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Autore: RuboLaVitaDentroDiMe    19/07/2013    3 recensioni
Francy, Francesca, Fra, chiamatela-come-vi-pare, è stanca di non essere nessuno.
Insomma, dov'era lei mentre venivano distribuiti intelligenza, fascino, attitudini e tutte le altre cose che contano a questo mondo?
Francy è stanca di non essere nessuno e vuole dare un taglio alla situazione.
Per cosa credete sia salita su quel palazzo, altrimenti? Per giocare a sputare sulle teste dei passanti?
Francy è stanca di non essere nessuno e l'unico modo per cambiare è buttarsi.
Solo che qualcosa non va come dovrebbe.
Dalla storia (più o meno):
"Insomma, quello che vorrei che capiste e che aveste bene chiaro in testa è che io VOLEVO morire. Se avete chiaro il concetto potrete ben immaginare quanto mi incazzai quando capii che ero ancora viva."
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Piani Alti'
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Milionesimo utente


 

"In tutta la mia vita non ero mai stata fortunata: mai un premio, una vittoria...
perché dovevo cominciare proprio in quel momento?"


«Cazzo!».
L'esclamazione che mi uscì di bocca in quel momento fu particolarmente sentita e il pathos che misi nello sputarla sarebbe stato evidente a parecchi metri di distanza.
Nessuno parla mai di quanto sia disgustoso il post-suicidio per un morto. Forse perché nessuno è mai tornato in vita per lamentarsi delle proprie condizioni.
Beh, la mia, di condizione, era parecchio sporca. I vestiti, la faccia, le mani... a una prima sensazione sembrava tutto irrimediabilmente sudicio del mio sangue. Mio, capite? Con tutto quello che era sparso in giro – e avrei potuto giurare che quella cosa bianchiccia, con mio sommo senso di nausea, fosse cervello – come poteva essere rimasta ancora roba dentro di me?
Che io sapessi nessuno mi aveva mai parlato di generatori di organi d'emergenza. Insomma, potevo essere così sfigata?
Eppure, appena sveglia dopo un tentato suicidio e superata l'incazzatura per la mia morte mancata, il mio primo pensiero non fu rivolto a quella strana situazione quanto più a “Come diavolo giustifico ai miei questo schifo?”.
«Cazzo!».
In quel momento quella imprecazione sembrava più efficace di qualsiasi altro gesto.
Calma, signorina, qui stiamo scadendo nel volgare.
Avrei potuto sospirare dell'intensità dei miei pensieri, o della mia coscienza particolarmente ingombrante e polemica, se solo non mi fossi resa conto che quella – troppo nasale e troppo adulta – non poteva, proprio per niente, essere la mia vocina interiore.
«E adesso sento pure le voci? Cazzo!» ripetei, particolarmente recidiva.
Ehi! Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.
«Certo. Chiaro. La mia diabolicità mi sconvolge. Oh mio Dio! Sono pazza. Lo sono sempre stata o è una novità?»
Bah, da quello che vedo qui dentro, tra pensieri e ricordi, propenderei per la prima ipotesi. Pazzia congenita e particolarmente recidiva, oserei dire.
Decisi, con una dose di saggezza che sorprese pure me, di ignorare la voce, per quanto mi riuscisse difficile in quel momento, dato che quella piccola inquilina imprevista era esattamente il mio problema più urgente. Persino più del suicidio, stranamente.
«Vediamo le cose con calma. Potrebbe essere un fattore causato da uno shock post-traumatico».
Lo shock post-traumatico lo avrò io, a forza di ascoltare le tue boiate.
«Procediamo con ordine e mettiamo insieme i pezzi di quel che è successo... Allora: sono caduta...»
Ti sei lanciata, prego. Diamo a Cesare quel che è di Cesare.
«.. sono caduta,» insistei «dal ventesimo piano. Sono sopravvissuta misteriosamente...»
