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Autore: nothanks    23/07/2013    1 recensioni
- Solo tre passi, promesso. - disse, senza smettere di sorridere.
- Pensi davvero che tre passi possano farci avvicinare così tanto? - chiesi, non riuscendo a trattenermi dal sorridere anch'io.
Incoraggiato, fece tre piccoli passi verso di me, in modo che i suoi occhi fossero più in alto dei miei e i nostri cuori uno appoggiato all'altro.
- Allora? - ammiccò.
Gli misi le mani intorno al collo e lo baciai e finalmente sentii quella sensazione che avevo inconsciamente cercato per anni e che non avevo mai trovato, senza accorgermi che l'avevo già provata ogni volta che lui mi aveva abbracciata.
- Finalmente. - rise.
*Ispirata ad una storia vera*
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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I 

 


Il corso d'arte a cui stavo partecipando era cominciato da due mesi e il mio migliore amico mi aveva già abbandonata. E pensare che era stata una sua idea.
 
- Allora? Ci andiamo o no?
- Sai che quest'anno sono piena...
- Dài! Pensa che abbiamo bisogno di quel credito e che si tratta solo di un corso d'arte! - cominciò ad usare quel suo tono da lagnoso che odiavo a morte - E tu ami l'arte... - e passò alla modalità "persuasione".
Quando poi cominciò a prendermi le braccia e ad agitarle, gridai, esasperata: - Okay, okay! Ma al primo imprevisto, difficoltà, persona antipatica o qualsiasi cosa del genere, io mollo!
- Come?! Anche se ci sarò io? Proprio lì...accanto a te...
- Aw e finiscila di fare quella faccia! Sai che non sopporto quando cerchi di corrompermi col muso alla 'Gatto con gli stivali'.
- Okay, ma promettimi che rimarrai.
- No.
- E allora che verrai...
- Quello sì. - mi stritolò tra le sue braccia eccessivamente muscolose e iniziò a saltellare, senza mollare la presa - Hey! Io sono qui sotto! - mi lasciò, non smettendo di sorridere - Ma lo faccio solo perché mi piace disegnare, non ti illudere. - conclusi, puntandogli l'indice in faccia. Lo prese e mi diede un bacio sulla guancia.
- Sei la migliore amica del mondo, grazie!
- Già, già... - alzai gli occhi al cielo e trattenni una risata, pensando che forse mi sarebbe piaciuto vedere Marco fare il filo a Federica. Dopotutto, era divertente vederlo avere gli occhi a forma di cuoricino, quando la guardava - Marco e Federica! Marco e Federica! Marco e Fed... - avevo appena cominciato a cantare che mi mise una mano sulla bocca, avvicinandosi così tanto che potevo sentire il suo cuore battere forte, il che mi fece venire un'immensa voglia di ridere.
- Sta' zitta! - sussurrò - Ti prego. - era sinceramente preoccupato, quindi, diventai seria e annuii.
- Va bene, ora vado o mia madre comincerà a riempirmi di telefonate. Ci vediamo oggi pomeriggio, allora!
- A dopo. - e mi diede un altro bacio sulla guancia, prima che mi allontanassi dal cancello della scuola per tornare a casa.
 
