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Autore: GingeRed    21/07/2013    4 recensioni
Quando quello che potrebbe essere il giorno più bello che tu abbia mai vissuto potrebbe essere anche il giorno in cui tutti i tuoi incubi peggiori potrebbero avverarsi, con quale stato d'animo decideresti di uscire di casa?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vorrei dedicare questa OS a coloro che,
nonostante il mio essere così esageratamente me,
sono ancora qui, a sopportarmi quotidianamente.
GRAZIE.



 

"You are the reason of my smile."



 

Quando quello che potrebbe essere il giorno più bello che tu abbia mai vissuto potrebbe essere anche il giorno in cui tutti i tuoi incubi potrebbero avverarsi, non sai se quando apri gli occhi dovresti essere felice, triste, emozionata o spaventata. 

Ecco, io, quel mattino del 21 Luglio 2013, quando avevo aperto gli occhi, mi sentivo esattamente così: non riuscivo a decidere che emozione provare, non riuscivo a capire quale stato d'animo avrei dovuto avere. Sarebbe stato un giorno fantastico, o sarebbe stato soltanto uno tra i mille incubi che mi perseguitavano da una vita? 
 
Lui sarebbe atterrato alle 18 in punto, e alle 7 del mattino io ero già sveglia, seduta sul mio letto con i pensieri sotto sopra. Quella notte avevo dormito poco e male, e quando avevo aperto gli occhi e avevo letto che erano solo le 7 del mattino, notte fonda per una come me, l'unico pensiero era stato '11 ore. Ti sei alzata 11 fottute ore prima. Sei veramente un imbecille.' Ed era vero, ero un' idiota, un caso senza speranza, una paranoica maniaca del controllo, e, tra le altre cose, ero anche innamorata
 
Poteva qualcuno essere messo peggio di me? 
 
Come dicevo, si, ero innamorata. 
Ero innamorata dell'uomo più meraviglioso a cui fosse stata donata la vita, la persona più buona che abbia mai incontrato, l'unica persona al mondo che quando tornavo a casa la notte dopo una lunga giornata di lavoro, era lì, sul divano in pelle bianca ad aspettarmi con una vaschetta di cioccolato a braccia aperte, ed era anche l'unico che quando mi domandava 'come stai?' Lo faceva perchè voleva davvero sapere come stavo; cosa che raramente interessava a qualcuno. 
Ero innamorta di un idiota che al posto di un cellulare usava una scarpa, uno di quei ragazzi che mettevano l'intimo sopra i jeans per far ridere le altre persone, uno di quelli che ovunque andasse regalava sorrisi alla gente, lui portava l'allegria ovunque andasse, in ogni parte del mondo. 
Lui era la mia, di allegria. Era il mio sorriso, il motivo per cui ero diventata più attenta a quello che indossavo, anche se lui diceva che mi avrebbe amato anche vestita di stracci. Lui, era il motivo per cui credevo ancora che nel mondo ci fosse rimasto un pò d'amore. 
 
Avevo deciso, quel giorno avrei avuto paura. Paura perchè l'avrei rivisto dopo 4 lunghi mesi di lontananza, avrei potuto riabbracciarlo, avrei potuto di nuovo sentire che era mio. E paura, paura da sentirsi male, perchè l'avevamo deciso quando era partito: "il giorno che tornerò a Londra lo diremo a tutti, non voglio e non posso più nasconderlo." All'inizio avevo creduto che stesse scherzando, ma poi, ogni giorno che si avvicinava alla fatidica data, lui insisteva dicendomi che l'avrebbe fatto, che non gli importava quello che avrebbero pensato, che era stanco di doversi e dovermi sempre nascondere, me l'aveva ripetuto pochi giorni prima, ed era stato più chiaro che mai: "questo non è uno scherzo Emily, non posso più farlo, io ti amo, ti amo tantissimo, e non posso più farti questo, non voglio che tu sia sempre costretta a nasconderti, ora basta." Quindi non potevo nemmeno avere il beneficio del dubbio; lo sapevo, sapevo che l'avrebbe detto al mondo intero, non sapevo ancora come, ma sapevo che l'avrebbe fatto in un modo o nell'altro. 
Ed io, quel giorno, avevo realizzato di essere terrorizzata da quello che mi aspettava. 
Non ero mai stata una di quelle ragazze che si preoccupavano del giudizio della gente, ma quando si trattava del giudizio di 12 milioni di persone, che sicuramente sarebbero riuscite a scovare ogni mio piccolo difetto, rendendomi un mostro, beh allora si, ero preoccupata, e non poco.
Non avevo paura per la mia persona, io sarei sopravvissuta, io avevo paura per quello che avrebbero fatto a lui; lo avrebbero tempestato di cattiverie su di me, e lui si sarebbe ritrovato a proteggermi costantemente, neanche fosse la mia guardia del corpo, fino al giorno in cui non si sarebbe stancato, e mi avrebbe lasciata perchè gli causavo troppi problemi. Ed io non potevo permettere questo, non potevo rovinare tutto quello che avevo sempre desiderato, non potevo permettere che qualcosa o qualcuno si mettesse tra me e l'unica persona che avessi mai amato veramente. 
 
