NOTE D'AUTRICE:
Questa volta i
due protagonisti saranno Pastore Choi e e il mio
(nostro) bias DongHae. Sì, una WONHAE!
Immagino che Pastore Choi probabilmente passerà intere notti insonni,
sapendo che l'ho incastonato in un contesto Slash, lui che è
allergico a certe questioni... salvo poi vendersi e per fare
fan-service. Siwon ormai è questione complicata per me, e ammetto che
un paio di sue uscite sull'argomento le ho trovate piuttosto
discutibili... ma siamo in una fan-fict, dunque ipotizziamo che tutto,
ma proprio tutto sia possibile.
Ci
saranno accenni alla EUNHAE e all'EUNSIHAE - su cui
effettivamente, si basa l'intera vicenda narrata.
PAROLE: 3.538
CARATTERI (Spazi Inclusi) 22.630
Primavera d'autunno
La primavera era
arrivata da poco e
nell’aria si riusciva già a percepire il profumo dei fiori e della
natura che
lentamente s’apprestava a rinascere. Tuttavia, agli occhi di Siwon, quella sarebbe stata la primavera più fredda
di tutta la sua vita. E per quanto non volesse darsi per vinto,
tentando
di lasciarsi andare a quel leggero abbraccio intiepidito che la natura
gli
offriva, più il suo cuore indifeso non riusciva davvero a percepire
nessun tipo
di calore. Nemmeno il più
piccolo.
Sulla sua pelle soffiava un vento freddo
e tagliente che continuava ad opprimergli il cuore, in un rigido
inverno dal
quale ancora faticava a risvegliarsi.
Forse, quella sua imminente partenza per Taipei – dove si sarebbero
tenute le
riprese di un nuovo drama cinese, nel quale figurava nel cast
principale, in
quanto indiscusso protagonista maschile – sarebbe servita anche ad
alleviare le
ferite del suo cuore. E quasi a voler scacciare ogni dubbio dalla sua
mente,
scosse vigorosamente la testa per poi chiudere la valigia ormai
piena.
La verità era troppo dolorosa.
Quel segreto era scivolato via dalle sue labbra un
poco alla
volta e con il passare dei giorni non aveva saputo tenere a freno le
parole che
traboccavano con forza dal suo cuore. Ed ora, ora che aveva confessato
quel
terribile peccato si sentiva alla
pari di un folle criminale. Un miserabile delinquenziale asservito da
un amore
impossibile.
Era stato stupido. E pure meschino.
Si era alleggerito la coscienza sfidando il fato e mettendo a
repentaglio uno
dei legami più forti di tutta la sua vita. Era stato imprudente ed egoista.
Aveva pensato solo a sé stesso.
E per quanto faticasse a credere d’aver agito unicamente per
alleggerire i
suoi sensi di colpa, piuttosto che agire per il bene altrui,
come
invece faceva sempre, ora quegli stessi macigni ritornavano con più
vigore di
prima nel suo petto. Soffocandolo quasi.
«Allora, domattina parti…» ammise debolmente una voce alle sue spalle,
facendolo sussultare leggermente. La melodia di quelle labbra era
unica, così
come lo era quella bocca dai lineamenti sottili e il caldo sorriso che
troppo
spesso faceva capolinea sul suo adorabile volto.
«Eh, già! Il tempo passa in fretta. Ed io da domani sarò a Taipei per
le
riprese del drama.»
«Non potremo più vederci…» ammise soggiogato dalla tristezza,
increspando occhi
e bocca in un’espressione di profondo rammarico, quasi cercando di
dissuadere
Siwon da quel lungo viaggio.
«Possiamo sempre sentirci per telefono o su internet.»
«Non è la stessa cosa, dovresti saperlo!» sbuffò contrariato,
incrociando le
braccia al petto.
«Suvvia, DongHae! Starò via solo per due mesi!»
rispose rincuorando
l’amico, che mai come in quegli attimi gli sembrava la copia esatta di
un
tenero cucciolo peloso, bisognoso d’affetto. E colto dalla sua genuina
spontaneità, si lasciò trasportare da un dolce sorriso, piuttosto raro
in quel
periodo, ad essere sinceri.
«Due mesi e dieci giorni, vorrai dire!» lo corresse il maggiore,
continuando ad
osservarlo con i suoi occhioni imploranti e attenti.
«Non ti starai mica preoccupando, vero? Dai, passeranno in fretta.»
«Siwon-ah, mi mancherai.» ammise con semplicità, poggiandosi contro il
muro
freddo alle sue spalle.