E ora? Era a casa a fare i compiti, mentre io ero a scuola a rivedere i miei schizzi e a finire il mio quadro. Fortunatamente, avevo conosciuto altre persone e non ero rimasta realmente sola, l'unica cosa che mi aveva dato fastidio - e che continuava a farlo - era che io non avevo potuto mollare perché ero stata una delle poche persone ad aver già cominciato un lavoro e, essendo proprietà della scuola, non l'avrei potuto portare a casa e l'idea di lasciare un mio lavoro incompiuto - e, soprattutto, di lasciarlo agli avvoltoi che, insieme a me e ad alcuni studenti carini, venivano tre giorni a settimana al corso - non mi andava affatto.
E così mi ritrovai a passare più tempo a scuola che a casa e più tempo seduta alla scrivania a studiare che sul letto a dormire. Non ci potevo far nulla: se volevo avere il massimo dei crediti, dovevo mangiare libri anziché vero cibo per avere il massimo dei voti e far parte di un progetto scolastico pomeridiano per ottenere il credito extra. Il fatto di avere anche altri impegni non mi aiutava, ma me ne feci presto una ragione.
- Hey, come sta la ragazza più impegnata del mondo? - si avvicinò Luca.
- Assonnata. E il ragazzo che viene qui anche se non ha bisogno del credito?
- Bene, grazie. Dài, lascia il pennello e vieni qui. - mi fece l'occhiolino e aprì le braccia, pronto a stringermi.
Era questo ciò che apprezzavo di più di lui: magari non ci calcolavamo per due ore e cinquantacinque minuti, ma, durante gli ultimi cinque, ci guardavamo e ci abbracciavamo. Era il nostro modo di dimostrarci affetto.
Avevo conosciuto Luca al corso; frequentava il primo anno, anche se, quei tre anni che aveva in meno di me non si notavano affatto, sia fisicamente sia per quanto riguardava la sua maturità.
- Possibile che tu non abbia ancora finito questo dipinto? Sei proprio una Miss Perfettina.
- Ci tengo a che venga perfetto e non sarai di certo tu a fermarmi!
- Io ne ho fatti già quattro, di quadri, e tu non hai ancora terminato il primo.
- E, quelli, li chiami quadri? - gli chiesi, scherzando - Hai disegnato qualche quadrato e qualche cerchio e poi li hai colorati... Questa è arte! - esclamai indicando la mia tela.
- Girasoli. - sbuffò, fingendo di essere contrariato - Banali e già visti.
- Ma mai così. I miei sono diversi. E poi se tu continui ad interrompermi mi dici come farò a passare alla mia seconda opera? - e lo spinsi via ridendo.
- Sì, sì, certo. Dà pure la colpa a me, ma sappiamo tutti che tu sei lenta. - gridò avvicinandosi alla sua postazione e facendo ridere tutti, compreso l'insegnante.
- Irene, bel lavoro, solo che devi essere un po' più veloce. - mi sussurrò il professor Minghetti nell'orecchio, facendomi prima trasalire e poi alzare gli occhi al cielo, scocciata dalle sue continue lamentele.
- Certo, la prossima volta, lo finirò, promesso. - dissi acida.
Per fortuna, non si trattava di un insegnante della mia scuola, ma di un esterno che era venuto lì solo per dare ordini e, soprattutto, fastidio.
- Okay, ragazzi, pulite tutto e tornatevene a casa. Ci vediamo domani.
- Come domani?! - gridai, facendo cadere il pennello.
- Pulisci, Girasole, e vieni domani. Per questa settimana, quattro incontri. Dobbiamo sbrigarci.
Presi la spugna bagnata e strofinai per terra, immaginando che la macchia di pittura fosse la faccia di Minghetti e, quando mi rialzai, vidi Luca schiacquare anche i miei attrezzi.
- Grazie... - gli sussurrai, quando li presi in mano.
- Non ti preoccupare, ci vediamo domani. - mi riabbracciò e se ne andò.
All'uscita, Marco mi aspettava con Federica. Ci era riuscito, a farla cadere ai suoi piedi, ma avevo, da qualche giorno, notato che si stava già annoiando di lei; ma non volli dirgli niente, per evitare di prendermi la colpa di una possibile rottura.
- Ciao, ragazzi. Che ci fate qui?
- Ti va di fare un giro con noi? - mi chiese lei.
- Veramente...
- Non farai da candela, non ti preoccupare.
- Non mi preoccupava quello. Ho troppi compiti.
- Allora ti accompagniamo a casa, vero, Marco?
- Ma, se lei non può, glielo possiamo dire un'altra volta... - rispose.
- Dire cosa? Ragazzi, non ho tempo, davvero. Me lo dite domani o via messaggio, devo andare.
E mi incamminai verso casa. Federica cominciava a scocciare anche me.

   
 
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