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Autore: ContessaDeWinter    21/07/2013    4 recensioni
Dalla Storia:
Vuole solo proteggere, James, preservare il poco che gli è rimasto (gli affetti, l’onore) ed abbattere quelle mura fatte di menzogne che lo costringono a fronteggiare il male, ogni notte, pregando di poter tornare a casa, ancora una volta.
[Partecipa al contest "Ramoso: un personaggio maltrattato" indetto da avalonne sul forum di EFP.]
[Partecipa al contest "Il Testamento dei Libri" indetto da Lui_LucyHP sul forum di EFP.]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Nome Autore: ContessaDeWinter
Titolo: Silence
Tipologia storia: One-shot
Rating: Verde
Genere: Drammatico, introspettivo
Personaggi: James Potter, Lily Evans (accennati: Sirius Black, Remus Lupin, Harry Potter)
Avvertimenti: Nessuno
Note: Nessuna
Citazione: «Così erano sempre andate le cose: più l'uomo imparava, 
più si rendeva conto di non sapere.» Dan Brown – Il simbolo perduto
Obblighi: James Potter, Angst, Godric's Hollow
Divieti: Malandrini, Hogsmeade 
NdA: Ho sempre pensato che la vita di James sia stata dominata dal continuo alternarsi tra caos e quiete. Il modo in cui è cambiato, da profondamente estroverso e combina guai (nella sua giovinezza) a persona matura e riflessiva, è una prova alquanto significativa di ciò. Ho fatto leva su questo concetto per rendere originale un momento trattato da molti autori, prima di me.
Per quanto riguarda l'uso della citazione, ho preferito sottolineare la continua voglia di James ad imparare ad amare ogni singolo momento della propria vita, preservandone intatti i ricordi, tentando di sfuggire ad un destino troppo grande per lui. Ma alla fine, al momento della morte, tutti i suoi sforzi sembrano svanire, annullarsi. Perché è il buio a regnare sovrano nella sua mente.
Spero di essere riuscita a trasmettere questa idea al meglio.

PS: Questa storia partecipa a due contest: "Ramoso: un personaggio maltrattato" e "Il Testamento dei Libri" :)
Baci,

_ContessaDeWinter

 

Silence

 

 
« Così erano sempre andate le cose: più l'uomo imparava,
più si rendeva conto di non sapere.»

Dan Brown – Il simbolo perduto
 

 
 
James ha imparato ad amare il silenzio, ad agognarlo e desiderarlo disperatamente. Lo aveva denigrato per molto tempo, lasciando che il caos della propria giovinezza invadesse ogni respiro, ogni attimo vissuto pienamente, ogni battito accelerato.
Ripensa costantemente a quel periodo della sua vita: riesce ancora a percepire le risate di Sirius, nell’aria o il lieve borbottio continuo di Remus, l’odore avvolgente di Lily che, stretta tra le braccia, osserva le stelle, incantata dalla loro bellezza. Non potrà mai dimenticare quelle serate trascorse in riva al lago Nero, quando tutto appariva sereno e la guerra non era poi così terribile. Il fascino di Hogwarts, avvolta dal manto placido della notte, rimarrà invariato nella sua mente, come una tra le più fulgide e meravigliose tra le visioni.
James riflette attentamente su quanto sia stato fortunato ad aver avuto la possibilità di varcare la soglia di quel mondo, farlo un po’ suo e lasciare lì, tra quelle mura secolari, il se stesso spensierato (ormai, inesistente) che avrebbe potuto perseguire qualsiasi obiettivo senza stancarsi mai.
Ma ora James ama il silenzio, non più il caos deleterio di un tempo. Adesso ha delle responsabilità, che gli gravano sulle spalle come macigni e di cui non può liberarsi (non vuole farlo, a dire il vero).
L’odore di Lily non è cambiato: sa ancora di rose appena sbocciare e menta. Eppure, è cosciente che attorno a sua moglie l’aurea pacifica di tranquillità, che l’aveva circondata ed ammantata durante gli anni a Hogwarts, è mutata rapidamente. Ora, Lily (la sua dolce, splendida Lily) rilascia un alone di malcelato terrore, mentre una finta felicità le si dipinge in volto, deturpato da lacrime versate al buio (quando nessuno può chiederne il perché)e paura.
James ha il timore di vederla soffrire più di quanto stia già facendo, perciò tace e finge anch’egli un sorriso tirato, di plastica. Non ha più il coraggio di guardarla negli occhi, sentendosi un vigliacco per l’ennesima volta nella sua vita: perché sì, in quei momenti (quando torna ad abbracciarla, baciandole dolcemente la bocca), è solo un codardo che si nasconde dietro una lastra di vetro, voltando le spalle ad una realtà devastante e devastata, pregna di dolore e morte.
 
Vuole solo proteggere, James, preservare il poco che gli è rimasto (gli affetti, l’onore) ed abbattere quelle mura fatte di menzogne che lo costringono a fronteggiare il male, ogni notte, pregando di poter tornare a casa, ancora una volta. Non può mentire a se stesso, non deve farlo se desidera non impazzire (la follia della guerra è sin troppo vicina a lui mentre l’odore di decomposizione pare disperdersi nella trincea da cui James non può fuggire).
Ha paura, benché un residuo di coraggio riaffiori in lui ad ogni battaglia, combattuta strenuamente sino all’alba.
Ha paura, James, perché adesso vi è un piccolo angelo che dipenderà da lui.
La prima volta che ha tenuto in braccio Harry, gli è parso impossibile il fatto che quello fosse realmente suo figlio. Poi ne aveva scrutato gli occhi limpidi, puliti, innocenti seppur consapevoli (si può essere consapevoli di essere nati al momento sbagliato?) e non ci fu bisogno di troppe parole: lo aveva stretto a sé, con delicatezza, inspirando il profumo di buono che solo i neonati hanno e si era ripromesso di proteggere quella creatura prima di qualsiasi altra persona. Prima di Lily, prima di Sirius.
Prima di se stesso.
 
