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Autore: rebshuxley    02/02/2008    4 recensioni
Michael la lasciò perdere e si rivolse a Helena.
«Anche tu sai fare queste cose, vero? Tu sei una strega
Lei era rimasta impassibile davanti alla piccola esibizione di Mike, ma improvvisamente la sua espressione cambiò. Sorrideva, incredula, e mormorò le parole che, a sua insaputa, erano state già pronunciate da qualcun altro, più di cinquant’anni prima.
«Lo sapevo che ero diversa… Lo sapevo che ero speciale. Ho sempre saputo che c’era qualcosa.»
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Helena FF
Dopo lunga riflessione {tre minuti circa} ho deciso di pubblicare il primo capitolo di questa fanfiction, la prima che scrivo su HP. Non è niente di speciale, anzi xD ma l'idea mi sembrava così carina che non potevo non scriverla *sono scema* Un grazie speciale alla mia tesora Lulù che l'ha letta per prima e mi ha aiutato con il titolo e il nome della protagonista, Helena, che è anche il titolo della mia canzone preferita **

I personaggi dei libri di Harry Potter appartengono ovviamente a Zia Jo {sempre sia lodata **}, e altrettanto ovviamente non sono usati a scopo di lucro.
Invece i personaggi di mia invenzione, ovvero Helena Richards, Susan Richards e Micheal Tibbs appartengono a me, e sono anche molto gelosa di loro u.u Quindi giù le mani! xD

Ed ora vi lascio alla lettura, mi raccomando lasciate una recensione se leggete ** Enjoy!


Helena


Era una fredda mattina di febbraio, e niente si muoveva nel piccolo bosco appena dietro alla casa. All’improvviso, con un rumore debole ma che in quel silenzio sembrava assordante una sagoma scura si materializzò vicino a una quercia. La figura si spostò velocemente a sinistra e andò a sbattere contro l’albero.


«Ohi!» Esclamò Michael Tibbs, rialzandosi a fatica e massaggiandosi la testa.
«Trentadue anni, Mikey. Trentadue anni hai, e ancora non sei capace di Materializzarti decentemente!» Borbottò contro se stesso a bassa voce. Si incamminò verso la casa, imprecando contro i pantaloni assurdamente scomodi che non era abituato a portare. Arrivato alla porta suonò il campanello.

Aprì una ragazzina sui dieci anni dal fisico esile e minuto, con capelli lisci e neri che le arrivavano a metà schiena. I suoi grandi occhi verdi lo scrutarono con severità, posandosi torvi sugli abiti Babbani indossati a caso, e si soffermarono sul rigonfiamento nella tasca destra, dove si trovava la bacchetta.
«Chi sei?»
Chiese con voce sommessa ma stranamente dura. Mike fece un sorriso impacciato sentendosi improvvisamente in imbarazzo, e si presentò cercando di assumere un’aria rassicurante.
«Mi chiamo Michael Tibbs, vorrei parlare con tua madre. Tu sei Helena Richards, dico bene?»
«Sono io. Cosa le devi dire?»
«Riguarda anche te» la informò Mike, con la strana sensazione che la ragazzina sapesse già tutto. «Va’ a chiamare tua madre, per favore.»
La ragazzina si girò e salì le scale, così velocemente che a Michael parve fosse scomparsa. Ma poi ritornò insieme a una donna magra dall’aria stanca in tuta e con un foulard annodato tra i capelli sudaticci.
«Buongiorno» disse lei cautamente, osservando anche lei, come la figlia, il suo bizzarro abbigliamento. «Posso esserle utile? Stavo facendo le pulizie.»
«Salve, signora Richards. Mi chiamo Michael Tibbs e vorrei parlare con lei di sua figlia.»
La donna aggrottò le sopracciglia e fissò per un attimo Mike con aria perplessa, poi alzò le spalle e lo fece entrare.

La casa era piccola e ordinata. Arrivarono in un salotto e la signora lo fece accomodare su un divano blu dal tessuto consunto e sbiadito; lei invece si sedette su una poltrona sgangherata davanti a lui. Si avvicinò anche la ragazzina, e sprofondò in un'altra poltrona, circondandosi le ginocchia con le braccia; prese a fissarlo ancora, come se fosse un esemplare di qualche specie rara. Mike si sentiva sempre più a disagio. Si schiarì la voce.
 «Bene, signora…»
«Mi chiami Susan.» Lo interruppe lei.
«D’accordo, Susan. Quello che sto per dirle molto probabilmente le farà pensare che io sia un idiota o un bugiardo o tutti e due, ma la prego di ascoltarmi molto attentamente.»
Susan aprì la bocca come per dire qualcosa, poi cambiò idea e la richiuse. Guardò Mike con un misto di curiosità e diffidenza.
«È bene che lei sappia che esistono ancora maghi e streghe nel mondo, Susan. No, mi stia a sentire» aggiunse vedendo che lei stava per ribattere «glielo posso dimostrare.»

Michael si alzò, sfoderò la bacchetta e la puntò verso la minuscola cucina. Una brocca prese a volteggiare verso di loro, schizzando un po’ d’acqua; subito la seguì un bicchiere, e i due oggetti si posarono elegantemente sul tavolino di fianco a Susan Richards, la quale cacciò un urlo e svenne.
«Innerva» Sussurrò Mike mortificato, rivolgendo la bacchetta alla signora Richards. Lei si svegliò e richiuse gli occhi, scuotendo la testa e borbottando qualcosa di incomprensibile.
Michael la lasciò perdere e si rivolse a Helena.
«Anche tu sai fare queste cose, vero? Tu sei una strega
Lei era rimasta impassibile davanti alla piccola esibizione di Mike, ma improvvisamente la sua espressione cambiò. Sorrideva, incredula, e mormorò le parole che, a sua insaputa, erano state già pronunciate da qualcun altro, più di cinquant’anni prima.
«Lo sapevo che ero diversa… Lo sapevo che ero speciale. Ho sempre saputo che c’era qualcosa.»




***



Harry si svegliò improvvisamente, madido di sudore e spaventato. Ginny borbottò qualcosa e si girò dall’altra parte. Cos’aveva sognato? Si sforzò di ricordare, ma l’incubo divenne sempre più confuso e poi sparì del tutto. Gli era rimasta solo una strana sensazione, un flash-back fortissimo. Si alzò, si diresse verso il bagno e si lavò la faccia con acqua gelida, cercando di riordinare le idee. A dire la verità, erano anni che non sognava niente. Da quando aveva diciassette anni, da quando aveva sconfitto Voldemort. Niente più sogni. Spariti del tutto.
Hermione pensava fosse una conseguenza della distruzione del frammento dell’anima di Voldemort che si trovava dentro di lui, e Harry era d’accordo. Tra l’altro non gli dispiaceva troppo non sognare, ne aveva avuto abbastanza durante la sua adolescenza, e passare notti tranquille era stato un piacevole cambiamento. Possibile che dopo tanti anni avesse sognato di nuovo? Cosa significava?

Harry scosse la testa, perplesso, e tornò a letto. Il giorno dopo non ricordava più niente.




 
  
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