Non è mai facile come sembra. E il problema è che le persone non capiscono, il problema è che le persone fingono di capire e tu, come uno stupido ci credi sempre, credi in loro senza aver mai creduto in te stesso.
Mi chiamo Christopher, ho sedici anni e vivo in Australia, nel Queensland. Ah a proposito, ''Benvenuti nel Queensland'' (è una stupida frase che gli abitanti del posto dicono ogni volta che vedono un turista). Vivo nella città di Richmond, il luogo più caldo dell'intero Queensland; è estate, sono le tre del pomeriggio del 27 luglio e la ventola a soffitto della mia veranda non riesce a combattere i 39° di questo sole. La canottiera bianca mi si attacca alla pelle sudaticcia come un adesivo mentre impreco contro questa ventola inutile e mi chiedo perché debba fare così caldo. Certo potrei anche entrare nella mia 'Queenslander house', (come si ostina la gente di qui a chiamare le nostre case, neanche fossero qualcosa di speciale! Semplici case in legno, con una veranda davanti rialzate di quasi un metro da terra) e accendermi l'aria condizionata ma uno simpatico scorpione si è infilato in quegli strani apparecchi e non potendo permetterci di pagare qualcuno per aggiustarlo, io e mio padre ci armeggiamo sopra da tre giorni ormai, ogni volta che torna da lavoro, ma l'unico risultato che abbiamo avuto è stata una nuvola di fumo nero e uno scorpione morto, e sinceramente non so se prenderlo come buon segno. È ormai un'ora che fisso la strada costeggiata da stupidi alberi bassi stile savana e erbetta, che a parer mio si sta seccando; in cerca di un riflesso del sole in lontananza sulla carrozzeria del pick up rosso di mia madre, in realtà è di seconda mano ma dopo una lavata e considerando che il motore va che una meraviglia, è perfetto e ogni volta che qualcosa non funziona ci metto le mani io e tutto si sistema, non per essere sbruffone ma con i motori ci so fare, eccome. Mamma sarebbe dovuta essere qui già da un'ora circa, era scesa nel centro di Richmond per andare a trovare la sua amica Cate e mi ha detto che sarebbe tornata subito dopo pranzo, per le due. Ma probabilmente si è trattenuta per assaggiare qualche dolce. Cate ha una pasticceria e fa i dolci più buoni di questo mondo giuro! Oltre che grande amica di mamma la signora Cate è anche la madre del mio migliore amico: Luke. Ci conosciamo da sempre, siamo come il pane e la nutella, il burro e il salmone, l'uovo e la maionese.. okay gli effetti del mio pranzo mancato si iniziano a sentire. Dipendiamo l'uno dall'altro e non c'è descrizione migliore delle parole 'migliori amici'. Abbiamo la stessa età anche se Luke dimostra qualcosa in meno forse, non si è ancora sviluppato bene riguardo la muscolatura e per questo ogni giorno mi obbliga a fare esercizi di tutti i generi con lui, anche se da una settimana quasi non ci vediamo: la signora Cate lo ha punito per aver preso di nascosto i dolci dal tavolo di esposizione del suo negozio, il solito. Però in realtà mi manca stare con lui, siamo come fratelli e per i miei genitori è come avere due figli, e ne sono contenti, sopratutto papà; Luke è cresciuto solo con la mamma, ha perso suo padre quando aveva neanche un anno, il padre faceva il militare, e le bombe non portano mai cose buone. Probabilmente vede in mio padre l'uomo guida che gli è mancato.
Vedo qualcosa di rosso fuoco comparire all'estremità della strada, il pick up di mamma, non riesco ancora a vederla però, è troppo lontana. Ho un buon rapporto con mia madre, è una donna bellissima, io l'ho sempre detto. Ha gli occhi da cerbiatto, nerissimi e i capelli castani ricci e lunghi, raccolti in una coda di cavallo profumata di shampoo, e il sorriso dolce che solo una mamma ti sa fare.
Solo adesso mi ricordo che dovevo rifarmi ancora il letto da stamattina, non ho voglia di litigarci, allora come un topo inseguito da un gatto corro in camera mia, al secondo piano, e la sistemo meglio che posso; ho finito giusto in tempo. -Chrii sono a casa- eccola. Esco dalla camera per salutarla ma nelle scale qualcosa mi travolge sfregandomi la testa. E ti pareva, quel pirla di Luke esprime il suo affetto così, tanto meglio. -Hai visto chi ti ho portato? Sono riuscita a convincere Cate che la punizione era sufficiente-. Rido e la ringrazio con un sorriso, lo stesso fa Luke, a modo suo ovviamente. Luke è muto. È muto dalla nascita e se dicessi che non è mai stato troppo difficile per lui sarebbe una gran cazzata. Lo vedo ogni giorno, ci soffre e lo so. Luke ama la musica, un giorno ero appena arrivato a casa sua, ma non mi aveva sentito per la musica troppo alta, mi sono affacciato in camera sua e l'ho visto, l'ho sentito, stava provando a cantare; ma riusciva a emettere sono suoni gutturali. Mi sono sentito uno schifo, mi capita di sentirmi in colpa perché io posso parlare, posso cantare, e lui no. Lui che lo merita più di me. So che è sbagliato ma lo penso, e continuerò a farlo probabilmente. Quel giorno mi sono vergognato di me stesso come mai, perché sono scappato via, non ho avuto la forza di entrare in quella stanza e dargli un abbraccio da fratello anche se sapevo che era quello di cui aveva bisogno, sono scappato via. Come un vigliacco. Luke è più forte di me, avrà meno muscoli, ma dentro, dentro ha la forza di un leone.