Ha imparato a respirare lentamente, negli occasionali momenti in cui i fantasmi del passato (i volti dei mangiamorte uccisi, gli affronti commessi a persone innocenti, le vittime della guerra) tornano a fargli compagnia. In quelle notti, troppo oscure da essere affrontate da soli, nessuno può salvarlo. Steso nel proprio letto, con Lily profondamente addormentata accanto a sé, James non riesce a far altro se non lasciare che la melanconia lo invada, intossicando l’aria circostante.
E tutto il male, il dolore, le urla, i pianti, le implorazioni buttate al vento senza uno scopo paiono annullarsi un poco di più, soffocati da quei ricordi che ancora lo tengono in vita.
Le immagini si predispongono l’una dopo l’altra in una catena infinita, senza intervalli nel mezzo e senza respiri. Si muovono, come le fotografie scattate per la Gazzetta del Profeta, riflettendo emozioni lontane, ormai sopite da cumuli di macerie.
James non ha la capacità di bloccare la riproduzione continua di quel film che è la sua gioventù, non ha il potere di soffermarsi troppo su una medesima istantanea che già è il turno della successiva. Ma non si lamenta di ciò, non ha cuore di farlo.
Tutto è lì, immobile: l’Espresso per Hogwarts, dove ha incontrato suo fratello Sirius, la prima partita di Quidditch vinta dai Grifondoro contro Tassorosso seguita dal bacio rubato a Lily, durante il terzo anno.
Il resto non conta.
La realtà non conta.
 

« And if this be our last conversation 
If this be the last time that we speak for awhile 
Don’t lose hope and don’t let go 
Cause you should know 
[…]
Cause you know that I’m always all for you.»
Safetysuit – What If

 

Il corpo vibra sconvolto, reagendo d’istinto: alza la bacchetta innanzi a sé, senza sapere cosa fare, come agire. Il caos ha invaso ancora la propria mente, trascinandolo in un baratro di disperazione e risentimento. La rabbia affiora, nasce nel petto diramandosi verso l’unico nemico che non è realmente pronto ad affrontare.
Trema, non può impedirselo.
Non ha mai odiato il silenzio nel modo in cui lo sta odiando in quel preciso momento: lo sente nelle vene, alienante e grottesco come un dipinto incompleto, una melodia rovinata da una stonatura, una vita stroncata da un urlo. A tal pensiero, non può fare a meno di sentirsi visceralmente solo con la propria frustrazione.
Prega che Lily si salvi, che porti via il piccolo Harry, che lo stringa forte tra le braccia e che lo culli, rassicurandolo per l’ultima volta.
James sa che non ne avrà più alcuna occasione.
«Se pensi che io ti lasci entrare senza combattere, ti sbagli.»
Forse il tono è troppo brusco, risoluto, ma è l’unico che deve usare.
«Io non spero nulla.»
La risposta giunge altrettanto fredda, schiacciante, e James si chiede il perché sia divenuta così. Benché conosca la storia di quel bambino abbandonato da tutti, fatta eccezione per la Magia, non può fare a meno di provare compassione per colui il quale, presto, ridurrà la sua via ad un futile corpo morto.
«Stupeficium!»
«Avada Kedavra.»
James schifa la maledizione senza perdono, mantenendo i nervi saldi: punta lo sguardo verso Tom, mentre il viso di quest’ultimo, pallido e incavato, si contorce in una smorfia annoiata.
«Ardemonium!»
L’incantesimo si affievolisce tra i palmi delle mani di Voldemort, divenendo una flebile scintilla nella notte.
Una speranza bruciata dal proprio calore, così appare agli occhi del giovane mentre percepisce dentro di sé qualcosa rompersi.
Forse, il cuore.
 
È un momento (un respiro accennato, un battito di ciglia, una frazione di secondo) ed il caos raggiunge l’apoteosi: ogni cosa esplode attorno al corpo martoriato di James, quasi non attendessero altro.
Non c’è tempo per pensare, riflettere attentamente, vagliare le possibilità rimastegli: Potter si alza in piedi, prendendo il coraggio a due mani e lanciando l’ennesimo incanto che non sortirà alcun effetto.
La battaglia è già persa, benché sia valsa a preservare una flebile speranza.
«Avada Kedavra.»
James è ancora lì, in mezzo alla stanza con la bacchetta sfoderata, tentando di proteggersi. Eppure, non sente pronunciare quella magia. Non la vede.
Il buio offusca le pupille dilatate del moro, mentre l’aria fuoriesce dai suoi polmoni atrofizzati. Le pulsazioni rallentano, placidamente, facendosi più flebili e impalpabili. Si fermano quando il sangue smette totalmente di circolare nelle vene.
James ha gli occhi aperti, puntati verso il soffitto del salotto di casa sua, stringendo ancora l’arma tra le dita della mano destra.
Immobile.
I ricordi diventano labili, effimeri, nella mente, quando l’oscurità prende il sopravvento.
 
E torna il silenzio.
 
 

 
 
  
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