«Cretino. Vuoi farmi piangere?! – domandò di rimando Siwon,
accarezzandogli la nuca, come se desiderasse fargli comprendere quanto
quelle
sue inaspettate attenzioni lo rendessero felice. – Anche tu mi
mancherai.» aggiunse
poi, abbracciandolo dolcemente, proprio come farebbe una mamma o un
papà con il
proprio bambino.
Il calore del corpo di
DongHae era
davvero accogliente, e se fosse stato per Siwon, sarebbe restato
incollato fra
le sue braccia per l’intera serata senza mai desiderare altro.
Quando però, rinvenne nuovamente i suoi occhi castani osservarlo
carichi di
sentimento, non capì più nulla e si sentì schiacciato ancora una volta,
da quel
suo sguardo così maledettamente profondo e tenero.
Quel sentimento contorto e probabilmente pure malsano che stringeva nel
petto
cominciò, allora, a farsi strada in ogni fibra del suo essere, stritolandogli la
gola e il cuore in una morsa d’acciaio dalla quale non c’era
scampo.
«Devi essere il migliore.» asserì DongHae, cercando di strappare una
promessa
all’amico.
«Cercherò di fare del mio meglio, come sempre. Ma devo ammettere che
l’intero
cast scritturato è davvero fenomenale!»
«No. Tu, devi essere il migliore di tutti. – ribadì il
maggiore, scorgendo l’altro con serietà – Quando esce voglio guardarlo.
E
voglio poter dire: Siwon è il migliore attore di tutta la
serie!»
Sorrise poi, al solo pensiero d’immaginarsi seduto sul divano
trascorrendo le
ore a guardare l’ennesimo drama in cui recitava l’amico. Perché se
c’era
qualcosa che proprio non poteva sopprimere, era quella profonda
ammirazione che
lui custodiva per Siwon e per le sue spiccati doti fra cui, ovviamente,
quella
per la recitazione.
«Tu sei matto, lo sai? Ma come ben sai, io sono una persona sin troppo
buona, e
dato che ci tieni davvero tanto, allora cercherò di dare il
massimo, sempre. – sorrise di rimando. –
Guarda che poi voglio una tua opinione dettagliata su tutto il drama!»
«Ovviamente!»
Forse i sorrisi che DongHae gentilmente gli donava erano
davvero troppo luminescenti per
quella particolare serata, forse la
serietà che traspariva dai suoi occhi limpidi era troppo
acuminata, per evitare di venir feriti nuovamente
da quelle sue labbra impertinenti e seducenti. O forse erano
quelle grandi spalle ben delineate, dalle quali
non riusciva a staccar gli occhi di dosso, che continuavano
imperterrite a
provocarlo silenziosamente, facendogli ripercorrere ogni centimetro di
quel
maledetto corpo scultoreo che gli stava accanto.
Ormai a poco servivano tutti i suoi discorsi sull’etica e la morale ai
quali avrebbe
dovuto ottemperare in presenza di DongHae, la sua testa si rifiutava di
ubbidirgli e il suo cuore, ferito e illuso, divenne ben presto schiavo di
quello di DongHae.
Non c’era nulla che potesse fare.
Si sentiva già completamente
perso e drasticamente
fragile, ma anche in quelle pessime condizioni si sentiva felice.
E senza ulteriori indugi – dettati dai suoi sensi di colpa
– si
avventò fra le braccia dell’amico una volta ancora.
Dalla finestra semiaperta, un vento freddo lo
colpì alle spalle, trafiggendolo con la stessa
forza di una lama affilata, lacerandogli la pelle dal dolore.
Probabilmente era un segno del destino.
Probabilmente era stato generato dalla collera di un Dio celeste.
Stava commettendo l’ennesimo
errore.
Ogni piccola pedina che man mano perdeva, stava sciaguratamente
facendogli
perdere quell’importante partita a scacchi contro
l’amore.
Lo sapeva.
Lo aveva sempre saputo, malgrado ciò continuava a volerci provare
disperatamente, aggrappandosi a quel piccolo filo indaco acquerellato di
rosso.
Il suo cuore scoppiettava allegro, riecheggiando nelle sue orecchie e
innamorato di quel particolare calore che solo il corpo di DongHae
riusciva ad
emanare, si strinse ancora di più su di lui. Abbandonandosi
completamente.
Respirò profondamente, cullandosi nel profumo che accarezzava la pelle
dell’incavo del suo collo.
