Anime & Manga > Suzumiya Haruhi no yūutsu
Ricorda la storia  |      
Autore: AsanoLight    21/07/2013    0 recensioni
Che Kyon sia una frana nella matematica è cosa risaputa da tutti i membri della Brigata SOS. I test di matematica sono alle porte e chi, meglio di Koizumi, potrà dargli una mano? Ma daranno veramente priorità ai compiti i due studenti?
[ ItsukixKyon ]
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Itsuki Koizumi, Kyon
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Kyon aveva solo la sua camicia indosso e quella sciocca e disfatta rossa cravatta che portava raramente, quasi una volta alla settimana, quando si ricordava di tirarla fuori dalla cassettiera. Perle di sudore gli rigavano la fronte ed il corpo, i vestiti gli si erano oramai appiccicati, tutti umidi. Era un bagno di sudore, le uniche ad essere secche erano le sue labbra, protese verso il soffitto, alla ricerca disperata di un contatto con quelle del compagno, troppo concentrato tuttavia nelle sue spinte per badarvi. Koizumi non voleva pensare. Da una parte, aveva perfino smesso di chiedersi come aveva fatto a finire in quella situazione. Si ricordava solamente che nel primo pomeriggio -dovevano essere state le due e mezza, si era appena gettato stracco sul letto per riposarsi- aveva ricevuto una chiamata da Kyon, in cui gli veniva esplicitamente chiesto aiuto nei compiti di matematica. Non poteva tirarsi indietro. Quel ragazzo era una vera e propria frana in quella materia e, proprio per quel motivo, provava un particolare piacere nel fargli da maestro.
 
Suonò il campanello due volte di fila fino a quando non vide Kyon aprirgli la porta con sguardo apatico, la solita occhiata che usava rifilare a tutti.
«Sei stato puntuale», gli disse con una punta di acidità nelle sue parole, «Avevi detto che saresti arrivato qui entro cinque minuti ed hai rispettato la parola data».
Itsuki sorrise con spontaneità, chiudendo gli occhi beatamente, come era sua consuetudine fare, stringendo nella mano sinistra la cartella che usava per andare a scuola: «Ovviamente. Ti aspettavi forse un ritardo?».
Il moro scosse la testa. Inutile negarlo. Koizumi era la perfezione divenuta persona. Non perdeva mai la pazienza, sembrava avere solo lati positivi e si dedicava esclusivamente allo studio trascurando ogni altro genere di relazioni sociali. Aveva interessi loschi, lo aveva appurato quando era venuto a conoscenza della vicenda dell'elezione del Presidente del Comitato Studentesco e per raggiungere i suoi obiettivi era disposto ad utilizzare ogni mezzo. Era meschino. Proprio per quel motivo non gli era mai piaciuto sin da quando era entrato a far parte della Brigata SOS. Senza mai impegnarsi a fondo, era perfino diventato Vice-Capogruppo. Non che ciò gravasse a Kyon; l'invidia era un sentimento che non gli apparteneva. Si mise seduto sul pavimento, sopra al quale erano sparsi libri di algebra ed aritmetica di ogni genere, ed invitò Itsuki a prendere posto a sua volta lì da qualche parte.
«Devo dire che non ti ho mai visto così ostinato nello studio della matematica», disse il ragazzo dai capelli color nocciola tenendo le braccia conserte e sorridendo innocentemente, «Non vorrai dirmi che dopo tutte le avventure che abbiamo vissuto insieme e tutti questi viaggi nel tempo, hai finalmente deciso di apprendere la logica di fondo sulla quale si basano tutte ques-».
«Taglia con i paroloni, Koizumi», gli rimproverò Kyon sbuffando e tappettando sopra il pavimento di parquet con la mano, «Trovati uno spazio libero e vieni ad aiutarmi. Ho un test di algebra fra due giorni e non posso permettermi di fallire per nessun motivo al mondo».
Il compagno si chinò sul pavimento e raccolse un libro leggendo le prime righe di quest'ultimo: «Come mai è così importante per te passare questo test? Non te ne sei mai curato fino ad ora...».
«Insomma da che parte stai?!», lo redarguì ancora una volta il moro, stavolta notevolmente alterato in volto, «La mia famiglia è stata fuori per tutto il mese e ritornerà questa domenica sera, sono andati tutti dai miei nonni in campagna. Siccome temevano che, approfittando della loro prolungata assenza avrei trascurato lo studio, mi hanno ordinato di passare a tutti i costi quel test o la prossima volta che avrei chiesto loro del denaro mi avrebbero sfrattato».
«E tu.. Fammi indovinare», ribatté l'altro soffocando divertito una risata e prendendo posto davanti a lui, «In queste tre settimane ti sei trastullato ed ora pretendi di recuperare quello che non hai fatto in tutto questo tempo, giusto? Oltretutto -permettimi di aggiungere- in una materia completamente fuori dalla tua portata».
Il moro storse un angolo della bocca. Non lo sopportava. Quel ragazzo era dannatamente pieno di sé. Sentirlo parlare gli faceva rimpiangere il momento in cui aveva alzato la cornetta per chiedergli di venire a casa sua.
 
