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Autore: Hymn    22/07/2013    2 recensioni
Spostò il braccio dal proprio fianco alla sua schiena, percorrendo con le dita il disegno dei suoi muscoli, perfetti e potenti, al di la dell'umano, grazie alla Seconda Nascita.
Allontanò con un gesto maldestro le coperte, scoprendo entrambi e rivelando all'aria del giorno i loro corpi, nudi ed intrecciati.
Sorrise.
(Jumian - Julian x Damian)
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Damian Assange, Julian Lord
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Distance doesn't matter

 

A Cristina, al Damian del mio Julian.

Ai nostri litigi, alle nostre risate.

Alle nostre lacrime, alla nostra rabbia.

Al nostro affetto, alla nostra amicizia.

Perché no, la distanza non ha importanza.

 

Rumore di campane in lontananza. Ancora inebetito dal sonno, Julian Lord aprì gli occhi, ritrovandosi a fissare, attraverso una ciocca di capelli rossicci, il viso di Damian. Sorrise, ancora assonnato, nell'osservare come il vampiro fosse così perfettamente immobile da sembrare... Morto?

È già morto, si trovò a pensare, evitando di ridere per non svegliarlo.

Contò i rintocchi, e gli parve di udirne dieci. Erano le dieci del mattino, ma le tende scure tirare a copertura della finestra non lasciavano filtrare la luce, vitale per lui ma pericolosamente mortale per Damian. Spostò il braccio dal proprio fianco alla sua schiena, percorrendo con le dita il disegno dei suoi muscoli, perfetti e potenti, al di la dell'umano, grazie alla Seconda Nascita.

Allontanò con un gesto maldestro le coperte, scoprendo entrambi e rivelando all'aria del giorno i loro corpi, nudi ed intrecciati. 

Sorrise. Quello di Damian, ben più possente e muscoloso, sembrava accogliere perfettamente quello più piccolo ma ugualmente tonico di Julian. La curvatura del petto, le gambe intrecciate tra loro, le braccia strette attorno alla schiena del giovane, il collo ad accogliere il viso del giovane.

Sbadigliò, carezzando l'ampio torace di Damian, gustandosi la sensazione di solletico che la lieve peluria che lo ricopriva gli procurava ai polpastrelli. Scese lungo una linea immaginaria, aprendo poi il palmo sui suoi addominali, chiudendo gli occhi e tracciando mentalmente quel corpo che per oltre un mese non avrebbe potuto sfiorare. Sospirò, e facendo attenzione, sgusciò via dalla morsa delle braccia del vampiro, semplicemente per sdraiarsi comodamente accanto a lui.

Ricominciò a carezzarlo, scivolando delicatamente con le dita lungo il suo fianco, giù sulla gamba, sfiorando con la delicatezza di un petalo quei muscoli che niente avrebbe scalfito, ad eccezione di una lama della Spada, benedetta per bandire, la luce del sole, e pochi altri artefatti che la Chiesa usava nelle sue lotte ai redivivi.

Amava dormire nudo accanto a lui, a prescindere da un ipotetico amplesso. I loro corpi a contatto, la sua pelle ben più calda di quella di Damian, la loro differenza di temperatura che fin da sempre l'aveva fatto rabbrividire, amava ogni cosa.

Amava sentire le labbra del vampiro poggiarsi sulla sua pelle, schiudersi sul proprio corpo, i suoi denti a scalfire senza incidere la pelle, lasciandovi un temporaneo segno del totale possesso che Damian ormai aveva sul giovane. 

Amava a propria volta scalfire la pelle del vampiro, ben più resistente della sua, con le unghie, lasciando lunghe scie rosate sul suo petto o sulla sua schiena durante l'amplesso, o più semplicemente durante uno dei loro eterni giochi, fatti di provocazioni e semplici risate.

Decise di alzarsi, non prima di essersi chinato su Damian ed avergli lasciato un bacio sotto l'orecchio. Lasciò le labbra premute sulla sua pelle per qualche secondo, sorridendo leggermente malinconico. Quindi, con passo lento e svogliato si diresse al bagno, per lavar via dalla pelle la stanchezza e la spossatezza della notte precedente.

Pegno di sangue, Damian si era nutrito di lui più a lungo del consueto, prestando attenzione a non portare Julian troppo oltre. La Croce che aveva sul petto lo aveva rafforzato, ma nonostante tutto, era ancora un diciottenne. Si sciacquò il viso, specchiandosi. Ombre scure sotto gli occhi testimoniavano che la sete di sangue, del sangue di Julian, aveva trovato pace, quella notte.

Infine si infilò nella vasca, il tempo necessario per sciogliere i muscoli indolenziti con acqua calda, fumante, crogiolandosi per diversi minuti nell'abbraccio tiepido del bagno.

