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Autore: Shin83    20/07/2013    3 recensioni
[Buon Compleanno Marti ♥]
A casa Anderson Smythe ci si accorge subito quando i figli nascondono qualcosa; specialmente se il figlio in questione è Violet.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buon Compleanno, Pinguatto ♥



 

“Sebastian, oggi pomeriggio mi hanno chiamato da scuola. Violet ha preso B+ nel compito di Fisica, qui c’è decisamente qualcosa che non va.”
 

Violet, fin da piccola, era sempre stata diversa dalle altre bambine. Era giudiziosa, adorava leggere e studiare e, quando giocava con le Barbie, invece di vestirle e spogliarle in continuazione, organizzava un mini laboratorio e faceva far loro le scienziate.

Era la figlia biologica di Blaine e aveva preso molto da lui: il fisico minuto, i capelli ricci e scuri, gli occhi ambrati che avevano il potere di convincere Sebastian a fare qualsiasi cosa lei gli chiedesse. Inoltre, era una bimba buona e tranquilla, una mini Anderson al femminile.

Le sue doti intellettuali erano talmente spiccate che decise, assieme ai padri, di iscriversi alla scuola per talenti speciali Isaac Newton di Westerville, dopo che alcuni professori delle medie avevano illustrato loro i pregi e le occasioni che l’istituto poteva offrire ad una ragazza particolarmente dotata come Violet.

Adorava Sebastian sopra ogni cosa. Non che non amasse Blaine, ma Sebastian, per lei, aveva quel quid grazie al quale lui arrivava prima del resto del mondo. Non si addormentava se non riceveva il suo bacio della buonanotte, correva da lui quando Robbie le tirava i codini o le faceva qualche altro dispetto e, se era triste, un suo abbraccio le faceva tornare il sorriso.

Diceva sempre tutto a Sebastian, tranne quella volta.

 

Da almeno una decina di giorni, Violet era strana: era distratta, assente, mangiava poco e niente, stava ore al telefono con la sua amica Nat e soprattutto non andava ad abbracciare Sebastian quando rientrava a casa dal lavoro.

Tutto questo, o quasi, era normale per una ragazza di quindici anni, ma non per Violet.

Sebastian aveva tentato di parlarle un paio di volte, dopo che Blaine l’aveva pizzicata con gli occhi rossi dopo una telefonata di circa un’ora e mezza con Nat, ma l’aveva liquidato con un “E’ tutto ok, papà.”

Dopo vari campanelli d’allarme, era scattata la reale preoccupazione di Sebastian e Blaine quando quest’ultimo avvisò il marito della telefonata dalla segreteria della scuola che li informava del voto preso dalla figlia.

“Sebastian, oggi pomeriggio mi hanno chiamato da scuola. Violet ha preso B+ nel compito di Fisica, qui c’è decisamente qualcosa che non va.”

Se fosse stato il caso di Robbie, una B+ in fisica, Blaine e Sebastian avrebbero stappato una bottiglia del miglior prosecco che conservavano in cantina, ma, trattandosi di Violet, il cui voto più basso era stato A- in geografia in prima media, si era vicini alla catastrofe.

Sebastian era tornato tardi dallo studio, quella sera.

Marito e figli avevano già cenato, Robbie era stravaccato sul divano a guardare una replica della Champions League europea, Violet era chiusa in camera sua e Blaine stava riassettando la cucina.

Gli diede la notizia non appena Sebastian si sedette a tavola per mangiare l’insalata che gli aveva messo da parte.

“B+ in fisica? Violet? Ma stai scherzando?” chiese costernato.

“No, sono serissimo e vorrei capire cosa diamine stia succedendo.”

Blaine andò a sedersi al tavolo per discutere con Sebastian e aggiunse: “Bisogna parlarle seriamente, anche perché sicuramente non immagina che la scuola ci abbia avvisati... volevo parlarne con te, prima di affrontare l’argomento con lei.”

“Ho una brutta sensazione, Blaine.”

“Credo che sia la stessa che ho anche io, quindi cerca di mantenere la calma. Dovrei andare a parlarle io.”

“Non ti dirà niente.”

“Se tu ci vai agitato, non scucirà una parola neanche con te. Prova a mandare me per primo.” insistette Blaine.

“Fai come vuoi. Ma scommetto dieci dollari e la promessa che non metti il cd di West Side Story in macchina per un mese che non cederà.”

“Affare fatto.”

“Inizia a tirare fuori il portafogli.”

