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Autore: SandFrost    22/07/2013    3 recensioni
Questa storia parla di un ragazzo - Kurt - del suo unico vero amore - Blaine - e della magia che da sempre li ha caratterizzati. L’amore ha uno strano modo di nascere e il loro amore è nato cosi silenziosamente e lentamente, che ci hanno messo qualche secondo in più per realizzare che era tutto reale e che ci sarebbero stati sempre, l’uno per l’altro.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia parla di un ragazzo - Kurt - del suo unico vero amore - Blaine - e della magia che da sempre li ha caratterizzati. L’amore ha uno strano modo di nascere e il loro amore è nato cosi silenziosamente e lentamente, che ci hanno messo qualche secondo in più per realizzare che era tutto reale e che ci sarebbero stati sempre, l’uno per l’altro.

Kurt non è un ragazzo come tutti gli altri. Lui è un bambino sperduto e vive sull'isola che non c'è. La sua fama è leggenda e le sue avventure sono racconti per libri. Libri che vengo letti ai bambini, dai proprio genitori, per accompagnarli nel mondo dei sogni.
Ma come ha fatto un ragazzo di tale leggenda, che è scappato per paura di crescere e di diventare adulto a innamorarsi di un racconta storie bhe, questa è tutto un altro paio di maniche. Quindi lasciate che sia io a inoltrarvi in questa magnifica avventura. Forse sarà la più bella storia della vostra vita o forse no, e avete già chiuso la pagina. In ogni caso, per chi è ancora in ascolto, mettetevi comodi.. Si parte.
 

Per raccontare questa storia bisogna fare un passo indietro. L’anno non è importante, forse neanche il mese, ma come dimenticare il giorno in cui tutto ha avuto inizio…


 

Erano le 21:47 del 21 Novembre 1982.

Blaine Anderson stava raccontando una storia ai suoi due bambini. I loro nomi erano Elizabeth e Devon Anderson. Non avevano mai avuto una madre, ma questo non significava che si fossero sentiti soli o abbandonati. Blaine si era preso cura di loro in tutti quegli anni senza mai chiedere nulla in cambio.

Il 24 Dicembre di 11 anni prima, qualcuno aveva lasciato una cesta fuori dalla porta di casa Anderson con attaccato un biglietto bianco con i bordini rossi. Il biglietto recitava: “Tu non mi conosci, ma ti ho osservato in questi mesi. Sei una brava persona, vai sempre in chiesa e aiuti spesso le persone che hanno bisogno, soprattutto in questo periodo. So che tutto questo è assurdo e che ti sembra strano ma io non posso prendermi cura di queste due creature ma forse tu sì. Non cercare mai di capire qualcosa, che francamente non capisco neanche io, dà solo tutto l’amore possibile a questi due angioletti ed io te ne sarò grata per sempre. Buona vigilia di natale”.

Da allora, ogni notte prima di andare a letto, raccontava loro una storia, perché le favole erano la sua vita e amava raccontarle. Lui era un racconta storie e molte volte si ritrovava anche a scriverle, ma non ne aveva mai vissuta una sua. Nelle storie, nelle favole, ci sono realtà e mondi in cui tutti vorrebbero volentieri perdersi, anche lui stesso. Lì tutto era possibile, la paura e le insicurezze erano solo brutti incubi.

Ogni notte, però, prima di iniziare a raccontare loro una storia, si prendeva sempre qualche secondo per osservarli; erano cosi speciali. Non si era mai chiesto né perché quella donna avesse scelto lui né perché sentiva quella strana sensazione come se fosse solo l’inizio di un’avventura più grande. Semplicemente si prese cura di loro e dopo aver dato loro un nome e il suo cognome li aveva sentiti suoi.

Elizabeth aveva 15 anni, ed era una ragazzina molto sveglia. Leggeva un libro al giorno ed era sempre la più attenta della classe. Aveva i capelli castani, con qualche ciocca bionda e gli occhi di un celeste incantevole. Anche se l’aveva vista crescere, ogni volta che la guardava, si chiedeva se fosse reale o solo frutto della sua fantasia e allora semplicemente restava a osservarla, non trovando una risposta alla domanda.

