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Autore: Nivees    23/07/2013    3 recensioni
[ Weiss Guertena; Mary ]
Quando Weiss Guertena prese la tela, il suo pennello e la tavolozza con i colori, sapeva già cosa avrebbe dipinto. L'immagine era chiara nella sua mente e sembrava quasi che le dita avessero vita propria, muovendosi con estrema eleganza, contornando la tela di migliaia di rose gialle.
Nel buio della sua stanza, dipingeva una dolce bambina dai lunghi capelli color dell'oro.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mary, Weiss Guertena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rosemary

 

Quando Weiss Guertena prese la tela, il suo pennello e la tavolozza con i colori, sapeva già cosa avrebbe dipinto. L'immagine era chiara nella sua mente e sembrava quasi che le dita avessero vita propria, muovendosi con estrema eleganza, contornando la tela di migliaia di rose gialle.
Nel buio della sua stanza, dipingeva una dolce bambina dai lunghi capelli color dell'oro.
Era bella, estremamente bella. Mano a mano che la punta del pennello formava un volto infantile e sorridente, due grandi occhi cerulei e il vestito verde pastello, Weiss pensò che sicuramente lei era la rosa più bella che lui fosse mai riuscito a disegnare. In quell'oscurità che aveva pervaso persino il cuore e l'animo del pittore, i colori caldi e accecanti della bimba erano l'unica fonte di luce che illuminava la stanza e il suo volto, e ne rimase incantato.
Quella era la sua opera più bella, che avrebbe curato come se fosse qualcosa di prezioso – e per lui lo era davvero, tanto che per attimi interminabili desiderò paradossalmente che fosse vera, di poterla stringere tra le braccia e godere di quella iridescenza che emanava.
La sua Mary – così chiamò la bambina – era nata, e la luce finalmente faceva parte anche della sua vita.

Quella luce, purtroppo, non durò a lungo.
La mente del pittore divenne istabile, quel piccolo barlume di speranza che era nata in lui scomparve come la fiamma di una candela vittima di un po' di vento. Rimaneva spesso seduto sulla sua solita sedia, davanti ad una tela ancora vuota che tale sarebbe rimasta; cercava di ignorare il più possibile quelle entità strane che sentiva attorno, davanti, ovunque.
Eppure, era così difficile.
Guertena si prese la testa fra le mani, piegandosi su se stesso come a volersi proteggere da ciò che vedeva, da ciò che non era reale ma che lui continuava a sentire. Perché loro si muovevano, parlavano, respiravano. Erano esseri viventi, nella sua testa – eppure sapeva bene che non era possibile tutto ciò.
Era tutto iniziato da quando Mary era nata. Weiss alzò piano lo sguardo sul dipinto della sua adorata bambina, vedendolo buio e nero, come il resto delle cose che aveva creato con i suoi colori. Se voleva guardare il suo amato quadro ormai gli era impossibile, perché Mary non era più intrappolata in quella tela. Era viva, gli restava accanto, lo abbracciava. Lo chiamav“papà”. Ma tutto ciò era impossibile, lei non esisteva davvero, era solo frutto della sua mente malata.
Ma anche in quel momento, la bambina era seduta sulle ginocchia al suo fianco e gli teneva le mani. Come poteva? Se era solo uno spettro frutto della sua pazzia – non poteva definirsi in altro modo se non pazzo, arrivato a quel punto – come poteva Mary confortarlo e asciugargli e lacrime ed il sudore che gli bagnavano il viso smorto?
Se solo Guertena avesse osato guardarsi intorno ancora un po', si sarebbe accorto come i suoi quadri resi vivi dalla sua insanità mentale fossero preoccupati. Avrebbe visto le Lady in Red uscire dalla propria cornice e avvicinarglisi tentennando, i Mannequin che assunsero un'espressione vagamente triste, e le Death of the Individual che unirono le mani a mo' di preghiera, attendendo qualcosa, qualsiasi cosa.
Ma il pittore scosse solo la testa, riportandola tra le mani e chiedendosi come fosse arrivato a quel punto, per quale motivo fosse impazzito tutto ad un tratto. Si chiese come mai i suoi quadri fossero così neri tanto da far paura, neri come se l'anima e l'amore che Weiss aveva dato loro mentre dipingeva fosse scomparso.
Quel mondo che la sua mente malata aveva creato gli stava ormai stretto, quel nero lo opprimeva.
Tutto solo perché aveva desiderato ardentemente che Mary fosse viva.