Blaine si alzò, tolse il grembiule, appoggiandolo sull’isola in cucina, e si avviò al piano di sopra, non prima di aver raccomandato a Robbie di spegnere la tv e andare a letto.

“Papà, dieci minuti e la partita è finita.”

“Robert, non costringermi a chiamare tuo padre, sai già come finisce la partita. Fila a letto!”

Ovviamente il ragazzo non si mosse dal divano e Blaine alzò gli occhi al cielo in segno di esasperazione.

Arrivato al piano superiore, bussò alla porta della figlia. Non ricevendo alcuna risposta, Blaine riprovò dicendo: “Violet, tesoro, stai già dormendo?”

“No,” fu la debole risposta della ragazza.

“Posso entrare?”

Silenzio.

Blaine entrò comunque in camera della figlia e la trovò stesa a letto, su un fianco, tenendo stretto al petto il suo polpetto di pezza, Squiddy, e con la sola luce dell’abat-jour accesa.

Si avvicinò al letto e le chiese se poteva sedersi; lei annuì silenziosamente.

“Ha chiamato la scuola oggi, mi hanno comunicato che hai preso B+ in fisica. Perché non ci hai detto nulla?” chiese Blaine, molto dolcemente, per non far indisporre la figlia.

“Oh, cavolo!” imprecò la ragazza, affondando la testa nel cuscino.

“Violet, cos’hai? Non ti sto vedendo serena in questo periodo.”

Il padre aveva iniziato ad accarezzarle una spalla, sperando di farla sentire tranquilla.

“Non pensavo chiamassero per una maledetta B, l’avrei recuperata con la prossima verifica, dannazione.”

“Non è questo il punto, tesoro. Sei strana, ci dici sempre tutto, specie a tuo padre. Cosa sta succedendo?”

“Niente, papà. Sono solo stanca.” Non voleva continuare la discussione e per farlo capire al padre, si girò, dandogli le spalle.

“Violet.” Fece per rimetterle la mano sulla spalla, ma lei si scostò e lui, affranto, si arrese. “Buonanotte tesoro.” Ma l’unica risposta che ricevette fu un brontolio.

Blaine tornò in cucina sconfitto e sconsolato, Sebastian lo stava aspettando seduto ancora al tavolo, con una mano tesa.

“Avanti, sgancia i soldi.”

“Te li do dopo, non ce li ho qui.” disse, sedendosi di nuovo accanto a lui.

Sebastian bevve l’ultimo sorso del suo the, quando arrivò Robbie per dare la buona notte.

“Preoccupati per Violet?” esordì.

Entrambi i padri alzarono la testa ed annuirono.

“Secondo noi, è innamorata.” disse Blaine.

“E ci avete messo tutto questo tempo per capirlo? Vi facevo più svegli.”

Sebastian alzò un sopracciglio: “Che vuoi dire, Robbie?”

“Che si vede lontano un miglio che quella rimbambita ha una cotta per qualcuno, l’ho capito subito. E le mie indagini mi hanno confermato tutto.” proclamò con soddisfazione.

“Robbie, non sarai mica andato a frugare tra le cose di tua sorella?” chiese allarmato Blaine.

“Ma no, le ho solo letto i messaggi sul cellulare e ascoltato qualche telefonata con Nat, due palle!”

“Robert Scott Anderson Smythe, non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere!”  continuò Blaine, visibilmente irritato.

Robbie non fece una piega e disse: “So anche come si chiama, quindi se c’è da fare una ronda per suonargliele siamo a posto!”

Blaine non fece in tempo ad alzarsi dal tavolo che Robbie era schizzato via in camera sua, prevedendo una poco simpatica reazione del padre.

“Che delinquente!” fu il turno di Sebastian a parlare mentre si sfregava la fronte.

“E’ tuo figlio, la genetica non mente.” sghignazzò.

L’altro fulminò Blaine con lo sguardo e aggiunse: “Per la ronda, però, non ha tutti i torti.”

“Sebastian!”

“Dai, provo ad andare a parlarle io,” concluse, lasciando Blaine in cucina.

Una volta al piano superiore, Sebastian bussò alla porta della figlia. “Cucciola, posso entrare?”

Sentì solo un mugugno provenire dalla stanza ed entrò.

Non disse nulla, semplicemente si sdraiò sul letto accanto alla figlia, che era nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata Blaine, quindi gli dava le spalle.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, quando Sebastian esordì: “Perché non sei venuta a salutarmi quando sono arrivato?”

“Ero stanca.”