Devon, invece, era più piccolo della sorella e anche molto più vivace e pieno di vita. Aveva 11 anni ormai, leggeva di rado ma adorava nascondersi dietro la porta della stanza della sorella mentre lei era intenta a leggere una di quelle storie con pirati e animali feroci e sognava di essere il protagonista. Più di una volta, Blaine, lo aveva sorpreso farlo e si sedeva acconto a lui ad ascoltare. Devon aveva i capelli neri e ricci e gli occhi di una verde intenso, in quello era molto simile a lui.

Avrebbe voluto che restassero i suoi piccolini per sempre, vederli intrufolarsi nel suo letto durante i temporali e stringersi forte a lui o infilarsi nei loro letti prima delle 21 per sentire quale storia avrebbe scelto di leggerli quella sera.

Ma quello che Blaine non sapeva e che ogni sera, oltre le sue due meraviglie, aveva un altro spettatore all’ascolto. Sempre lì, inchiodato alla finestra, attento a non perdersi una parola.

Quella sera non fu da meno, ma fu diverso.

Una volta rimboccate le coperte, i suoi bambini iniziarono a supplicarlo per una storia e lui non seppe resistere. Sapeva benissimo che non aveva bisogno di suppliche e che avrebbe passato l’intera notte a raccontare loro storie su storie, eppure li lasciava fare, perché quelle suppliche cosi insistenti e quelli occhini dolci che gli scavavano nell’anima, lo facevano sentire parte di qualcosa.

"Allora, quale volete questa sera?" domandò loro, anche se già conosceva la risposta. Avevano una libreria fornita di ogni tipo di libro ma Elizabeth e Devon piaceva terminare la serata con un'unica storia. Così, dopo aver tentato di raccontare loro la storia di Cenerentola, si arrese e iniziò a raccontare la storia di Kurt Hummel.

Il nome stesso era un’avventura e ogni volta che pronunciava il suo nome, i suoi occhi iniziavano a brillare e la sua mente cominciava a chiedersi se fosse reale e se fosse così magnifico come dicevano ma, ogni volta, si ritrovava a placare le sue fantasie e iniziava a raccontare.

“C’era una volta un incredibile e meraviglioso ragazzo di nome-” Blaine dovette fermarsi quando vide i suoi bambini saltare per l’euforia e l’eccitazione e gridare all’unisono: “KURT HUMMEL”. Blaine rise di fronte a quella scena e gli ci volle tutto il suo auto controllo per continuare la storia, invece che mettersi a saltare anche lui con loro.

“Kurt era stanco di adulti che chiedevano lui cosa volesse fare nella sua vita. Lui non aveva nessuna intenzione di diventare adulto e di avere responsabilità che, secondo lui, creavano solo confusione e problemi inutili. Lui voleva essere un ragazzo per sempre ed essere libero da ogni problema o preoccupazione. Cosi una sera scappò da casa e incontrò una fatina che lo condusse sull’isola che non c’è”.

Blaine si chiedeva spesso se fosse possibile prendere e chiudere le porte ai problemi. Adorava i suoi bambini e il suo lavoro, era il mondo che lo circondava che non gli piaceva. Avrebbe voluto prendere le sue due creature e scappare per intraprendere un’avventura, di quelle magiche e piene di emozioni. Poi apriva gli occhi e si rendeva conto che quella era la realtà e che non viveva in un libro incantato. Lì non esistevano fatine o Kurt Hummel.

Blaine continuò a narrare l’incredibile vita di Kurt Hummel e le avventure in cui era finito, ma quello che non sapeva e che il protagonista di quelle storie, che amava così tanto, era fuori dalla finestra ad ascoltare con un ghigno sulle labbra.

A storia conclusa si alzò dalla sedia a dondolo e si avvicinò ai due letti, per rimboccare loro le coperte. "Per questa notte basta Kurt e Campanellino e ora di andare a nanna" ordinò loro scherzosamente "Vi voglio bene miei capitani" disse dando loro il bacio della buona notte. "Te ne vogliamo anche noi papà" dissero all'unisono i due bambini sorridendo e lasciandosi cullare dal calore infuso loro dal bacio di Blaine, mentre fuori nevicava appena.

