Note
Pre-Cap:
Alor,
innanzitutto grazie mille a chi legge, recensisce e mette la storia tra
preferiti e seguiti. Thanks guys, mi avete fatto capire che ancora
c’è gente
che mi segue nonostante i tempi di attesa J
Con
questo capitolo si inizia la storia vera, perciò si fa un
salto di quindici
anni indietro, quando ancora deve accadere tutto. Noto che il prologo
ha messo
un bel tarlo nella testa di chi legge, il che mi fa capire che ho fatto
un buon
lavoro u.u missione compiuta.
Con
questo capitolo credo capirete anche meglio cosa intendo per
rivisitazione,
dato che più o meno, quello che cambia, è solo il
contorno dei fatti e qualche
nuovo aspetto dei personaggi. Ma non dico altro.
BACIUZ
E BUON LETTURA.
Spoiler
non troppo spoiler oso per chi ha già letto
l’altra storia (o forse dovrei
dire, aiutino per farvi capire meglio un certo punto del capitolo): Vi
ricordate personaggi con occhi verdi?
CAPITOLO I
Rientri
e Rivincite
Roma,
7 Luglio 2010
Accendo la telecamera.
-Okay…*
sospiro *Vi
avevo
promesso il video del mio ritorno in Italia…ed eccolo qua.
Tanto vale iniziare
dall’aeroporto. Sono al John Fitzgerald Kennedy Airport di
New York, e sono le
dieci e quaranta. Fra un’ora esatta sarò
sull’aereo che mi porterà, in circa
nove ore, nella “madre patria”. Sono seduta su una
di quelle sedioline di
plastica scomodissime, non so se avete presente, ad aspettare la
chiamata per
il mio volo. Riuscite a vedere dietro di me? Il JFK… *guardo verso lo schermo digitale della
telecamera*
Dio, ho due occhiaie immense…scusate ragazzi, ma sono due,
no!, tre
giorni…sono tre giorni che non dormo e sono veramente
distrutta. E mi aspettano
ancora dieci ore infernali. Non ce la posso fare…salvatemi,
vi prego. *fisso lo
schermo della telecamera,e
sospiro*
Ah, prima che mi scordi. Jamie
dovrebbe mettere i video del concerto sul canale Youtube entro la
settimana. È
stato fenomenale, davvero. Non credo di essermi mai divertita
tanto…sul serio!
Vi adoriamo. Vi adoro! E se il concerto è andato
così bene è solo merito
vostro, ragazzi. Seriamente, grazie a chi è venuto e ha
mostrato il suo
supporto per la band. Lo apprezziamo molto. *sospiro
di nuovo*
Mi conviene spegnere la telecamera. Odio
gli adii strappa lacrime, ma voglio lasciarvi con una chicca: Lily, da
quanto
mi ha detto James, non ha ancora smesso di piangere. E Shane non
è ancora
uscito dalla sua camera. Ryo mi ha salutata ieri sera al concerto, e a
malapena
riusciva a trattenere le lacrime. E Jamie…Jamie è
il solito cucciolo della
band. mi ha accompagnata lui, qui in aeroporto. Gli altri hanno
preferito non
venire, per evitare scene drammatiche qui al terminal. Forse
è meglio così, in
fondo. Meglio salutarci con un “Ci vediamo presto”,
la sera prima di
partire…così da dare una parvenza di routine.
Così da far sembrare il mio
ritorno in Italia come un viaggetto di pochi giorni. Jamie invece
è voluto
venire. Mi ha salutato, tentando di mantenere una certa…una
certa stabilità
emotiva,sì. Ma quegl’occhi non
mentono…lo sapete meglio di me, forse.
In un certo
senso…un senso un po’ malato… sono
compiaciuta. *sorrido
sorniona
*. E…*prendo
una pausa
*…so che non è
una cosa carina da dire, ma in fondo, credo di aver capito solo oggi
quanto
realmente ci tengano a me. Come è che si dice?
