Finalmente è finita questa sessione infernale di esami e posso riprendere a scrivere e pubblicare. Quanto mi è mancato!
Mi scuso per la lunga assenza, ma per me se si deve fare qualcosa, bisogna farla bene. E revisionare una poesia richiede parecchio tempo e dedizione, delle volte quasi sofferenza... è una lotta con le parole quasi.
Ma adesso vi lascio: avete già atteso troppo :)
Buona lettura.
Grazie,
Egle.
Re-Cor
Del suo viaggio
su questa terra
poco è salvo.
Branchi di nebbia
nella mia sola mente,
ebbra del fardello di ricordare
un uomo mia ricordato.
Il suo volto,
sospeso nel tempo,
galleggia
lieve
nei miei occhi chiusi.
Il suo incedere
elegante
passeggia tra i miei pensieri.
E mi ritrovo incapace
di sentire altri rumori
se non quelli non più esistenti.
Non avverto nulla
di ciò che è fuori,
da quando non è più lui
a portarmi,
su piatti d’argento,
il mondo.
Unico nostro possesso.
Lui, Mio unico confine.
Un paese grande
in cui mi perdevo,
nelle notti ardenti,
come fra le sue mani,
piene di passato.
Invece, Io…
Io ero Piccola.
Piccola.
Piccola.
Sola
contro il suo
così disperato bisogno
di perdersi.
L’unica che riuscì a trattenere
quel fiume inesorabile:
il mio vanto,
il mio rammarico.
L’unica
Che riesce a ricordare
Un uomo mai esistito.