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Autore: Lou_    21/07/2013    14 recensioni
Un'azienda giornalistica diretta da un Niall Horan piuttosto anziano, alla segreteria una Veronica un poco familiare, un Liam Payn piuttosto omosessuale come addetto alla grafica e uno statista nerd di nome Harry Styles. E chi potrebbe essere quel ragazzo punk e strafottente che sta parlando ora con il direttore per un colloquio di lavoro, se non Louis Tomlinson?
Genere: Commedia, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! :D Innanzitutto specifico che non ho mai e dico mai scritto così tanto in una OS. Se quindi vi passa la voglia di leggere, cambiare finestra e andare su twitter o facebook nel bel mezzo di questa pergamena, beh vi capisco, dico sul serio cwc In compenso ho una super notizia da comunicarvi! Scendete e ve la dirò ;) Dai buona lettura <3
P.s. ho messo tra le caratteristiche della OS che è una song-fic perché tutto questo sclero è ispirato alla canzone Best Song Ever e agli assurdi modi di conciarsi dei ragazzi, non ho scelto infatti il nome ‘Best OS Ever’ perché me la tiro lol

 
 
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Best OS Ever
 
 
 
 
 
 
 
 
 

-“Louis Tomlinson prego” pronunciò la segretaria di quello squallido ufficio con indifferenza.
Indifferenza che perse totalmente nel lanciare un veloce sguardo verso la direzione del ragazzo appena alzatosi in piedi, per poi sgranare gli occhi e scuotere la testa contrariata e tornare al suo lavoro.
Louis scosse la testa, sospirando e accelerando il passo verso l’ufficio del direttore, l’uomo con cui avrebbe avuto un colloquio di lavoro.
Superò qualche impiegato distratto, con le mani cariche di fogli di carta, per poi raggiungere una porta in legno, sopra una targhetta in metallo dove a caratteri cubitali potè distinguere chiaramente ‘ufficio del direttore’.
Il ragazzo si inumidì le labbra, abbassò un attimo lo sguardo per poter prendere fiato e bussò deciso contro la porta.
‘Avanti’ una voce roca dall’altra parte.
Ignorando occhiate eloquenti da un gruppo di ragazze in pausa caffè, Louis entrò velocemente nell’ufficio, per poi chiudersi la porta alle spalle con un tonfo.
L’ambiente era piccolo, quasi claustrofobico, non di certo aiutato dalla presenza di enormi scaffali colmi di libri e riviste lungo le pareti.
Una scrivania grigia al centro della stanza, un computer a schermo piatto sopra di essa, un uomo su una sedia girevole a squadrarlo con vistoso interesse e un filo di divertimento nello sguardo.
-“E tu saresti?” chiese quindi quello che doveva essere il direttore, ignorando il tentativo di Louis di stringergli la mano e lasciandogliela sollevata a vuoto per qualche secondo.
Lui storse il naso, cercando una sedia attorno a sé ed accomodarsi di fronte la scrivania.
-“Io sono Louis, Louis Tomlinson. Ho chiamato tempo fa per il suo annuncio e…” iniziò quindi il più giovane.
-“Si, lo avevo intuito. Intendevo se conciato così volevi imitare una brutta copia di qualche cantante punk o roba simile.” Lo interruppe il direttore, non nascondendo questa volta il divertimento nella voce e l’irritazione.
Louis si prese qualche attimo di silenzio, per riordinare le idee e non spaccare il computer costoso che aveva davanti: aveva un disperato bisogno di quel lavoro, doveva assolutamente avere un lavoro, nessuno lo aveva assunto fin’ora e non poteva mandare a rotoli anche questa occasione.
-“S-scusi? E’ permesso signor direttore?” una voce flebile e squillante ruppe il silenzio creatosi nella stanza e Louis, voltandosi, potè notare la porta semiaperta e un viso magro nascosto dietro un paio di occhiali abnormi spuntare da dietro essa.
-“Harry, si, vieni pure, tanto qui stiamo perdendo tempo” acconsentì l’uomo, facendo un veloce gesto con la mano e spostando tutta la sua già carente attenzione sul nuovo arrivato.
Louis ignorò l’ennesima frecciata, stringendo le mani attorno i braccioli della sedia e cercando di distrarsi ad osservare quell’imbranato appena apparso.
-“E-ecco io, volevo parlarle delle nuove uscite di questo mese, sono nettamente inferiori rispetto le uscite del 90% e vede…” riprese Harry, stringendo tra le mani un quaderno blu e sistemandosi gli occhiali sul naso con un dito.
-“Capisco. Harry ti farò una domanda, ma tu devi rispondermi sinceramente.” Il tono del direttore cambiò bruscamente, facendo sgranare gli occhi al ragazzo occhialuto.
Louis sbuffò, vistosamente annoiato, portandosi le mani dietro la testa; tutta quella situazione lo stava spazientendo, e non poco.
-“Credi che un dipendente come Louis Tomlinson potrebbe esserci utile?” riprese l’uomo, appoggiando meglio la schiena contro la sedia e poggiando i gomiti sulla scrivania.
-“Ehm e c-chi sarebbe Louis Tomlinson?” sussurrò Harry, sgranando se possibile ancora di più gli occhi.
Louis rise beffardamente, facendo un colpo di tosse per attirare l’attenzione e alzando una mano verso il soffitto, come se non saltasse all’occhio anche senza tutti quei gesti.
Solo allora Harry, rilassandosi un poco, si voltò verso la sedia occupata da Louis e corrugò la fronte, l’espressione come a dire ‘ditemi che tutto ciò è uno scherzo’.
Louis rispose con un’occhiata ironica, per poi roteare gli occhi al cielo e incrociare le braccia sul petto.
-“Signore, credo che un dipendente in più faccia comodo si in questo periodo, indipendentemente dal… s-suo aspetto est-teriore” commentò allora il ragazzo in risposta, sistemandosi nuovamente quel paio di occhiali sul naso.
Il direttore non nascose un sorriso, mostrando persino i denti e, facendo un cenno col capo di assenso, lo congedò con la mano.
-“Grazie per il parere Harry, ne terrò conto, sei sempre stato uno statista affidabile. Puoi andare”
Harry si agitò vistosamente, stringendo il quaderno blu.
-“M-ma signore, la borsa e le entrate e…” la sua voce divenne più squillante.
-“Ho detto che puoi andare Harry. Grazie” rispose meno delicatamente l’uomo, tornando ad osservare Louis, preso a curiosare tra i libri su uno scaffale lì accanto.
Harry si morse il labbro, irrigidendo la mascella, per poi annuire e chiudersi velocemente la porta alle spalle.
A quel tonfo Louis si risvegliò dal suo completo stato di disinteresse verso la situazione, tornando ad osservare l’uomo dietro la scrivania.
-“Sei in prova, Louis Tomlinson, combina qualcosa che non mi va giù o fammi trovare qualche tuo amico sopra le righe in ufficio e giuro sul mio posto di lavoro che non solo ti licenzierò, ma non troverai nessun altro posto pronto ad accettarti” cominciò con tono duro dopo qualche attimo di silenzio il più anziano, alzandosi in piedi dietro la scrivania.
Louis imitò il gesto, gettando una veloce occhiata sulla camicia del direttore e leggendone la targhetta col nome, quindi ricambiò la sua stretta di mano e accennò un sorriso strafottente.
-“E io non ti deluderò, Niall Horan.”
 