Dio, avrebbe desiderato assaggiare
quella pelle così saporita per il resto dei suoi giorni!
Per quanto avesse potuto continuare a desiderare, a sperare e a
sognare, sapeva
che quei suoi sogni mai e poi mai di sarebbero avverati. Ciononostante,
allontanò quel lume di ragione in un luogo sperduto e remoto della sua
anima,
facendo predominare le ragioni del suo cuore.
Quell’attimo sospeso fra presente e futuro doveva essere suo.
Suo soltanto.
«Uhm, hai un buon
profumo, DongHae.»
ammise inebriando la stessa aria che inspirava il compagno, in un
sussurro
totalmente afono.
Spietato.
«S-Siwonnie… Non l’ho mai cambiato. E’ sempre lo stesso.» rispose
in netto
imbarazzo il bruno, cercando di trattenere quanta più aria potesse nei
polmoni
per non rimanerne senza, sovrastato dal corpo altrettanto caldo e
perfetto di
Siwon.
«Ho semplicemente detto che è buono.» aggiunse poi, cercando quasi di
giustificare l’affermazione precedente, ma con scarsi risultati poiché
in preda
a quella che per lui era ormai la sua più grande ossessione, non riuscì
a
trattenersi dall’accarezzare con le gote, la morbida pelle del
compagno,
facendolo inevitabilmente sussultare per quel contatto repentino.
Fra le sue mani stava reggendo un
ordigno pronto a scoppiare.
Il suono di quello scoppio già lo percepiva vividamente nelle sue
orecchie,
sarebbe stato devastante. Come centinaia e centinai di bicchieri che
si frantumano l’uno con l’altro, in una catena sconfortante di boati e
frammenti impazziti.
Quel profumo indimenticabile lo stava mandando in visibilio, annullando
completamente
ogni suo volere. Era forse un veleno al sapore di rose?
Un nettare terribilmente audace e dolce che solo lui poteva
possedere.
Un veleno incolore che con una dolcezza
straziante t’annientava l’anima, facendola sua.
Un veleno chiamato: DongHae.
Lo cingeva con amore.
Con tutto quell’amore che faticosamente aveva represso per mesi, ne non
anni
nel suo cuore. E per quanto l’imbarazzo mostrato da DongHae fosse
palpabile,
Siwon preferì non dargli sufficientemente peso, fingendo di non
vederlo.
Dopotutto, quello non era il primo e probabilmente non sarebbe stato
nemmeno
l’ultimo loro abbraccio.
DongHae era un ragazzo che faceva di tutto per ricercare un contatto
fisico con
le persone che gli stavano accanto e Siwon, era quel tipo di persona
che invece
donava se stesso per gli altri, cercando sempre e comunque di dar
conforto e
protezione alle persone che amava. E DongHae era sempre stato fra
queste.
Quel loro abbraccio, però, era diverso da quelli che solitamente si
scambiavano
in sala prove, sul palcoscenico o in salotto. Quell’abbraccio
racchiudeva un
sentimento che andava ben oltre il normale significato che avevano
affidato
alla parola: “amore” e DongHae lo aveva compreso,
specialmente dopo
quell’inaspettata dichiarazione di qualche giorno prima.
Siwon desiderava di più dai
suoi abbracci.
Oltre al calore di quel corpo stretto al suo, voleva anche il suo cuore.
Un cuore che però, era già saldamente aggrappato a quello di
un’altra persona.
Una persona che DongHae amava da tempo e dalla quale era ormai
pienamente
contraccambiato. Una persona che purtroppo non era Siwon.
Quella stretta aveva
il profumo dell’autunno, di
un amore sbocciato ancor prima di poter maturare e crescere rigoglioso.
Il
freddo invadente che vi soffiava contro sin dall’inizio, lo stava
inesorabilmente congelando, sequestrandogli quell’unico
barlume di speranza che gli permetteva d’assaporare la vita. Ancor
prima
che potesse dipingere quella sua felicità sui suoi petali colmi di
passione, la
vita lo stava abbandonando, facendo appassire.
Annientandolo interamente.
Quell’amore non aveva alcun
futuro.
«S-Siwonnie, non dovremo separarci? La cena fra poco sarà pronta e
Wookie
ci starà già aspettando… » ammise in un soffio, sfidando con apparente
calma la
corrente del vento.
Avrebbe dovuto ascoltarlo?
Probabilmente.
Avrebbe dovuto lasciarlo andare?
Certamente.
