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Autore: MissNothing    21/07/2013    1 recensioni
"Tic,
la vita passa scandita dal tempo che scorre e le conseguenziali scadenze che impone e il cuore batte a ritmo delle lancette di un orologio.
Tac,
svegliarsi la mattina con una giornata pieno di vuoti da colmare a disposizione.
Loro -Alex e Jack- forse erano un po' così. Forse più di "un po'". Forse proprio un sacco, ed era una cosa così ridicola che avevano deciso di non dirselo mai."
[AU: Jack non è negli All Time Low ed è una piccola ragazzina depressa perché il fidanzato è in tour. Non so veramente cosa cazzo sto facendo!]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Nb: dato che mi sono resa conto che forse non è così ovvio come credevo, Tic Tac sarebbe il rumore delle lancette dell'orologio. :)



 

You've got a watch
(but you've got no time)

 

Tic,
la vita passa scandita dal tempo che scorre e le conseguenziali scadenze che impone e il cuore batte a ritmo delle lancette di un orologio.
Tac,
svegliarsi la mattina con una giornata pieno di vuoti da colmare a disposizione.
Loro -Alex e Jack- forse erano un po' così. Forse più di "un po'". Forse proprio un sacco, ed era una cosa così ridicola che avevano deciso di non dirselo mai.
Avevano deciso di non dirselo mai proprio perché c'era Tic, che non avrebbe avuto nemmeno il tempo di pensarci, e Tac, che probabilmente avrebbe passato le ore intere a tartassarsi nella stessa, identica maniera: pensandoci.
Perché Tac ci avrebbe pensato così tanto -ma così tanto- che non si sarebbe nemmeno più mosso fino a trovare un modo per aggiustare tutto. E forse per com'era fatto lo avrebbe anche trovato, ma la realtà dei fatti era che “Tic” non era altro che Alex, e che Tic era via. Che “Tac” era Jack e che Jack aveva questo morboso attaccamento nei confronti di Alex che certe volte gli faceva venire uno schifo di sé non indifferente.
L'innegabile e disgustosa verità era che Tic aveva degli impegni e delle cose da portare a termine, e che la sua vita andava sempre troppo veloce perché lui stesso riuscisse a stare al passo con essa.
Tac, invece, aspettava solo che l'altro trovasse un modo per ritagliare un piccolo spazio ed inserirlo nel gigantesco calendario mentale che organizzava i suoi giorni.
Tic girava il mondo e viveva un sogno almeno sei mesi all'anno, e Tac per quei sei mesi dormiva da solo in un letto a due piazze.
Tic apriva per i Green Day e Tac si auto-convinceva che non stava seriamente piangendo ogni volta che per colpa dei fusi orari non riuscivano nemmeno a telefonarsi e non sapeva in quale parte del mondo si trovasse l'altro in quel momento.
Tic non vedeva l'ora che arrivasse il giorno della loro data a Baltimora, e Tac pensava fosse ridicolo dover fare la fila dalle sei del mattino per vedere il suo ragazzo (“ragazzo”, avevano deciso, perché “fidanzato” suonava troppo ufficiale e maturo), eppure lo faceva sempre e non diceva nemmeno una parola a riguardo.
Insomma, volendo farla breve, Tic era Tic e Tac era Tac; Tic con le sue date, i suoi orari, e le complicazioni che avere uno come lui nella propria vita portava, e Tac con le sue paranoie, i suoi isterismi e quant'altro.
Gli capitava spesso che gli chiedessero come due persone così diverse fossero finite insieme, e la verità era che non era la storia interessante che tutti vi starete aspettando. Anzi, forse era la storia più noiosa che entrambi conoscessero, onestamente, però era la loro.
Non erano altro che i tipici scoppiati.
Come la ragazza altissima con il ragazzo basso. Il palestrato con la ragazza in sovrappeso. Il punk della situazione con la ragazza vestita di rosa. La figa della scuola con il ragazzo che frequentava il corso di trigonometria avanzata.
Quelli che vedi per strada e ti fanno venire voglia di chiedergli un centinaio di domande, prima fra tutte: “che cazzo state facendo e perché non ne sono parte”.
Ecco che cos'erano: la rockstar e il ragazzo che lavorava come commesso in un centro commerciale. I migliori amici del liceo che poi finiscono così, sotto gli occhi shoccati dei vecchi compagni che li incontrano insieme per strada ma che in realtà, probabilmente, intuivano già tutto.
Erano quelli che si erano giurati a vicenda di perdere la verginità la sera del ballo di fine anno, e l'avevano pure fatto. Solo che poi si erano incazzati l'uno con l'altro perché infondo si aspettavano che sarebbe finito tutto come nei film e che lo avrebbero fatto insieme.