 
 

 
 
 
 
 
 
-“Oh Dio mio Harriet, che faccino che hai” una voce smielata fece sbuffare Harry che, stringendosi nelle spalle, riprese a pigiare pulsanti sulla tastiera del suo pc terribilmente lento.
-“Non ora Liam, per favore.” Grugnì quindi, continuando a sentire lo sguardo del suo collega su di sé.
-“Tesoro, per te non è mai ora, va bene? Rilassati, hai un capo peggio di Hitler, una postazione al pc che cade a pezzi e una vita sociale praticamente inesistente!” inveì allora l’altro, poggiandosi completamente alla scrivania di Harry, sospirando.
Harry sbuffò ancora più rumorosamente, spostando in malo modo la tastiera lontano da sé e lasciando cadere le braccia sulla scrivania.
-“Ho provato a dire a Horan di ridurre gli acquisti o finiremo in bancarotta, ma lui non mi vuole ascoltare! Sai cosa mi ha chiesto invece? Eh? Se poteva assumere un cazzo di punk!” si lamentò allora lui, giocherellando con la sua cravatta usurata.
-“Aspetta aspetta… hai appena detto un punk? Qui?” l’entusiasmo di Liam raggiunse le stelle nel sentire quelle parole.
-“Si” sussurrò allora a denti stretti l’altro “comunque sul serio dovremmo ridurre le uscite e…”
-“Tesoro, non ci capisco nulla del tuo lavoro e mai ci capirò, ricordi? Io sono quello che si occupa della g-r-a-f-i-c-a del nostro giornale e… per una volta prova a non fare il nerd e a fare l’essere umano! Stavamo parlando del punk e…” riprese allora Liam esasperato, gesticolando freneticamente verso Harry, sempre più contrariato.
-“Scusate ma c’è davvero un punk?! Qui?” una voce acuta ruppe il farneticare di Liam, che, senza voltarsi, tossì un poco per schiarirsi la voce e
-“Si caro, un nuovo assunto tutto strano che ha visto Harry nell’ufficio del capo e…”
-“Liam io credo tu debba girarti” provò allora Harry imbarazzato, tornando poi al suo lavoro al pc con nonchalance.
-“Perché Harriet? Cos…” continuò Liam, voltandosi, per poi sentire la voce morirgli in gola.
-“Oh, che piacevole sorpresa! Sei tu il nuovo…”
-“…assunto tutto strano? Proprio io” sputò allora acidamente Louis, stringendo i pugni lungo i fianchi.
Liam boccheggiò, spaesato.
-“E’ che… perché….in che settore lavori?” trovò quindi faticosamente una via di fuga, sorridendo esageratamente e passandosi una mano tra i capelli biondo platino.
Louis storse il naso, squadrando il duo con sufficienza.
-“Statistiche economiche e commercialismo. Ma mi sono perso in questo schifo di posto e…”
-“…e non sai dov’è la tua postazione? Chiedi ad Harriet lui…” riprese Liam, più sciolto nella parlantina.
-“Harriet?” chiese Louis confuso, scoppiando a ridere.
-“No” sputò deciso Harry, senza smettere di lavorare al computer.
-“Si, lui lavora nel tuo stesso settore, potreste diventare grandi amici e…”
-“No” ripeté Harry sempre più esasperato.
-“Amici? No grazie, se volessi come amici una checca e uno sfigato andrei a cercarli in qualche film scadente e dalla trama scontata. Addio” concluse lapidario Louis, allontanandosi dalla postazione di Harry.
-“Addio” rispose semplicemente Harry, stringendosi nelle spalle con noncuranza.
-“Uffa…” sospirò allora Liam, alzandosi in piedi e sistemandosi la sua camicia rosa confetto.
-“Non farne una tragedia Liam, è uno stronzo” affermò quindi l’altro, interrompendo il suo scrivere alla tastiera per sistemarsi gli occhiali sul naso.
-“Dici? A me sembrava simpatico”
 
 

 
 
 
 
 
 
