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Autore: GuardianaDelleShip    21/07/2013    4 recensioni
In questa ff descrivo un pezzo del passato di un personaggio che ho creato per un Gioco Di Ruolo su Shadowhunters, Sean Alexander Graymark. Sean ha da poco compiuto 18 anni e vive nell'Istituto di Union (Kentucky - USA) con la sua famiglia. Quello che racconto è un evento che lo segnerà profondamente. E' la mia prima ff e spero che possa piacere, in futuro ho intenzione di pubblicare altri stralci del passato di Sean. Buona lettura!
Genere: Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sam, ti va di suonare un po’ per noi?- a nostro nonno piace sentire Samuel suonare il pianoforte, e lo stesso vale per nostra nonna e me. E’ primo pomeriggio in una calda giornata di metà maggio e siamo nella sala da musica: i nostri nonni, il mio fratellino Samuel ed io. Sam si è affezionato al pianoforte da quando è piccolo. La sua musica mi rilassa e in questo momento mi sembra un ottimo modo di passare il tempo. Samuel è felice quando si siede sullo sgabello e si stiracchia le lunghe dita, dita chiaramente nate per suonare quello strumento. Comincia a suonare a memoria e io riconosco il pezzo; è il suo preferito, ma io ne scordo continuamente titolo e autore. Ci accomodiamo sulle sedie disposte dall’altra parte della stanza, io un po’ distante dai nonni. Osservo il mio fratellino: indossa una maglietta nera a maniche corte e jeans, alla cintura è appeso il pugnale della famiglia Graymark; per tradizione, ce lo tramandiamo di padre in figlio e io lo ricevetti da mio padre per il mio 13esimo compleanno. Io l’ho donato a Sam due settimane fa, anche se lui compirà 13 anni tra pochi giorni. Dopo alcuni minuti che suona, Sam sbaglia. Me ne accorgo anch’io che non sono esperto, e anche la nonna. Il suo commento maligno non si fa attendere. -Anni che suoni il pianoforte e sbagli ancora sulle stesse cose. Sei una delusione, Samuel.- Voglio bene a mio fratello e provo una stretta al petto. Io credo in lui. Sam smette di suonare e la sua mano corre alla cintura. Si volta verso la nonna e io vedo i suoi occhi, solitamente di un verde foresta, cambiare e diventare rossi come rubini. E’ sempre successo a entrambi fin da piccoli: ogni volta che ci arrabbiamo, i nostri occhi cambiano colore; i miei da castani diventano di un verde inquietante. Non ne abbiamo mai capito il motivo. La scena che si svolge davanti ai miei occhi è troppo scioccante perchè io riesca a reagire. Mio fratello si lancia su nostra nonna e con il pugnale le taglia la gola. Guardo la nonna soffocare nel suo stesso sangue; nell’attimo in cui la nonna muore, gli occhi di Samuel tornano verdi e lui si osserva le mani, stupito di ciò che ha fatto, poi nostro nonno si scaglia su di lui per disarmarlo. Il suo istinto di autodifesa fa agire il corpo al suo posto e mio fratello pugnala al cuore l’uomo. Finalmente riesco a riscuotermi. Mi getto su Sam e lo disarmo facilmente: non reagisce contro di me. -Sam. Sam, guardami. Dobbiamo andare da mamma e papà. Sistemeremo tutto, te lo prometto.- Lo prendo per un polso e senza guardare i cadaveri dei nostri nonni ci precipitiamo dai nostri genitori. Li troviamo nella biblioteca. Racconto loro cosa è successo e nostra madre avvisa il Conclave, mentre nostro padre corre dai cadaveri suoi genitori. Dopo non so quanto tempo arriva l’Inquisitore con diversi membri del Conclave e portano mio fratello nelle prigioni della Città Silente. Nei due giorni successivi il Conclave si riunisce e io partecipo alla mia prima riunione. Sottopongono Sam a un processo, durante il quale cerco di difenderlo, inutilmente. Il Conclave prende la sua decisione. Il giorno prima del suo compleanno mi permettono di andarlo a trovare nelle prigioni; riesco ad ottenere di passare con lui tutto il giorno e la notte e gli concedono di non essere incatenato. Prima di entrare nella sua cella devo lasciare ogni arma e lo stilo a un Fratello Silente. Quando la porta della cella si chiude alle mie spalle, Sam mi fa un’unica domanda, nella voce una vota di sconforto. -Mi giustizieranno?- Lo guardo e la risposta mi esce in un sussurro. -Domani- Si copre il volto con le mani e un singhiozzo gli sfugge da in mezzo alle dita. Colmo la distanza che ci separa e lo abbraccio con disperazione. Lui piange contro il mio petto, bagnandomi la maglietta, ma non mi importa. Sento le lacrime rotolare fuori dai miei occhi e rigarmi il volto, ma non mi importa. L’unica cosa che mi importa è passare tutto il tempo che gli resta insieme a lui, consolarlo, cercare di adempiere ai miei doveri di fratello maggiore. Restiamo a lungo così, Sam abbracciato a me come se fossi la sua ancora di salvezza, io che gli accarezzo i capelli cercando di consolarlo. Il Conclave lo condanna a morte; ha ucciso due Cacciatori disarmati. Il tempo scorre troppo in fretta, mentre gli racconto ricordi felici, per impedire alla sua mente di pensare al fatto che la mattina dopo morirà. A mezzanotte gli tiro le orecchie e gli canto “tanti auguri a te”. -Sam, chiudi gli occhi e pensa alla tua torta preferita con sopra le candeline. Spegnile e esprimi un desiderio.- Lui soffia davanti a sé, poi apre gli occhi. -Ecco il mio desiderio: promettimi che vivrai una vita lunga e felice, senza di me, e promettimi che non deluderai mai le persone che tengono a te, in nessun modo. Promettimelo. Promettimelo, Sean.- Ci fissiamo negli occhi per un lungo istante. -Te lo prometto, fratellino.- Quando ci addormentiamo Sam è ancora abbracciato a me, e io lo stringo come se potessi proteggerlo. Poco prima di chiudere gli occhi, iniziamo a canticchiare insieme il suo brano per pianoforte preferito, a labbra chiuse. La mattina dopo lo scortano nel padiglione delle Stelle Parlanti. Mentre due Shadowhunters lo tengono fermo in ginocchio al centro del padiglione, un terzo Nephilim si avvicina a lui e gli traccia sul collo una runa che non ho mai visto. Sono a pochissimi metri di distanza da mio fratello e riesco benissimo a guardarlo negli occhi. Nel suo sguardo vedo dolore e rimorso per quello che ha fatto, ma anche una richiesta: “mantieni la promessa”. L’ultimo sguardo, prima che la runa faccia effetto e lo uccida rapidamente. Sussurro solo una cosa. -Ave atque vale, fratellino.-
  
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