 
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Blaine non era mai riuscito a completare una storia, perché i suoi bambini volevano che raccontasse loro una delle tante avventure di Kurt Hummel e a lui non dispiaceva per nulla. Anche se era molto legato a tutte quelle storie, lui adorava raccontare la storia di Kurt, eppure questo non finire mai le storie a qualcuno faceva impazzire.

Kurt seguì con lo sguardo Blaine uscire dalla stanza dei bambini e volò sul balcone della finestra alla sua destra per ritrovarsi di fronte la stanza da letto del racconta storie. Di solito dopo la buona notte, Kurt tornava all’isola che non c’è e raccontava ai bambini sperduti quello che aveva sentito raccontare, ma quella volta non voleva ancora tornare a casa. Perso nei suoi pensieri, non vide Blaine cambiarsi. Si era infilato una maglietta larga e dei pantaloni della tuta come pigiama.

Kurt voleva entrare nella stanza e chiedergli che cosa fosse successo a Cenerentola. Voleva domandargli se era riuscita ad andarsene prima di mezza notte dal castello, ma sapeva che non era la cosa più opportuna da fare, così semplicemente rimase a fissarlo e si perse nei lineamenti del suo volto. Era cosi intento a cercare di memorizzare più tratti possibili del ragazzo che si rese conto che si stava avvicinando alla finestra solo quando le mani del racconta storie strinsero con decisione le maniglie della porta della finestra e la aprirono facendo entrare il freddo tipico di fine Novembre.

Kurt non sapeva bene che fare, era nascosto dietro una della porte e l’oscurità lo copriva interamente. Immobile, in quella posizione, non avrebbe corso il rischio di essere visto, ma quella era la sua occasione per sapere cos’era successo a tutte quelle principesse che la notte tormentavano i suoi sogni, così semplicemente si spostò in modo da essere a favore di luce e lui lo vide.

Blaine voltò di poco il volto e i suoi occhi incontrarono due iridi celesti che lo scrutavano un po’ spaventati “Ma che-” Kurt si affrettò a portare una mano sulla bocca del racconta storie e lo fece indietreggiare fino a farlo tornare all’interno della stanza, lasciando la finestra aperta.

“Non urlare, ti prego. Voglio solo sapere che cosa è successo a Cenerentola, a Biancaneve e a tutte le altre principesse di cui tu inizi a parlare, ma non finisci mai” raccontò calmo Kurt, non smettendo di fissare il racconta storie e i suoi occhi sgranati per lo stupore.

Blaine non stava capendo più niente, si era sempre chiesto se fosse reale e se mai lo avrebbe incontrato. Aveva un sacco di domande da porgli e ora che lo aveva di fronte, quel incredibile e meraviglioso ragazzo – la gente aveva ragione, ma era molto più meraviglioso di come lo descrivevano – gli stava chiedendo di raccontargli la fine delle storie. Adorabile pensò Blaine.

Blaine alzò le mani per fagrli capire che non avrebbe urlato e che poteva togliere la mano dalla sua bocca. La sua morbida, calda e profumata mano. Kurt colse al volo e tolse lentamente la mano, come se non lo volesse farlo realmente e fece qualche passo indietro.

“T--tu sei.. Tu s-sei..” Blaine non riusciva a finire la frase, eppure non era difficile. Sapeva già chi era, quello che non riusciva a capire era perché si trovava nella sua stanza da letto. Sul viso di Kurt tornò il suo solito ghigno soddisfatto, conosceva la sua fama. Porto le sue mani sui suoi fianchi e divarico di poco le gambe e: “Sì, sono Kurt Hummel l’unico e il solo”.

Blaine lo guardò per alcuni secondi con gli occhi sbarrati; non poteva essere vero, stava sognando, ma quando era andato a letto? Quel ragazzo così celestiale lo stava guardando con un ghigno sulle labbra. Oh! E da quanto aveva smesso di respirare?