 
-“E che cazzo! Accenditi porca puttana!” inveì Louis contro il computer, dandogli un pugno laterale e abbandonandosi sulla sua sedia.
-“Fanculo! Io non lo volevo nemmeno questo lavoro…” sibilò acido, tirando un calcio contro la gamba della scrivania e sbuffando.
-“Harry” salutò Veronica con un cenno veloce del capo, scostandosi i lunghi capelli neri dalle spalle e accavallando le gambe sulla sedia alla segreteria.
-“Ciao” rispose atono lui, consegnandole delle pratiche in mano per poi sistemarsi gli occhiali sul naso.
-“Grazie caro.” Sorrise, per poi continuare “Ah senti, è da più di un’ora che il tuo amico energumeno sbraita alla sua postazione, non è che potresti dirgli di calmarsi? Vorrei riuscire a mettermi lo smalto in pace e Perrie non riesce a dormire se continua a gridare” si lamentò, storcendo il naso e voltandosi verso la direzione di Louis.
Harry fece lo stesso con disinteresse, per poter notare il ragazzo tutto piercing e stronzaggine di prima gesticolare rabbiosamente da solo; sospirò.
-“Non è mio amico” e si morse il labbro, sobbalzando per un altro grido di rabbia di Louis.
-“Harry, non è amico di nessuno, ma tu sei quello più esperto nel tuo campo e lui è appena arrivato… Horan apprezzerà” propose con tono incoraggiante lei, sorridendo, per poi alzarsi dalla sua sedia e andare da Perrie, la sua collega bionda con due occhiaie più scure della notte.
-“Oggi non è proprio giornata…” osservò tra sé e sé Harry, camminando lentamente verso il suo nuovo collega.
La gente dell’azienda camminava evitando la sua postazione, chi lanciando sguardi corrucciati, chi ridendo, chi bevendo un caffè immerso a chiacchierare con un collega.
-“Ehi” provò allora Harry quando gli fu più vicino.
-“Ehi, datti una calmata, non sei ad un concerto o robe simili” commentò velenoso con più decisione, avvicinandosi al suo pc per capire il problema.
Louis a quelle parole smise di agitarsi, per poi fulminarlo con lo sguardo.
-“Senti, se sei venuto qua per sfottere puoi anche girare a largo”
Harry non smise di trafficare con i pulsanti del computer, volgendogli le spalle.
-“Ti sto solo aiutando” rispose stancamente.
-“Quando?”
Harry sospirò.
-“Ti sto aiutando ora Louis, ora.”
-“Intendevo quandote l’ho chiesto” rispose l’altro con ironia, roteando gli occhi al cielo.
Il primo tirò un leggero colpo al tavolo dal nervoso.
-“Piantala per favore! Credi mi stia divertendo? E poi ti chiedi perché tutti ti evitano” sbraitò quindi, attirando qualche veloce sguardo di colleghi sorpresi.
-“Ci sono abituato” sussurrò allora in risposta Louis, allentando le braccia sul petto e abbassando lo sguardo sulle sue vans usurate.
Harry sospirò; ci era passato anche lui, essere quello ‘diverso/solo/nuovo arrivato’, solo che poi lui aveva avuto la fortuna di trovare Liam, che guardava ben oltre le apparenze mentre Louis…lui era solo.
-“Ecco fatto, ora dovrebbe accendersi senza problemi” iniziò soddisfatto, allontanandosi dal pc e ottenendo uno sguardo sorpreso di Louis come risposta.
-“Come hai fatto! E’ da ore che ci provo!” quasi urlò di gioia, avvicinandosi subito alla tastiera per iniziare a lavorare.
Credimi Louis, si sentiva,pensò con un leggero sorriso amaro Harry, sistemandosi gli occhiali sul naso e prendendo un profondo respiro.
-“Ehi Louis” provò allora a richiamarlo, vedendolo già alle prese con il suo computer,
-“Mh?” chiese allora Louis, senza voltarsi.
-“Stasera è venerdì e beh… io e alcuni dell’azienda ci ritroviamo sempre a casa di qualcuno a giocare a ehm… scarabeo o cose così, so che non è il massimo ma beh… questa sera siamo da Liam, abita dietro l’angolo di Fox Street, sulla trentaduesima e…” Harry si grattò il capo, notando Louis voltarsi lentamente nella sua direzione con la fronte corrucciata.
-“Scarabeo? Grazie ma ho molto di meglio da fare” sibilò allora lui tra i denti, sorridendo fintamente e tornando a guardare lo schermo del computer.
-“Certo… mi sembravi fin troppo gentile in effetti.” Osservò allora Harry, storcendo il naso e allontanandosi velocemente da Louis, i suoi piercing e la voglia di essere preso a schiaffi dalla mattina alla sera.
-“Ehi! Harry! Harry ci hai parlat…” provò la donna alla segreteria, alzando lo sguardo dalle sue unghie laccate di rosso per poi vederselo passare davanti il bancone.
-“Si, e ne ho avuto la conferma: è proprio stronzo” rispose lui, facendo un gesto nervoso con la mano e tornando al suo lavoro.
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
-“E gli hai davvero… risposto…così?” sussurrò Eleonor tra gemiti, scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte imperlata di sudore.
-“Si, ma andiamo… ti aspettavi… che giocassi a scarabeo con lui?” rispose Louis, non smettendo di spingersi contro Eleonor, le braccia attorno il suo busto magro, i capelli rosso acceso scompigliati tra loro.
-“Beh potevi… Dio Lou stasera ti vedo in forma… trattarlo meglio! Hai detto che… è anche… carino” osservò la ragazza, gemendo un’ultima volta e abbandonandosi contro il materasso del letto, stremata.
Louis gemette per lo sforzo, venendo poco dopo di lei e rotolandole accanto nello spazio libero del letto, un braccio abbandonato sulla fronte, gli occhi chiusi.
-“Non… non ho mai detto che è carino” rispose lui con voce roca, tossendo un poco per schiarirla.
-“Oh andiamo, se ne parli mentre lo facciamo lo è sicuramente, ti conosco troppo bene Lou” sussurrò lei sorridendo, allungandosi verso la lampada alla sua sinistra e spegnendola.
-“Questo è uno dei motivi per cui non mi piaceranno mai davvero le ragazze, siete fin troppo sveglie” osservò lui, ridendo sommessamente e tirandosi a sedere.
-“E tu sei fin troppo gaio per piacere a noi, caro Lou. Ah che fai stanotte? Resti?” chiese lei tranquillamente, per poi sbadigliare.
-“Sembra strano da dire ma… No El, devo alzarmi presto domattina” rispose lui ridacchiando, passandosi una mano tra i capelli e iniziando a cercare a tentoni nel buio i suoi vestiti.
-“Dio, che ragazzo responsabile, fai quasi paura” commentò sarcastica lei.
-“Ti avviso, ti sto facendo una linguaccia”
-“E io ti potrei mandare a fanculo all’istante se non stai zitto, ho sonno”
Louis finì di indossare i suoi jeans neri per poi dirigersi verso Eleonor, stesa sotto le coperte, e baciarle la fronte con dolcezza.
-“Ti chiamo domani” sussurrò allora lui, dirigendosi verso l’esterno della stanza della ragazza.
-“Mh, notte. Ah e ricorda di dire a Jay del lavoro”
Louis smise di sorridere in quell’istante, portandosi una mano alla fronte e scuotendo la testa.
Merda me ne ero scordato!
Accelerò quindi il passo, chiudendosi la porta d’ingresso dell’appartamento Calder alle spalle e superando il portone all’entrata del condominio.
