possono amore e odio essere tanto uniti?

 

Leon era in aeroporto, con due grandi valigie nere e molta tristezza.

O forse no. Forse tristezza non era la parola giusta, ma non avrebbe saputo definirla in altro modo. Lui stava provando molte emozioni diverse, lasciando il Messico, la sua famiglia e i suoi amici. Lui lasciava tutto ciò che gli era caro, per provare ad arrivare ad un obbiettivo confuso, e che forse non sarebbe mai riuscito a raggiungere.

Fece il check-in e si avviò verso l'aereo che sarebbe decollato da lì a poco, e in cui doveva salire. Pensava ai suoi amici, gli amici di una vita, che avrebbe portato sempre nel cuore, e poi a Felicitas, la sua sorellina. Quanto aveva pianto vedendolo allontanarsi da casa su quel taxi, rendendosi conto che per un lungo periodo non l'avrebbe più rivisto. Un duro colpo per quella bambina di otto anni, tanto legata a Leon.

E poi ricordava i suoi genitori, e Patricio, suo fratello maggiore. Aveva ventisette anni, ed era stata l'unica ancora di salvezza per la famiglia Vargas, in quel periodo in cui...

Leon scacciò quel pensiero. Basta rimuginarci sopra, basta pensare a quel terribile periodo. Salì sull'aereo, e prese un portadocumenti nero dal bagaglio a mano. Era molto grosso, pieno di fogli ricchi di informazioni riservate, che aveva ottenuto solamente pagando a caro prezzo degli investigatori privati. Li lesse di nuovo, per l'ennesima volta quel giorno, e cercò di memorizzare più informazioni possibili. Sarebbe stato di sicuro difficile ricordarle tutte, aveva molte informazioni su quella persona.

Una persona importante, quasi fondamentale per Leon. O meglio, per la riuscita del suo piano.

L'aereo decollò, mentre lui continuava a leggere, ignorando la hostess che gli chiedeva se avesse bisogno di qualcosa.

Destinazione Buenos Aires.


 

Nel suo salotto Violetta cercava di comporre una canzone. Ebbene si, dopo quel fatidico mi bemolle la sua ispirazione era andata a farsi friggere e il brano era rimasto incompleto.

Avrebbe dovuto finirlo entro quella settimana. Provò a rifare tutta la canzone, e dopo il mi bemolle aggiunse un accordo di do.

Orribile, semplicemente orribile. Chiuse il pianoforte sbuffando e sentì squillare il suo cellulare: era Francesca.

«Pronto?» disse rispondendo alla chiamata.

«Ciao Violetta, come stai?»

«Bene, grazie» rispose.

«Senti, ti chiamavo per dirti che ho organizzato un pigiama party stasera e vorrei invitarti. Ti va di venire?» chiese con voce speranzosa.

«Attendi in linea»disse Violetta. La ragazza si avvicinò allo studio di suo padre e coprì il suo cellulare con una mano, facendo in modo che dall'altro capo del telefono Francesca non potesse sentire nulla. Bussò alla porta e attese che German le desse il permesso per entrare.

«Avanti» borbottò lui, mentre Violetta apriva la porta. Trovò l'ufficio sottosopra: molti fogli erano sparsi sulla scrivania,sotto al computer a cui stava tranquillamente lavorando German. Per terra c'erano molte scatole contenenti dei documenti, e il tappeto si vedeva a stento. Violetta si fece largo in quel labirinto, che a suo padre sembrava normale, da quanto era assorto nel lavoro.

«Papà, sai, oggi Fransceca organizza un pigiama party e...»

«No, scordatelo»

«Ma non sai neanche cosa ti voglio chiedere!» sbuffò lei, irritata dal comportamento del padre.

«Lo so benissimo» affermò lui «Mi chiederai di andarci, ma sai già che la risposta è no»

«Ma papà...» lagnò lei.

«No» disse secco.

La ragazza uscì da quel caotico ufficio e si sedette sul divano, parlando con il telefono che aveva ancora in mano. «No, mi dispiace, non posso...» sussurrò abbattuta.

«Peccato...»

«Vorrei scappare, ma l'ultima volta che l'ho fatto mio padre ha chiamato i carabinieri, e quando mi ha visto con Lena, a prendere un gelato, la cosa è precipitata...» disse Violetta, rammentando la ramanzina che le aveva fatto il padre. «E poi nessuno potrebbe coprirmi, non ho un complice e sarei priva di alibi...»