“E perché sei sveglia allora?”

“Non ho sonno.”

“Come si chiama?”

“Hayden…” Ma quando si rese conto di quello che aveva appena detto, Violet urlò: “Papà!” quindi si sedette in mezzo al letto e gli lanciò un’occhiataccia.

“Il mio metodo 'domande a raffica' funziona sempre,” sghignazzò soddisfatto.

Violet quindi lo guardò offesa e si girò di nuovo verso il muro.

“Tanto sarei venuto a saperlo, sai che tuo fratello si fa comprare con poco.”

“Cosa c’entra Robbie?”

“C’entra che è un po’ più sveglio di tuo padre e me e inoltre ti ha letto i messaggi sul cellulare.”

“Che stronzo, domani lo sistemo.” disse Violet tra i denti, conscia che se si fosse alzata dal letto in quel momento per andare a litigare con Robbie, suo padre l’avrebbe bloccata.

“Non ti preoccupare, gli farò sparire il pallone per una settimana, almeno.” la rassicurò Sebastian.

La ragazza rispose con un sospiro rassegnato.

“Tesoro, la situazione è così grave? Insomma, sembri una quindicenne come le altre ultimamente e, soprattutto, non vuoi parlare con me. Lo sai che mi preoccupo, che ci preoccupiamo io e tuo padre.”

Violet insisteva nel suo mutismo, stringendosi al petto Squiddy.

“Non me ne vado da qui fin quando non inizi a parlare con me,” sentenziò l’uomo.

La ragazza sapeva benissimo che suo padre sarebbe stato in grado di non muoversi dal suo letto fin quando lei non si fosse arresa e avesse vuotato il sacco, dunque prese la saggia decisione di confessarsi; almeno non avrebbe più giocato a fare la ninja coi suoi padri.

“Lui mi piace tanto, ma non credo di piacergli.”

“Già non mi piace, è un cretino che non capisce nulla. Mi vien voglia di strozzarlo.”

“Papà, tu lo strozzeresti anche se mi corrispondesse, perché potrebbe attentare alla virtù della tua bambina.”

“In caso di sentimenti ricambiati, ho già in mente una serie di normative piuttosto ragionevoli: appuntamenti in posti illuminati e affollati, a casa solo dietro il mio permesso, con almeno una terza persona che gira per casa e porte tutte rigorosamente aperte, contatto fisico permesso solo ad una distanza minima di 30cm. Come vedi, sono un padre molto open minded, mica ti voglio chiudere in clausura, un ragazzo è giusto che tu lo abbia. Alle mie condizioni, ma è giusto.”

“Oh, sì, ne convengo, delle condizioni molto molto progressiste, papà.” gli rispose la figlia, che nel frattempo si era voltata per guardare il padre mentre proclamava le sue assurdità.

“D’altra parte sono un avvocato, è il mio mestiere negoziare.”

“Bè, se usi il termine negoziare, dovrei mettere sul piatto le mie di proposte,” ribattè Violet, sorridendo finalmente.

“Non sono previste controproposte, signorina Anderson Smythe.”

“Tanto è tutto quanto lavoro inutile, non gli interesso.” si accigliò di nuovo la ragazza, abbassando lo sguardo e accoccolandosi di più al padre, che le cinse un braccio attorno alle spalle.

“E’ un cretino.”

“L’hai già detto.”

“E lo ripeto. E’ inconcepibile che un ragazzo dotato di un minimo di intelligenza non possa ricambiarti. Se poi frequenta la tua scuola, lo trovo ancora più scandaloso visto che, in teoria, siete tutti dei piccoli geni, là dentro. Perché frequenta la tua scuola, vero cucciola?”

Per un attimo,Sebastian sfiorò l’idea che potesse essere un qualsiasi teppistello adolescente. In quel caso, avrebbe dovuto veramente lucchettare la figlia in camera sua.

“Certo papà. Solo che io sono troppo insignificante per uno come lui.”

“Insignificante? Mia figlia? In quale galassia questo termine può essere associato a te? Sei una ragazza estremamente intelligente e matura, sei piena di interessi. Inoltre sei bellissima. Come può anche solo pensarlo lontanamente?”

“Perché lui è uno Sherwood, il suo bisnonno era il famoso ingegnere chimico. Oltre ad avere la media più alta di tutta la scuola ed essere il rappresentante degli studenti del secondo anno, è anche un discreto giocatore di hockey. Oltre ad essere schifosamente bello.”  sputò Violet tutto d’un fiato.