Si frugò nella tasca dei jeans e ne tirò fuori un pacchetto di sigarette e un accendino, ovviamente scarico, per poi buttarlo a terra con uno scatto nervoso e stringersi nel suo giubbotto in jeans.
L’aria si era alzata, scatenandogli brividi lungo tutto il corpo.
Cercò nell’altra tasca il suo cellulare e rimase a fissarne la tastiera, camminando senza fretta lungo il marciapiede e schivando con attenzione qualche palo della luce.
Come cazzo glielo dico: “Ehi ciao mamma, sono tuo figlio, quello che hai cacciato di casa perché pensavi fosse un’irresponsabile, come va la vita? Mi sono trovato un lavoro, ma tranquilla, sono sempre un irresponsabile con un affitto troppo alto sulle spalle, mi riaccogli in casa?”
Louis scosse la testa, socchiudendo gli occhi e riponendo il cellulare in tasca.
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
-“Ciao Lia…” iniziò tranquillo Harry, alzando una mano in saluto, per poi essere letteralmente travolto da quest’ultimo, piuttosto agitato, all’ingresso del loro piano di ufficio.
-“Harriet! Dio tesoro questa la devi proprio vedere” lo interruppe quest’ultimo, mettendosi dietro di lui e spingendolo con le mani contro la schiena verso l’ufficio di Louis.
-“EhiVeronica!” provò allora lui, tra gli spintoni di Liam, a salutare con un cenno la segretaria, che gli rispose con un sorriso e subito dopo una smorfia, indicandogli col capo la postazione di Louis.
Harry corrugò la fronte, sistemandosi gli occhiali spessi sul naso e mordendosi il labbro, per poi bloccarsi di scatto di fronte a un Louis decisamente ubriaco di prima mattina, in piedi davanti il suo ufficio a sbraitare per nulla.
-“Ma che cazzo…?” esclamò allora Harry, voltandosi verso Liam, che lo guardava con uno sguardo spaesato.
-“Non lo so tesoro, proprio non lo so! Ma ti ricordo che sei tu che lo hai consigliato al capo, la figuraccia la farai poi tu se non lo fai subito tornare in sé! Andiamo è solo al suo secondo giorno!” Liam si passò una mano sul viso dal nervoso, portando poi le mani sui fianchi e guardando Harry con eloquenza.
L’altro sospirò, passandosi una mano sui capelli laccati e scuotendo la testa, le mani sulle tempie.
-“Liam smettila un secondo di blaterare per piacere” lo zittì lui, per poi voltarsi e guardarlo negli occhi.
-“Facciamo così, ricordami la prossima volta di non dare nessun tipo di consiglio al mio capo”
-“Ma è il tuo lavoro dare consigli, Harriet!”
Harry sbuffò esasperato, avviandosi a passi pesanti verso Louis.
-“Ahh sta zitto e portami un doppio caffè, vado a parare il culo a quell’idiota” gridò senza voltarsi a Liam, che annuì sorridendo per poi avviarsi sculettando verso l’ascensore, diretto alla caffetteria di fronte l’azienda.
-“Tu Veronique vuoi qualcosa? Scendo al bar di sotto dolcezza!” chiese sorridendo voltandosi verso la segretaria, ricevendo un cenno di assenso e iniziando a parlarle dell’ultimo tipo di caffè senza zuccheri ultra dietetico appena inventato.
-“Forza! Sgombrate la zona! Devo aiutare un collega, su!” gridò Harry al piccolo gruppo raccoltosi attorno a un Louis seduto sul pavimento, lo sguardo perso.
Ignorando i commenti a riguardo, si apprestò a farlo alzare dal pavimento, prendendogli un braccio e portandolo sopra le sue spalle.
-“Alzati imbecille” gli gridò contro, costringendo Louis ad alzarsi a fatica sulle sue gambe e a seguirlo nello stanzino delle fotocopiature, sempre deserto il sabato mattina.
Addocchiò una seggiola vuota e vi ci buttò sopra Louis in malo modo, per poi sospirare di sollievo e passarsi una mano sulla fronte.
-“Guarda cosa mi tocca fare” sospirò quindi irritato, poggiandosi ad un tavolino pieno di carta straccia e cercando il suo inalatore tra le tasche dei suoi pantaloni sgualciti.
-“Mi… fa male la testa” si lamentò Louis, portandosi una mano alla tempia e socchiudendo gli occhi dal dolore.
-“E’ quello che ti meriti! Sai cosa penseranno di me gli altri dell’ufficio a starti sempre attaccato al culo?” esclamò sempre irritato il primo, finendo di usare il suo inalatore e ponendolo in tasca.
Louis rimase a guardarlo accigliato, per poi scoppiare a ridere, le mani strette attorno la pancia, gli occhi quasi umidi dalle lacrime.
-“Perché cazzo ridi adesso?” chiese frustrato Harry, incrociando le braccia al petto.
-“E’ che… sei così buffo” gridò allora l’altro, non smettendo di ridere.
Harry sorrise leggermente, sospirando e guardando un attimo al di là della porta per vedere se qualcuno aveva notato la loro assenza.
-“Quanto cazzo hai bevuto? Di mattina poi!” commentò, accomodandosi su un’altra sedia della stanza.
-“Tu non devi dirmi cosa devo fare e cosa non devo fare, anche se sei carino e tutto perfettino del cazzo sei sempre uno sfigato” sussurrò allora Louis, portandosi una mano in viso e smettendo di ridere.
Harry si accigliò, irrigidendosi sulla sedia.
-“E tu sei un coglione ubriaco di prima mattina che tra poco verrà licenziato”
-“No! Non posso essere licenziato! Mia madre… porca puttana.” Sbraitò Louis, agitandosi nuovamente e alzandosi dalla sedia con uno scatto.
Harry sgranò gli occhi, portandosi le braccia davanti al viso.
-“Calmati cazzo! Liam dove sono i caffè!” gridò per farsi sentire anche all’esterno della stanza, sempre più spiazzato dalle reazioni di Louis.
-“Cos’è? Hai paura di un ubriaco? Non sai quello che potrebbe fare?” chiese l’altro, sorridendo in modo languido e avvicinandosi alla sedia di Harry.
-“Non sai quello che potrei… farti” si chinò verso il suo viso, sussurrandogli le ultime parole contro le labbra, le braccia attorno il busto di Harry, poggiate sui braccioli della sedia.
Il primo spostò il viso dalla parte opposta, chiudendo gli occhi e deglutendo a fatica.
-“Stammi lontano” sussurrò allora, cercando con le mani di allontanare il corpo di Louis, invano.
-“Perché non mi vuoi un pochino?” sussurrò ancora l’altro, stavolta contro il suo orecchio, scatenandogli dei brividi lungo il collo.
-“Harriet! Ti ho preso i caffè e…” esclamò Liam, entrando allegramente dalla porta e chiudendosela alle spalle con una spallata, tra le mani un vassoio con tre caffè giganti.
Louis si alzò di scatto dal viso di Harry, fulminandolo con lo sguardo e Harry colse l’occasione per spintonarlo lontano da sé.
-“Liam cazzo alla buon ora!” sbraitò allora quest’ultimo, alzandosi velocemente dalla sedia e andando incontro l’amico.
Liam sgranò ancora di più gli occhi, sorridendo maliziosamente e tossendo un poco.
-“Harriet, tutto bene?”
L’altro si sistemò gli occhiali appannati sul viso, le guance a fuoco, e si sistemò la cravatta al collo.
-“C-certamente! Perché?”