Se solo volessi lasciarmi spiegare... Dai tempo al tempo.
«... E ora sono impazzita. Sento le voci. Una voce. Che è fissata con le frasi fatte da Bacio Perugina o biscotto della fortuna.»
Chissà perché, ma sento che manca qualcosa. Eccolo che arriva...
«Cazzo!».
Quod erat demostrandum.
In quel momento l'unica cosa sensata che mi venne in mente di fare fu cominciare a colpire ossessivamente la mia già bacata scatola cranica, cercando di far uscire quella maledetta e saccentissima voce da qualsiasi buco volesse imboccare. Proprio qualsiasi. Davanti, dietro, sopra, sotto... ne avevo in abbondanza. Che ne scegliesse uno e mi lasciasse in pace.
Potresti gentilmente spiegarmi l'utilità di questa cosa? Forse c'è stato un difetto di riparazione. In questo caso dovrò sporgere reclamo.
«Nessun difetto di riparazione!» ruggii, contrariata.
Di fabbrica, allora. In quel caso, allora, non è mia competenza.
«Nessun difetto e basta. Vattene via. Guarda che potrei rivolgermi ad uno strizzacervelli. E non sarebbe piacevole. Né per me, né per te».
Sul fatto che per te non sarebbe piacevole non ho dubbi. Per me non credo cambierebbe molto.
«Sei nella mia testa, no? Quello che succede a me, succede a te».
Ci sono temporaneamente, prego. E spero di andarmene il prima possibile. Qui dentro è inquietante.
«Oh, bene, ora la mia testa sarebbe inquietante?»
Oui. Una delle peggiori che io abbia visitato. Vuota in maniera desolante per la maggior parte dello spazio. Per il restante, idee stupide e di poco spessore. Ma, per finire in bellezza, piccola porzione di spazio dedicata allo sterminio di massa. Una persona repressa. Inquietante.
Inutile dire che cominciavo a sentirmi parecchio offesa. Non tanto per la parte del repressa, per carità, quello già lo sapevo. Mi ero semplicemente impuntata sul “vuota in maniera desolante per la maggior parte dello spazio”. Quella carogna non ne aveva il diritto.
«Si può sapere, se la mia testa ti fa davvero così schifo, perché non te ne vai?».
Se mi facessi fare il mio lavoro, forse staremmo meglio. Tutte e due.
«Vai, allora. Ti lascio campo libero. Però spicciati, che ho da fare».
Situazione tremendamente grottesca. Assurda. Pazzesca. Idiota... Io dovevo suicidarmi. Che ci facevo qui, seduta sull'asfalto, ad ascoltare una voce nella mia testa? Una voce che si stava schiarendo e...
Congratulazioni! Sei il milionesimo utente del mese!
Che?
Cosa?
«Cazzo!»
Va bene. Capito. Stai diventando monotona, però, lo sai?
«Ma il milionesimo utente di che?»
Del servizio suicidi.
«Milionesimo?»
Sì. Per caso è ancora lunga, la storia? Devo avvisare l'ufficio di annullare il prossimo appuntamento?
«Del mese?»
Brava. Hai capito bene. Ci metti un po', ma va bene. Non tutti siamo intelligenti. Difetto di fabbrica.
«Porca paletta».
Sì, lo so. Tempo di crisi, i suicidi abbondano.
La cosa cominciava a farsi leggermente irritante. E offensiva. Nonché deprimente. Insomma, mi ero suicidata anche per avere un momento di gloria e mi dicevano che ero la milionesima del mese? Un gran colpo per la mia autostima, di certo.
«Fammi capire».
Prenditi pure tutto il tempo che ti serve.
Un respiro profondo. È tutto ok.
No che non è ok, ca... ca... cappero fritto!
«Sono il milionesimo utente. Che cosa vuol dire, quindi?»
La vocina sembrò rallegrarsi di quella domanda, a quanto pareva molto gradita.
Hai vinto un premio!
«Che sarebbe?»
Non l'hai ancora capito?
«Ehm... no».
Oh, già, dimenticavo che sei tu. Beh, è un premio molto originale, di sicuro. Una seconda possibilità!
Una cosa?
«Una cosa?»
Una cosa?
Mamma, che assalto psichico di incredulità. Una seconda possibilità. Sei viva! Su con il morale.
No. No. No. No. No. No. No. No.
Non è possibile.