“Non può essere reale. Tu sei una leggenda. Non può essere reale.” Blaine non riusciva a pronunciare nient’altro. Se ne stava immobile, al centro della stanza, a sussurrare le stesse frasi più e più volte, non riuscendo a realizzare.

“Oh e so anche che sono la tua leggenda preferita” il ghigno sul suo volto si fece più intenso “ma non sono solo una leggenda. So che la mia storia è raccontata in libri e le mie avventure sono conosciute in tutte il mondo, ma io sono reale altrimenti come potrei fare questo”.

Gli occhi del racconta storie si sbarrarono ancora di più, cosa assurda dato che non si erano mai visti occhi più sbarrati dei suoi, ma come dargli torto. Il magnifico ragazzo che aveva di fronte – Kurt – si era alzato di poco dal suolo e, realmente, non poteva essere reale.

“Tu stai.. Tu stai.. Tu stai volando.” La voce del racconta storie era diventata più acuta e alta. Lo stava indicando con un dito tremante e la bocca spalancata. Conosceva meglio di altri la storia di Kurt Hummel e sapeva che era in grado di volare, grazie alla polvere di fata ma mai si sarebbe immaginato che lo avrebbe visto svolazzare nella sua stanza da letto.

“Non ti hanno mai detto che è maleducazione indicare una persona?” disse in risposta il ragazzo dagli occhi celesti e dalle mille sfumature, mentre volava libero nella stanza e con il suo solito ghigno soddisfatto sul volto.

“Non può essere reale. Tu non stai volando nella mia stanza. Questo è solo uno strano sogno, ma certo, uno di quelli che faccio sempre ultimamente” a Blaine iniziò a girare forte la testa e si portò una mano sulla fronte. Non aveva la febbre e aveva gli occhi ancora spalancati ma allora: come spiegare tutto quello? Era reale? Lui era sveglio? Stava succedendo davvero?

“Uh! Quindi tu mi sogni anche?” Kurt tornò ad appoggiare i piedi sul suolo e riportò le mani sui fianchi, stava per aggiungere altro quando due bambini irruppero nella stanza urlando e si strinsero alle gambe del racconta storie.

“Papà, ma lui è..” provò a iniziare Elizabeth.
“Sì, lui è..” tentò Devon.

Lui è KURT HUMMEL” urlarono all’unisono i due bambini. Avevano gli occhi che brillavano e le bocce spalancate. Erano eccitati, ma tuttavia, non lasciarono la presa dalle gambe di Blaine.

Quel ghigno, che sembrava far parte del suo volto, si fece più grande alla reazione dei due bambini e, poiché il racconta storie sembrava aver perso conoscenza, Kurt tornò a parlare e si avvicinò di poco a loro “E voi due chi siete?”.

“Piacere di conoscerla” si fece avanti una coraggiosa Elizabeth, con le mani unite dietro la schiena e un dolce sorriso sul volto. “Io sono Elizabeth Anderson e lui e mio fratello Devon Anderson” disse indicando con il capo il fratellino che stava ancora aggrappato alla gamba del padre. “E siamo molto lieti di fare la sua conoscenza, il nostro papà ci racconta sempre di lei” terminò.

“Sei una bambina molto coraggiosa, te l’hanno mai detto?” Kurt rivolse lei un sorriso e poi guardò anche Devon, almeno il suo profilo, dato che era nascosto dietro la gamba del racconta storie ma sorrise anche lui, facendogli capire che si poteva fidare.

“Sì, papà me lo dice sempre, anche se non ci credo molto”. Una nota di tristezza trasparì dalla sua voce e a Kurt si fermò il cuore, poi gli venne un’idea: “Dato che siete due bambini coraggiosi, che amano l’avventura e la mia storia” fece un respiro profondo prima di proseguire a parlare “Vi piacerebbe volare?”.

Quella domanda fece correre i due bambini sul letto del padre e iniziarono a saltare e a sorridere e all’unisono, ancora una volta, urlarono all'unisono “SI!”.