«K-Koizumi...». Kyon parlò in un rantolo aggrappandosi alla sudata camicia del compagno. I battiti del suo cuore aumentavano sempre più. La mente gli si stava annebbiando, gli pareva di impazzire davanti a quei tocchi attenti ma delicati di Itsuki. E lo guardava come gli occhi semiaperti, come se si vergognasse lui stesso di quella confidenza eccessiva che aveva oramai concesso al ragazzo. Ma quel vortice di emozioni lo stava travolgendo, tutto era troppo bello e profondo per essere trascurato.
La lingua di Koizumi gli accarezzava il collo, le labbra, la mascella. I suoi denti gli mordevano affettuosamente i lobi delle orecchie. Tutto era così dannatamente intenso che voleva lui stesso dimenticarsi di tutto ed abbandonarsi solo ed esclusivamente a quella sensazioni.
«La c-cravatta».
La voce di Itsuki si fece più bassa, più sensuale. Le sue mani gli sfilarono il rosso tessuto da attorno il collo e lo sciolsero con delicatezza. Le sue spinte non cessavano, erano ora lente ora veloci. Si rigirò la stoffa tra le dita leccandosi l'asciutto labbro inferiore.
 
«Tè?». «Uhm?». Itsuki alzò sovrappensiero gli occhi dal quaderno, tenendo tra le mani una penna rossa: «Scusa Kyon, non ti stavo ascoltando. Stavo finendo la correzione dei tuoi esercizi».
«Vado in cucina a preparare del tè», si ripeté cortesemente, «Ne vuoi un po'?».
«Onestamente», rispose l'altro in un solare sorriso, «Preferirei bere una bibita fresca. Oggi fa un terribile caldo».
Faceva scorrere i suoi occhi lungo gli esercizi del compagno. La maggior parte di quest'ultimi era sbagliata. I risultati non portavano mai per colpa di piccoli errori di distrazione.
Doveva esserci qualcosa che preoccupava Kyon o che gli teneva la mente impegnata impedendogli di concentrarsi. Sbuffò. Non era certo una bella maniera per ringraziarlo. Lui, in fondo, stava investendo il suo tempo per aiutarlo. L'idea che i suoi insegnamenti venissero ignorati lo turbava leggermente. D'altronde, anche lui, a casa sua, aveva i suoi impegni.
«Ecco la tua bibita», borbottò in un sorriso Kyon chiudendo dietro di sé la porta ed avvicinandosi con passi lenti che destarono Koizumi, «Spero ti vada bene questa gazzosa. Purtroppo sono a corto di provviste». Itsuki sorrise sereno. Non gli interessava. In quel momento aveva semplicemente bisogno di qualcosa di fresco per lottare contro i trentadue gradi d'afa che gravavano nel quartiere e nella casa stessa. Kyon sorseggiò del bollente tè caldo. Posò poi la tazza sopra il comodino e si sedette di fronte ad Itsuki allentandosi, accaldato, la cravatta.
«Allora», disse posando lo sguardo sui quaderni e rialzandolo, successivamente, incrociando quello castano del compagno, «Qual'è il problema con questi numeri?».
 
Kyon raggiunse in un bacio Koizumi e gli leccò eccitato il volto, succhiandogli una guancia in un affanno. «Z-Zucchero», balbettò. Il castano si destò rivolgendogli una sguardo pieno di passione ma interrogativo. «E'-E' che...», si spiegò l'altro arrossendo, «Lo zucchero di quando ti ha schizzato la gazzosa... C-C'è ancora rimasto il sapore. Si è mischiato all'odore della tua pelle». «Kyon, ti ecciti troppo facilmente». Il tono di Itsuki rispecchiava un dolce rimprovero, che veniva soavemente sussurrato dritto nell'orecchio nel compagno, sottovoce, in un sibilo, come un segreto che solo loro due avrebbero dovuto conoscere.
Il letto di Kyon era comodo, decisamente meglio del pavimento.
Ciò che più lo meravigliava era la facilità in cui l'amico stesso gli si era concesso.
O forse era stato lui ad aver risposto all'invito senza esitazione.
 