-“Perché ti vedo… come dire… felice?” commentò Liam, sforzandosi di non sorridere e guardando Harry negli occhi.
Lui abbassò lo sguardo sui suoi pantaloni e se possibile arrossì ancora di più, quindi si tirò giù la camicia in modo da coprire il possibile e corse velocemente in bagno.
-“Ti avevo detto di muoverti con i caffè!” come unico grido di risposta.
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
-“Si El, mi sono fatto dare il suo indirizzo da un collega, credo si chiami Liam. Si lo so che non dovevo esagerare con gli alcolici stamattina, ma ora sto andando a scusarmi, va bene? Si, ci sentiamo dopo. Anche io ti voglio bene” Louis sorrise distrattamente, riponendo il cellulare nella tasca dei suoi skinny jeans e sospirando a lungo, continuando a guardare il citofono che aveva davanti a sé, indeciso se suonarlo o meno.
-“Penso tu debba ringraziare Harry di persona caro, eri piuttosto fuori di te stamattina e se non fosse stato per lui avresti perso il lavoro”
-“Che cosa è successo?”
-“Oh, vaglielo a chiedere, la segretaria d’ufficio qui è Veronica, non io”
Louis si passò una mano tra i capelli, torturandosi con la lingua il piercing sul labbro.
Dannata checca amica di Harry.
E premette con fin troppa forza il pulsante accanto il nome in corsivo ‘Styles’, iniziando a martellare col piede il marciapiede sotto di sé.
-“Si?” una voce metallica.
-“Sono Louis Tomlinson”
Silenzio, poi un rumore di una serratura automatica e la porta a vetri del condominio si aprì, lasciando entrare Louis, che, sospirando, iniziò a guardarsi intorno.
-“Cazzo non so che piano abita!” sbraitò dopo poco nel nulla, gesticolando con le mani e bestemmiando tra sé e sé.
-“Chi cerchi? Forse ti posso aiutare, abito qui” una donna comparve alle sue spalle, carica di sacchetti della spesa e con un sorriso dolce dipinto in viso.
-“Oh” esclamò allora Louis, sorpreso, facendo mente locale e “beh, Harry Styles”
La donna a quel nome sorrise ancora di più facendogli cenno di seguirlo lungo le scale.
-“Mi puoi aiutare? Sai sono un po’ stanca verso sera…” iniziò lei, riferendosi ai sacchetti stracolmi.
L’altro annuì, prendendone il più possibile e seguendo senza sforzo la donna lungo i gradini, fino a raggiungere il primo piano.
-“Ecco, te li faccio portare dentro e poi ti lascio libero, d’accordo?” chiese la donna, non smettendo di sorridere dolcemente.
Louis accennò un sorriso alla donna, per poi seguirla all’interno del suo appartamento.
-“Lasciameli pure su quel tavolo in sala, grazie mille!”
L’altro seguì con lo sguardo la schiena della donna sparire dietro la cucina, quindi si guardò intorno per poi trovare il tavolo e riporvi i sacchetti.
-“Vuoi qualcosa da bere?”
Louis si strinse nelle spalle, decidendo di approfittare dell’ospitalità.
-“Beh, un bicchiere d’acqua andrà benissimo, grazie”
Eleonor ne sarebbe orgogliosa, e poi Harry non sarebbe felice di rivedermi a casa sua ubriaco.
La donna comparve poco dopo, in mano un bicchiere in vetro che porse a Louis, ottenendo un cenno di gratitudine.
Il ragazzo iniziò a bere, osservandosi intorno interessato.
-“Allora, è da molto che conosci Harry?” chiese la donna, poggiandosi al muro della stanza.
Louis continuò a guardarsi intorno.
-“Oh beh, è un mio collega di lavoro…”
-“Capisco, e siete nello stesso settore?”
Lo sguardo di Louis si bloccò su una foto a parete di un Harry poco più giovane rispetto ad allora, i ricci folti e scomposti e un sorriso radioso; a Louis andò di traverso l’acqua, iniziando a tossire.
-“Ma’, chi era al citofono?” quella voce.
-“Oh Harry nulla, un tuo collega che…”
Il viso di Harry sbucò dalla parete della stanza e le sue mani, che stringevano un asciugamano per i capelli, si bloccarono all’istante a mezz’aria.
La madre di Harry rimase qualche attimo ad osservarli, quindi si congedò da loro con un sorriso e un ‘avrete molto da dirvi’ sbrigativo e gioioso.
Cazzo, proprio la doccia doveva farsi.
Mettiti qualcosa addosso Harry, cazzo.
-“Che cazzo ci fai qua” domandò Harry lapidario, stringendosi l’asciugamano rosa pallido lungo i fianchi.
Louis deglutì a fatica, iniziando ad annaspare, per poi lasciare il bicchiere accanto i sacchetti, sul tavolo.
-“Ehm, dunque…” provò, grattandosi il capo imbarazzato, lo sguardo basso.
-“Anzi no, come cazzo sei entrato è la domanda più opportuna” continuò l’altro, sempre più irritato.
-“Cosa ci posso fare io se tua mamma mi ha aperto?” Harry continuò a guardarlo scettico.
-“Sai che stai meglio senza il gel sui capelli? Comunque…sono venuto…a ehm… scusarmi per oggi”
-“Si ma ciò non spiega il come sei arrivato fin qui” il riccio parve pensarci un attimo, scuotendo poi la testa contrariato.
-“Non dirmelo, sarà stato sicuramente Liam” riprese esasperato.
Louis annuì ripetutamente, contento di non dover spiegare troppi dettagli imbarazzanti e
“si esatto, il tuo amico e…”
-“Non lo sarà più da stasera” sputò acido l’altro, uscendo dalla stanza con decisione.
-“Aspetta….Harry! Per favore…”
Il riccio si voltò sorpreso, le mani sempre sull’asciugamano.
-“Mi hai appena chiesto ‘per favore’?” e trattenne un sorriso.
Louis roteò gli occhi al cielo, annuendo flebilmente.
L’altro parve pensarci un attimo poi “va bene, seguimi” e si avviarono dentro la stanza di Harry, per poi chiudersi la porta alle spalle con un tonfo.
-“Allora…” iniziò quindi incerto il padrone di casa, passandosi una mano trai i ricci umidi e avvicinandosi ai cassetti del suo armadio.
-“Quella è davvero una xbox?!” gridò Louis, dimenticandosi completamente il motivo della sua visita e mettendosi in ginocchio in adorazione davanti la console sul pavimento, sotto la televisione.
Harry corrugò la fronte, tirando fuori da un cassetto un paio di boxer a cuori e squadrando il suo ospite con circospezione.
-“Si… lo è davvero…” rispose allora lentamente.
-“Ci giocavo sempre con quelle in prova nei negozi al centro commerciale! E’ fantastica! Hai la nuova versione di Fifa?” Louis non la smetteva proprio di sorridere e guardare ammirato prima la console, poi Harry.
Il riccio allora sorrise, rilassandosi vistosamente e “ovvio che ce l’ho, me l’ha regalata mia madre al compleanno” concluse orgoglioso.
-“Avercela una mamma così” osservò sincero Louis, tornando poi bruscamente alla realtà della situazione e al suo iniziale imbarazzo.
-“Ah ehm… ecco io…”
-“Facciamo così” iniziò allora l’altro, aprendo la porta della sua stanza “se riesci a battermi a Fifa, ti perdono per lo spettacolino di oggi, altrimenti dovrai trovare qualche altro modo per scusarti”
A Louis si illuminarono gli occhi, in viso un sorriso accennato.
-“Sei serio?”
Harry allora gli fece un occhiolino, per poi sparire dietro la porta.
 