“Bastano pensieri felice e..” Kurt afferrò un sacchetto attaccato alla sua cinta e fece cadere un po’ di polvere di fata sui due bambini “e un po’ di polvere di fata”.

Elizabeth chiuse gli occhi, mentre quella polvere brillante le cadeva sulle spalle e sul suo volto. Doveva pensare a qualcosa di felice per poter volare e già il fatto che tutto quello fosse reale, la rendeva felice. Tutta via iniziò a pensare al suo ultimo compleanno, a quando suo padre le aveva regalato quel rarissimo libro che voleva da qualche tempo e al bacio che le aveva regalato il suo fratellino.

“Beth” urlò con gli occhi spalancati Devon “Beth, apri gli occhi”.

Elizabeth aveva paura di aprire gli occhi, con il fratellino che le urlava di farlo. Sembrava tutto un sogno e non era ancora pronta a svegliarsi, ma doveva farlo. Quando aprì gli occhi non si trovò in camera sua nella penombra con il fratellino che saltava sul letto perché aveva fatto un brutto sogno. Lei stava volando.

“Ora ci provo anch’io” Devon chiuse gli occhi, come aveva fatto sua sorella poco prima, e iniziò a scavare alla ricerca di un ricordo felice. Ce n’erano realmente tanti e non sapeva quelle scegliere e, alla fine, fu il ricordo a scegliere lui.

Era successo qualche anno prima. Era caduto nel parco vicino casa. Gli stava sanguinando il ginocchio e stava piangendo. Beth era al suo fianco e gli stringeva la mano, poi dal nulla è spuntato suo padre, con le lacrime agli occhi. Era realmente preoccupato per lui. Lo strinse forte tra le sue braccia e quel dolore al ginocchio era come sé fosse magicamente passato, a quell’abbraccio si aggiunse anche Elizabeth. Erano una famiglia e lui lo sapeva.

“Devon. Stai volando Devon. Andiamo apri gli occhi. Stai volando.” Questa volta fu il turno di Elizabeth di urlare e per Devon di aprire gli occhi. Stava volando.

“E tu?” Kurt si avvicinò ancora di più al racconta storie “E tu vuoi volare?”.

Erano distanti un respiro e solo in questo momento Blaine tornò a respirare. Alzò di poco lo sguardo e vide i suoi due bambini volare per la stanza e una fitta allo stomaco lo colpì. Era un genitore e come tale era pieno di apprensione e paura che li potesse succedere qualcosa, ma poi li sentì ridere di gusto e quella paura scomparve.

“Allora?” Kurt si avvicinò ancora un po’ e inclinò il capo di lato. Il racconta storie sembrava di nuovo perso in chissà quale mondo parallelo e cosi distante da lui. Chissà se lo sentiva o doveva urlare più forte si chiese.

Erano cosi vicini che i loro nasi si scontrarono. Quel sorriso, quello sguardo, quel volto, quel calore. Blaine svegliati, ti ha appena posto una domanda, dannazione a te. Quella voce interna lo fece indietreggiare e spalancare la bocca “C-come? C-come hai detto?”.

“Ti ho chiesto se vuoi volare anche tu.” Che strano, Kurt sentì il desiderio e l’impulso di voler volare con lui in quel luogo dove la sua mente si nascondeva. Chissà se ci sono già. pensò con malinconia il ragazzo sperduto. Sei impazzito? Tu sei Kurt Hummel, una leggenda. Smettila di fare questi pensieri e torna a casa. Un’altra voce urlò nella sua testa. Casa. Dov’è casa? si domandò.

“C-come? Io? Volare? N-no cioè-” non riuscì a dare un reale significato a quella frase, quando sentì i suoi due bambini urlare cose come: “Andiamo papà, è divertente” o “Papà è la tua avventura, vivila con noi”. Hanno ragione, questa è la mia avventura e Kurt.. Oh! Kurt è.. E’ la mia leggenda preferita. “Okay” riuscì a dire infine.

