“Grazie tante. Adesso però tornatevene a casa.”
Sasuke, sulla soglia, guardava profondamente seccato i suoi compagni di team, che, con dei sorrisi amabili, sembravano aver messo radici.
“Eddai Sasuke, non ci fai neanche entrare? E non fare il sostenuto, tanto lo so che ti ha fatto piacere la nostra visita!” ribatté Naruto, per nulla intimorito.
“Ti sorprenderò, usuratonkachi,* è tutto il contrario” rimase fermo sulla sua posizione il moro.
Itachi si avvicinò, attirato dal vociare insolito. Raramente quella casa era così animata. Come qualunque altra casa Uchiha, del resto. Non erano un clan, come si dice, molto socievole, ecco. Riconobbe i volti degli amici del fratello.
“Naruto Uzumaki e… Sakura Haruno, giusto?” si informò, ospite migliore dell’otouto. “Entrate pure, accomodatevi!” li invitò con un sorriso, tirando da una parte Sasuke per farlo scostare dalla porta, che difendeva con la sua stessa figura.
“Ti odio, Itachi” gli sibilò quello in un orecchio. “Questa me la paghi.”
Itachi non si preoccupò. Era pur vero che il fratellino era un terribile permaloso –sapeva tenere il muso anche per mesi, forse anche anni- ma era anche orgoglioso, e Itachi sapeva che anche se non l’avrebbe ammesso mai, era felice di non dover passare l’ennesimo compleanno mangiando pomodori e allenandosi, come un giorno qualunque.
Sakura sembrò leggergli nel pensiero, e domandò: “Avevate altri programmi, per caso?”
“Sì” rispose in fretta Sasuke, tentando di cogliere l’appiglio offertogli.
“Niente di così importante.” Gli lanciò un’occhiata severa, come a dire sono gli unici amici che hai.
Sasuke lo guardò ferito. Davvero Itachi considerava il loro allenamento una cosa poco importante?
Sakura poggiò una scatola di cartone sul kotatsu.
“Abbiamo portato la torta!” fece Naruto, entusiasta.
“Io odio i dolci” lo informò Sasuke, sempre più scocciato.
“Se preferisci, possiamo mettere le candeline su un mazzo di rape” lo rimbeccò di rimando il biondo, per nulla scoraggiato nel suo atteggiamento festoso dalla frigidità dell’amico.
“O di pomodori” lo prese in giro Itachi.
Per tutta risposta, il festeggiato prese uno di quei vegetali, il più molliccio, e lo lasciò correre dietro all’aniki.
Ma questi, che se lo aspettava, non ebbe bisogno di attivare lo sharingan per individuarne la traiettoria e scansarlo. Ma non aveva calcolato che dietro di lui stava Sakura.
Con un sonoro splat questo andò a spiaccicarsi sui suoi capelli, rosso su rosa.
Naruto cominciò a ridere come un ebete, sbellicandosi di fronte allo sguardo basito di Sakura –con quel sopracciglio che andava pericolosamente su e giù in un tic che preannunciava la bufera imminente- quello mortificato di Itachi e quello a metà tra l’imbarazzo e la paura di Sasuke.
“Saaaaasuuuuukeeeee!” un urlo profondo, prolungato, di quelli che ti mettevano terrore dentro, e la rosa divenne verde di rabbia.
Il giovane Uchiha colse l’avvertimento negli occhi del fratello e ne mise in pratica il consiglio. Si diede alla fuga, subito inseguito da una Sakura urlante e da un Naruto sghignazzante.
“Eh sì, raramente questo posto è così animato dal calore dell’amicizia. Ma oggi è un giorno speciale” pensò Itachi.
 
 
 
*Usuratonkachi è stato tradotto in italiano con “testa quadra”

Nota: mi rendo conto che questa storia è un non-sense e che non racconta nulla. 500 parole di banalità. Ma oggi è il compleanno di Sas'ke e dovevo prenderlo un po' in giro.




Credits dell'immagine: http://kayurka.deviantart.com/art/Happy-Birthday-Sasuke-316270089