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Autore: _Safyra    23/07/2013    3 recensioni
Una notte del 1841, nella dispersa cittadina di Mystic Falls, la famiglia Salvatore accolse un nuovo arrivato.
Un nuovo arrivato destinato a vivere per sempre.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Damon Salvatore, Giuseppe Salvatore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The Newcomer

 

 

23 giugno 1841, Mystic Falls

 

 

Giuseppe Salvatore non aveva mai immaginato quanto potesse essere lunga la notte, non prima di quel giorno. Aveva sempre pensato che il tempo scorresse più veloce quando le città dormivano.

Tuttavia le sue teorie trovarono una pecca quella calda notte di giugno, in cui tutto, per alcune ore, sembrò bloccarsi come per magia.

Giuseppe si schiarì la gola, riarsa per il Whisky che aveva appena trangugiato, e affilò l'udito per ascoltare le voci indistinte che provenivano dalla porta infondo al corridoio.

Quella notte Villa Veritas era più illuminata dell'intera Mystic Falls: due cameriere si prodigavano per trasportare brocche d'acqua, coperte e asciugamani nella sua camera da letto; il maggiordomo cercava di informalo su tutto quello che succedeva, inconscio del fatto che in quel modo lo facesse solo irritare.

Giuseppe si versò dell'altro Whisky, lanciando continui sguardi all'orologio che ticchettava rumorosamente accanto alla finestra. Bevve tutto d'un sorso il liquore, che gli andò quasi di traverso quando i suoi timpani vennero perforati dalle urla di dolore che si levarono dalla stanza accanto.

Le ennesime da quasi un'ora.

Avrebbe tanto voluto vedere cosa stava succedendo, stringere la mano di sua moglie e sussurrarle che andava tutto bene, ma l'opprimente paura che gli stava facendo mancare l'aria lo lasciò incollato alla poltrona, mai stata così scomoda come in quel momento.

«Gregory.» tuonò severamente, invitando il suo maggiordomo a raggiungerlo in salotto.

«Sì, Signore?»

«Portatemi un'altra bottiglia.» disse, porgendo all'uomo il recipiente vuoto.

«Ne siete sicuro?» balbettò timido Gregory, dopo aver afferrato la bottiglia con un tovagliolo bianco.

Giuseppe in risposta lo fulminò con lo sguardo, facendolo indietreggiare fino ad entrare in cucina.

L'espressione contrita del Signore però si tramutò in una maschera di sorpresa quando, fra i gemiti rumorosi della moglie, spiccarono i vagiti incontrollabili di una nuova voce.

Giuseppe abbandonò subito il bicchiere di cristallo sul tavolino accanto, alzandosi di scatto non appena udì quella melodia. Si voltò in direzione della sua camera, da dove uscì sorridente una delle cameriere. Giuseppe la guardò, emozionato.

«Congratulazioni, Signore. Vostra moglie ha dato alla luce un bellissimo bambino.»

La tenerezza e la compassione con cui la donna pronunciò quelle parole fecero alleggerire il cuore di Giuseppe, che sorrise sornione all'anziana cameriera. Le sue gambe si mossero automaticamente verso l'uscio della camera da letto, in trepidante attesa di conoscere il suo primogenito.

Entrò silenziosamente, cercando con gli occhi quelli della moglie, che si voltò verso di lui non appena lo sentì arrivare.

Il viso della donna era incorniciato da una folta chioma di capelli neri, un po' in disordine ma pur sempre bellissimi; le labbra distese in un ampio e stanco sorriso; gli occhi dello stesso colore del cielo trasudavano benessere e gioia; la pelle, bianca come la luna, era imperlata da un velo invisibile di sudore.

Tra le braccia, dolcemente, teneva un fagotto che si muoveva spasmodicamente, come alla ricerca di qualcosa.

«Giuseppe» lo chiamò la neo mamma dal letto in cui era sdraiata. L'uomo non se lo fece ripetere due volte: si avvicinò cautamente, come se avesse paura, sedendosi accanto a lei.

E finalmente lo vide.

Suo figlio – gli era ancora strano chiamarlo così – aveva gli occhi spalancati fissi sulla moglie, che ricambiava il suo sguardo incantato.

Ed erano azzurri. Totalmente ed incondizionatamente azzurri. Le labbra socchiuse formavano un cuoricino perfetto.

Lui era perfetto.