“Perfetto, pronto?” Quando il racconta storie mosse impercettibilmente il capo, Kurt lasciò cadere un po’ di polvere di fata sui suoi ricci e un sorriso comparve sul suo volto quando arricciò il naso. Stai attento. Gli urlò, ancora, quella vocina interna. “E ora scegli un pensiero felice”.

Un pensiero felice. Non si stupì quando a quelle parole i sorrisi dei suoi bambini fecero capolino nella sua mente. Quelle due piccole e fragili creature lo avevo salvato e lui ne era grato. A quel pensiero, sorrise e iniziò lentamente ad alzarsi dal suolo seguito dalla persona che aveva di fronte.

“Com’è?” chiese Kurt con un sorriso sincero sul volto, forse per la prima volta nella sua vita.

“Com’è cosa? Non capisco di cosa parli” Blaine lo scrutò strizzando gli occhi. Kurt gli fece segno di abbassare lo sguardo con il capo e quasi cadde per la paura. “Oh mio dio”.

Kurt si affrettò ad afferrarlo per un braccio e gli sorrise ancora “Non ti preoccupare ci sono io, non ti lascerò cadere” e poi voltando il capo aggiunse: “Chi vuole venire con me sull’isola che non c’è e vivere una delle più belle avventure di sempre?”.

Il ragazzo dagli occhi come il cielo non si stupì neanche un po’ della risposta dei due bambini. Elizabeth e Devon iniziarono a volare intono alla stanza, urlando e sorridendo. Ma quello che più voleva, era portare con sé il racconta storie e fargli conoscere quel mondo che tanto amava per fargli vivere quell’avventura che tanto aspettava.

“Sì parte allora” i due bambini uscirono dalla finestra e fecero un giro intorno alla casa. Nella stanza, ora solo con Kurt e Blaine ancora sospesi a mezz’aria, Kurt spostò lo sguardo dalla finestra e domandò, quasi speranzoso: “E tu? Tu vieni con me?”.

“Io? Io non lo so” Blaine lentamente iniziò a precipitare, fino a tornare con i piedi per terra. Di certo non poteva permettere ai suoi due piccoli di intraprendere una tale avventura da soli. Era la sua occasione, quell’occasione che aspettava da una vita ma, ora che l’aveva a portata di mano, era spaventato.

“Ti prometto che non correrai alcun pericolo. Ti proteggerò anche a costo della mia stessa vita e proteggerò anche Elizabeth e Devon. Io sono la tua leggenda preferita, ricordi? Ti va t’intraprendere quest’avventura con me?” disse il ragazzo sperduto, porgendo la mano al racconta storie, che aveva gli occhi lucidi e le labbra socchiuse.

“Non mi lascerai mai? Proteggerai sempre me e i miei bambini? Avrò la più bella avventura di tutti i tempi? Mi farai sentire al sicuro?” Blaine non riusciva a capire se tutte quelle domande le stava ponendo a sé stesso o ad alta voce, ma la reazione di Kurt diede lui una risposta.

“Te lo prometto, non te ne pentirai. Devi solo prendere la mia mano”.

Quale fu la scelta che prese Blaine è scontato da dire, altrimenti che senso avrebbe questa storia? Blaine afferrò con fermezza la mano di Kurt, il ragazzo sperduto, e insieme ai suoi due bambini – Elizabeth e Devon – volarono verso l’isola che non c’è, verso la loro più grande e sorprendere avventura, alla scoperta della magia.







 
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Ed eccomi qui con una nuova mini-long cui mi sento molto legata *-*
Come prima cosa vorrei ringraziare Giulia aka il Robin del mio NightBird aka mia nuova beta *-* love u so much, poi vorrei ringraziare due persone molto speciali per me che sono: Fra e Marta siete la mia vita e niente vi amo entrambe *-*
Spero che questo primo capitolo vi piaccia e che sia di vostro gradimento. Fatemi pure sapere cosa ne pensate, magari tramite una recensione o messaggio privato, sarò felice di leggere le nostre opinione.
Non credo ci sia altro da aggiungere. Grazie a chiunque leggerà questo primo capitolo.


- SandFrost
  
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