Sebastian lì per lì fu colto di sorpresa da questa confessione a cuore aperto, visto che fino ad due minuti prima la figlia sembrava riluttante a volergli dare delle informazioni.

“Ah. Per uno così potrei anche pensare di farvi andare al cinema. E poi mi pare di intuire che hai degli standard piuttosto alti anche coi ragazzi.”

“Troppo alti.”

“Smettila Violet, lo sai benissimo che sei all’altezza di un ragazzo come lui, non ti avvilire.” la rimproverò Sebastian.

“Sarà.”

“Nat cosa dice?” provò a chiedere.

“Nat dice che è completamente cotto di me. Ma a me non sembra.”

“Quella ragazza è peggio di una spia russa, mi fiderei del suo giudizio. Tu ultimamente ti stai troppo lasciando andare. Non voglio che la mia bambina abbassi la guardia, anche se il motivo è una cotta per uno Sherwood.”

“Sei mio padre, è normale che tu mi dica che io sono la più bella e la più brava.”

“E sei anche la più stupida, quando dici queste cose.”

Violet sbuffò senza rispondere.

“Ora vado da tuo padre, che sicuramente sta chiamando il 911 dandomi per disperso. Tu, invece, cerca di recuperare quella B+ e dai retta a Nat.”

Sebastian non avrebbe mai potuto dirle apertamente “Buttati” , trattandosi di un ragazzo, orgoglioso com’era, ma usare la sua migliore amica come interposta persona poteva essere una valida soluzione.

“Ci proverò. Buonanotte papà.”

“Buonanotte tesoro.” Prima di alzarsi dal letto, le diede un bacio in fronte.

 

Sebastian raggiunse Blaine, che era già impigiamato in camera loro.

“Allora?” chiese Blaine preoccupato.

“Sospetti fondati e il terrorista di tuo figlio per questa volta non ci ha raccontato stronzate. E’ per un ragazzo. Uno Sherwood, tra l’altro,” dichiarò Sebastian, mentre si spogliava della camicia e dei pantaloni per andare in bagno a lavarsi i denti.

“Uno Sherwood? Abbiamo una figlia con notevoli standard, non c’è che dire.”

“Quello che le ho detto io.”

Blaine aspettò che il marito finisse di rinfrescarsi in bagno per continuare il discorso quando quello si infilò a letto accanto a lui.

“Che altro ti ha detto?”

“Niente di che. Dice che Nat è convinta che lui sia cotto. E di lei mi fido, Dio solo sa quanto è furba e perspicace quella ragazza, riesce ad intimorire perfino me. Ad ogni modo, mi ha promesso che recupererà il voto di fisica.”

“Almeno possiamo consolarci che non è un delinquente qualsiasi, o almeno non dovrebbe, vista la famiglia.”

“Da come l’ha descritto lei, sembra un tipo a posto. Speriamo non siano solo gli occhi dell’amore.”

“Già. Comunque io farei una telefonatina a Nat per stare tranquilli.”

“Io non la chiamo!”

“Tranquillo, le telefono io, mi adora quella ragazza.”
“Siete una coppia ben assortita, voi due…”

“Ma smettila!” rise Blaine tirando addosso al marito un cuscino.

“Buonanotte Killer,” disse Sebastian, rubandogli un bacio.

“Buonanotte ruffiano!”



 

Blaine mantenne la parola e l’indomani fece una telefonata a Nat mentre Violet era impegnata a studiare fisica.

La migliore amica della figlia, Natalie Rushkoff, adorava Blaine. Lui preparava sempre i suoi biscotti preferiti quando veniva a casa a studiare con Violet, e capitava loro di fare chiacchierate telefoniche quando Nat chiamava la figlia, ma rispondeva lui. Sebastian li chiamava “Le due Comari”. Era una ragazza estremamente furba ed intelligente, anche se a volte poteva risultare fredda;Violet le si era affezionata già dal primissimo giorno di scuola alla Newton, aveva capito fin da subito che fosse una persona dall’animo gentile, nonostante la corazza. Andava un po’ meno d’accordo con Sebastian, perché lei aveva sempre la risposta pronta per qualsiasi battuta lui le facesse; inoltre era visceralmente geloso di Violet, quindi chiunque rubasse un po’ dell’attenzione della figlia era segnato.

Blaine chiese qualche informazione a proposito di questo Hayden Sherwood e Nat lo rassicurò confermandogli tutte le doti che aveva elencato Violet a Sebastian la sera prima, aggiunse anche che, secondo lei, lui ricambiava la cotta, perché “Hayden la guarda con lo sguardo da pesce lesso, tipico dei quindicenni innamorati, solo che lei è troppo presa ad autocommiserarsi per accorgersene.