 
 
 
 
 

 
 
 
-“Okay, se sei pronto gioc…. Cazzo stai facendo!” il tono di Harry subì un brusco cambiamento alla vista di Louis che scrutava curioso e con un sorrisetto leggero le pagine di un fumetto.
Louis non alzò nemmeno gli occhi dall’oggetto, allargando invece di più il sorriso e buttandosi a peso morto sul letto di Harry, alle sue spalle.
-“Guarda un po’ Styles come passa il tempo in casa…” lo stuzzicò divertito.
L’altro, ora con indosso i boxer e una maglia esageratamente larga, gli corse incontro per strappargli di mano il giornalino.
-“Ridammelo! Da dove lo hai tirato fuori?” alzò lui la voce, cercando di strappargli in tutti modi il fumetto senza successo.
-“Oh, sotto il cuscino del tuo letto. Comunque non pensavo ti piacesse questo genere di fumetti…voglio dire…hai visto che hanno entrambi un pene?” e qui Louis alzò lo sguardo per cercare quello di Harry, ormai rosso in viso e in completo imbarazzo.
-“Dammelo” disse solo, allungando la mano per strapparglielo con forza e riporlo sotto il cuscino, spostando di poco Louis dal suo materasso.
-“Un po’ lo sospettavo…stai sempre col tuo amico Liam che beh, cammina sempre come se avesse perennemente qualcosa tra le chiappe e…” iniziò allora Louis, grattandosi il capo e incrociando le gambe sul letto; Harry in piedi davanti a lui con lo sguardo basso.
-“Smettila, non è divertente va bene?” sibilò allora tra i denti, stringendo le mani a pugno lungo i fianchi.
Louis allora, dopo qualche attimo di silenzio, sospirò e si passò una mano nervosamente tra il suo ciuffo di capelli rossi.
-“Allora…vivi con tua mamma eh?” provò, cercando di attaccare bottone con un tono gentile.
-“Hai veramente un innato spirito di osservazione” sibilò acido l’altro, incrociando le braccia a l petto e aggiustandosi gli occhiali sul naso.
Louis osservò quel gesto con un piccolo sorriso dipinto in volto.
-“Lo fai sempre sai?”
Harry corrugò la fronte, guardandolo curioso.
-“Cosa?”
-“Il… metterti sempre a posto sul naso quei dannati occhiali” continuò l’altro, gesticolando con una mano.
-“Tu invece mi esasperi sempre” commentò il riccio con tono rassegnato, facendo segno a Louis di spostarsi un poco dal suo letto per lasciargli spazio, e abbandonandosi contro il materasso.
-“Non sono così di carattere sai? Voglio dire… credo. Eleonor mi chiama sempre rompicoglioni, ma scherza.” Cominciò dopo poco Louis, inumidendosi le labbra nel parlare.
-“Eleonor? La tua ragazza?” si ritrovò a chiedere senza pensare troppo Harry, mangiandosi la lingua subito dopo.
-“Ohw no, io e lei siamo… beh ecco… io preferisco i maschi. Ci siamo conosciuti una sera in un locale e da lì siamo inseparabili, l’unica cosa in comune forse è che ci troviamo meglio con i tipi del nostro stesso sesso.”
-“Capito. Hai una vita tutta sopra le righe è?” commentò allora il riccio, ora stranamente più tranquillo.
-“Si beh, mi piace distinguermi, come dire. E tu invece? Sei nato con quegli occhiali o li hai acquistati poi su internet?” chiese divertito il rosso con un sorriso, spostando lo sguardo sull’altro, che scoppiò a ridere.
-“Ma da dove ti escono queste domande?” chiese allora, sistemandosi nuovamente gli occhiali con un gesto veloce.
-“Lo hai fatto ancora! Visto? E’ un tic!” esclamò Louis, prendendolo in giro.
-“Non ci posso fare nulla, mi scivolano…” sussurrò allora il riccio, abbassando lo sguardo sulle sue mani.
-“E se provassi a toglierteli?” chiese allora con un sussurro il rosso, avvicinando le dita agli occhiali di Harry.
-“Togliermeli? Non vedrei quasi null…” iniziò allora Harry, alzando lo sguardo, per ritrovarsi il viso di Louis poco distante dal suo, le dita a sfilargli il suo paio di occhiali marroni.
-“Wow” sorrise allora il primo, rimanendolo a guardare.
-“C-cosa?” chiese allora l’altro, socchiudendo gli occhi per cercare di mettere a fuoco la sua vista appannata.
-“Beh ecco… non sei malaccio senza occhiali e gel” osservò Louis, mordendosi il labbro, senza distogliere lo sguardo dagli occhi verdi di Harry.
Quest’ultimo arrossì un poco, cercando poi con le mani sul materasso i suoi occhiali.
-“Louis, dove li hai messi?”
L’altro sorrise sornione, un bagliore gli attraversò lo sguardo giocoso, per poi prendere gli occhiali di Harry e nasconderseli dietro la schiena.
-“Ah, non lo so!”
Il riccio sbuffò, spazientito, iniziando a tastare il letto attorno a sé con le mani e “vedi quanto sei esasperante?” che fece ridere Louis.
-“Non è divertente! Cosa ridi?” chiese allora il riccio, sorridendo leggermente.
-“Ti do un indizio, davanti a te forse trovi qualcosa”
“Uffa” sospirò allora Harry, spostando il busto davanti a sé e allungando le braccia; Louis, praticamente sotto di lui, sorrise imbarazzato, prendendo gli occhiali dietro la schiena prima di schiacciarli e mettendoli davanti a sé.
Il riccio inconsciamente finì steso su Louis, riuscendo a trovare gli occhiali e a inforcarli, per poi arrossire all’istante scoprendo la nuova situazione.
“Sai Harry…” iniziò a sussurrare Louis dopo un poco, un sorriso nostalgico in volto, una mano a carezzare lievemente la guancia del riccio, che rabbrividì inconsciamente di piacere.
-“Ragazzi! Tutto bene lì dentro o state ancora parlando di lavoro? Io qui Harry ho preparato la cena, magari vuoi far stare anche il tuo amico?” la voce dolce di Anne, la madre di Harry, dietro la porta chiusa della stanza, una mano a bussare leggermente.
I due ragazzi si irrigidirono all’istante e Harry, storcendo il naso e abbassando lo sguardo tornò a sedersi sul letto, lontano da Louis.
-“F-forse… è meglio che tu vada, ora”
E il rosso si morse il labbro, guardando a lungo l’altro, per poi alzarsi sconsolato e in silenzio e uscire dalla porta.
-“Oh Louis! Allora non ti fermi?” si ritrovò a chiedere Anne, sempre con un sorriso armonioso in volto e le mani lungo i fianchi.
-“N-no mamma, Louis stava andando…” sussurrò atono il riccio, facendo un cenno col capo verso l’altro ragazzo e avvicinandosi alla porta di camera sua e chiuderla in faccia alla madre con un gesto secco.
-“Ohw, avrà la luna storta Louis, tranquillo che poi gli passa” osservò allora la donna, pensierosa, scambiando poi uno sguardo d’intesa col suo ospite che, sforzandosi di sorridere, salutò la donna con la mano e si affrettò ad uscire dall’appartamento.
Gli occhi stranamente lucidi.
 
 
 
 
 
 
 

 
 