“Non conosci il vero valore di
ciò che hai finché non lo perdi”. Credo
funzioni un po’ così per noi. Per me ,
per Shane, per Lily, Ryo e Jamie. Tengo a loro più che a me
stessa…ma solo ora
mi accorgo di quanto mi mancheranno. Quanto già mi manchino.
*chino lo
sguardo, rassegnata
*
È ora di spegnere la telecamera. Basta con i toni tristi e le smancerie. Speriamo almeno di riuscire a dormire in aereo…almeno un po’- Dai belli, aggiorno a breve con qualche nuova canzone, improvvisata al volo nel mio appartamentino romano. Ci si vede. Beeella raga *occhiolino*.-
E
spengo la telecamera. Dio solo sa quando caricherò il video
sul canale…ma
l’intenzione è quello che conta, giusto?
Sarà
che sono stanca…stremata, in effetti. Se ci penso mi sento
ancora un po’
strana. È incredibile che siano passati già tre
anni. Tre anni. Ed è ancora più
incredibile che stia già per ritornare in Italia.
È strano pensare che
ritornerò a parlare italiano, che rincontrerò
tutti i miei vecchi amici, che ritornerò
nella mia vecchia scuola...che dovrò ricominciare tutto
daccapo. Un nuovo
inizio per tutto quanto: scuola, amici, lavoro.
Solo a
pensarci, diamine, mi vengono i brividi.
Lasciare questa città mi è molto difficile.
Andar
via da New York.
Dio,
solo qualche mese fa avrei pensato a questa frase come ad un presa in
giro. E
invece...
Eccomi
qui, ad aspettare la chiamata per il mio aereo. Non riesco a pensare ad
altro
se non al fatto che ,da domani, mi sveglierò nella capitale
italiana: Roma.
Non ci
credo. Non riesco a crederci. New York è la mia
città. Crede in me come io
credo in lei. Non posso lasciarla. Perché
d’altronde, qui a New York, posso
dire di aver passato i miei anni migliori: i momenti più
belli, le giornate più
assurde, il primo amore…i litigi. Già, questa
città è la città dove più
ho
vissuto; o meglio, dove più ho vissuto a modo mio. Libera.
Certo,
ogni tanto Roma mi è mancata, su questo non c'è
dubbio.
Ma avete presente quella nostalgia stupida, che viene quando guardi i
film con
gli amici, o quando esci dalla doccia. Già…una
nostalgia proprio stupida.
Incomprensibile.
Non
voglio tornare a Roma…lo ripeto ogni due minuti nella mia
testa.
Ormai
qui a NY ho la mia vita: i miei amici, il mio lavoro, la Band!
Ma
Luke vuole che finisca gli studi nella mia patria. E se Luke ordina una
cosa,
quella deve essere. Niente obbiezioni.
BzBzzz...
Sento
il cellulare nella tasca destra vibrare, avvertendomi di un nuovo
messaggio. Lo
tiro fuori, e fisso il nome sul display: Federico. Allo stesso tempo
noto di
averne perso un altro mentre filmavo, questa volta da Tom.
Febo:
“Oi Jo! Se i miei
calcoli non sono errati, in questo momento dovresti stare sul punto di
imbarcarti. Spero di averti preso in tempo. Calcola che sono veramente
troppo
felice che rientri a Roma. Non vedo l’ora di rivederti. Anche
gli altri non fanno
altro che parlare di te, e del tuo rientro. Non sono più
nella pelle, davvero.
Facci sapere quando ti va di uscire col vecchio gruppo! Buon volo!
Solito
vecchio Febo.
È uno
dei pochi ragazzi che reputo maturo e rispettoso al punto giusto. E
fidatevi, è
veramente difficile trovarne di questi tempi…soprattutto in
Italia. Forse sono
un po’ di parte in questo, ma dopo aver vissuto tre anni in
America, e aver
vissuto per sei mesi in Inghilterra, fidatevi, vedreste anche voi le
differenze
di cultura e apertura mentale.