Fu difficile, per Giuseppe, non notare quanto il bambino somigliasse alla madre.

«Guarda chi è venuto a trovarci» mormorò piano quest'ultima, prima di lasciare un delicato bacio sulla fronte del piccolo.

Giuseppe riuscì a stento a trattenere le lacrime.

Il bambino incrociò il suo sguardo, emettendo uno strano suono. Per un attimo il padre cercò di non guardarlo, perso come si sentiva appena sprofondava nell'oceano delle sue iridi, poi però ritornò ad osservarlo.

Gli sorrise, allungando una mano per sfiorargli la candida pelle.

«È meraviglioso» disse alla moglie, con voce leggermente incrinata.

A quel commento, la donna si lasciò sfuggire una lacrima.

«Vuoi prenderlo?» chiese dolcemente al marito.

Lui non rispose, ma il suo chiaro gesto di aprire le braccia la incoraggiò ad avvicinargli il fagotto. L'uomo lo prese con fare inesperto, ottenendo un udibile lamento da parte del neonato, che si agitò appena.

Giuseppe perse quasi il contatto con la realtà quando sentì il calore che gli trasmetteva suo figlio. È così bello, pensava mentre osservava ogni singola parte del suo viso, e così simile a sua madre.

Se avesse avuto il suo stesso carattere poi, sarebbe diventato l'uomo perfetto.

Il bambino scoppiò improvvisamente a piangere, infastidito da chissà cosa, e Giuseppe fu costretto a rimetterlo fra le braccia della madre. Essa lo cullò lentamente, come per farlo addormentare, tornando a fissarlo come poco prima.

«Come lo chiamiamo?» domandò al marito, che stava ancora fantasticando sul futuro del loro bambino.

«Decidi tu.»

La donna scostò gli occhi dal neonato, che aveva smesso di lamentarsi, per alzarli verso il soffitto.

«Mmh, per un bimbo speciale ci vuole un nome speciale.»

Lei pensò a lungo, immaginandosi suo figlio come un uomo affascinante, intelligente e terribilmente sensuale. Immaginò i suoi occhi azzurri, i suoi capelli neri come la notte a renderli ancora più profondi, la sua pelle diafana liscia e vellutata come quella di un petalo. Immaginò un carattere misterioso e indomabile come quello del padre.

Sebbene le fossero passati milioni di nomi per la testa, nessuno riuscì ad essere migliore di quello che aveva creato.

«Damon Salvatore. Bello e dannato come suo padre. Che ne dici?» sussurrò al marito, che rimase a toccarsi il mento, soprappensiero.

«Perché non bello e puro come sua madre?»

«No» replicò lei, abbassando lo sguardo sul viso sereno del bambino «Non fa per lui.» aggiunse mentre sfiorava con l'indice il suo nasino.

«Damon, Damon... A te piace?» chiese Giuseppe, rivolgendosi al neonato che si era addormentato.

Il bimbo ovviamente non ebbe alcuna reazione, cosa che infuse una certa dose di sicurezza nella madre.

Damon era perfetto per lui. Nessuno avrebbe detto il contrario.

Una cameriera entrò d'un tratto nella stanza, sorridendo affettuosamente ai nuovi genitori.

«Signor Salvatore, vostra moglie e il vostro bam...»

«Damon» sopraggiunse Giuseppe «Questo è il suo nome.»

Lanciò un'occhiata d'intesa alla moglie, che sorridendogli dolcemente gli mimò un tenero "ti amo".

 

 

Spazio pseudo autore:

 

Buongiorno!!! Non posso credere di avere appena pubblicato nel fandom di TVD O.O è da gennaio di quest'anno che non mi faccio vedere T.T Mi dispiace tanto, ragazzi, ma ho avuto un fenomenale blocco dello scrittore e nessuno è riuscito a ridarmi la tanto ardita "ispirazione" xD

Ma non preoccupatevi, sono ritornata in pista – anche se non ho pubblicato niente su questo fandom – e questa piccola shot ne è la prova.

Mi prenderete per scema se vi dico che ho partorito questa breve fanfiction mentre leggevo Sofocle o.O perciò non mi prolungo sullo spiegare tutto nei minimi particolari xD

Spero che possiate apprezzare il mio piccolo contributo a Damon e a TVD <3

Un abbraccio enorme – vi aspetto numerosi.

Sha <3 

   
 
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