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Autore: conteedilmare    23/07/2013    3 recensioni
"Se la prossima volta vieni con il costume, ti faccio guidare la vela." Si passa una mano fra i capelli e mi guarda con la solita aria solare.
"Sono una frana."
"Perché dici questo se non ci hai mai provato?"
"Perché sono una frana in tutto." Abbasso il capo, grattandomi la nuca con aria imbarazzata.
Cala il silenzio per qualche secondo, momento in cui spero che smetta di guardarmi o che cambi discorso.
"Cosa intendi con 'tutto'?"
"A partire dalle relazioni con gli altri essere umani di questo pianeta e a finire con ogni tipo di sport." Sorrido debolmente.
"Nah, sei solo un po' acida!" Ride.
"Gentile, Shelley." Lo schizzo leggermente, allungando la mano e facendola arrivare oltre la tavola da surf.
Lo vedo bloccarsi di colpo e guardarmi come se fossi un'aliena. D'istinto mi giro per vedere cosa ci sia dietro di me, ma dalla sua affermazione capisco.
"Non mi hai chiamato più 'Coso'!" Esclama.
"Non farci l'abitudine."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Shelley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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19. I love you.






"Posso entrare, ora?" Mi rivolgo al dottore che ha appena finito di visitare mia madre e che in questo momento, sta uscendo dalla sua stanza dell'ospedale.

Appena mi annuisce, apro la porta dapprima socchiusa per poi richiudermela alle spalle e sedere ai piedi del letto di mia madre.

"Beh? Com'è andata?" Le chiedo impaziente di sapere.

Lei sospira e posa le mani sul letto per sollevarsi appena, con un sorriso stanco che non mi sarei aspettata.

"Bene. Dovrò tenere questo gesso per un po', ma fra due giorni torno a casa." Dice silenziosamente.

Tiro un respiro di sollievo mentre faccio attenzione a non sfiorarle la gamba ingessata, limitandomi ad osservarla incredula. Ma la mia mente non ha tregua e continua ad essere tormentata, dato che appena la mia preoccupazione per lei se ne va via, il mio cervello sembra concentrarsi soltanto intorno a George e ai chilometri che ci dividono.

"Non devi essere più spaventata per me, non è successo nulla di grave." Mi rassicura mentre sfiora la mia mano con il suo pollice.

Scuoto la testa e smetto di fissarle la gamba.

"Non è per te, davvero." Tento di mostrarle un sorriso, senza riuscire a farle credere che sia vero.

"Sei strana." Insiste mentre io mi limito a rimanere in silenzio, sperando soltanto che qualcuno interrompa questa conversazione. "Insomma, non è da te essere triste. Tu sei sempre la Ally arrabbiata, ma non triste."

"Non sono triste." Mento.

Lei mi sorride debolmente ancora una volta, inclinando il capo di lato come se stesse cercando di incrociare il mio sguardo che è rivolto verso il basso.

"Davvero? Perché sembri sul punto di piangere da quando sei tornata." Continua. "So che ho sbagliato a lasciare te e Chris da tuo padre per questi mesi, e so anche che non volevi andarci. E mi dispiace se hai passato una brutta estate ma ormai è fin…" La fermo prima che possa aggiungere altro, perché evidentemente non ha intuito nulla di giusto.

"No, mamma, ti sbagli. E' stata l'estate più bella in assoluto." Ribatto.

Cala un silenzio imbarazzante, nel quale io continuo a tenere la testa verso il basso perché odio farmi vedere in lacrime dagli altri, specialmente dai miei genitori.

"Allora cosa c'è che non va?" Insiste.

"Ti è mai capitato di non riuscire a dire ciò che provi, perché è qualcosa di nuovo? Qualcosa che non avresti mai pensato di poter provare?" Le chiedo, continuando a fissare le lenzuola candide che ricoprono la sua gamba.

Qualche mese fa non avrei mai avuto il coraggio di parlare così a mia madre; oddio, questa estate mi ha stravolta in tutti i sensi.

Sollevo il capo e le lancio finalmente uno sguardo, vedendola sorridere ancora.

"No."

Oh fantastico, questo si che mi fa sentire meglio.

"Però mi è capitato l'esatto contrario." Aggiunge.

La guardo con aria interrogativa, chiedendole indirettamente delle spiegazioni.

"Quando ho avuto il coraggio di dire a tuo padre  che lo amavo, lui è sparito. Per settimane. E' una brutta sensazione, sai? Credevo che lui non ricambiasse ciò che provavo io, mi sembrava che per lui fosse solo una cotta adolescenziale."

Non posso fare a meno di guardare le sue labbra che mi stanno raccontando una storia simile a quella mia, il che mi sorprende.

"Ma non era vero, mamma. Anche lui ti amava, altrimenti non vi sareste sposati, no?" Insito.

"Non lo metto in dubbio. Ma, a volte, si sente il bisogno di sentirsi dire determinate cose. Specialmente se sono cose che non ci sono mai state dette." Conclude lei.

Rimango a fissare il vuoto in silenzio, mentre la mia testa comincia a girare e girare senza sosta.

"Ally?"

"Si?"

"Corri da lui e diglielo prima che sia troppo tardi." Mi sorride.