Il tempo passò anche fin troppo lentamente. Guertena non era riuscito a dipingere nient'altro dopo Mary – perché tutto quel nero che lo circondava lo aveva reso quasi cieco, impossibilitato a vedere quella luce che gli permetteva di prendere in mano un pennello, intingerlo nella tempera e colorare la tela fino a che non fosse calata la notte, finché le forze gliel'avrebbero permesso.
Chiuse gli occhi, sospirando tremante.
Quei momenti di solitudine non sarebbero mai più arrivati, ormai se n'era fatto una ragione. Non che restare soli gli piacesse così tanto, il fatto era che non aveva mai ambito ad avere amici immaginari – spaventosi in quel modo, poi, non era affatto nei suoi piani.
Quando riaprì gli occhi, Mary era davanti a lui. Gli sorrideva e aveva appena allargato le braccia; voleva forse ricevere un abbraccio? Cercava forse anche solo un minimo gesto d'affetto da parte sua, che lei considerava suo padre?
Weiss non capiva. Continuava a non capire niente, perché ciò che vedeva superava di gran lunga i limiti della sua fantasia – perché lui non aveva mai desiderato tutto quello. Aveva desiderato che la vera Mary venisse presa tra le braccia da lui, non uno spettro che era uscito da un quadro.
Si alzò di scatto dalla sedia. Portò una mano tra i capelli d'oro di Mary per poterla rassicurare – sentendoli così veri al tatto, così consistenti. Poteva un fantasma della sua mente essere così dannatamente reale? Era una domanda che spesso si era posto, ma non aveva mai trovato risposta.
Si avvicinò alla finestra della sua stanza, da dove riusciva a vedere solo un cielo scuro e cupo. Nero più della notte. Tutta quell'oscurità non riusciva più a sopportarla.
Guardò un'ultima volta Mary: i suoi grandi occhi cerulei lo guardavano con insistenza, come se stesse cercando di capire cosa suo padre avesse intenzione di fare. Non lo sapeva nemmeno Guertena stesso, in realtà. Gli sarebbe piaciuto da morire se la sua piccola, bellissima rosa gialla fosse stata vera, invece che uno stupido scherzo della sua mente, e faceva così male sapere che invece quel fiore era finto che ormai Weiss non ce la faceva più a continuare persino a vivere. Le sorrise soltanto e da quel momento, fu solo questione di tre passi.
Il primo fu spalancare le ante della finestra. L'aria fresca della notte lo colpì in pieno viso, ma non gli diede fastidio.
Il secondo fu salire sul davanzale di marmo. Riuscì a vedere quanto il suo appartamento fosse lontano dal mondo esterno. Era sempre stato così esonerato dalla vita sociale? Era davvero quello il mondo reale, o anche quello era frutto della sua pazzia?
Il terzo fu semplicemente un passo.
E poi la fine.

Mary restò a guardare quella scena.
Dov'era andato il suo papà?
Sarebbe tornato?
La prossima volta che sarebbe andato via, l'avrebbe portata con sé?
Ma Weiss Guertena non tornò più, e Mary era ancora lì, davanti a quella finestra, circondata da tele, dipinti, pennelli e colori, ad aspettare il suo ritorno.
L'aveva abbandonata?
L'aveva lasciata sola?
«Perché sei stato così crudele, papà?».



 




Ssssalve. :3
Non voletemene gente, ho imparato ad amare Mary e Weiss Guertena come non ci fosse un domani. Li adoro con tutto il cuore, e il mio headcanon è che Weiss si è suicidato perché si considerava pazzo, dato che tutte le sue opere hanno iniziato a "vivere" attorno a lui. Niente, ho voluto scrivere qualcosa a riguardo, that's all~
Il titolo, poi, non è preso a caso. Rosemary è una canzone dei Deftones che amo alla follia, ma non l'ho usata solo per questo motivo: Rose + Mary non vi dice nulla, ragazzuole?~
È stato un autentico colpo di genio, infatti nella storia più volte Weiss considera Mary come una rosa, la sua migliore rosa, la sua bellissima rosa gialla.
Okay, smetto di sproloquiare. Spero tanto che vi sia piaciuta, ci tengo molto a questa piccola storia senza troppe pretese e se lasciaste una piccola recensione ve ne sarei grata! :3
Niv.
  
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