Blaine, dunque, si tranquillizzò un po’ dopo questa telefonata e si sentiva il cuore pieno d’amore per la figlia alla prima sbandata, anche se con lei fece finta di nulla.

La sera, una volta da soli, Sebastian e Blaine, discussero brevemente sulla faccenda.

“Nat mi ha confermato tutto, ed è convinta che il sentimento sia ricambiato.” dichiarò Blaine a Sebastian, mentre questo si sistemava sotto le coperte a fianco il marito, con un plico di scartoffie dell’ufficio in mano.

“Ecco, questa notizia avrei preferito evitarla, ma, piuttosto, che vedere mia figlia piangere per un quindicenne in crisi ormonale, meglio sapere che questo delinquente che vuole portarmi via la mia  bambina ricambi. Potrei spezzargli il collo con le mie mani, se la facesse star male.”

“Sei sempre melodrammatico Sebastian.”

“No, sono pratico.”

“Comunque, oggi pomeriggio Violet ha studiato per almeno quattro ore, ed è stata solo mezz’ora al telefono con Nat, è già un passo avanti.”

“Grazie a me, ovviamente.”

“Ma sentitelo! Semplicemente nostra figlia è giudiziosa e in questo ha decisamente preso da me, è indubbio.”

“Da te ha preso sicuramente quello sguardo malefico alla 'Ora fai quello che dico io o inizio a frignare'... che tu abbia del giudizio, avrei da obiettare.”

“Ha parlato quello 'Spezzo il collo a chiunque si avvicini a mia figlia'.”

“Ho detto che se questo Hayden dovesse far soffrire Violet, gli spezzo il collo... non mi mettere in bocca parole che non ho detto, Blaine caro.”

Il consueto battibecco serale proseguì fin quando Blaine non cedette; adoravano stuzzicarsi con delle battute, la sera quando erano a letto assieme, ma alla fine la testa dura di Sebastian faceva sistematicamente gettare la spugna al marito.

 



 

Piano piano, la situazione sembrò migliorare in casa Anderson Smythe.

A Violet tornarono sia il sorriso che l’appetito, i voti non scesero più al di sotto della A e ricominciò a saltare al collo di Sebastian quando rientrava a casa dallo studio, anche se, ormai sempre più spesso, era lei che rincasava dopo di lui.

Una cosa rimase la stessa del periodo no: le telefonate, anzi, la situazione peggiorò, visto che non era più solo Nat la sua interlocutrice, ma anche un “misterioso” Tesoro.

Natalie aveva perfettamente ragione: Hayden era cotto di Violet e anche lui era convinto di non essere ricambiato. Per fortuna, l’amica dalla chioma rossa fece in modo di farli scontrare e le due tortorelle innamorate riuscirono finalmente a chiarirsi e si misero assieme.

Sebastian dovette arrendersi alla situazione. Blaine aveva lo aveva minacciato in vari modi, incluso lo sciopero del sesso (quella era una strategia che funzionava sempre), se non avesse lasciato la figlia uscire con il ragazzo senza imporle troppi paletti.

 

Una sera, dopo cena, Sebastian era al tavolo della cucina a studiare alcuni documenti per un caso, Blaine era al piano di sopra ad urlare contro Robbie per fargli sistemare la stanza e Violet si presentò sulla porta della cucina.

“Ciao papino,” lo salutò lei in tono molto smielato.

“Toh, ho una figlia. Vieni qui, su.”

Violet non se lo fece ripetere due volte e corse tra le braccia di suo padre, sedendosi in braccio a lui e agganciandogli le braccia al collo.

Lui la baciò in fronte e chiese: “Allora?”

“Allora tutto ok. Sono felice papà.”

“Sono contento, tesoro mio. Guai a te se ti ritrovo a piangere al buio in camera tua.”

“Non succederà più, te lo prometto.”

“Conviene più che altro a quel ladro di figlie, se non vuole fare una brutta fine.”

“Papà!” rise Violet.

“Certo, lui non sarà me, però quanto sei bella quando sorridi e sei felice. Questo gliene devo dare atto.”

“Lui è speciale, pà, te lo giuro.”

“Lo so, mi fido di te.”

“Ti voglio bene.”

“Anch’io ti voglio bene, cucciola.”