Harry Styles era steso sul suo letto, lo sguardo perso ad osservare il soffitto da quando Louis se ne era andato dalla sua stanza. Era imbarazzato, confuso, una sensazione di nausea e mancamento d’aria che nemmeno il suo inalatore aveva potuto sistemare.
-“Harry, tesoro mio, tutto bene?” chiese nuovamente Anne da dietro la porta, preoccupata di non vedere il figlio in giro per casa o semplicemente a passare il suo tempo al computer, come sua abitudine.
Harry sospirò, storcendo il naso e “si mamma, tranquilla, sono solo stanco scusami”
E starei ancora meglio se imparassi a non fare entrare gente a cazzo in casa nostra.
-“Va bene, la cena è nel forno se hai fame, io vado un po’ a stendermi in camera”
Di nuovo silenzio.
La suoneria del telefono di Harry iniziò ad invadere la stanza, squillante e terribilmente irritante come sempre.
-“Oh andiamo, non posso proprio stare da solo cinque minuti!” sbraitò quindi il ragazzo contro nessuno in particolare, prendendo il cuscino da sotto la testa e nascondendoci il viso sopra.
Il tempo di rimettere a posto il cuscino che la suoneria riprese a suonare, quasi più insistente e ad un volume maggiore di prima.
Harry sbuffò, imprecò a mente qualcosa contro le compagnie telefoniche a basso costo e allungò il braccio verso la sua scrivania, iniziando a tastare tra fogli di carta e lattine vuote alla ricerca del telefono.
-“Pronto” rispose allora con tono seccato, stendendosi nuovamente sul suo letto, il cuscino a coprirgli il viso.
-“Harriet! Cos’è questo tono giù di morale?” Harry allontanò all’istante dal suo orecchio il cellulare, quasi scottasse, per via della voce squillante dell’amico e la musica a tutto volume in sottofondo.
-“Cos’è questo casino semmai” osservò allora lui, scuotendo la testa e immaginandosi l’amico a sculettare allegramente in qualche locale alla moda e con troppi drink nel sangue.
-“Qualcosa che dovresti sentire davvero tesoro, si chiama divertimento. Comunque, tornando a noi…. Perrie di a Veronique di darsi una regolata!” un altro urlo, accompagnato da risate in sottofondo.
Harry corrugò la fronte, massaggiandosi una tempia.
-“Non dirmelo, sei andato nuovamente in quel locale gay a mille miglia da qui, con Veronica ubriaca persa e Perrie astemia da sfruttare per il passaggio in auto” sospirò, scuotendo la testa.
-“Si caro, un giorno vieni però! Sei troppo giù di morale per i miei gusti, avanti cosa è successo?”
Harry si prese qualche attimo di tempo per pensare alle parole giuste da dire, quindi si ricordò del fatto che era stato proprio Liam a mandargli Louis, così prese a gridare contro il telefono, lanciando il cuscino contro la parete.
-“Sei un idiota Liam! Mi hai mandato qui Louis!”
Una risata dall’altra parte, un grido d’esasperazione di Perrie e un urletto di Veronica; poi la musica si affievolì, quasi Liam avesse cambiato zona per parlare.
-“Si! Harriet voleva scusarsi! E poi a te lui piace, non puoi negarlo, e per me lui ricambia pure…”
Harry arrossì per l’imbarazzo, deglutendo a fatica e mettendosi di scatto a sedere sul letto.
-“Si…no cioè io… comunque sono sicuro di piacergli ecco!”
Un urlo esagerato di gioia da parte di Liam, dove Harry roteò gli occhi al cielo.
-“Fantastico, ripeto: f-a-n-t-a-s-t-i-c-o! Domani avete il turno entrambi no? Dovete assolutamente parlare, poi chissà, da cosa nasce cosa e….”
-“Ti prego Liam, non siamo in una delle tue soap opera preferite” mugugnò l’altro, passandosi una mano tra i ricci scompigliati.
-“Ma qui c’è il tuo Liam James Payne no? Fidati, troverò il modo di…Perrie cosa ci fate qui! Oddio Veronique sta vomitando, Harriet ci si vede domani okay? Smack”
Harry non fece in tempo ad assimilare le informazioni che cadde la linea.
Si prese il tempo di mettere a posto il telefono, alzarsi dal letto, sistemarsi gli occhiali sul naso e accendersi il dvd player della televisione.
Mi ci vuole Star Trek, devo decisamente rilassare i nervi.
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
I piani dell’edificio dell’azienda erano sempre stati quasi completamente vuoti la domenica mattina; solo poca gente si aggirava tra quelle mura, chi portando gli ultimi articoli revisionati, chi impostando gli ultimi scatti fotografici e chi controllando la prima stampa di tutto il loro lavoro.
Ovviamente tra gli uffici dovevano essere sempre presenti gli statisti, di domenica infatti potevano finalmente lavorare in pace e completare le loro mansioni.
Harry aveva sempre amato la domenica mattina e la sua calma.
Nulla fino ad allora lo aveva turbato, se non qualche guasto improvviso al computer o un calcolo sbagliato nel suo quaderno degli appunti.
Quella giornata invece sentiva fin dalle lenti dei suoi occhiali che qualcosa di nuovo sarebbe accaduto; valutarne poi la natura era superfluo.
I segni premonitori di tutto ciò comunque erano piuttosto semplici e riassumibili con una sola parola: Liam.
Il ragazzo infatti, dovendo essere presente anche lui alla correzione della grafica della rivista, si aggirava tra gli uffici destreggiandosi in chiacchiere con chiunque essere in grado di parlare, come sempre del resto, ma lanciando di tanto in tanto occhiate vivaci o occhiolini a Harry, che si limitava ad arrossire e a sistemarsi meglio la montatura dei suoi occhiali sul naso.
Il tempo scorreva lentamente, i primi impiegati iniziavano a uscire per la pausa caffè o per permessi anticipati, e l’ambiente diventava sempre più desolato.
Louis non si era fatto ancora vivo ed Harry ebbe finalmente l’occasione di ringraziare la sua buona stella; vedere poi Liam rassegnato di fronte qualcosa che non poteva andare secondo i suoi piani poi, era piuttosto soddisfacente e si, Harry ora non la smetteva proprio di sorridere.
Era seduto alla sua postazione ora, un espresso quasi finito davanti, la tastiera del pc accanto e il suo inseparabile quaderno blu degli appunti a pochi metri di distanza sulla sua scrivania.
Liam iniziava a perdere la voglia di lanciargli occhiatine e Harry semplicemente lo guardava e si stringeva nelle spalle, come a dire ‘non è colpa mia, rassegnati’.
Il tempo intanto continuava a scorrere e i primi saluti e auguri di buon continuo lavoro iniziarono ad arrivare dal fondo dell’ufficio e Harry si guardò intorno l’ennesima volta, per poi sospirare e finire di compilare un modulo al suo computer.
Non sapeva bene cosa pensare, se dispiacersi di non aver visto Louis, se gioirne, se semplicemente sfottere pesantemente Liam o se finire in fretta il suo lavoro per correre a casa a giocare a Fifa.
Era confuso, e per un commercialista perfezionista come lui, la cosa era difficile da digerire.
-“Ci rinuncio, Harriet. Il tuo super appuntamento di oggi dovrà essere rimandato a quando si farà vivo il tuo amico punk” esclamò ad un certo punto Liam, abbandonandosi sulla scrivania di Harry e poggiando la testa sulle sue braccia in gesto teatrale.
-“Quanto mi dispiace” commentò allora ironicamente l’altro, roteando gli occhi al cielo e nascondendo un sorrisetto.
-“Si vede proprio. Io mi sto solo impegnando a sistemarti, così poi potremo fare un’uscita a quattro con Andy, ma tu proprio non vuoi capirmi!” sospirò l’altro, alzando il viso dalle braccia e sistemandosi sulle spalle la sua camicia blu a fiori bianchi, che si sposa perfettamente con questi pantaloni a zampa bianco avorio, ama dire lui a chiunque lo ascolti.
-“Potremo lo stesso uscire con Andy, lo sai” provò allora a rassicurarlo il primo, distogliendo per un attimo lo sguardo dal suo schermo del computer.
-“Sai cosa intendevo dire” sbuffò allora l’altro, fulminandolo con lo sguardo e alzandosi a fatica dalla scrivania.
-“Vado a prendermi una tisana rilassante per alleviare i nervi, vuoi qualcosa anche tu, Harriet?”
Harry sospirò scuotendo piano la testa e sussurrando un “no grazie”, per poi finire di battere alla tastiera e distinguere la figura di Liam vicino la macchinetta intento a scrivere qualcosa sul suo Iphone.
Chissà a chi scrive.
Mi auguro non a Louis.
Dai non può avere il suo numero… o si?
Dovrei chiedere?
Continuò a scrutare Liam per qualche secondo, per poi irrigidirsi e alzarsi velocemente dalla sedia.
Si che dovrei, cazzo.
-“Ehi, dove corri?”