Per
questo Federico è una sorpresa inaspettata. Tornare a Roma
sapendo che almeno
una persona sarà dalla mia parte mi rincuora non poco.
Nonostante
credo sia una delle persone più leali e trasparenti, dubito
veramente delle sue
parole. Non credo che agli altri e, soprattutto, alle altre del gruppo
interessi qualcosa del mio rientro.
Claudia,
Amy, Silvia, Letizia… e Giulia.
Ecco,
uno dei vai motivi per cui non voglio rientrare.
Giulia.
Dannatissima
prima cotta che, nonostante la distanza, non accenna a lasciarmi vivere
in
pace.
Sapete,
sono molto combattuta in verità.
Non
voglio rientrare a Roma, per mille e più motivi.
Ma una
piccola, minuscola parte di me, vuole ritornare. E volete sapere il
motivo?
Voglio
una rivincita.
Una
rivalsa.
Voglio
far vedere a tutti quelli che un tempo mi credevano solo una strana
ragazzina
quello che sono diventata ora. Voglio far capire al mio vecchio gruppo
di amici
quanto Jojo Greco sia cambiata.
In
meglio, in peggio…
Quello
è solo un dettaglio. Quella piccola, minuscola parte di me
che vuole ritornare
a Roma…ha bisogno di vedere le facce sconvolte di Claudia,
Amy, Silvia,
Letizia.
E
soprattutto di Giulia.
Stiracchio
un sorriso sulle labbra e rispondo a Federico con un messaggio veloce:
“Sto
salendo ora sull’aereo. Appena scendo ti
chiamo e ti faccio sapere un giorno per rivederci. E se i miei calcoli
non sono
errati, dovrebbe essere parecchio tardi dalle tue parti,
quindi…buona notte o,
in caso, buon
divertimento ;) “
Il
secondo messaggio è di Tom, il quale mi avverte che
sarà alla’aeroporto al mio
atterraggio. A questo evito di rispondere.
Tra un po’ sarò
di nuovo
nella vecchia, noiosa, e storica Italia. Nella polverosa e famosissima
capitale: Roma. Tra monumenti e quartieri disastrati. Tra Colosseo, San
Giovanni, Piazzale Flaminio,Re di Roma, San Lorenzo e
quant’altro…
Tutti
quei luoghi, ora, sono avvolti da una nebbia compatta che sfoca la
visuale. Ma
nonostante tutto, pensarci mi fa venire uno strano sentimento di
nostalgia
proprio all’altezza dello stomaco.
-Ehi.-
sento dire di fronte a me. Alzo lo sguardo di scatto, e noto
immediatamente gli
occhi verde scuro scrutarmi fin dentro l’anima.
–Hanno chiamato il nostro volo.
Andiamo?- mi chiede, con voce dolce e un sorriso.
Stringo
i denti, guardandola dritta negli occhi, e alzandomi in piedi.
Così,
mi ritrovo a guardare per l’ultima volta verso
l’esterno dell’ aeroporto.
Dio, mi mancherà New York. Mi mancherà
moltissimo.
Ma non ti preoccupare, Città Dove Tutto È
Possibile, il tempo di diplomarmi e
mi rivedrai. Il tempo di finire quest’ultimo fottutissimo
anno di scuola
e tornerò, più pronta di prima.
Per
sfondare.
-Allora?
Cosa dice?- chiedo a
Federico , che ha appena rimesso il cellulare nella tasca.
- Stava per
partire. A minuti
dovrebbe salire sull’aereo- mi risponde con calma, riponendo
il braccio attorno
al collo di Amy, e baciandole la tempia.
Sono le
quattro di mattina, e
come al solito, io, Claudia, Guido -il mio ragazzo-, Amelia (detta Amy)
e
Federico siamo usciti per un giro di bevute e discoteche. È
estate d’altronde,
e fare nottata non è certo fuori dal comune per noi.
È
il sette Luglio, fa un
caldo pazzesco, e oggi, dopo tre lunghissimi anni, tornerà
una nostra grande
amica: Jojo.