No. No. No. No. No. No. No. No.
Non ci credo.
No. No. No. No. No. No. No. No.
No, è troppo assurdo.
No. No. No. No. No. No. No. No.
Perché a me?
No. No. No. No. No. No. No. No.
Sono ancora viva.
«Ma vaffanculo
Toh, abbiam cambiato tema. Mutatis mutandis.
«Lurida, schifosa, disgustosa...» mi fermai, alla ricerca di qualche altro insulto che rendesse bene l'idea. Ma, al momento, non ne trovai.
Ti facevo più fantasiosa, guarda un po'.
«Stronza di una voce! Come puoi fare questo
Smettila, se fai così arrossisco. Ma sai che sei tutta rovescia? Si può sapere che cosa c'è che non va? Ti stiamo dando una seconda occasione.
«Non è che mi sono suicidata per finta, sai? Punto 14 della lista: io VOGLIO morire. Una seconda possibilità non era nei miei programmi, né nei miei desideri».
Ora mi stai irritando. Hai solo una vaga idea di quanti moduli io abbia dovuto compilare per il tuo caso? Protocollo A27, CzV583, e un'altra marea che nella tua testa nemmeno ci starebbero. Non è che si può far risorgere la gente tutti i giorni, sai? Lo facciamo solo una volta al mese e per la burocrazia passiamo tutto quello precedente a preparare scartoffie. E mettiti d'accordo con Inferno e Paradiso per la resurrezione di qua, con Madre Terra perché il corpo non imputridisca di là, avvisa i Piani Alti che lo stai facendo di su, aspetta di avere il bollo dal Grande Capo di giù. Non è una cavolata, sai? E adesso arrivi tu che fai la difficile e non vuoi le tue dieci possibilità.
«Dieci? Avevamo parlato di UNA possibilità».
Beh, invece sono dieci. Hai il contatore di vite sul braccio. Tiè.
Effettivamente sul mio avambraccio era comparso un piccolo (no, era enorme, come diavolo lo avrei giustificato?) tatuaggio verde traccia-di-schifo-che-la-maggior-parte-delle-volte-è-colpa-del-rame-ma-questa-volta-no a forma di nitidissimo 9.
«Bene. Ho sprecato una di queste mie possibilità con questo salto nel vuoto, vero?»
Anche gli asini volano, a volte. Hai i tuoi sprazzi di genialità.
«Quindi mi basterà farlo altre 9 volte per farla finita».
Se lo vuoi davvero.
Sospirai. Non avevo voglia di lanciarmi di nuovo. Era comunque uno stress non indifferente. Ci avrei provato il giorno dopo. O quello dopo ancora. Anzi E quello dopo ancora. Quello dopo E altri otto.
«Cazzo!»
Va beh, io andrei, qua la cosa mi sa di film già visto.
«Aspetta un attimo. Ultima domanda».
Spara.
«Se uno si suicida aveva dei buoni motivi, no? Se voi lo portate in vita ma non cambiate le cose che lo hanno portato a suicidarsi che cosa cambia?»
Un silenzio imbarazzato mi fece sorridere vittoriosa.
Ma perché lo chiedono tutti? Non lo so. Non sarebbero affari nostri. Prova a morire tentando di salvare un bambino. Se sei la milionesima del mese ti daranno tre desideri. Le promozioni sono accumulabili quindi magari potresti anche...
«Voce» la ammonii spazientita. Si stava arrampicando sugli specchi.
Vedrò di farlo presente. Magari posso fare qualcosa. Non sarebbero affari miei, comunque.
«Ma tu hai il cuore tenero».
Non te ne approfittare.
«Figurati».
E la voce mi lasciò, sola con i miei – pochi – pensieri. E un tizio – un ragazzo piuttosto carino, a dire la verità – sconvolto che mi fissava dall'altra parte della strada.
Fantastico. La mia seconda possibilità cominciava con un testimone scomodo da uccidere.





Note suicide:
Buonsalve a tutti quanti e grazie per essere qui, di nuovo o per la prima volta! Oggi questo nuovo capitolo, in fatto di demenzialità, ha dato il massimo, almeno a mio parere...
Però oggi non ho molto da dirvi se non che ringrazio quella cinquantina di persone (in crescita) che hanno letto la mia storia, le due anime pie che l'hanno messa tra le seguite e anche, oltre alla mia cara Wania (che tanto ormai non ringrazio nemmeno più perché già sa tutta la mia gratitudine u.u), EvyTheStrange che ha recensito... quindi... ecco, grazie a tutti!
Al prossimo capitolo
LadraDiVita

  
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