Francesca sospirò. «Ci vediamo domani» la salutò, mentre Violetta riattaccava.

~ ♥ ~

Il giorno dopo Leon si era svegliato benissimo, nell'hotel dove alloggiava, a Buenos Aires. Stare lontano dalla sua famiglia e dal suo adorato Messico era uno strazio, ma avrebbe finalmente ottenuto quello che voleva.

Prese di nuovo quei fogli, che aveva guardato per tutta la sera precedente, e li rilesse, come se non fosse mai stufo di farlo.

Quel giorno doveva presentare la sua iscrizione allo Studio 21, e affrontare la prova di canto.

Secondo quanto c'era scritto nel sito Internet,infatti, per entrare allo Studio bisognava superare tre prove: quella di canto, quella di ballo e quella di composizione. Leon era sicuramente più in difficoltà nel ballo, perché aveva preso lezioni di pianoforte fin da piccolo. Suonare era la sua grande passione, la cosa che lo liberava dai pensieri orrendi del periodo nero. Aveva soprannominato così quegli anni, da quanto erano stati dolorosi. Il canto era un'altra cosa che gli piaceva fare nel tempo libero, ma non c'era paragone con il pianoforte.

Chiamò un taxi e si fece portare allo Studio.

Quando scese e se lo trovò davanti non potè evitare di rimanere a bocca aperta. Le foto nel sito non mostravano la vera bellezza e grandezza dell'edificio, pieno di ragazzi che ballavano e dimostravano il loro talento.

Entrò, guardandosi intorno, e percorse il corridoio fino a una porta, dove era presente una fila chilometrica di ragazzi. Erano tutti lì per fare l'audizione, e si sentiva una grande tensione nell'aria. Poi dalla porta uscì un uomo dall'aria scorbutica, che esclamò: «Rodriguez!». A quel punto una ragazza bassa, mora e magra come un chiodo si fece avanti, entrando timorosa nell'aula.

Leon sospirò: chissà quanto ci sarebbe voluto prima che arrivasse il suo turno. Decise di fare un giro per la scuola, in modo da orientarsi meglio nel caso fosse entrato. Ma lui era quasi sicuro: sarebbe entrato, doveva entrare.

La scuola era molto grande e colorata, e aveva anche un grande giardino. Notò che c'era un bar lì vicino, e pensò di andare a prendere qualcosa da bere, perché il caldo era davvero soffocante. Tornò dentro lo Studio: davanti a lui un'altra trentina di persone aspettava nervosa il proprio turno, e di sicuro ci avrebbero messo un bel po' di tempo. Leon uscì e si diresse verso il Restò Band, il bar che aveva visto. Entrò e chiese al barista un frullato alla fragola, che gli venne servito pochi minuti dopo.

Dal bancone Leon osservò le persone sedute ai tavoli. Avevano più o meno la sua età, e probabilmente frequentavano già lo Studio.

Girò lo sguardo verso l'entrata e fu allora che la vide, mentre entrava con un'altra ragazza dai capelli mori.

Finalmente Leon aveva trovato quello che cercava.

Finalmente aveva trovato Violetta Castillo.


ANGOLO DELL' AUTRICE: Ciao! Il sole cocente mi stava (e mi sta) torturando e, mentre friggevo mi è venuta in mente l'idea per questa nuova fanfiction, stavolta scritta in terza persona.
Ho creato anche un banner, e non vi dico quanto ci ho messo a farlo... *vergogna assoluta*
Beh, passiamo alla storia. Leon è molto misterioso: parla spesso di un orribile passato, e poi ha informazioni riservate su una persona. Inoltre dice che "aveva trovato quello che cercava, aveva trovato Violetta Castillo". Perché Leon, dal Messico, non conoscendo nessuno, cerca proprio Violetta?
Violetta, a proposito, è già allo Studio, e il padre lo sa, ma come si è capito dalla sua "gentilezza" per lui è una fatica lasciarla uscire con le amiche e farle seguire la stessa passione della madre.
Spero che la storia vi abbia incuriosito e che lasciate una recensione, anche piccola o negativa.
Ciao :D

P.S: Secondo voi dovrei mettere AU?

  
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