E ci hanno mandato
qui, per conquistare una dura crosta di pane integrale.
C’è da inzupparla in quel barattolo ricolmo di
sangue come vernice rossa, e tenere il frutto del lavoro di donne e
bambini come un coltello. Andare verso quel muro, distrutto. Rovinato
dai buchi, grazia dei proiettili perforanti.
Con gli stivali, calpestare una lunga strada polverosa, piena di dossi
e cadaveri. Dove giacciono i bossoli. Soltanto per raggiungere quel
pezzo di cemento. Con quel pennello che puzza di perdita, e calcare
forte lo scarto di un mulino sulla superficie sgraziata di quello che
una volta, era la speranza di una famiglia.
Scrivere quella frase, con gli occhi resi rossi dal fumo delle
esplosioni. Scrivere quella frase che significa la fine di un lungo
viaggio attraverso sterrati dimenticati, targhette di metallo e ricordi
sbiaditi dalla volontà di vivere. Scrivere quella frase.
Quella frase. Che è.