La sua anima, però, non era così propensa verso quell’unica e atroce
scelta.
Se avesse smesso di allacciare le sue braccia su quel diabolico corpo
che segretamente bramava da tempo, non avrebbe più trovato il coraggio
per
avventarsi ancora una volta su di lui. Se avesse allentato la
stretta sul
suo bacino, lo avrebbe fatto sicuramente fuggire.
Si sarebbe sentito smarrito e
immensamente solo.
Se le sue mani avessero sciolto quel loro intreccio, lo
avrebbe
perso per sempre. E arricciando un labbro, amaramente
realizzò di essere già stato
rifiutato tre giorni
prima.
«Siwonnie…»
«Ti prego DongHae, restiamo così ancora qualche istante.»
«Ma…» non riuscì neppure a replicare che venne interrotto dalla voce
spezzata
del compagno.
«Solo qualche istante, per favore.»
A quella richiesta gridata in sordina con voce addolorata, DongHae non
poté che
acconsentire senza saper aggiungere altro. Si sentì paralizzato da una furiosa scossa e quasi si detestò, per
essere la sola causa di quella nefasta sofferenza che attorcigliava il
cuore
dell’amico come filo spinato.
«Siwonnie, mi dispiace. Mi dispiace per tutto il dolore che ti ho
inferto e che
devi sopportare. HyukJae…» cercò di
consolarlo, cingendogli con più foga il petto, cercando al contempo una
via di
fuga per emarginare i danni che quel secondo rifiuto poteva generare. E
ricercando le parole più adeguate trovò la forza per parlare, salvo poi
maledirsi mentalmente quando s’accorse
di aver frapposto il nome del suo amante – dell’unica persona che
poteva amare
– a voce alta. Ferendo di rimando, per una seconda
volta, Siwon.
«I-Io… Mi
dispiace. Non volevo metterlo in mezzo. Non stavolta.» tentò
di giustificarsi una volta combinato il guaio.
«No, non scusarti. Non serve. E’
normale che il suo nome salti fuori. Lui è
la persona della quale sei innamorato.» ammise
facendo perno su tutta la sua razionalità rimastagli, inghiottendo
l’amarezza e
con essa tutto il dolore. Allentò poi, la presa sul bacino di DongHae,
quel
tanto da permettergli di guardarlo negli occhi per poi affogarvi dentro
per
l’ennesima.
Erano state tante, troppe, le volte
in cui aveva visto quel sorriso luccicante prender vita solo dopo aver
guardato
HyukJae. Solo dopo aver potuto sfiorare le sue mani o la sua pelle.
Solo dopo
aver potuto saltargli addosso, travolgendolo con un abbraccio che
racchiudeva
l’essenza di quel magico e travolgente amore.
Erano state troppe le volte in cui aveva cercato di
farsi spazio
nel cuore offuscato dall’amore di DongHae, allontanando HyukJae. Ci
aveva
provato persino sul palcoscenico più di una volta. Quel triangolo che
le fans
chiamavano: “EunSiHae” non
era altro che l’ennesima prova di Siwon, per conquistarsi
le attenzioni del coetaneo. Monopolizzando l’attenzione
su di sé, offuscando per
qualche secondo la luce brillante che avvolgeva HyukJae, uno dei suoi
più cari
amici.
Per quel fantastico ballerino non aveva mai provato odio, mai una
volta. Eppure
era sicuro di esserci andato vicino un paio di volte.
Analizzando, però, la situazione da un diverso punto di vista, non era
colpa di
HyukJae se DongHae preferiva le attenzioni di quest’ultimo, piuttosto
che le
sue. Forse, la colpa
era soltanto sua per essersi messo in mezzo o aver
solo
provato a farlo, sfidando il loro amore.
Più si perdeva a scorgere la bellezza unica di quelle due iridi scure,
più la
verità – quella che aveva confinato lontano dal cuore – gli
sopraggiungeva
contro.
Per quanto non volesse ferire HyukJae, si ritrovava a pensare: “perché non sono io? Perché non posso essere
io la tua persona speciale?” – E quei vili pensieri,
tormentandolo, lo
fecero sprofondare ancora in una spirare di peccati.
«DongHae, io… Non posso nemmeno sperare in questo dissennato
sentimento, non è
così?»
«No, Siwon. Il mio cuore appartiene ad un altro. Da
sempre.» si sforzò di asserire, cercando di essere quanto più
chiaro possibile, tentando in tutti i modi di non ferirlo più del
necessario.
«Noi… Non possiamo nemmeno provarci?»