 

 

 

 

 

"Idiota, muoviti!" Urlo a mio fratello che cammina come se stesse passeggiando fra i negozi di Piccadilly, quando in realtà bisognerebbe correre verso il treno che ci sta aspettando.

Lo vedo sbuffare e accelerare finalmente il passo, mentre io ho già consegnato i nostri biglietti e sono pronta ad entrare.

"Almeno adesso, posso sapere per quale motivo stiamo ritornando lì?" Mi chiede mentre prende posto al mio fianco.

"Ti prego, non fare domande." Lo ammonisco, appoggiando la testa sul finestrino e vedendo la stazione allontanarsi dal mio campo visivo.

Non riesco a cacciare via dalla mente le parole di mia madre e mi sto mentalmente preparando un discorso da dire a lui, il che mi fa accelerare i battiti cardiaci.

Quando noto mio fratello che si è addormentato, cerco di non far nessun rumore per non svegliarlo perché sarebbe l'unico modo per sfuggire al suo elenco infinito di domande. Dopo tre ore, circa, sono costretta a scuotergli il braccio e trascinarlo verso l'uscita della stazione.

Siamo a Liverpool.

 

 

 

 

 

"Tu sei completamente matta!" Ride Chris, mentre lo spingo giù dal taxi e corro verso la villetta di papà, che sicuramente è a casa dato che sono ormai le sette di sera.

"Muovi quel culo e basta, okay?" Riderei anche io, se solo non sentissi lo stomaco attorcigliarsi fra sé stesso, per l'ansia.

Scavalco il cancelletto basso del giardino per non perdere tempo ed io e Chris ci imbattiamo in nostro padre che è intento a curare l'erba e guardarci con gli occhi quasi fuori dalle orbite.

"Tenete!"Lancio a Chris e mio padre la mia borsa, per poi slacciarmi le converse e lasciarle sul giardino, insieme ai calzini.

Mi volto, tirando un lungo respiro prima di cominciare a correre senza fermarmi verso la spiaggia. E' incredibile; non sono in questo posto da una sola settimana, ma mi sembra passato tanto tempo di già.

Quando mi affaccio al muretto della spiaggia, noto in lontananza Effy e gli altri ragazzi del windsurf che salgono per ritornare a casa, dato che il sole sta ormai calando del tutto. Mi sporgo ancora un po' e noto una figura seduta con le ginocchia racchiuse fra le sue stesse braccia, sulla sabbia vicina alla riva. Tiro un lungo sospiro e mentre ripeto mentalmente il mio discorso che sono pronta ad esporre, mi avvicino silenziosamente.

"E' stupido, ma avevo quasi paura di ritornare qui e non trovare più niente." Dico con un tono di voce calmo che lo fa sussultare e voltarsi, mentre prendo posto al suo fianco e continuo a fissare il mare che si muove ininterrottamente.

"Che ci fai qui?" Mi chiede, con la stessa espressione che aveva mio padre cinque minuti fa. Lo vedo avvicinarsi pericolosamente, ma lo fermo perché ho bisogno di parlare.

"Avevo lasciato qualcosa in sospeso." Sussurro, decisa a non distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

E' bellissimo.

Non bellissimo da fare sogni non adatti ai minori su di lui.

E' semplicemente bello.

Nello stesso istante in cui incontro i suoi occhi, mi dimentico totalmente del discorso a cui ho pensato troppo durante le ultime ore e capisco che finalmente, ci siamo solamente io e lui.

"C'è una cosa che non ti ho detto di me." Comincio, sussurrando.

Lui strizza leggermente l'occhio sinistro per guardarmi con aria stranita ed interrogativa. "Perché non ti ho ancora detto che ti amo, George."

Ed eccolo di nuovo lì, il suo sorriso sincero che ha la capacità di illuminargli il volto, che non è l'unica cosa ad accendersi, dato che il mio cuore sta galoppando ad una velocità incontrollabile. Non esito a mettermi in ginocchio e sporgermi verso lui, per circondargli il collo con le braccia e unire le sue labbra alle mie in un bacio che, negli ultimi tempi, ho desiderato così tanto da togliermi il fiato, perché mi è ormai indispensabile.

Quando sento le sue braccia stringersi intorno al mio bacino e i suoi capelli solleticarmi la fronte, capisco una cosa:

George ha cambiato la mia estate e la mia vita abituale, ma cosa fondamentale, è riuscito ad abbattere le mura di odio che mi sono sempre creata attorno, per farmi provare qualcosa di nuovo e che fino a qualche mese fa, credevo non esistesse: l'amore.

E quindi, a questo punto, se c'è una cosa che potrei odiare sarebbe soltanto il modo in cui lo amo.







Eccomi, gente.
Allora, davvero, non ho niente da dire perchè sono leggermente scossa ahahahah no, sul serio, non mi sembra possibile che questo sia l'ultimo capitolo.
Cioè mi sembra strano da dire, ma sono felice che mi abbiate seguita, perciò grazie!
Siccome manca ancora l'epilogo, tutto ciò che ho da dire per la fine di questa storia la dirò quando lo pubblicherò, perchè sarà davvero la parte conclusiva.
Quindi, a presto :)
-ems.

  
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