Tre anni, almeno per me, assurdamente lunghi.
Nonostante non si sia fatta sentire per due dei tre anni passati oltreoceano, durante l’ultimo ha ripreso i contatti con Federico.
I due si sono sentiti, più o meno, per gli ultimi sei mesi, ritornando al rapporto che avevano un tempo.
Chiamate, messaggi, chat. Chi più ne ha, più ne metta. E fra circa dieci ore, quella ragazza che qualche anno fa reputavo mia migliore amica, sarà di nuovo qui a Roma.
E se lo sappiamo è solo grazie a Federico, dato che Jo non ci ha fatto sapere niente. Non a Claudia, non a Amy…e neanche a me.
Quattro anni di amicizia buttati via come se niente fosse. Ho il diritto di essere arrabbiata, giusto?
Pensate come vi sentireste se, dopo aver passato quattro anni con una delle persone più fantastiche che abbiate mai conosciuto, tutto d’un tratto, questa smetteste di parlarvi. Di cercarvi.
Ecco, sono giusto un tantino nervosa per il suo ritorno. L’unica persona che ha saputo qualcosa dei suoi tre anni all’estero è Federico, il quali si rifiuta di divulgare quanto sa. Bastardo.
“No, Giu, calma. Federico non centra niente” mi dico, mentre guardo il moretto tramite lo specchietto retrovisore.
La verità è che, dopo la partenza di Jo, mi sono sentita completamente abbandonata. Avevamo un rapporto così intenso, forte…così vero. Non credo di aver mai avuto un rapporto tanto onesto e leale con nessun’altra amica…il che la dice lunga sulle mie amicizie. Credo.
Insomma…non so cosa pensare. Come ci si comporta con una persona che ritenete vostra amica, ma che non sentite da più di tre anni? Non c’è una specie di tutorial su internet? “Re-Incontri con vecchie amiche ormai sconosciute per idioti”, o qualcosa di simile?
No?
Beh, allora sarà veramente imbarazzante rivederla.
Poco ma sicuro.
D'altronde in tre anni sono cambiate così tante cose.
Ora ho un ragazzo, un gruppo di amici fidati, sono abbastanza conosciuta a scuola, sono un’internet-dipendente e un’accanita fan del cibo. Alla faccia delle modelle anoressiche.
…
Ho un problema, lo so. Giudicatemi.
Ma sta di fatto che in tre anni sono cambiata come persona, e la stessa cosa credo varrà per Jojo.
Per questo ho paura.
Tenevo così tanto a lei prima che partisse. E fra neanche dieci ore sarà di nuovo qui, a Roma. E ho veramente paura che il tempo abbia cambiato troppo…
Sono passati tre anni. Trentasei mesi, santo cielo. Troppi mesi.
Forse troppi per ricominciare da capo.
…
Ma torniamo
al presente. A cosa
serve pensare al passato, ora come ora?
Jojo dovrebbe arrivare all’ora di pranzo, più o meno.
Volevamo andare a prenderla all’aeroporto, ma Fede ha detto che si è già organizzata in altro modo.
Ci sono rimasta male, ad essere sincera. Volevo vederla subito, pochi minuti dal suo atterraggio. E invece dovremo aspettare, ancora. Dopo “solo” tre anni, cosa saranno mai un paio di giorni di attesa.
Già, così ha detto a Federico.
“Vi faccio sapere, ma per qualche giorno sarò irraggiungibile” , niente spiegazione, a quanto dice Federico.
Sarà irraggiungibile.
Dio,ogni secondo che passa fa aumentare il mio nervosismo.
Ha paura di vederci? O forse, più semplicemente, non vuole?
Cose le abbiamo fatto per farla comportare così?
Non ricordo un litigio, una discussione. Niente che possa spiegare questo atteggiamento freddo e distaccato nei miei…ehm, nostri…nei nostri confronti.