Gli ci volle ben poco, poi, per vestirsi. Con deliberata calma si infilò l'intimo ed i pantaloni, lasciando tuttavia sbottonata la camicia che aveva gentilmente preso in prestito a Damian. Gli sarebbe caduta larga sulle spalle se il vampiro, arreso all'idea di non riaverla indietro, non l'avesse portata da uno dei tanti sarti della Vecchia Capitale per farla sistemare su misura per Julian.

Il ragazzo ridacchiò al ricordo, scuotendo la testa. 

Lanciando uno sguardo all'orologio, si accorse che oltre mezz'ora era già passata, e con l'ennesimo sbadiglio aprì la porta della stanza che Damian usava come studio, sedendosi con un'eleganza tale che Bryce sarebbe morto di crepacuore alla scrivania.

Prese diversi fogli di pergamena, ed un paio di boccette di china. Odiava scrivere lettere, ma molte cose erano successe negli ultimi mesi, e sarebbe stato via per almeno quaranta giorni.

In men che non si dica, l'aria si riempì del leggero grattare del pennino sulla carta, mentre lettere e parole prendevano forma sul foglio.

 

“Caro Damian,

è tardi, per te; nemmeno sono le undici del mattino, e mi ritrovo qui, a scriverti queste poche righe, tremendamente sdolcinate (scordati qualsiasi forma di affetto verbale al mio ritorno). Non sono abituato a scrivere veramente lettere, ma odio doverti svegliare. Sto per partire, e come entrambi sappiano, non ci vedremo per oltre un mese.

Da quando ti conosco non siamo stati mai separati se non per qualche giorno, vuoi per un litigio, vuoi per un malinteso, vuoi per decine di motivi, spesso stupidi e del tutto trascurabili.

Ma, nonostante tutto, non abbiamo potuto far altro che ritrovarci, con te che mi stringevi in un abbraccio talmente forte da mozzarmi il fiato.

Sono sette mesi e due giorni che stiamo insieme. Hai sacrificato la tua 'vita' per me (se davvero si può parlare di vita), hai detto addio ad una promessa che ti avrebbe legato per sempre ad un'altra persona, per scegliere me.

Me, il diciassettenne immaturo, tremendamente permaloso ed inquieto, che più di una volta ti ha fatto perdere le staffe, ma mai hai perso il controllo.

Forse qualcuno avrebbe avuto, dopotutto, molta meno pazienza di te. Perché, un vampiro duecentenario avrebbe dovuto scegliere me? A volte ancora me lo chiedo.

Vorrei dirti tante cose, troppe cose. Mi hai insegnato molte cose in questi mesi. Mi hai insegnato il valore delle fiducia nell'altro, mi hai mostrato le cose in un'ottica diversa, mi hai regalato gioia e sorrisi, mi hai regalato lacrime, rabbia e dolore, mi hai regalato amore e paura.

Ed io ti amo per questo, amo ogni nostro singolo litigio ed ogni singola parola pronunciata per ferirci, amo ed amerò sempre il modo in cui mi guardi mentre mi addormento, amo sentire le tue braccia al momento in cui mi risveglio.

Ti amo, Damian, e questi quaranta o più giorni saranno interminabili senza di te. Ma ricordati che tornerò, e no, la distanza non importa, non separerà mai la mia vita dalla tua.

Semper Fidelis,

tuo Julian.”

 

Si sgranchì le dita, poggiando il pennino al suo posto, dopo averlo accuratamente ripulito dalla china in eccesso. Chiuse le boccette, fissando poi la decina di fogli di pergamena appallottolati, sparsi sul pavimento. Sbuffò piano, alzandosi per raccoglierli e gettarli nel cestino li vicino. Infine, facendo attenzione a non far cigolare la porta uscì dallo studio, stringendo nella mano sinistra la lettera. Tornò in camera, semplicemente per scoprire che Damian ancora dormiva, sospeso tra vita e morte, immobile e perfetto come una statua del più pregiato marmo, lavorata da uno dei più prestigiosi scultori della Grecia Ellenica. 

Poggiò il foglio sul proprio cuscino, per poi fermarsi ed osservare per lunghi secondi il vampiro assopito. Fece nuovamente scorrere lo sguardo lungo il suo corpo, sorridendo con una punta di malizia per la sua integrale nudità. Girò quindi attorno al letto, per arrivare alle spalle del vampiro e stringerlo tra le braccia. Lo sentì sospirare piano a quel contatto, e si affrettò a sciogliere l'abbraccio per non svegliarlo. Sapeva che gliela avrebbe fatta scontare, l'essersi allontanato senza svegliarlo, ma non avrebbe avuto poi la forza ad uscire di casa se solo l'avesse guardato con occhi carichi di malinconia e tristezza al pensiero di una separazione così duratura.

Lo baciò di nuovo, sulla guancia e sulla spalla, uscendo poi dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle, senza far tuttavia scattare il meccanismo. Si diresse poi verso l'uscita, afferrando la valigia che già era pronta da giorni, ed aprì la porta, uscendo alla luce del sole e lasciando dietro di sé la promessa del ritorno.

   
 
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