 

“Buona sera, famiglia!” salutò Sebastian di ritorno dall’ufficio, mettendo via cappotto e ventiquattrore nel guardaroba dell’ingresso.

“Ciao Sebs!” arrivò la voce di Blaine dalla cucina, che stava preparando la cena.

Robbie era sdraiato sul divano a guardare l’ennesima partita di calcio, Sebastian lo raggiunse e, spostandogli i piedi, si sedette accanto a lui.

“Non si saluta?” lo rimproverò il padre.

“Cià!” fu la risposta sintetica del figlio.

“Tua sorella?”

“Mangia fuori con la rossa e l’orsetto del cuore.”

“L’orsetto del cuore?”

“Sì, Hayden.”

Sebastian ridacchiò e si mise a guardare la partita assieme al figlio.

Poco dopo, Robbie attirò la sua attenzione: “Ehi, pà!”

“Dimmi, Rob.”

“Quell’Hayden è un armadio a quattro ante, mi sa che non ci conviene fare nessuna ronda.”

“Punto primo: sei di nuovo andato a ficcanasare nel telefono di tua sorella? Stavolta te lo buco il pallone, invece che nascondertelo. Punto secondo: a mio malincuore, fin quando questo ragazzo farà felice tua sorella, non possiamo far nulla.”

“Punto A: no, ho solo controllato le sue foto di Facebook. Punto B: come ti pare, ma se c’è da menar le mani, ricordati che hai una spalla.”

“Zitto, cerca di non farti sentire da tuo padre... che se ci becca a fare questi discorsi ci fa mangiare pane e cipolle per una settimana.”

Robbie ridacchiò e Sebastian continuò: “Armadio a quattro ante, davvero?”

“Sembra un modello di Abercrombie, alla faccia della pubertà! Mia sorella è proprio una figa, per essersi accaparrata un tizio del genere.”

“D’altra parte, è mia figlia e tua sorella, cosa volevi?”

Padre e figlio si scambiarono uno sguardo divertito.

“Se le spezza il cuore, gli spezzo il collo,” concluse Robbie.

“Mi pare di averla già sentita questa,” sogghignò Sebastian.

La genetica non mente.


 

Era un sabato pomeriggio quando Sebastian e Blaine conobbero finalmente l’Orsetto del Cuore.

Di rientro dal cinema, sentirono le grida dei loro ragazzi e una terza voce maschile sconosciuta che imprecavano contro Master Xehanort di Kingdom Hearts.

“Che cos’è questo casino?” chiese Sebastian, entrando nel salotto.

Arrivò anche Blaine, nel frattempo i ragazzi misero in pausa il gioco.

“Sto facendo il culo a questi due a Kingdom Hearts!” esordì Robbie.

“Rob!” lo rimproverò Violet.

Il ragazzo si alzò dal divano, ricomponendosi con l’aria un po’ imbarazzata. Violet lo prese gentilmente per la mano e lo accompagnò dai genitori.

“Papino, papà. Voglio presentarvi una persona.”

Blaine era raggiante in viso; Sebastian cercò di mantenersi serio, nonostante la gomitata nel fianco del marito.

“Lui è Hayden.”

 


Cosa c'è qui? Una piccola cosina per il mio pinguatto preferito ovvero la mia splendida beta ovvero IrishMarti che oggi compie gli anni. E visto che non posso essere con lei, questo è il mio piccolo regalino. Spero tanto che ti piaccia <3

Ovviamente non potevo non scrivere di Violet e di Sebastian :-P.
Sebubu con le paturnie per la figlia è l'adorabilità!

Poi cosa c'è da dire? Ma ovviamente un mega grazie ad Ilarina aka speranza19 che ha betato (doveva essere una sorpresa, la festeggiata mica poteva betarsi il regalo da sola!). Grazie grazie grazie amour.

Sì, sono andata a cercarmi cognomi di scienziati/personalità dell'Ohio per darlo ad Hayden (anche questo nome ha il suo perché, ma non ve lo dirò mai, altrimenti mi prendete per pazza), insomma, ipoteticamente, il ragazzo di Violet sarebbe il nipote di Thomas Kilgore Sherwood che era un ingegnere chimico, che poi in Ohio c'è stato proprio poco, non fa nulla :-P
Natalie, invece, bè, è fin troppo palese a chi sia ispirata, quindi sì, sto andando a mettermi da sola in punizione nell'angolino.

Infine, il mio pensiero va a chi ci ha lasciati sabato scorso. Ci mancherai da pazzi, babbasone.

  
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