È che ho un brutto presentimento. Tutto qui. E mi fa pensare. E pensare. E quando penso divento un’altra persona. Non mi fate pensare. È meglio. Il fatto è che Jo mi fa pensare in continuazione. Mannaggia a lei. Ecco.
A pensarci
bene, tutti noi nella
macchina abbiamo un rapporto molto stretto con Jojo (
be’… tutti a parte
Guido).
Federico
è il suo miglior amico
in assoluto, fin dai tempi delle elementari. Sembrerebbero fratelli, se
non
fosse che lei ha una pelle ambrata tipica di chi è
originario del sud, mentre
lui è bianco cadaverico ( come lo sono io, d'altronde).
Tutti e due con capelli
castano scuro, quasi neri, occhi profondi, fisico snello e slanciato.
Forse fin
troppo asciutto, per certi versi. Hanno
anche un carattere molto simile; entrambi sempre disponibili, dolci, e
spiritosi. Con loro si può parlare di qualunque cosa.
Inoltre, essendo
cresciuti insieme, tra di loro di è formato quel tipo di
rapporto di protezione
reciproca. Ricordo in particolare quando Federico si arrabbiasse con
quelle
persone che prendevano in giro Jo per qualche sciocchezza. Si innalzava
come un
paladino della giustizia. E questo mi ha portato a capire, col tempo,
quanto
sia importante come amico.
Claudia
anche è molto legata
all’Americana, come si diverte a chiamarla. Ma al contrario
dell’amicizia che
ha con Federico, Jojo e Claudia sono gli esatti opposti. In tutto:
fisico,
carattere, idee, gusti. Ma come si dice: “gli opposti si
attraggono”. Con lei
Jo ha legato molto durante la terza media…mi ricordo bene,
quando durante
quell’anno, noi tre eravamo dette il trio dei miracoli.
Eravamo sempre insieme,
sempre e comunque.
Per Amy invece, credo che valga il discorso sorella maggiore -sorella minore. Forse l’indole dolce e ingenua di Amy rende Jo più protettiva, anche perché la bellezza di Amy è nota quasi quanto la sua ingenuità.
Ora che ci
penso, anche Guido la
conosce. Frequentando la stessa scuola, anche solo per un anno, si
ricorda più
o meno che tipo di ragazza era. E ricorda perfettamente quanto fosse
presa in
giro, soprattutto da un paio di suoi amici. Già, non so cosa
aspettarmi da
questa situazione, dato che ogni tanto usciamo tutti insieme.
Chissà come
reagirà Jojo quando si troverà davanti
Andrea…chissà se lo ricorda ancora.
E infine ci sono io…
…già, io.
E sinceramente non so cosa ci abbia legato. Forse sarà che condividiamo le stesse idee so. Forse perché, quando uscivamo, la frase che iniziavo io, la finiva lei, o viceversa. Forse semplicemente, il fatto che ci capivamo con uno sguardo.
Non lo so.
Ma so che continuare
a pensare al passato non mi fa bene…pensa al presente, Giu.
Stiamo rientrando a casa da una serata di quelle fantastiche. Quel tipo di serata che ricordi un po’ per tutta la vita, a dirla tutta.
E siamo alquanto stanchi.
Abbiamo ballato finché i muscoli non hanno chiesto pietà. Abbiamo riso, abbiamo bevuto, e qualcuno è riuscito anche a rimorchiare, pur essendo fidanzato (cough cough *Federico* cough!).
E ora siamo qui, a salutarci mentre sia Fede che Amy scendono dalla macchina. La mamma di Federico è fuori casa per lavoro…e com’è che si dice: “Quando il gatto non c’è, i topi quagliano…” o era ballano? Già, ho un problema con i proverbi. Di nuovo, giudicatemi!
-Ci vediamo domani, raga.- fa Fede, chiudendo lo sportello alle sue spalle. –e guida piano, Giggio.- aggiunge, strizzando l’occhio al mio ragazzo, che sorride e risaluta.
Guido è un bravo ragazzo. Dolce, premuroso, carismatico. Forse un po’ troppo possessivo, ma decisamente passionale.