«No, non possiamo. L’amore che provo per te è diverso da quello che
provano
l’uno per l’altra due amanti. Io non posso occupare il tuo cuore, non
nel modo
in cui tu desidereresti.»
Doveva darsi pace, non poteva far
nulla.
Non poteva combattere una battaglia già perduta in partenza.
«Se c’è qualcuno che può renderti felice, quella persona non sono io. E’ HyukJae,
non è così?»
Stupido. Cosa si sarebbe
atteso da una domanda tanto sconsiderata?
«Hyukkie è il mio tutto. Io non posso farne a meno.» rispose DongHae,
tranciando l’aria come se sguainasse una spada.
Era stato tremendamente sincero.
Così sincero da spezzargli ogni arcana fantasia. Così sincero da
trafiggerlo con la sola forza dell’amore.
"Si può morire per amore?" – si domandò silenziosamente
nei viluppi della sua mente.
Aveva provato ad
ingannare se
stesso, facendosi scudo con quell’amore impossibile per giorni interi e
notti
infinite, aveva collezionato un castello di frottole vanescenti,
nell’assurda
speranza che almeno una piccola chimera
s’avverasse. Ora però doveva
smetterla.
Ora che i pezzi del suo cuore annichilivano la sua stessa anima,
umiliandolo, e
vagando come schegge impazzite pronte a conficcarsi nella sua stessa
carne già
sfregiata, si sentiva uno sciagurato prevaricatore. Aveva cercato
di
guadagnarsi l’affetto e l’amore di DongHae pur sapendo dei suoi
sentimenti per
HyukJae.
Doveva pagare.
Se DongHae non fosse stato così serio e lucido, probabilmente
l’avrebbe corrotto, seducendolo verso un peccato
ben più grande.
Doveva pagare.
«Per quanto possa far male, sappi che sarò sempre pronto a venire in
tuo
soccorso ogni volta che vorrai. Sei importante per me.»
«Lo so, DongHae. Mi spiace solo non poter essere importante quanto può
esserlo
un’amante.»
«Siwonnie…» lo strinse a sé, cercando in qualche modo di consolarlo,
sebbene
consapevole che la sua sola vicinanza non faceva altro che ferirlo
maggiormente.
Un pungente richiamo alle loro spalle li fece brevemente trasalire. Le
nocche
di Leeteuk rintoccando sulla porta, risuonarono aspramente
nell’aria, con la stessa forza che avrebbe potuto avere
una finestra scossa dal vento.
Il loro hyung era lì, di fronte a loro, completamente immobile.
Poggiato contro
lo stipite della porta li osservava con cura e attenzione, e il suo
sguardo,
stranamente freddo e distante, quasi lì mise in soggezione. Quello era
il
vero carisma del loro leader; non vi
erano dubbi.
«Siwon, DongHae è pronto in tavola. – ammise scandendo le parole,
continuando
ad apparire apatico e distante – DongHae, Wookie ti sta aspettando
assieme a
tutti gli altri. Io devo parlare un attimo con Siwon. Vi raggiungiamo
subito.»
aggiunse poi, con tono autoritario, non accettando nessuna
controreplica.
DongHae senza aggiungere nulla obbedì, conscio che mai avrebbe potuto
obbiettare alle sue parole.
Solo quando ebbe la conferma che la porta alle loro spalle si chiuse,
LeeTeuk
prese parola, avvicinandosi a Siwon.
«Non era certo mia intenzione interrompervi, ma non
potevo nemmeno farvi continuare.»
«Non ti sembra di essere un po’ troppo apprensivo, hyung?» domandò
Siwon
celando il dolore e sostituendolo con un sorriso.
«Se io non mi preoccupassi per tutti voi, finireste sicuramente nei
guai!»
«Sembra che tu abbia a che fare con dei mocciosi tutti i giorni.»
«Non è forse così? Kyuhyun si diverte a provocare Shindong tutto il
tempo. Yesung
si rifiuta di alzarsi presto la mattina e di aiutarmi a rassettare le
stanze.
Heechul è un disagiato perenne! Zhou Mi confonde l’ammoniaca con la
candeggina,
e finisce ogni volta per intossicarci tutti! E potrei continuare
all’infinito!»
ammise con una ritrovata serenità il leader, continuando a rimirare
l’immagine
sostenuta di Siwon.
«Hai ragione! Siamo davvero come i bambini dell’asilo!»