Prese la lattina tra le mani e fece per aprirla ma la bibita, rilasciando l'aria, gli finì in faccia suscitando la risata ilare e divertita di Kyon.
«L'avevi previsto, eh?», gli disse senza scomporsi Itsuki, facendo spallucce, noncurante che dal suo mento stesse ancora gocciolando la gazzosa.
Il moro sospirò spostando lo sguardo altrove: «Previsto? Mi sembra normale che bisogni far uscire l'aria a poco a poco. Tutti lo sanno che facendo così l'unico risultato attendibile è questo».
«Lasciamo perdere... E' meglio», borbottò Itsuki allungandogli una mano impiastricciata, «Dammi un fazzoletto per pulirmi, piuttosto, per favore. Non sopporto le dita impastocchiate di zucchero, tanto meno l'idea che qualunque cosa tocchi della sporcarsi».
«Vuoi lavarti le mani?», gli suggerì Kyon in un sorriso compiaciuto, «Il bagno è in fondo al corrid-».
«No, non fa niente», riprese il compagno portandosi l'indice al mento.
Raccolse una gocciolina di gazzosa e se la portò alla lingua divertito: «Eccolo. E' un nuovo metodo per bere le bibite. Spruzzarsele in faccia e poi-».
Si interruppe. Non aveva fatto in tempo a finire di parlare che le dita di Kyon gli avevano afferrato avido il viso e, in breve, le sue labbra si erano unite alle proprie senza timore. Non era la stessa persona a cui era venuto a fare ripetizioni. 'Lui' in genere era riluttante, non faceva mai nulla di iniziativa propria e non mostrava mai i suoi sentimenti né assumeva comportamenti eccentrici.
Ma, qualunque fosse stato il pensiero che in quell'istante aveva spinto Kyon a comportarsi in quella maniera, a Koizumi non gli interessava. Quel piccolo ed innocente gesto gli aveva provocato un'erezione ed il problema più grande, allora, era quello di non farsi scorgere, altrimenti si sarebbe giocato la reputazione.
Arrossì e lo allontanò da sé reprimendo un ansito.
«C-Che c'è?», chiese Kyon con tono deluso.
Itsuki sbiancò in volto: «C-Come che c'è?! Prima mi baci e poi mi chiedi cosa c'è che non va?!».
«Non mi sembri scontento», borbottò il moro abbassando lo sguardo ed indicando una leggera protuberanza che premeva contro il tessuto dei pantaloni, «Anzi, tutt'altro».
Così aveva detto e non gli aveva dato nemmeno il tempo di rispondergli che aveva preso a leccargli il volto come un cane e cominciare a sbottargli la camicia. Ricordava di quando gli era capitato di scrivere uno stralcio di 'Romanzo Rosa' per la rivista del Club di Letteratura.
A quei tempi non aveva nessuna esperienza da raccontare, era dovuto andare a ripescare nei ricordi più remoti dei tempi delle medie inventandosi una storia di un appuntamento avuto con una ragazza. Se ripensava a con quanto interesse Itsuki, a tempo debito, aveva seguito la vicenda, a distanza di tanto poteva riconoscere in ogni suo comportamento una punta di disagio e di gelosia.
 
Affondò un'ultima spinta nel corpo del compagno, scosso da un piacevole brivido, dunque Koizumi gli cadde addosso, esausto e sudato, tirando arrancati respiri. Serbò le sue ultime forze per liberarsi della camicia e lasciare che Kyon gli si avvinghiasse alla nuca.
«T-Ti piace così tanto avere l'esclusiva su di me?», gli chiese il moro in un sussurro, baciandogli l'orecchio.
L'Esper dapprima non rispose. Si limitò a strisciare affettuosamente la testa sul petto del compagno, come un gatto quando fa le fusa. Solo in seguito la rialzò e gli scoccò un timido bacio sulle labbra.
«Ad essere pienamente sincero», confessò divertito guardandolo negli occhi, «Ero un po' invidioso nei confronti di quella ragazzina con cui sei uscito. Che poi fosse stata l'amica di tua sorella o meno, non è questo il punto. Raramente ti ritagli del tempo per stare con noi della Brigata SOS. Se non ti chiamassimo noi...».
Il silenzio calò tra i due lasciando che la stanza si riempisse solo del rumore dei loro respiri che, lentamente, riprendevano a stabilizzarsi, lasciando il posto alla stanchezza. Koizumi sdraiava sullo stretto letto ad una piazza di Kyon, trattenendolo in un abbraccio e depositando, di tanto in tanto, nell'incavo della sua spalla, piccoli ma innocenti baci affettuosi mordicchiandogli la pelle.
«Che... Francamente», bofonchiò riprendendo il discorso, «So che questo probabilmente te lo avrà già chiesto Suzumiya ma te lo domando di nuovo giusto per sicurezza. Quella ragazza viene ancora qui a trovarti, vero?».
Il compagno annuì in un sospiro sommesso: «Te l'ho detto. Ogni tanto viene a cena qui, ma è una cosa piuttosto normale, essendo amica di mia sorella».
L'Esper restò per qualche istante in silenzio, trattenendo il moro a sé.
 
«Kyon?».
«Cosa c'è?».
 
Koizumi sorrise.
 
«Quando quella ragazza viene a casa tua, considerati mio ospite per cena».
 
Non conosceva l''Amore', non l'aveva mai provato per nessuno. Quella che nutriva per Kyon, diceva spesso, era un sentimento di mera 'curiosità'. Lo frequentava solo per capire il perché fosse tanto importante e speciale per Haruhi Suzumiya.
 
Ma senza rendersene conto, giorno dopo girono,
Kyon cominciava a diventare speciale anche per lui.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Suzumiya Haruhi no yūutsu / Vai alla pagina dell'autore: AsanoLight