È di bell’aspetto, con due occhi azzurri molto espressivi e un fisico da pallanuotista. Insomma, davvero un bel ragazzo.
Ormai stiamo insieme da quasi quattro anni…
Lo so, sono tantissimi per una relazione nata al liceo. Ma ci troviamo bene, insieme. Certo, litighiamo molto, e spesse volte ci siamo anche lasciati.
Ma alla fine siamo sempre tornati insieme.
Si dice che l’amore è vero solo quando si lotta per far si che rimanga sempre nei cuori dei due amanti. E io, ultimamente, sto lottando molto per mantenere questa relazione, nonostante gli alti e bassi.
-Non vedo l’ora di rivederla.- sento Claudia dire da dietro il sedile. –chissà come sarà cambiata…- fa, guardando il tettuccio della macchina.
Io sorrido, un po’ amara.
-Secondo me non è cambiata poi chissà quanto. Sarà sempre la solita ragazza: semplice, calma, molto introspettiva.- dico, cercando di convincermi –il tutto abbinato a un paio d’occhiali troppo grandi per il suo viso e ai jeans larghi- aggiungo, ridacchiando, e subito sento Cla aggregarsi.
-Giu.- la voce di Guido mi distrae. Noto che siamo fermi a un semaforo, e come al solito, la sua mano si è automaticamente posata sulla mia coscia, lasciata scoperta dal vestito corto.
A mia volta poso la mano sulla sua, stringendola delicatamente e sorridendogli.
-Dimmi.-
-Vuoi che accompagni prima te? Sei di strada, a questo punto.- e indica davanti a sè. È vero, a forza di perdermi nei pensieri neanche mi sono accorta che siamo a quattro passi dalla “Tana” (Harry Potter docet).
-Sì, va bene- rispondo io, sporgendomi un po’ per posare un bacio sulla sua guancia, e storcendo un po’ il naso alla ruvidità dovuta alla barba.
Ma il mio cervello è a senso unico, questa notte.
Jo.
L’ultima volta che l’ho vista avevamo quattordici anni,e un po’ come tutte le primine di liceo…eravamo acerbe.
Ma lei, soprattutto, è sempre stata, come dire?....
Una tipa, ecco.
Fin dalle medie è sempre riuscita ad attirare l’attenzione di tutti quei ragazzi e ragazze che le stavano attorno. Sia a livello positivo, che negativo.
Chi andava oltre la pura apparenza, trovava in lei una delle amiche più importanti e leali che si potessero trovare. Ma molti, alle elementari e alle medie, la prendevano in giro.
Chi per i suoi capelli, lasciati lunghi e trascurati, chi per i suoi occhiali spessi, che paravano quello sguardo così vivo, sia per il suo abbigliamento, sempre di un paio di taglie in più.
Eppure il suo viso era così femminile ed armonioso. Ma immagino che a quell’età non tutti riescano a capire l’importanza di un sorriso, o di una buona parola. No…a quell’età contano il tipo di scarpe, l’ultimo cellulare, i jeans stretti.
Una società buttata nella superficialità e nel consumismo, ecco cosa siamo.
Ma lasciamo
perdere questo
discorso…forse è meglio.
-Dai- Claudia mi distoglie dai pensieri –Sono passati tre anni. Avrà capito che i jeans larghi sono passati di moda…- fa, ironica.
La prendiamo in giro, certo, ma sinceramente sono un po’ interdetta. Un po’ confusa.
Forse neanche noi ci siamo mai accorti di lei. Non veramente.
Ci fermavamo anche noi solo all’apparenza? Ai vestiti, ai capelli, agli occhiali?
Non l’abbiamo fatta sentire a suo agio, forse.
Non lo so. So solo che continuare a pensare a Jojo Greco non mi porterà a nulla, questa notte.
Così sorrido a Claudia, e aspetto domani.
Chissà…forse
è veramente cambiata dalla quattordicenne che
ricordiamo.