Erano quelli che il giorno dopo si erano prima urlati contro, poi avevano pianto, e poi si erano detti che forse si piacevano un po' troppo per essere solo amici. Poi Alex era partito con la band come se non potesse perdere nemmeno un secondo di più della sua vita, e Jack lo aveva aspettato. Lo aveva aspettato per un anno intero.
Ed era ridicolo, smielato, e schifoso.
In quel momento, però, passato o futuro che fosse, Alex aveva deciso di non pensare al tempo.
Avevano solo ventiquattro ore e gli sembrava così tanto. Poi si ripeteva che erano solo ventiquattro ore, e indipendentemente dalla sua cognizione del tempo un po' sballata sarebbero passate sicuramente più in fretta dei sei mesi che li dividevano e gli impedivano di vedersi di nuovo. Forse avrebbe dovuto svegliare Jack piuttosto che fissarlo, e ohmioDio, non stava veramente cominciando a pensare che russasse in modo carino, vero?
Gli diede un piccolo pugno sulla spalla perché sapeva che era l'unico modo per svegliarlo. Forse il fatto che lo sapesse era anche più umiliante del fatto che fino a pochi secondi fa aveva le farfalle nello stomaco perché il suo fidanzat- ragazzo stava russando, e magari gli sarebbero cresciute le tette di lì a poco.
Jack aprì gli occhi e gli sorrise.
«Mi stai facendo diventare romantico.» Disse Alex, quasi disgustato. «Prima il mio cervello stava quasi per fare un commento sulla luce filtrata dalle tapparelle e il modo in cui ti illuminava il volto, però mi sono trattenuto. Purtroppo sono già arrivato alla fase in cui trovo molto carino il tuo modo di russare, e da lì in poi non si va più indietro.»
«Assolutamente. Quello è il punto di non ritorno. Però vedi i lati positivi...» Rispose un Jack ancora assonnato mentre si stropicciava gli occhi. «...magari ti deciderai a chiamarmi almeno una volta ogni cinque giorni, stronzo.» Gli diede un calcio, e non fu proprio il massimo perché si era appena svegliato e la sua coordinazione non era granché, e in più erano stesi nello stesso letto e sembrava si fosse semplicemente mosso. Una scena un po' patetica.
Alex pensò che fosse una cosa carinissima e voleva solo schiaffeggiarsi.
«No, perché poi ci resterei peggio. Nel senso che il fatto che non siamo la coppia che va a cena fuori e fa la caccia al tesoro per trovare i regali dell'anniversario mi aiuta a pensare di meno al fatto che quando sono in tour non ci sei.»
«Tutte scuse.» Sbuffò l'altro, roteando gli occhi al cielo.
«Oh mio Dio. Non. Cominciare.»
«Allora non darmi un motivo per farlo. Vorrei solo sapere in che continente ti trovi, con chi sei, che cazzo fai, se la tua giornata è andata ben-» Però Jack non riuscì a finire la lista per due motivi: perché si rese conto che il “solo” che l'aveva preceduta non era poi così azzeccato, e perché è difficile parlare quando ti baciano all'improvviso. Una scarica elettrica lo fece rinvenire dallo stato di dormiveglia in cui si trovava.
Jack rimase zitto e immobile, quando si allontanarono, e guardò l'altro sfoderare un sorriso a trentadue denti come se avesse fatto una qualche battuta che puntualmente aveva capito solo lui.
«Ti ho rubato un bacio.» Gongolò Alex, con un tono quasi infantile.
«Avevo l'alito mattutino.» Si lamentò in risposta Jack, mettendosi a sedere e coprendosi fino al petto con il lenzuolo ormai giallastro per colpa dei lavaggi.
«Come se dopo anni e anni che sopporto le tue stranezze me ne importasse qualcosa.» Disse, sorridendo sinceramente. L'altro ricambiò, abbassando lo sguardo e arrossendo un po'. «Abbiamo solo un giorno... che ti va di fare?»
«Hai presente tutte quelle cose che non hai mai voluto fare perché eri impegnato a fare il tipo troppo duro per avere dei sentimenti?» Chiese Jack, e Alex gli sorrise. «Quelle.»


**


Salve! *riemerge da un buco di vergogna e diludendo*
Aww, è la prima cosa che pubblico in questo fandom! uwu
Sarò onesta, non so cosa sia esattamente. So solo che non avevo veramente nulla da fare, che il caldo mi fa male e che tutte le mie amiche stanno partendo, quindi mi serve un modo per riempire questi pomeriggi veramente tristi. Open Office, l'estathè e qualche CD mi sembrano una valida opzione.
Quindi (?)
In pratica avevo questa cagata che mi frullava in testa da quando Gloria Roach (ammesso e non concesso che il suo nickname sia ancora questo, dato che lo cambia con la stessa frequenza delle mutande) mi ha raccontato vita morte e miracoli della band. Diciamo che questa postfazione sta diventando sempre più dubbia, quindi facciamo una cosa: QUESTA LA DEDICO A LEI PERCHé SI LAMENTE SEMPRE DI DOVER LEGGERE CAGATE SU WATTTPAD, spero che tutto ciò ti faccia almeno un filino meno schifo, per quanto corto possa essere.
Fatemi sapere che ne pensate, sciaooo <3

   
 
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