Harry non fece  in tempo ad allontanarsi dalla sua postazione che due braccia muscolose e tatuate lo tennero fermo per le spalle; un piccolo brivido nel sentire il tono della sua voce.
Si voltò di scatto verso Louis, la mascella rigida e il respiro accelerato, per poi scuotere la testa.
-“Da n-nessuna parte. E tu? Ti sembra l’ora di arrivare?” chiese con tono inquisitorio, incrociando le braccia al petto.
Louis si strinse nelle spalle, sorridendo e
“Mi sono svegliato tardi, stanotte non ho dormito molto”
Non sei il solo.
-“Eleonor?” si lasciò sfuggire Harry, per poi imprecare tra sé e sé e osservare Louis allargare ancora di più quel sorriso.
-“Geloso?” sussurrò quindi, godendosi lo spettacolo di un Harry imbarazzato e rosso come un peperone, lo sguardo basso sulle sue scarpe.
Il rosso scosse ripetutamente la testa, ridendo sommessamente per poi iniziare a trascinare Harry nella sala delle fotocopiatrici.
-“Ehi, c-cosa s-stai facendo?” mugugnò allora lui, opponendo resistenza senza successo.
-“Nulla Harry, nulla. Voglio solo capire come funziono le fotocopiatrici e tu sei piuttosto bravo in quel campo, giusto?” rispose allora Louis, non facendo la minima fatica nel trascinare dietro di sé il corpo esile di Harry.
-“Mmh, v-va bene…” cercò di autoconvincersi l’altro, lanciandosi occhiate furtive attorno e ritrovarsi nella stanza delle fotocopiatrici, una porta chiuse alle spalle, una sola luce fioca provenire dalle tapparelle abbassate della finestra.
Il riccio, sistemandosi gli occhiali in viso e passandosi una mano sui capelli gellati, si schiarì la voce, guardandosi timidamente attorno, tutto tranne lo sguardo di Louis, fisso sul suo viso.
-“Allora Harry, mi vuoi spiegare come funziona questo dannato aggeggio o no?” provò allora Louis, incrociando le braccia sul petto, una camicia nera a coprirgli il petto, in netto contrasto coi suoi capelli.
-“Ehm… quale di tutte queste fotocopiatrici?” chiese allora timidamente l’altro, spostando lo sguardo lungo il tavolo alle sue spalle, tutte le fotocopiatrici di ultimo modello in bella vista.
-“Questa qui” rispose Louis, avvicinandosi ad Harry e accennando a quella dietro le sue spalle.
-“Oh” rispose solo il riccio, grattandosi il capo e voltando le spalle all’altro, per iniziare a trafficare con lo strumento.
-“Dunque” iniziò flebilmente, sistemandosi gli occhiali sul naso “anzitutto dovresti accenderl…”
-“Va bene, lo ammetto Harry, ti ho mentito” lo interruppe Louis sussurrandogli contro l’orecchio, il busto premuto contro la schiena dell’altro, le mani a solleticargli la pelle delle braccia esili.
Harry chiuse gli occhi, inspirando lentamente e deglutendo a fatica, l’imbarazzo a bloccargli la voce.
-“Perché” riuscì poco dopo a sussurrare tra i denti, Louis che intanto gli passava delicatamente le labbra lungo il collo, causandogli brividi lungo la schiena.
-“Mi deludi…Harry Styles... pensavo ci fossi arrivato: mi piaci” concluse tra sospiri contro la sua pelle, per poi scoccargli un bacio nell’incavo del collo.
-“M-ma non s-sai se ric-cambio” affermò con voce tremolante il riccio, gli occhi chiusi e i muscoli irrigiditi.
-“Si che lo so…stupido…io e il tuo corpo comunichiamo spesso, sai?” sussurrò nuovamente contro l’orecchio dell’altro Louis, facendo scendere lentamente la mano lungo il busto di Harry, per poi raggiungere la sua evidente erezione dentro i pantaloni e sfiorarla, lentamente, con le dita.
Harry gemette al contatto, mordendosi subito dopo il labbro e vergognandosene perdutamente.
-“Allora…abbiamo finito con le chiacchiere?” chiese con una nota di eccitazione il rosso, per poi far scivolare lentamente le sue mani sotto la camicia abbottonata fino al collo di Harry.
-“Questa la togliamo, cosa ne dici?” continuò allora lui, alzando un attimo lo sguardo dal corpo del riccio per vedere la sua testa fare un cenno di assenso.
Inutile dire che Louis non se lo fece ripetere due volte.
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
Se qualche mese dopo gli avvenimenti qui raccontati vi capitasse di girare dalle parti del magazine newyorchese più in voga del momento, magari con un buon caffè americano in mano e una delle sue copie del mese stretta tra le dita, potreste avere la fortuna di sentire Niall Horan, il direttore della rivista, imbestialirsi per il ritardo con la pubblicazione o per la crisi finanziaria della compagnia coi suoi dipendenti. Vedreste in seguito qualcosa volare dalla finestra dell’ultimo piano, riservato al suo ufficio, sentireste qualche grido di protesta, una o due porte sbattere.
Potreste benissimo vedere poi, specie in tarda mattina, nella caffetteria sul marciapiede all’angolo, Liam Payne, la sua camicia ultra colorata appena ideata da Valentino, un vassoio di caffè e cappuccini in mano e il suo inseparabile cellulare spuntare dalla tasca posteriore dei suoi skinny jeans, ultra aderenti, ultra modaioli e soprattutto ultra costosi.
Qui vi devo avvisare, osservatelo solo da lontano, o potrebbe iniziare a parlarvi di qualsiasi argomento gli capiti per la testa per ore e ore.
Se poi, spinti dalla curiosità, sbirciaste dentro le porte in vetro dell’azienda, notereste alla segreteria al piano terra una donna attraente dai capelli lunghi e neri, un viso magro e roseo e le unghie laccate di un rosso fuoco.
E’ Veronica, la donna ironica e piena di sé conosciuta principalmente come la ragazza tutto ballare e divertirsi nei locali la sera con Liam Payne e la sua amica del cuore Perrie Edwards (si, la ragazza che vedete sicuramente sulla sedia dietro di lei, quella bionda per intenderci).
Ma soprattutto, se siete davvero fortunati o avete voglia di aspettare ore sedute su una panchina lì affianco, potreste scorgere sul marciapiede di fronte a voi due ragazzi.
Il primo, quello poco più basso dai capelli rosso fuoco, piercing in ogni parte possibile del corpo e tatuaggi numerosi quanto la popolazione della Cina, è Louis William Tomlinson, il ragazzo passato alla storia per la più corta carriera di lavoro al magazine newyorchese dell’azienda che avete di fronte a voi, una passione per le fotocopiatrici e i ragazzi nerd.
L’altro, quello più alto, dai ricci scomposti, le lenti a contatto trasparenti, parecchi tatuaggi per il corpo e un sorriso da mozzare il fiato è Harry Edward Styles, ex statista della stessa azienda sopraccitata, ora programmatore di computer a una nota azienda tecnologica e cantautore/musicista nel tempo libero.
Se vi capitasse solo di vedere la loro coppia, non potreste ahimé sapere che Harry ha lasciato il lavoro in seguito a un incidente nella sala fotocopiatrici, in cui è coinvolto lo stesso Louis, o capire a chi è dedicato il cuore che ha sulla spalla destra. (E’ stato il suo primo tatuaggio, un’esperienza molto dolorosa e la mano del ragazzo rosso stretta tra le sue).
Oppure non potreste sapere di come Louis ora senta sua madre giornalmente per telefono, trattenendosi dallo scoppiare a piangere dalla gioia nel poterle parlare tranquillamente e nel raccontarle della sua nuova vita col fidanzato Harry.
Non potreste sapere molte cose, ora che ci penso.
Ma di una cosa sono certa: nel vederli lì, mano nella mano, così diversi, alcoltempo così simili, quegli sguardi felici, i loro sorrisi, pensereste che se quello che c’è tra loro due non è amore, con tutto quello che hanno passato e che passeranno inevitabilmente in futuro, forse l’amore non esiste.
 
 
 
 
 


 
 
 
;)
Complimenti! Sei arrivato/a fino in fondo! (se sei sceso fino a qui solo per la notizia, beh era una palla ahahaha)
Comunque, come vi sembra?(18 pagine di word, tanto per capirci, le mie povere dita lol)
Scrivere di Liam che si atteggia in questo modo lo ammetto, mi ha divertito un casino lol
Poi vabbeh, i momenti fluff larry non li commento nemmeno ;)
(Ah per l'ultima frase... Ogni riferimento a fatti o paersonaggi reali e realmente esistiti è puramente casuale.
Lol)

Recensite né? ;) anche con una negativa, così che possa migliorarmi!
Ah dedico la os anche al gruppo strafaigo di fb ‘Larry Stylinson is the way’ (è lì che mi è nata l’idea per tutto questo lol)
Un bacio e spero di non avervi annoiato! <3 

 

  
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