«Sì, ma i bambini dell’asilo non si assumono colpe più grandi di quanto
i loro
cuori possano sopportare.» ammise, sporgendosi verso l’amico e
asciugandogli le
lacrime con i pollici.
«Non puoi continuare a tenerti tutto dentro Siwon.»
«Posso farcela hyung. In questi giorni ho commesso così tanti errori
che devo
pur imparare a convivere con questo dolore soffocante e pentirmi per
il mio cieco egoismo.»
«Sei pentito di aver confessato il tuo amore a DongHae?» chiese con
dolcezza,
aspettandosi una risposta sincera.
«N-no. Non credo. Io gli ho aperto il mio cuore. In un certo senso è
stato
liberatorio, ma…»
«Niente ma, Siwon. Se è stato liberatorio allora non c’è nulla di cui
devi
pentirti. Amare qualcuno vuol dire anche saper essere egoisti.»
«Non avrei mai creduto
di poter
diventarlo veramente. Mi sento così inetto. Ho desiderato averlo tutto
per me.
Se HyukJae lo scoprisse non me lo perdonerebbe mai. Stavo per tradire
la sua
fiducia e la sua amicizia. Se DongHae… » tentò di continuare, ma
LeeTeuk
prontamente lo fermò e prese parola.
«DongHae ha seguito il suo cuore come hai fatto tu. Ti ha rifiutato
perché
l’amore che prova per HyukJae è l’unico legame di cui non può privarsi.
E in
quanto alla tua amicizia con HyukJae, dubito fortemente che lui
potrebbe
infuriarsi a tal punto da rinnegare la tua amicizia. HyukJae non è
stupido.
Ammetto che alle volte può pure farlo credere, ma sono sicuro che se
glielo
avessi confessato non ti avrebbe mai odiato. I sentimenti d’amore non
si
possono comandare.»
«Lo so. Ed è per questo che mi sento così vuoto e ferito.»
«Vieni qui, fatti abbracciare.» affermò, avvicinandosi quel tanto da
permettere
a Siwon d’avventarsi su di lui, ricercando conforto e protezione.
«Mi pare di avertelo già detto: non tenerti tutto dentro. Sono qui per
te,
Siwon.»
«Hyung… Hyung, posso piangere un
po'?»
«Puoi farlo, Siwon. Puoi anche strepitare come un bambino, se
preferisci. Se
sfoghi i tuoi sentimenti, probabilmente ti sentirai un pochino meglio.»
lo
strinse contro il proprio corpo, dandogli la forza per poter piangere
lontano
dagli occhi dei loro più cari amici.
Se LeeTeuk era al suo fianco, Siwon non doveva ricercare stupide scuse
per
celare il suo cuore ferito. Se LeeTeuk era al suo fianco, Siwon poteva
piangere
senza alcun ritegno.
Era così da sempre.
«Hyung, domani prometto di stare bene. Domani farò finta che non sia
accaduto
nulla. Getterò via tutto il dolore. – Proferì con la voce
tremante, squassata da
lucciconi che faticava a reprimere – Ma per stasera, posso smettere di
fingere
di star bene?»
«Certamente, Siwon.»
«Ho solamente voglia di piangere.» aggiunse prima di scoppiare in un
pianto
tanto liberatorio quanto amaro. Le sue grida, soffocate dalla camicia
di
LeeTeuk alla quale si reggeva con tenacia, s’espansero per l’intera
stanza,
giungendo alle orecchie del suo hyung come singhiozzi funesti carichi
d’angoscia che gli ricordarono il suono grave e sgraziato di un violino scordato.
Quelle grida, unite ad un profondo dispiacere e a un desiderio
frantumatosi fra
le proprie mani, perforarono l’udito di DongHae senza alcun
indugio. Tremante, immobile e dilaniato da quel canto desolante,
si poggiò
sul muro per non cadere a terra moribondo. Permeato da quel piccolo grammo di dolore che il suo cuore poteva
percepire, e s’immaginò al contempo, quanta devastazione dovesse
provare Siwon.
E una volta giunto al suo
limite, non riuscì ad origliare oltre, e correndo giunse fra le
braccia
accoglienti di HyukJae, mortificandosi per
le cicatrici che aveva lasciato sul cuore dell’amico.
«HyukJae, è tutta colpa mia. E’ solamente
colpa mia.»
P.S. Sì, lo so. Avrei dovuto
consigliarvi una scatola di
fazzoletti a portata di mano... Fa nulla se me ne sono dimenticata?!
© LADY ROSIEL/ Luna Azzurra