Ci eravamo conosciuti un anno e tre mesi prima, per caso, proprio come accade nelle storie d'amore più belle: io lavoravo negli studi radiofonici della BBCRadio1, come stagista ai tempi, e quel giorno di un anno e tre mesi prima, lui e gli altri ragazzi erano li per promuovere il nuovo singolo e il nuovo tour. 
Io ero quella che portava i caffè ai capi, allora. 
Mi ricordo che stavo camminando per il corridoio con dieci caffè su un pesantissimo vassoio, e lui camminava verso di me, quando per sbaglio mi aveva dato una spallata, ed io ero scivolata a terra con al seguito tutti e dieci i caffè. 
Si, è simpatico raccontato così, se non contiamo che uno dei manager quel giorno mi ha quasi licenziata perchè il suo fottuto caffè era in ritardo. 
Comunque, lui mi aveva aiutata ad alzarmi, e, non appena lo avevo guardato negli occhi, avevo sentito la scossa. Nel blu di quegli occhi ci avevo visto un mondo dentro, ci avevo visto cose che non avevo mai visto prima; ne ero rimasta totalmente incantata. Così, mi aveva aiutata ad alzarmi, ed io, ignara della sua presunta popolarità, non avevo collegato che fosse membro della boyband più famosa al mondo. Avevamo parlato per circa 135 secondi, si li avevo contati col cuore in gola, sperando che quella stupida conversazione non finisse mai, e lui si era offerto di pagarmi un caffè per scusarsi, e poi.. E poi eccoci qua.
Un anno e tre mesi dopo, innamorati persi l'uno dell'altra. 
In quell'anno eravamo diventati inseparabili; io ero ovunque lui andasse, premier, spettacoli, premiazioni, io c'ero sempre. Solo che non ero in prima fila, mi confondevo con la folla e lo guardavo da lontano mentre avverava il suo sogno, lo guardavo conquistare orde di fans impazzite mentre io me ne restavo in un angolo a pensare a quanto fosse grandioso quello che gli stava accadendo. 
Me ne stavo nel mio angolo di paradiso anche quando gli affibbiavano ogni giorno una donna diversa, consapevole di tutte le bugie che si inventava la stampa per farlo apparire ciò che non era. 
Avevo deciso io di non uscire allo scoperto, pensando che così nessuno si sarebbe mai messo in mezzo, pensando che così, avremmo potuto avere la nostra fetta di felicità senza demoni al seguito, avevo pensato che così avremmo potuto vivere sulla nostra nuvola colorata per il resto dell'eternità, senza intromissioni da parte di nessuno. 
 
Come avevo accennato, passavano parecchio tempo insieme quando lui era a Londra: dormivo quasi ogni sera da lui; tornavo dal lavoro la sera tardi ed era bello, era una sensazione appagante, quella di tornare a casa e trovare qualcuno ad aspettarti, e lui mi faceva sentire così, appagata, e felice
 
Ero anche andata con lui in Irlanda per qualche settimana, avevo conosciuto la sua famiglia, avevo visto i posti che frequentava prima di diventare quello che è ora, e lui era venuto a casa mia, più di una volta, a Croydon, un paesino nelle vicinanze di Londra. 
Eravamo una bella coppia a detta dei nostri parenti e degli altri ragazzi del gruppo, che però non approvavano affatto il nostro stare nascosti, il nostro vivere fuori dal mondo reale. 
 
Ci eravamo creati una bolla di sapone tutta per noi. 
E a me piaceva, andava bene così. 
 
Insomma, quel giorno del 21 luglio 2013, tra una paranoia e l'altra, si erano già fatte le 5 del pomeriggio, ed io ero già arrivata in aereoporto, con un'ora d'anticipo. 
C'era una marea di gente con striscioni, poster con i loro volti, chi era seduto a terra e chi cantava le loro canzoni.
E poi c'ero io.
In mezzo alla folla come una fan qualunque, mentre aspettavo di essere avvolta dalle braccia dell'uomo che amavo. 
 
Non avevo mai provato così tanta ansia in tutta la mia vita.
Cosa avrebbe fatto? Cosa avremmo detto? Cosa avrei dovuto fare io? 

18:01
Un nuovo mesaaggio. 
"Appena atterrato, volevo solo ricordarti che ti amo da impazzire, è giusto che tu lo sappia.
A tra qualche minuto xxx"
 
Ansia e ancora ansia. 
 
Intanto la folla di fan presenti si era fatta sempre più grande ed io me ne stavo in mezzo alla mischia, in attesa, come un coniglio che attende di essere catturato dal lupo. 

18:26
Le porte dell'uscita passeggeri si erano aperte e un boato era partito dalla folla di presenti. Chi si strappava i capelli, chi piangeva, chi urlava, chi cantava: tutti facevano qualcosa.
Ed io? Io stavo là, immobile a fissare il ragazzo che amavo e a pensare a quanto era bello, a quanta felicità aveva portato nel mio cuore, a quanti sorrisi mi aveva strappato quando tutto andava di merda, me ne stavo là ferma ad aspettare di poterlo riabbracciare dopo quattro mesi di assenza, quattro mesi di lontananza. 
 
Me ne stavo là, a guardare la mia felicità dispensare sorrisi a tutte quelle persone che lo hanno sempre sostenuto. 
 
D'un tratto, i ragazzi avevano cominciato a camminare nella mia direzione, ed io avevo iniziato a sentire le gambe molli come due pezzi di gelatina. Harry era il primo della fila, seguito da Lou, poi Liam, poi Zayn ed infine lui, il mio pezzo di felicità. 
«Ciao Em!»
Mi avevano salutata i ragazzi, ma io ero troppo concentrata su quello che stava per accadere per poter rispondere. 
«Ragazzi, sembra non si senta tanto bene»
No Lou, sto benissimo, sto solo per essere attaccata da 12 milioni di persone, cosa vuoi che sia infondo?
E in meno di cinque secondi netti eccolo lì, che si avvicinava a grandi passi verso di me. Aveva allargato le braccia ed io non avevo resistito nel corrergli incontro e ricambiare quell'abbraccio che avevo aspettato per troppo tempo. Lui e i suoi abbracci erano come una calamita; qualsiasi cosa succedesse, con i suoi abbracci io mi sentivo al sicuro. 
Mentre gli andavo incontro avevo smesso di pensare, e forse anche di respirare, improvvisamente non mi era più importato di nulla, volevo solo farmi avvolgere dalle sue braccia.
«Mi sei mancato tanto.»
«anche tu, mi sei mancata davvero tanto.»
E all'improvviso ci eravamo trovati in mezzo ad una folla di circa duecento persone, labbra contro labbra, ed io mi ero sentita comunque come se fossi ancora su quella nuvola colorata dove avevamo vissuto fino a poco prima.
«Ora cosa succederà?»
Avevo chiesto io, spevantava, ma pur sempre felice di potergli stringere di nuovo la mano e di non lasciarla andare mai più.
 
«Quello che succederà succederà, andrà bene, noi staremo bene, te lo prometto.»
E con le sue parole io mi ero già calmata, già andava tutto meglio, mi bastava sapere che noi non saremmo cambiati, che saremmo rimasti comunque quei due che la sera la passano a casa a mangiare della pessima pizza e a guardare film in bianco e nero degli anni 60.

Mi bastava poco per essere felice, mi bastava lui, solo e soltanto lui, e sarei stata bene. 
 
Così, sotto lo sguardo incredulo della folla che ci circondava mi aveva preso la mano ed eravamo usciti insieme dall'aereoporto di Heatrow, per dirigerci verso casa, dove sicuramente avremmo visto un altro di quei film storici che piacciono a lui e poi avremmo fatto l'amore. 
 
E allora io stavo bene, e sarei continuata a stare bene, perchè nonostante saremmo andati incontro ad un sacco di guai, saremmo rimasti insieme, magari ogni tanto saremmo andati ancora su quella nuvoletta colorata che era stata casa nostra per un anno e tre mesi; ma comunque, saremmo stati bene, insieme. 

«Ti amo Em.»
«Ti amo anche io Niall.»
Quindi, alla fine di quella giornata, ero ancora spaventata per tutto quello che sarebbe accaduto nel vicino futuro, ma ero anche felice.
Ero felice e grata a chiunque si trovasse lassù perchè quel giorno di un anno e tre mesi prima Niall James Horan mi aveva rovesciato addosso dieci caffè bollenti, ed io non avevo più smesso di essere felice dalla prima volta che mi aveva regalato un sorriso. 





Alex's Corner.

Miao a tutti.
Questa piccola ed insignificante OS nasce perchè gli aeroporti mi ispirano davvero troppo.
Nasce perchè oggi è approdato qui a Londra una tra le persone più importanti della mia vita, uno dei pochi, ma pur sempre buoni, amici che ho. Ecco, lui, è una di quelle persone che mi fanno capire che forse qualcuno a cui importa di me al mondo c'è.
Comunque, OS romantica e smielata, in perfetto stile me d'altronde.
Chiedo scusa se non scrivo mai di sesso, ma proprio non ci riesco, non ce la faccio.
Per il resto, spero abbiate apprezzato l'alto tasso di romanticismo che contiene questa breve storia, che tra le altre cose mi serviva anche un pò per scaricare tutto il nervosismo che sto accumulando ultimamente. Io non spero che vi piaccia, spero che riusciate a trarre qualcosa da quello che scrivo, spero riusciate a capire che quando pubblico qualcosa, lo faccio perchè voglio condividere le mie emozioni, le mie frustrazioni, i miei pensieri e le mie paure con voi, popolo di lettori.

Ora vado a godermi la mia amata Heineken nel mio minuscolo giardino,
da Londra è tutto, spero di tornare presto con qualche altra idea.

Alex <3.

 
 
  
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